Agosto 2018


La definizione non è mia, ma l’ho trovata perfetta per raccontare un certo modo di essere del mondo maschile, a cui appartengo con soddisfazione da quasi 58 anni.

Ci vogliono anni di introspezione e di sportellate prese in faccia  per “saper scegliere il tempo, non arrivarci per contrarietà”, per capire insomma cosa voglia dire veramente stare insieme ad una donna.

C’è chi ci arriva presto e chi non ci arriva mai.

A volte, mi verrebbe da dire spesso, dipende anche dal fatto di incontrare la donna giusta che ti spinge ad iniziare questo viaggio molto faticoso.

Il single con la fede al dito è chi pensa di fare e dire cose da famiglia, tipo “mi sacrifico tanto per voi lavorando ogni giorno come un matto”, “siete l’unica mia ragione di vita”,  e invece ragiona sempre in modo autoreferenziale, assolvendosi inevitabilmente per le proprie mancanze o tradimenti. Non inizia mai il processo, dando semmai sempre la colpa agli altri.

Ci vuole testa, cuore e molta pazienza per condividere la vita con chi viene da Venere mentre è ormai chiaro che noi discendiamo da Marte: non è facile per loro, ma è ancora più difficile per noi che abbiamo uno scarso senso dell’accudimento e una sensibilità che ad essere generosi potremmo definire completamente diversa da quella femminile.

Comunque sia, se dopo notti passate in bianco e molti mal di stomaco si è convinti di aver trovato la persona giusta, vale la pena di provarci con tutto l’impegno possibile, perché poi la vita comincia a colorarsi come neanche potevi immaginare.

Qui ci vuole uno sforzo collettivo in nome della Fiorentina che tutti noi diciamo di amare calcisticamente.

Partiamo dai tifosi cosiddetti normali, cioè quelli che non vanno nel cuore della Fiesole, che non seguono ovunque la squadra, che non si sentono di essere “la Fiorentina”, una categoria del popolo viola alla quale apparterrei certamente se non avessi avuto la grande fortuna di svolgere questo lavoro.

Bisogna fare uno sforzo non impossibile e tornare a ragionare sull’immediato perché il calcio è qualcosa di cotto e mangiato sul posto: basta con i retropensieri su ciò che accadrà tra dodici mesi, se venderanno Chiesa o la Juve riprenderà Piaca, conta il presente e in base a quello decido il mio stato d’animo. Per esempio dopo un 6 a 1 alla prima di campionato sto molto bene.

Godiamo e/o soffriamo per quello che oggi la Fiorentina ci offre, sapendo che seguire la squadra è qualcosa di emozionale e che non è compito nostro (parlo stavolta da tifoso) fare troppi calcoli.

Passiamo alla categoria più difficile, cioè i ragazzi o i meno ragazzi che per loro scelta non appaiono mai mediaticamente, salvo però spuntare sui social con offese varie più o meno distribuite su tutto il versante giornalistico e dirigenziale.

Se ci sono stati dei soprusi nella gestione dei daspo, se sono state perpetrate delle ingiustizie nella gestione del loro tifo in curva, leggi alla voce tamburi o altro da portare o non portare, io mi metto a disposizione  per dare il massimo risalto a queste ingiustizie e a questi soprusi e lo farò per tutto il tempo che è necessario perchè si intervenga a ripristinare ciò che è giusto.

Ma il contenzioso tra loro e le forze dell’ordine non dovrebbe secondo me coinvolgere la Fiorentina. E se venisse dimostrato che da parte della società c’è stata una volontà di colpire qualcuno, il Pentasport è lì a raccogliere la denuncia e a seguire lo svolgimento dei fatti.

Quanto alla richiesta di un loro incontro con Andrea Della Valle (Diego mi pare fuori da quest’ottica), mi pare che abbiano ragione a volerlo, ma si sbagliano parecchio se pensano di poter dettare la linea alla proprietà imponendo la defenestrazione di Cognigni o di altri dirigenti, perchè una cosa del genere renderebbe poco credibile la Fiorentina stessa.

