Aprile 2012


Sto ascoltando “Viola nel cuore” e sento che il grande Leo Vonci se la prende con Cognigni per quello che ha detto in esclusiva a Radio Blu a proposito del rigore sbagliato, perché secondo lui il prossimo che andrà a battere sentirà troppa responsabilità.
Poi ci sono i tantissimi che si sono arrabbiati col presidente esecutivo per via delle dichiarazioni sul futuro societario.
Ebbene, io sarò politicamente molto scorretto ma devo dire come sempre ciò che penso: le dichiarazioni di Cognigni sono assolutamente normali e se le stesse parole le avesse pronunciate ADV nessuno avrebbe avuto nulla da ridire.
Cosa c’è infatti di scandaloso nell’affermare che “è un periodo in cui non si segna neanche su rigore”, oppure nel disegnare un futuro societario in cui non si dice chi verrà o in quanti verranno ma allo stesso tempo si ricorda che non ci sarà più una sola persona a decidere e che Macia è importante per la Fiorentina?
Il fatto è che Mario Cognigni resta sulle scatole a tanti tifosi per via della sua schiettezza che lo ha portato a commettere errori mediatici non indifferenti, tipo le sparate sui tre che “non vogliamo più vedere”, oppure le bastonate su Mutu e Montolivo, a quest’ultimo il giorno prima di mandarlo in campo a Udine.
Questi errori li ho e li abbiamo rimarcati a Radio Blu, ma sinceramente tutta questa incavolatura sulle parole di ieri la trovo del tutto ingiustificata, a meno che non si decida che Cognigni debba stare zitto a prescindere, magari perché non piace la sua inflessione dialettale.
Si fa un gran parlare di “uomini di calcio” ed io vorrei sommessamente ricordare che la Fiortentina quando è fallita di uomini di calcio a governare il mercato e la società ne aveva addirittura due: Peppinello Pavone e Ottavio Bianchi.
Ve li ricordate? Che hanno combinato per salvarci, oltre a preoccuparsi di vedersi accreditare prima del disastro le proprie principesche competenze?
Esistono dirigenti bravi e dirigenti scarsi e indipendentemente dal giudizio che ognuno di noi può avere su Cognigni inviterei tutti ad andare oltre le stereotipo che abbiamo in testa.

Dunque siamo salvi, ma certamente non per merito nostro.
Io sono molto arrabbiato per la sconfitta di oggi perché mi pare la fotografia netta del fallimento della stagione.
E pur rimanendo convinto delle qualità di Rossi, e quindi dell’opportunità di vederlo all’opera da luglio con una squadra sua, mi pare che lui oggi abbia molte responsabilità perché la squadra proprio non c’era con la testa.
Non parliamo delle assenze dell’attacco, quelle sono state un dolo per la Fiorentina, qualcosa di incredibile che non ha spiegazione, che ha un colpevole preciso, ma anche tanta connivenza.
Ma anche senza punte di ruolo bisognava aspettarsi di più: per l’importanza dell’impegno e perché c’erano tutte le condizioni psicologiche per giocare bene a calcio.
Ed invece l’Atalanta ha meritato di vincere, senza discussioni.
Possiamo (amaramente) consolarci con l’idea che non ci potranno più essere ripensamenti: il 75% dell’attuale rosa è da cambiare, peronalmente non ne vorrei vedere più di 7 o 8 al via del prossimo campionato.

Mi hanno riferito che Alessio Cerci conserva tutto ciò che scrivo di lui, convinto che io abbia un pregiudizio nei suoi confronti.
Si sbaglia: nel passato mi sono arrabbiato forse troppo (e ho fatto pubblica ammenda) perché per lunghi tratti è stato un uomo in meno della Fiorentina invece che un valore aggiunto, come è invece nelle sue possibilità, ma per me è un giocatore della Fiorentina uguale agli altri.
Al termine del suo secondo anno in viola, e proprio subito dopo la più grande sciocchezza commessa in carriera, sta avvenendo un fatto paradossale, qualcosa che solo Firenze ed il calcio possono offrire.
Mi sbaglierò, ma il popolo viola sta cominciando ad affezionarsi a Cerci per via del seguente ragionamento: “d’accordo, è matto come un cavallo, ma è un matto buono, che ci fa divertire e se è in giornata vale quasi come Jovetic”.
A questa sensazione che avverto nell’aria aggiungerei un dato di fatto: Cerci è un calciatore meteopatico, che va a mille con il caldo, basta vedere come viaggia a settembre, aprile e maggio.
Si vede che con le giornate corte e fredde si intristisce, un po’ come succede a tutti noi che però, ammettiamolo, siamo avvantaggiati rispetto a lui.
Perché non dobbiamo scattare sulla fascia e neanche mandare a memoria i movimenti e gli schemi di Delio Rossi.

