Febbraio 2012


Mi espongo al pubblico ludibrio e dico la mia tatticamente, partendo dal preupposto che ho solo più di 1200 partite commentate alle spalle e nessun diploma di Coverciano appeso al muro: contro il Cesena bisognerebbe mettere Jovetic dietro ad Amauri e Cerci.
Perché l’aspetto più paradossale della gestione Rossi in questo suo primo periodo in viola è propri la mancanza della specialità della casa, cioè il gioco d’attacco.
Quando mai infatti si era vista una formazione di Rossi così balbettante in avanti?
Magari rischiava il contropiede e perdeva, ma mi ricordo di partite di Lazio e Palermo con almeno tre, quattro occasioni da rete a partita.
E’ chiaro che bisognerà fare con quel di pochissimo che abbiamo in casa, cucinare una sorta di ribollita in salsa viola per vedere di fare gol e prendere i tre punti.
Ea proposito di Jovetic, mi sono sembrate completamente fuori luogo le dichiarazioni del procuratore di Ljajic che ha tirato in ballo Stevan per giustificare il niente del proprio assistito a Roma.
E’ proprio vero che Dio li fa e poi li accoppia, anche nel calcio.

Capisco che sia qualcosa di strano, qualcosa di difficile da pensare in questi giorni così avvelenati, eppure ce la dobbiamo fare.
Dobbiamo ritrovare per qualche settimana, diciamo al massimo dieci, lo spirito del 2002, quello del post fallimento.
Quella rabbia e quell’orgoglio tutti fiorentini che noi sappiamo tirare fuori dopo i disastri.
Questa volta si tratta per fortuna solo di calcio, eppure la chiamata alle armi dovrà funzionare per evitare la retrocessione.
La difficoltà maggiore è che ci dobbiamo stringere intorno ed incitare chi ci ha ridotto in queste condizioni.
Sarebbe se come nell’agosto del 2002 fossimo andati allo stadio e avessimo visto ancora Morfeo, Marco Rossi, Baronio e in tribuna Ottavio Bianchi.
Ovviamente mi chiederete a questo punto dei Della Valle: per me loro sono responsabili soprattutto di scelte sbagliate e di omesso controllo.
Non è poco, certamente.
Eppure io continuo a pensare che una volta passato il pericolo è da Andrea Della Valle che si debba ripartire.
A patto che, dopo aver ammesso di aver sbagliato, azzeri tutto e rifondi squadra e società.
Ma per questi due mesi abbondanti turiamoci il naso e pensiamo solo alla Fiorentina.

Negli ultimi venti anni ho commentato due campionati di B e uno di C2, mi pare possa bastare per una vita intera, da giornalista e anche da semplice appassionato viola.
Qui tira una brutta aria di rassegnazione che non tiene conto di una realtà oggettiva: abbiamo gli stessi punti del Bologna (e come loro una partita in meno, ma in teoria più semplice, contro il Parma) e ancora quattro squadre sotto di noi.
Non capisco perché si debba essere convinti di retrocedere e il caso Sampdoria è stato qualcosa di unico, anche se alla fine ce la siamo tirata con quel paragone allucinante fatto nello scorso campionato, quando si è cercato si esaltare con motivazioni assurde una stagione estremamente mediocre.
Certo, qui la situazione è grave e forse sarebbe meglio che tutti lo capissero, a cominciare dai giocatori, ma anche da Rossi, che mi pare in pieno stato confusionale.
Dopo centro giorni, la Fiorentina non ha un gioco, non ha un’anima, cambia tre moduli in una partita.
Invece di una squadra sembrano tante ditte individuali messe lì a timbrare il cartellino, ritirare lo stipendio senza alcun rispetto per i tifosi.
E’ una squadra costruita in modo pessimo ed abbandonata a se stessa, perché il lavoro di direttore sportivo non è solo comprare o vendere, ma anche gestire un gruppo.
Ci stiamo facendo ridere dietro da tutta l’Italia con la storia di essere in ansiosa attesa che il “diesse più bravo d’Italia”, l’unico che cambia le classifiche (“nel 2010/2011 siamo arrivati settimi e non noni, come dice qualcuno”) ci faccia la grazia di rimanere per i prossimi tre anni.
Ieri sera in tribuna stampa all’Olimpico i colleghi di Roma mi chiedevano se la vicenda della conferma sospirata era una barzelletta oppure no.
Scusate, ma oltre ai Della Valle, che hanno avallato tutto questo scempio, chi è che ci ha condotto con mano ferma e sicura al dissolvimento della Fiorentina dal marzo 2010 ad oggi?
E noi lo preghiamo perché rimanga?
Adesso comunque anche lui, il suo ego smisurato, è stato superato dalle ultime catastrofi calcistiche.
Qui bisogna che Andrea Della Valle stia almeno un paio di giorni pieni a Firenze, che ruggisca dentro lo spogliatoio (lui e non Mencucci e/o Cognigni) e che usi il bastone e la carota.
E poi bisogna tornare allo stadio.
Sì, bisogna farlo per la Fiorentina, per quello che ha rappresentato per noi nel passato e per quello che ancora abbiamo dentro, per l’amore che sentiamo verso questa maglia viola così sbrindellata e offesa.
Poi azzeriamo tutto e certa gente io non la voglio più vedere neanche in cartolina.

