Come promesso, adesso ci rilassiamo e godiamo un po’, senza farcene troppo accorgere dal nostro straordinario frate trappista, che predica umiltà e sofferenza (ha ragione, ma noi, a cominciare dal sottoscritto, siamo degli impenitenti peccatori…).
Bellissima l’idea del saluto/ringraziamento iniziale, pareva avessero letto il post precedente, interpretandolo a modo loro, cioè alla rovescia.
Io chiedevo che fosse lo stadio a ringraziare squadra, Prandelli, Corvino e Della Valle a fine gara ed invece sono stati loro a ringraziare noi all’inizio, quando poteva anche portare male.
La partita è stata facile perché siamo davvero forti ed io ho rivisto Baggio nel gol di Mutu: come Robertino nostro, quello corre con la palla tra i piedi come se non la avesse ed è cattivo come lui in area di rigore.
E qui, alla faccia del grande Nanni Moretti, il dibattito è aperto.

A me piacerebbe vedere questa scena alle 17 di questo pomeriggio: la squadra e Prandelli vanno a centrocampo e ringraziano nel corso di una standing ovation lunghissima i quattro settori dello stadio mentre il popolo viola ringrazia loro per un 2006 sinceramente inaspettato e bellissimo sul campo.
Certo, sarebbe meglio se tutto questo avvenisse dopo un’altra vittoria ed è proprio questo il regalo finale che chiediamo, pur sapendo benissimo che oggi è giornata di sorprese, con tre partite in sei giorni per quasi tutti.
Ecco, noi le sorprese le rimandiamo a Pasqua, siamo per la tradizione e per i tre punti con il Messina.
Po, non ce ne voglia Prandelli, ci rilassiamo un po’ e per almeno tre settimane sogniamo qualcosa di immenso che ci iscriverebbe di diritto nella storia del calcio.

Da quasi tredici anni siamo ossessionati da Berlusconi, nel bene e nel male.
Ora, credo che tutti voi sappiate a chi in una gara tra il Cavaliere e Michele Serra vadano le mie simpatie, ma l’ultima uscita di uno dei più brillanti polemisti italiani lascia molto, molto perplessi.
Scrive in pratica Serra che Berlusconi ha sbagliato a farsi curare negli Stati Uniti perché per una cosa di routine (?) come innestare un pace-maker poteva rimanersene tranquillamente in Italia.
In questo modo, aggiunge Serra, scredita la classe medica italiana e, per ironizzare, ipotizza che adesso, per moda, chiunque per una caria vorrà andare dal dentista in Australia.
A me pare una caduta di stile enorme perché sulla salute non si scherza, la salute nostra e quella degli altri.
Per far contento l’ex direttore di Cuore, Berlusconi avrebbe dovuto sottoporsi ad un intervento al cuore senza essere completamente convinto dell’affidabilità dell’equipe che lo operava, ma la pelle è sua mica di Serra.
Al posto di Sua Emittenza io avrei fatto esattamente come lui, naturalmente se me lo fossi potuto permettere.
Consideriamolo un incidente di percorso e aspettiamoci presto le scuse di Serra a Berlusconi.

Sì, poi ci divertiamo, ma dal 23 sera in avanti: per adesso facciamo finta che non sia successo niente.
Stiamo belli concentrati al pezzo per chiudere alla grande un 2006 che ci ha visto protagonisti, che ci ha fatto disperare e godere.
Chiudere a 18 punti, con un filotto di 10 punti nelle ultime 4 partite (quello che avevo scritto giusto qualche giorno fa…) sarebbe straordinario, ma proprio stando a Cagliari mi sono ricordato delle bucce di banana di quella stagione splendida e maledetta.
Pareggiammo in casa con Ascoli e, appunto, Cagliari e forse lo scudetto lo lasciammo lì, al di là dei furti che ci furono certamente.
Chissà se Ufo rimarrà centrale: non credo, però a me sembra che anche Kroldrup ne sia uscito meglio.
Rimettiamoci comunque a Prandelli e andiamo in massa allo stadio, per un unico grandioso applauso finale.

Se mi date di vecchio avete ragione, ma come faccio a non pensarci?
Sono appena arrivato in questo albergo che non è un albergo qualsiasi, ma quello dove la Fiorentina dormì nella notte tra il 15 ed il 16 maggio 1982.
Il ricordo fa pensare a due cose:
1) adesso posso permettermi un albergo del genere (oh, nulla di che, solo che all’epoca trovammo alloggio presso un amico conosciuto durante il militare che ci accolse gratis a casa sua);
2) non mi è passata per niente.
Dalla finestra di una di queste stanze si affacciò Massaro per assicurare il popolo viola migrato in Sardegna che non ci sarebbero stati problemi, che avremmo certamente vinto il tricolore.
Ad un certo punto sbucò pure Galli, che si stava facendo la barba, ma rientrò prudentemente in camera.
Erano le dieci del mattino, otto ore dopo ci avrebbero rubato lo scudetto.
La hall me la ricordavo, perché fu qui che vidi per la prima volta l’impunita gomitata di Brio a Borghi in Catanzaro-Juve e fu atroce, perché ci sentimmo presi in giro anche dalle parole di Boniperti e Trapattoni.
Domani farò a piedi il tragitto verso lo stadio, così come a piedi tornammo con Maurizio rintronati da quel caldo crudele e splendido che solo la Sardegna sa regalare a metà maggio.
Lo farò anche per ricordarmi com’ero, a neanche 22 anni, cosa pensavo, cosa speravo e come avevo il cuore in subbuglio per uno scudetto che mi sembrava già mio: quando mai ci andremo così vicini?