Una vittoria ancora più meritata che a San Siro perché un primo tempo così quest’anno non l’avevamo mai fatto.
Per una volta c’è stata giustizia nel calcio: avevo paura che ci potessero punire dopo il pareggio ed invece abbiamo portato via i tre punti senza rubare assolutamente niente.
Mi arrendo all’evidenza: senza Montolivo giochiamo meglio.
Ma da aprile in poi, perché prima le alternative non erano credibili o forse bisognava insistere di più, vallo a sapere.
Adesso deve andare in panchina fino al termine del campionato, non vedo altre soluzioni.
Credo che qualcosa conti anche la nuova preparazione di Rossi a dicembre, può essere che mentre altre squadre calino noi si possa tirare fuori qualcosa in più.
Come contro l’Inter i tre più contestati della stagione (Cerci, Kharja e Lazzari) sono stati tra i migliori, anche se i trascinatori mi sono sembrati Jovetic (ha ancora incantato all’Olimpico) e Behrami.
Abbiamo goduto molto, adesso siamo tutti più rilassati e pronti a vivere un finale di campionato di grande tranquillità.

Cerchiamo di essere logici: questa squadra tre partite in una settimana non li regge.
Parlo naturalmente di tre partite giocate dagli stessi uomini e allora la formazione per l’Olimpico diventa un rebus.
Credo che Jovetic non sarà ancora rischiato, mentre rientrerà certamente Amauri al posto di Ljajic.
Il vero quesito è Cerci: dovrebbe fare la seconda punta, ma riuscirà ad applicarsi tatticamente per due gare consecutive?
I duelli per una maglia sono Cassani-De Silvestri e Kharja-Montolivo, sempre che non si sia deciso di tenere fuori l’ex capitano per scelte diciamo così “ambientali”, che incontrerebbero tra l’altro l’applauso della stragrande maggioranza dei tifosi.
Ma contro un centrocampo dinamico come quello della Roma, riuscirà il compassato Kharja a reggere il ritmo a 72 ore di distanza dalla partita contro l’Inter?
Guardate che è un quesito squisitamente tecnico, perché quando ci sono tre partite in una settimana di solito i cambiamenti maggiori si fanno alla seconda e comunque sono molto curioso di vedere che scelte farà Rossi.

Non si può rimproverare niente a questa squadra che a sorpresa ha giocato meglio dell’Inter stramilionaria.
Avremmo meritato di vincere e i migliori, oltre ai due ragazzini della difesa e al solito Behrami, sono stati tre sempre beccati con qualche buon motivo: Cerci, Lazzari e Kharja.
Peccato davvero perché siamo sempre in mezzo al guado, ma mi pare che ci sia chi sta molto peggio di noi dalle parti di Genova (scene vergognose a Marassi, possibile si sia arrivati a questi livelli?) e il Lecce è ancora tre punti sotto.
Io avrei fatto giocare Montolivo e avrei sbagliato: giusto ammetterlo.
L’unico che continua a marcare visita è Ljajic e non c’entra il rigore sbagliato, perché quello è successo a tutti e comunque doveva tirare lui, ma l’inconsistenza che dimostra quando prova a fare qualcosa di concreto.
Un dribbling, una finta e poi resta sempre lì.
Non siamo così brutti come ci diciamo da tempo, però non molliamo: salviamoci e iniziamo ad azzerare tutto, perché il sapere che tecnicamente c’è gente che poteva e doveva fare di più aumenta l’arrabbiatura.