Mi chiedo e vi chiedo solo una cosa: ma perché ci dobbiamo ridurre in questo stato?
Perché la Fiorentina è l’unica società del calcio professionistico a non avere almeno una, dico una anche se ce ne vorrebbero due, punta di riserva?
Perché dobbiamo giocare cinque partite senza un vero attaccante: Novara, Roma, Lecce, Cagliari, Lazio?
Poi speriamo di sbancare l’Olimpico, magari fosse così, ma a me nessuno toglie da dosso questo fastidioso senso di miseria tecnica senza alcuna giustificazione.

P.S. Ho appena ascoltato Calamai nel Pentasport e ha ragione: dovrebbe giocare Cerci e non Ljajic, che è troppo leggero e ha già fallito tre prove da attaccante.
Ditemi voi a che livello di disperazione siamo arrivati: invocare l’impiego di Cerci…, ma poi ci penso su un attimo e sogno già un lunedì pieno di insulti per il sorttoscritto: due a zero per noi all’Olimpico con doppietta di Ljajic!

Mettiamoli alla prova per l’ennesima volta, vediamo un po’ se le bordate arrivate sulle loro teste porterà a qualche reazione oppure se l’encefalogramma resterà piatto, anche se ogni tanto agitato da qualche sussulto improvviso.
Non è che mi aspetti moltissimo da certa gente (Vargas, per esempio, pare destinato ad un mesto ritorno in panchina), però io mi sarei un po’ stufato di vedere quasi sempre la stessa squadra da trasferta che dura al massimo un tempo e non segna mai.
Ieri sera a “Viola nel cuore” ha telefonato una deliziosa signora non più giovanissima che se l’è presa con La Nazione perché sotto la foto di Amauri aveva scritto: 4 partite, 0 gol.
Ho trovato questa critica (“così si deprime il giocatore”…) fantastica, il segno di un amore che ancora esiste e che tonnellate di non gioco e scelte sbagliate a tutti i livelli non hanno ancora per fortuna sotterrato.
Cerchiamo di iniziare l’opera di recupero, per favore.

Sul piano della comunicazione, negli ultimi due anni i Della Valle sono stati un disastro.
Esattamente come le campagne acquisti e cessioni, esattamente come il non gioco, esattamente l’autoreferenzialità di una società che non riesce proprio ad entrare in sintonia con i tifosi, che sarebbero poi l’unica ragione per cui vive una società di calcio, anche se oggi i diritti televisivi sembrano più importanti.
Quando però Andrea Della Valle viene (finalmente) a Firenze e dice “sì, abbiamo sbagliato” e poi mette mano al conto corrente di famiglia e stacca un assegno da 25 milioni di euro per rimediare ad un’altra stagione in cui il deficit economico è negativo quanto i risultati, beh io mi faccio una sola domanda: siamo proprio sicuri di voler scaricare questa famiglia?
Magari non avrà capito niente dei fiorentini (mica facile però avere a che fare con noi), ma dove li ritroviamo persone che tirano fuori i soldi per la “nostra” squadra di calcio?
Questa mi sembra la base da cui ripartire, poi viene il resto, ed è tanto.
Lì davvero non devono e non possono sbagliare più una mossa: aprite la Fiorentina ai tifosi, fate vedere gli allenamenti, siate più “simpatici”, lasciatevi più andare, create insomma un po’ di empatia con gente che non aspetta di meglio che tornare allo stadio e a soffrire per la Fiorentina.

