Aprile 2010


Bisogna invertire la rotta perché qui si sta perdendo la passione dei tifosi.
Il mio è un invito rivolto principalmente alla Fiorentina e segue una battaglia per ora persa, ma che oggi voglio riproporre sul blog: la società si deve aprire, i giocatori devono tornare alle feste dei tifosi e anche a parlare nelle televisioni.
E’ incredibile che un’azienda di comunicazione, detenuta da grandi comunicatori come i Della Valle, si sia arroccata su queste posizioni di intransigenza verso quelle che dovrebbero essere normali aperture verso i “clienti”.
Se ad una festa di un club mandi anche Avramov, la gente è contenta, il ragazzino esce con la foto e l’autografo, il calore e la passione aumenta.
Ma qui invece, tra risultati sconfortanti in campionato e tifosi che hanno deciso di non appendere più striscioni fino alla prossima stagione, stiamo andando verso la depressione.

Io per l’Inter, e pure con un certo trasporto nei minuti finali.
Certo, ho avuto dei brutti pensieri, per esempio quando è stato cacciato Motta e ho pensato alla manata di Schweinsteiger a Jovetic, molto più pesante e punita solo col giallo.
E al termine, in un colpo di follia da tifo, ho pensato per un attimo che la finale avrebbe potuto essere Fiorentina-Inter, ma sono cose da poltrona, quando si viaggia molto con la fantasia.
E’ pazzesco che non ci sia mai neanche un italiano in campo, e pure un po’ avvilente, però questo è il calcio dei ricchi e loro fanno un po’ quello che vogliono con i loro soldi.
Sono stati veramente forti perché hanno fatto tirare in porta pericolosamente alla squadra tecnica del mondo non più di tre volte, ingabbiando Messi e annullando completamente Ibrahimovic.
Ora poi rimane solo l’Inter per evitare la beffa e la rabbia di vedere il Bayern di Robben e Ovrebo campione d’Europa.

Siamo sfiniti dalla querelle Prandelli.
Ad un certo punto perfino io, che stravedo per lui, ho cominciato a dubitare che Cesare sia davvero la soluzione giusta per ripartire e ancora, devo essere sincero, non sono del tutto convinto, proprio per come sono precipitati gli avvenimenti nell’ultimo mese.
La sindrome Spalletti aleggia nell’aria, ma mai nel calcio e nella vita una cosa è identica all’altra e qui a Firenze ci sono dei distingui di ogni genere.
E comunque bisogna aprire la finestra, dare aria alla stanza e ripartire profondamente fidandosi completamente gli uni degli altri.
Sarà anche vero che il mancato prolungamento non incide (e può darsi che sull’argomento ormai si sia dato mediaticamente ed emotivamente tutto in queste settimane), fatto sta che così come parlano e si muovono i protagonisti l’impressione è che si “debba” andare avanti per forza tutti insieme.
Il primo passo concreto per una bella spolverata alla casa viola sarebbe il ritorno di Andrea Della Valle alla presidenza e non si riesce a capire perché il gran passo non sia già avvenuto.

In questi mesi di caos mediatico, tra dimissioni, presunti licenziamenti e conferme molto poco convinte, credo debba essere apprezzata in modo particolare l’opera “istituzionale” di Pantaleo Corvino.
Il ds sta lavorando col cuore e con la testa, cercando sempre di ricucire, facendo le uscite giuste e al momento giusto.
E’ molto cresciuto in questo senso Pantaleo e allora è giusto dire che bisognerà per forza ripartire da lui, che ha le chiavi della società e forse anche del cuore dei Della Valle, che si fidano completamente, per far tornare in carreggiata la Fiorentina.
Restano le perplessità per la campagna acquisti dell’estate del 2009, anche questo ormai fa parte del passato e noi invece adesso vogliamo e dobbiamo guardare avanti.

Prandelli e Corvino fanno il loro mestiere e cercano di tenere su la baracca in questo tristissimo finale di stagione.
Ma la prova di oggi non ammette repliche: hanno sbracato, alcuni più degli altri.
I primi nomi che mi vengono in mente sono quelli di Zanetti e Vargas, mentre Marchionni e Gilardino danno l’impressione di essere più stanchi che scollegati mentalmente.
Uno spettacolo deprimente e avrebbe fatto bene Montolivo (da insufficienza piena, ma almeno ci provava) a venire in sala stampa per scusarsi a nome dei compagni.
Perchè Prandelli non è intervenuto al momento del rigore? E Gilardino verrà multato come Vargas, oppure non conta l’insubordinazione, ma il fatto che uno l’ha messa dentro e l’altro no?
Altro che garanzie da chiedere alla società, qui le garanzie le chiediamo noi ai giocatori e a Prandelli perché ci devono dimostrare di avere ancora molto da offrire a Firenze e ai suoi tifosi.