Espongano i fatti visti dalla loro prospettiva e lascino ad Andrea le valutazioni del caso, senza alcuna forma di ricatto, tipo “la contestazione finisce solo se Cognigni se ne va”.

Per loro, come per noi tifosi normali,  valga la regola che il calcio è il regno delle promesse non mantenute e delle parole che rimangono sospese nell’aria. E’ quindi assurdo continuare a rifarsi a ciò che è stato detto o promesso nel passato.

La stessa cosa valga per i Della Valle, che dopo 16 anni in questo mondo così diverso dalle logiche delle loro aziende dovrebbero aver finalmente capito che il vaffa di oggi può diventare l’applauso di domani, se solo si riuscisse a stabilire un rapporto più empatico con la città e in generale i tifosi.
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Stare sull’Aventino è un danno per tutti, ma più ancora per loro che tacendo da marzo ad oggi, salvo la solita uscita a Moena, hanno perso una colossale occasione per cucire lo strappo che loro stessi hanno in parte contribuito a creare negli ultimi anni.

Altro che tregua: sarà una mia mancanza di elasticità mentale, ma io proprio non ci arrivo.

Non posso far finta di niente e quindi eccoci qui a parlare del quarto d’ora più assurdo da quando vado allo stadio, cioè dal 1966.

Ma come?

Sul tre a zero, in una serata perfetta, arriva la contestazione a Della Valle e a stretto giro di posta lo scambio rabbioso tra i settori del Franchi?

Certo che ci vogliamo proprio far del male da soli: in Italia, e forse nel mondo, non solo non ci capiscono, ma ci prendono pure per grulli.

Al di là della domanda tormentone/verità (e cioè: una volta cacciati gli odiati Della Valle, che facciamo?), cosa dovrebbe realizzare questa squadra che è stata costruita da Corvino e Pioli in giù dagli odiati Della Valle per convincere tutti a fermarsi?

Non lo so e a questo punto ho perso le speranze.

Per la cronaca, abbiamo vinto 6 a 1, con una partita divertente e di grande godimento, peccato però che almeno personalmente mi sia goduto davvero poco.

Mi pare che ci siamo presi tutti una bella pausa di riflessione che può portare a risultati positivi.

Gli ultimi colpi viola hanno regalato all’ambiente un po’ di quell’allegria che si era persa tra plusvalenze e risentimenti assortiti.

In giro c’è meno malumore rispetto alla passata stagione, forse è ancora nell’aria l’effetto Astori, una sorta di rispetto per i suoi compagni di squadra che non perdono occasione per ricordarlo.

Certamente c’è una grande curiosità per vedere i tre davanti, anche se ho l’impressione che per Piaca dovremo aspettare un po’, la squadra mi sembra molto più convinta delle proprie possibilità.

Chissà, potrebbe anche smentire Andrea Della Valle e fare meglio del settimo posto…

Eccolo lì, Federico, pronto a ribadire la scommessa dello scorso anno sugli otto gol che segnerà nella stagione che sta per partire.

Questo ragazzo ha qualcosa di speciale e devo confessare di usare una sorta di paracadute emotivo per evitare di essere troppo dispiaciuto se e quando dovesse andarsene da Firenze.

Comunque sia, per ora è nostro e ce lo godiamo noi.

I termini della scommessa li conoscete: se Chiesa farà otto o più gol pagherò ai partecipanti una ricca merenda, in caso contrario i perdenti faranno una donazione alla Fondazione Borgonovo.

Avete tempo da ora a domenica per accettare la sfida che spero proprio di perdere.
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L’imbarazzo colpevole dei vertici di Atlantia e la scena fantozziana di loro che si rimettono a sedere quando sentono l’urlo dei cameramen, rivolto però ai giornalisti.

Il tweet di Rocco Casalino che informa in diretta la stampa degli applausi genovesi ai rappresentanti del Governo.

Le proteste di “autorevoli dirigenti del PD” per il suddetto messaggio, invece di spiegare cosa è successo con i precedenti governi.