La prima volta che aspettai fuori dallo spogliatoio viola che i giocatori si parlassero tra loro “per chiarire le rispettive posizioni e ripartire tutti insieme uniti e compatti” era il novembre 1984, la stagione dell’arrivo di Socrates, che per qualcuno sarebbe stato più deleterio di quanto lo sia stato Mihajlovic.
Tre ore di attesa nello stanzone accanto a dove parlavano e grande eccitazione da parte mia perché immaginavo dialoghi più o meno serrati, tipo quelli che avevamo noi nel contemporaneo, calcisticamente parlando, e glorioso “Pit Stop Pizza” allenato dall’ottimo Maurizio Passanti.
Vedevo Oriali, Passarella e Pecci al posto mio di Dacci e Rostagno che si mandavano al paese per via di palloni non passati, punizioni rubate l’uno all’altro, egoismi assortiti.
Tutto chiarito, dissero, poi persero ancora qualche partita ed esonerarono De Sisti.
Sono passate le stagioni e di questi colloqui chiarificatori ne ho visti a decine, anzi li ho sempre più percepiti, perché ormai hanno anestetizzato (e rovinato) il calcio e così arrivano solo report liofilizzati di ciò che si sarebbero detti.
Ho un po’ perso la poesia, lo ammetto, e quindi sono cambiati anche i pensieri.
Mi sarebbe comunque piaciuto esserci per ascoltare ieri le scuse di Olivera e l’incazzatura di Cognigni, ma soprattutto per vedere la reazione di molti dei nostri eroi.
Li avrei sorpresi a cazzeggiare come fanno spesso?
Saranno stati assorti e magari anche un po’ contriti?
Si saranno accalorati come quando si tratta di discutere l’ingaggio o una bella marchetta?
Nell’attesa e nell’impossibile risposta alle domande del dubbio non rimane che affidarsi alle parole più o meno ufficiali: tutto bene, ripartiamo uniti e compatti.

Ieri sera a Bologna, nella formazione iniziale, c’erano cinque giocatori nuovi: Nastasic, Cassani, Olivera, Lazzari, Amauri.
Più Jovetic, che nello scorso campionato purtroppo non ha mai giocato.
Più l’allenatore, entrato in corsa e a furor di popolo, compresi noi, che l’abbiamo invocato per mesi.
A me pare quindi che più che uscire dal ciclo vecchio si sia entrati da tempo in quello nuovo, con risultati che noi che vediamo sempre il bicchiere mezzo vuoto oseremmo definire non proprio esaltanti.
Premesso che nel primo tempo il risultato non era credibile, perché la Fiorentina aveva giocato molto meglio del Bologna, restano irrisolti alcuni interrogativi.
Qual è la posizione giusta in cui mettere Lazzari per vederlo giocare almeno una volta decentemente?
Con chi aveva litigato lunedì sera Olivera per essere andato completamente fuori di testa?
E’ vero che a qualcuno è scappato detto “però, se tenevamo Munari…”?
Come sta andando la causa promossa da De Sisti, Antognoni, Baggio, Rui Costa e dagli eredi di Montuori contro la Fiorentina per vilipendio della maglia numero 10?
Chi ha detto a Nastasic di essere già un giocatore di serie A?
Avrà fatto la doccia Montolivo?
Quale alchimia tattica è frullata nella testa di Rossi per mettere De Silvestri al posto di Nastasic a 17 minuti dalla fine e sotto di due reti?
Può Pulzetti, che guadagna un quinto di Vargas, andare da Gianni Morandi a chiedere a ragion veduta un aumento di stipendio?
Riuscirà Amauri a fare più gol di Gilardino in questa stagione giocando lo stesso numero di partite?
Quanti tifosi bisognerà deportare allo stadio il prossimo 4 marzo contro il Cesena e la Fiorentina si è attrezzata con i pullman?