Sì, il mio amico Cristiano Lucarelli ha completamente sbagliato ieri a Livorno, inutile girarci intorno.
Ma siccome, oltre ad essere una persona sensibile, è pure un ragazzo intelligente, sono certo che l’avrà già capito da solo.
E’ andato sopra le righe, facendosi prendere dal clima “politico” della gara contro la Lazio e scordandosi che contro la Fiorentina nello scorso campionato lui e Balleri avevano fatto il verso a Toni, che non ha certo messo loro le mani sul viso.
Cerchiamo però adesso di non specularci troppo sopra, perché altrimenti non ne usciamo più.
E, tanto per essere chiari, ribadisco che in uno stadio il pugno chiuso alla curva livornese di Lucarelli vale esattamente come il saluto fascista di Di Canio.
Solo che con il primo ci passerei volentieri una serata, mentre col secondo potrei al massimo trascorrere il tempo necessario per un’intervista, ma, intendiamoci, sono gusti assolutamente personali.

Leggo che sono stati raccolti 15.000 euro per il calendario dedicato alle “persone diversamente abili” e interpretato magistralmente dai giocatori viola.
Poichè la somma giusta per l’acquisto era di 10 euro, se ne deduce che ieri allo stadio (eravamo in 43.000 circa, ma diciamo pure che 3.000 venivano dalla Lombardia) solo uno su ventisette ha deciso di contribuire all’associazione Matrix.
Un po’ poco, no?
E tutto questo nonstante che i club della Fiesole, con una decisione che fa loro onore, avessero deciso di evitare di mettere in vendita il bellissimo dvd dedicato alla festa degli 80 anni viola proprio per non togliere spazio al calendario.
Devo anche confessare di essere arrivato in sala stampa col rotolo bene in evidenza, proprio per vedere se scattava il processo di imitazione tipico dei primati.
A fine serata, invece, di rotoli come il mio ne ho contati davvero pochi: va bene che la categoria è in crisi, ma forse dieci euro sotto Natale potevano anche essere dirottati dal regalo inutile all’acquisto di un calendario, che tra l’altro è fatto molto bene.
Per non parlare dei frequentatori della tribuna, che mi pare abbiano in gran parte snobbato la raccolta.
Insomma, mi sembra che stavolta noi fiorentini non abbiamo proprio fatto una gran bella figura.

Possesso di palla: Fiorentina 38 minuti, Milan 28.
Basterebbe questo dato a spiegare il rammarico per una vittoria che già in radiocronaca cominciavo a gustarmi, con il supplemento del sorpasso.
In questo momento siamo superiori al Milan e questo è un risultato fantastico, specie se paragonato alle attese della vigilia, ma molti di noi questa sera andranno a letto col magone.
Passerà, anche perché mercoledì è già campionato.
Passerà, anche perché abbiamo là davanti due campioni che hanno già fatto 15 reti, una a partita, e vorrei sapere dove sono quelli che hanno sproloquiato per settimane sulla mancanza di affiatamento tra loro.
Ci manca un pizzico di cattiveria e molto Ufo, che sta rendendo molto al di sotto delle sue possibilità e del suo valore.
Se un campionato così l’avessero giocato Dainelli, Kroldrup o Gamberini vremmo già invocato la panchina.

Mi vergogno un po’ a scrivere queste righe, ma, come si dice, prevenire è meglio che curare.
E allora sono certo che non succederà niente oggi pomeriggio al Franchi durante il minuto di raccoglimento per ricordare i due ragazzi della Juve morti ieri annegati, però, se solo dovesse levarsi un coro, un grido di scherno contro i bianconeri, sarebbe peggio che perdere la partita.
Una tragedia inspiegabile, che lascia ammutoliti e quindi cerchiamo di essere esseri umani e non bestie.
E già che ci siamo compriamo il bellissimo calendario dell’associazione Matrix con i giocatori viola a fare da modelli.

A me piacerebbe parlarci una volta con colui che consiglia a Bojinov le strategie di comunicazione.
Magari è pure lautamente pagato per portare il bulgaro a questo disastro.
I fatti: oggi nella Juve rientra Del Piero e Deschamps fa capire a Valeri che il suo tempo è scaduto e che quel tempo l’ha pure impiegato male.
“Guarda che qui non siamo al Lecce” gli ha detto il tecnico francese, e nemmeno a Firenze eravamo, con tutto il rispetto, a Lecce.
Per questo Bojinov si è fatto l’anno scorso quasi un mese con i ragazzini viola alla Trave, invece che aiutare Toni e compagni nella conquista della Champions.
Pare inoltre che a Torino non abbiano nessuna voglia di spendere 6 milioni di Euro per la metà del suo cartellino e che, insomma, ce lo rispediscano a casa.
Una casa dove lui si è complicato maledettamente la vita con tutte quelle dichiarazioni gratuite d’amore alla Juve e di insofferenza verso la Fiorentina.
E adesso che facciamo?
Ci scordiamo il passato, operazione peraltro già riuscita con qualche mal di pancia con Toni questa estate?
Solo che, pronti via, Toni ha ricominciato subito a segnare, mentre Bojinov dopo quattro anni da calciatore professionista non ha ancora capito che la testa conta quanto l’abilià tecnica. Anzi, forse di più.

« Pagina precedentePagina successiva »