I selfie di Salvini.

La cena dei Benetton a Cortina.

La promessa di Di Maio a un bambino sul fatto che Atlantia pagherà per quello che è accaduto.

Tristezza infinita.

Contraddizioni di un sedicenne più o meno a metà degli anni settanta, di uno che leggeva molto e parlava il giusto, anche se a vedere cosa poi ha fatto nella vita si stenta a crederlo.

Cantavo Claudio Lolli, soprattutto “vecchia e piccola borghesia, per piccina che tu sia non so dirti se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia”.

Non che ne fossi davvero convinto, ma mi piaceva la musicalità delle parole, insieme alla denuncia di ciò che vedevo o leggevo e proprio non digerivo

La contraddizione era che nell’anima non ero certo un rivoluzionario e che  ad ogni notte tra il 5 e il 6 gennaio sognavo la fantastica vincita di 150 milioni di lire alla Lotteria di Capodanno per comprare quello che mi sarebbe piaciuto avere e per regalare tanto a molti, per vederli contenti.

Oggi che sono un borghese in tutto e per tutto e  che ho molto di più di quello che nemmeno avrei immaginato di avere, ho un po’ di inevitabile nostalgia per quell’albim stampato con la banconota delle cinquemila lire che ascoltavo e riascoltavo fino allo sfinimento di chi abitava con me.

Nostalgia per come eravamo (ingenui, molto ingenui), ma credo che sia normale e quindi… ho ancora tante cose da raccontare per chi vuole ascoltare  e a culo tutto il resto.

Il calcio è gioia, l’inizio di un campionato ancora di più perché si porta dietro l’attesa dell’estate, le illusioni e le passioni sopite di chi ama questo sport.

Come si fa a giocare a Genova tra quattro giorni con il senso della tragedia che ci accompagnerà ancora a lungo?

Non è una questione di ordine pubblico, ma di rispetto e buon senso: Sampdoria-Fiorentina deve essere rimandata.

Stavolta  la scommessa è doppia: oltre a quella con Chiesa che si ripete e che avrà una sua storia a sé stante, ora chi vuole fa un testa a testa con me.

Scommettiamo che facciamo più punti dell’anno scorso?

Chi vuole si iscriva qui sotto.

Se perdo, regalo una t shirt della radio preparata dal mio amico Daniele Scartabelli.

Se vinco, fate una donazione alla Fondazione Tommasino Bacciotti, con complimenti a Paolo che è appena diventato Cavaliere della Repubblica.

Chi ci sta?

Quando ho iniziato questo blog, ero in un’altra radio, avevo un’altra moglie e “solo” due figli.

Berlusconi era al potere, Renzi un più che normale Presidente di Provincia, Salvini aveva da poco smesso di lanciare le uova ai comizi avversari e Di Maio stava pensando all’esame di maturità.

Questo blog nato per l’insistenza del mio “fratello” giornalistico Saverio mi ha tenuto compagnia nella fase più difficile della mia vita.

Tra poco compie tredici anni, un’età ragguardevole nell’era mediatica del mordi e fuggi.

Questo blog ha raccontato momenti per me belli e dolorosi, gli sono molto affezionato e in qualche modo gli sono anche grato perché è stato ed è qualcosa di vero, senza alcun coinvolgimento commerciale,  una specie di diario pubblico.

Ho fatto questa lunga premessa perché proprio non arrivo a capire la deriva che a volte  leggo nei commenti tra voi: ma davvero vi scannate per Della Valle o Corvino fino ad offendervi e minacciarvi?

A me pare folle, certe espressioni non andrebbero mai usate, figuriamoci poi per qualcosa come il calcio che dovrebbe emozionare e divertire.

Il mio grado di tolleranza e il mio senso di democrazia hanno certamente permesso che alcune cose venissero pubblicate lo stesso e probabilmente ho sbagliato, ma voi che vi offendete, nella vostra “cameretta” siete proprio sicuri di avere la coscienza a posto?

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