Capisco la perplessità di alcuni di voi: Mutu lo teniamo per un motivo, Frey per un altro, di Montolivo e Jovetic non se ne parla nemmeno, ma allora chi vendiamo per permettere a Corvino di fare cassa e spendere (speriamo al meglio) i soldi ricavati col sacrificio di un pezzo da novanta?
Semplice, si vende Vargas.
Che ha fatto un’ottima stagione fino più o meno a gennaio e poi ha giocato in modo passabile, ma niente di più per colpa anche di una condizione fisica, che non è certo il suo punto di forza.
Non mi pare che il ragazzo abbia tutta questa voglia di rimanere a Firenze, che considerò una tappa intermedia della sua carriera quando arrivò due anni fa, e in attesa dei suoi colloqui con quello che sta lassù io cercherei con quelli che stanno qua giù di farmi dare più soldi possibile.
Diciamo pure che dai venti milioni in su è grasso che cola, di questi empi e se si considera che solo un anno pensavamo che almeno la metà dei quattrini spesi per il peruviano fossero buttati al vento.
Ecco, non vorrei che fra un anno si facesse come nel gioco dell’oca e si ripartisse dal via, con la stessa valutazione di 13 milioni del 2008.

Questo è davvero un mondo senza memoria e riconoscenza.
Nel suo campionato peggiore da quando è a Firenze, Frey resta tra i migliori tre della rosa, con Montolivo e Vargas, scegliete voi l’ordine.
Eppure c’è chi dice che se ne potrebbe fare tranquillamente a meno, altri che sarebbero pronti a venderlo a molto meno dei 18 milioni della clausola rescissoria.
A me sembra di sognare: ma mi dite quali e quanti errori clamorosi ha fatto Frey quest’anno?
Oppure il problema è che ha fatto meno miracoli dell’anno scorso?
Ma erano, appunto, miracoli, non cose normali.
Gioca con un ginocchio malandato e non ha mai alzato la mano per chiedere di riposare, ha perso la fascia di capitano senza polemizzare, eppure ci teneva moltissimo.
Possibile che gli si debba dare la giusta importanza solo il giorno in cui vestirà un’altra maglia?

No, io Mutu non lo venderei.
Pur essendo molto arrabbiato con lui per quello che ci ha fatto perdere in questa stagione e per le continue sciocchezze che ha fatto, le situazioni negative in cui si è trovato in mezzo, lo terrei e pretenderei che ci ripagasse di quello che ci ha tolto.
Non è un “bravo ragazzo”, ma quello semmai va bene per le mie figlie, come ricordava il grande Orrico, non per giocare a calcio.
Lì ci vogliono quelli che fanno la differenza e Adrian è tra i pochi a farla, ed è pure l’unico che ci possiamo permettere economicamente.
Siccome è intelligente, avrà certamente capito che la misura è colma, che una città lo aspetta al varco se dovesse fare stupidaggini.
Con o senza Prandelli (ma io continuo a sperare con), Mutu è da tenere.

La replica invece c’è stata e delle peggiori.
Niente cuore, poca tecnica e solo quindici minuti all’altezza delle aspettative.
Squadra stanca, banale nelle azioni di attacco, distratta in difesa e oltretutto completamente sbagliata a centrocampo nel primo tempo: che senso aveva spostare Montolivo più avanti di Santana?
Non ci siamo proprio e la stagione volge al negativo, poi uno può dare 6 o 5,5, tutto è molto soggettivo, dipende dal valore e al peso che si vuole attribuire alla Champions.
Ma la Coppa Italia è stata normale e il campionato un mezzo fallimento, che diventerà totale se non salviamo almeno la faccia nelle ultime quattro partite, cioè se non facciamo almeno otto punti.
Una domenica pessima, la peggiore direi dell’era Prandelli.

Ribadisco il concetto post Inter: l’atteggiamento dopo aver preso il gol è stato inaccettabile.
Per questo contro l’Atalanta bisognerà vedere un’altra squadra e un altro carattere.
L’avversario è nettamente inferiore tecnicamente e la metterà sull’agonismo perché sono all’ultima spiaggia.
Ma lo siamo anche noi, perché se non usciamo da Bergamo con i tre punti salutiamo quasi certamente l’Europa, a meno che non si pensi di andare a San Siro e vincere.
Non sono ammesse distrazioni, cali di intensità e/o giocatori che si guardano troppo allo specchio: chi non è in forma è meglio che stia fuori.
E’ una fase molto delicata della stagione, perché siamo tutti delusi e avremmo pure voglia di girare pagina, ma ci sono queste cinque partite che vogliono dire molto anche in termini di credibilità.

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