A proposito di quello che è successo ieri sera a Viola nel cuore (doppia telefonata del sedicente Carlo che offendeva un po’ tutti, a cominciare da Vuturo e finendo a chi va ora in curva, oltre naturalmente ai giornalisti, ma su quello potrebbe pure avere ragione…), come si dice in questi casi: da Pietro Vuturo ricevo e pubblico…

Dico la mia rispetto a quello che è successo ieri sera in radio.Fermo restando che ringrazio personalmente David che è intervenuto perchè onestamente la telefonata di ieri era solo la punta dell’iceberg. Dico sempre che tutto è discutibile, opinabile, ben vengano i pareri discordi ma le offese gratuite non le tollero più, offese sia in radio che nei social network.Non amo la querela, cresciuto in strada non mi piace la carta bollata, prima ci si guardava negli occhi e ci si chiariva, ma vedo che oggi il mondo è pieno di leoni da tastiera. Inoltre se il Collettivo ha deciso di sciogliersi non è certo colpa mia, ne avranno discusso fra loro immagino, non è ne il primo nell’ultimo Club che decide di sciogliersi, anche perchè le leggi negli stadi impediscono di fatto l’aggregazione.

Del paragone con altre radio non ne parlo perchè non mi interessa, non li ascolto, vado a Radioblù con Marzio ,Leo e la Sarina per parlare da tifoso, sparare due bischerate,sfottere Conte o chi è di turno e divertirsi.

In più per divertirsi il Guetta ci da anche due lire,non tanti, ma per divertirsi bastano alla grande.Con un preciso e chiaro accordo che se ci fosse la benchè minima censura da parte sua, logiche giornalistiche etc etc, amici come prima e si farebbe festa, Marzio e il Leo in primis. Cosa per altro mai accaduta, lo dico in tutta franchezza. Poi cosa fanno al Centro della Curva, ai lati, non è affar mio, io parlo a nome mio sempre e sono responsabile di quello che dico e faccio.NON RAPPRESENTO NESSUNO!
Che poi molte battaglie e iniziative dei ragazzi del Parterre mi trovino d’accordo, come la TDT, il caro biglietti, i Daspo ad minchiam, gli abusi, l’impossibilità di andare in trasferta è altra cosa.Ho un cervello e penso, valuto e rispetto chiunque abbia un parere diverso dal mio,rispetto anche per chi caduto in disgrazia, mi parla alle spalle.
Questo dovevo a tutte le persone di questo blog, altra cosa che ritengo molto valida e nel quale mi diverto a scrivere.A gratisse!!

La scorsa settimana il Napoli, adesso la Lazio: ci chiedono di giocare la partita di Roma il lunedì, perché tornano tardi da Madrid.
Tardi vuol dire giovedì notte o venerdì mattina, esattamente come abbiamo fatto sempre nella stagione 2007/2008, quando in effetti mi sembrava di essere una pallina da flipper (quanta nostalgia…).
Ricordo ancora il rientro il venerdì mattina da Eindhoven e poi la domenica sera la partita a San Siro contro l’Inter, dove siamo scomparsi dopo una trentina di minuti di ottimo calcio.
E a nessuno dei dirigenti viola è mai passata per l’anticamera del cervello l’idea di chiedere di giocare il lunedì, figuriamoci poi se l’avversario era d’accordo.
Ecco, io non vorrei che avessero preso questa storia del fair-play per una sorta di accettazione passiva di tutto quello che ci viene proposto o imposto.
Perché giocare il lunedì sera, oltre a farci perdere un minimo di vantaggio, vuol dire azzerare completamente ogni eventuale partecipazione di tifosi.
Spero vivamente che la Fiorentina si sia opposta alla richiesta e comunque voglio proprio vedere come va a finire.

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