Raramente ho visto Eugenio Giani arrabbiato come in questi giorni.
Lui, la diplomazia fatta persona, ha abbassato notevolmente la propria soglia di intolleranza.
C’è da capirlo perché gli si sta rovesciando il mondo addosso. Tutti a tirarlo per la giacca, per sapere quando lo stadio sarà a norma.
Ora, può darsi che l’amministrazione comunale sia pure incappata in qualche lungaggine burocratica e che quindi abbia delle colpe, ma gli argomenti di Giani non mi sembrano peregrini.
C’era un ordine prefettizio che permetteva di andare avanti fino a giugno e per la creazione di ciò che ancora manca (la centrale operativa emersa da terra, la gabbia e i tornelli) è necessario indire un bando perché qui si amministra la cosa pubblica e non una società privata.
Comunque sia, la vedo buia perché dal Viminale tira un’aria di intransigenza e Amato si batterà fino all’ultimo per evitare deroghe che provocherebbero inevitabilmente le proteste degli esclusi.
Spero tanto di sbagliare, ma temo che dovremo prepararci alla prima volta del Franchi deserto.