Spiego subito il titolo: ci manca Jovetic, c’è maggiore pressione perché la partita è al Franchi e perché perdere sarebbe considerato un risultato disastroso.
Un altro particolare è che Milano c’è già stato e quindi il fattore imponderabile ce lo siamo già giocato alla vigilia di Pasqua.
Difficile pensare che la strana coppia Ljajic-Cerci possa dare fastidio alla difesa dell’Inter, più facile immaginare qualche incursione aerea su calci piazzati, anche se loro sono la squadra più fisica del campionato.
Come nelle ultime gare a Firenze si torna a chiedere l’aiuto del pubblico, che pare a libro paga dei Della Valle per quante volte viene sollecitato all’impegno.
Che siano invece i calciatori, con la loro grinta e la loro voglia di farci uscire da questo pantano a trascinare i tifosi: speriamo che ci stiano seriamente pensando in questa vigilia di passione.

L’ultima apparizione pubblica di Pantaleo Corvino è datata primo febbraio 2012.
Da quel giorno tragicomico (presentava tronfio come sempre un grande acquisto, Olivera, e raccontava la balla della proposta di tre anni di contratto), con me lui ha chiuso sul piano umano per le offese pronunciate nei miei confronti senza alcun motivo.
Frasi pesantissime dette con una ferocia peraltro già riscontrata in altri atteggiamenti avuti nei suoi momenti di massimo splendore.
Riassumo per chi non ricordasse: mi ha dato di sciacallo, ha detto che ero il male della Fiorentina perché criticavo una squadra che invece stava facendo bene, ce l’aveva con me perché continuavo a dire che i viola erano arrivati noni l’anno prima e non settimi come invece era successo da gennaio in poi (perché i campionati, si sa, contano da quando ci pare a noi…).
Poiché aveva già avuto dei problemi con alcuni giornalisti che aveva offeso qualche anno prima, è stato attento a non fare il mio nome, preferendo alludere meschinamente ad “un direttore di radio che parla sempre davanti ad un microfono”.
Dico tutto questo perché è chiaro che sono da allora infuriato con lui, pur non avendo mai replicato via etere, nonostante avessi a disposizione la più importante radio regionale e una nazionale.
Fatta tutta questa lunga premessa, e al netto del mio astio personale motivato da quanto scritto sopra, credo che alcuni dati siano inoppugnabili.
Il signor Pantaleo Corvino, quello che per anni ci ha raccontato con orgoglio di “metterci sempre la faccia”, è mediaticamente sparito e ha pensato bene di non affidare nemmeno ad uno dei/delle componenti del suo cerchio magico le risposte ai quesiti che ci facciamo in questi giorni.
Mi piacerebbe sentire le sue risposte sull’acquisto di Olivera, sull’ingaggio annuale pagato a Kharja, sulla vergogna di una squadra senza attaccanti, sulla mediocrità di un settore giovanile che dopo aver speso vagonate di soldi non offre niente alla prima squadra e arranca anche in quelle competizioni a cui lui tiene tanto.
Ma soprattutto vorrei sapere se si rende conto di aver lasciato dietro al suo cammino delle macerie, per cui adesso bisognerà ricorstruire tutto da zero.
Siccome mi pare che sia ancora a libro paga della Fiorentina, mi piacerebbe averle queste risposte.
No, non a me che sono il “male”, ma in una bella chiaccherata insieme ai suoi giannizzeri.

Quando a giugno dissi che bisognava avere un’impennata d’orgoglio ed evitare di farsi prendere per il collo dalle altre società, pensavo a tutta un’altra gestione del caso Montolivo.
La storia di questo rapporto è stato uno degli errori più grandi tra i tantissimi commessi in questi ultimi due anni di scempio tecnico, anche se sono molto curioso di conoscere l’altra versione per vedere se è convincente.
Personalmente sono esausto, stremato, però cerco lo stesso di avere una visione obiettiva della vicenda.
Da un lato ci sono i supporter a prescindere, le passionarie che su questo blog che sembrano lo facciano apposta a provocare scrivendo delle boiate pazzesche in difesa del loro amato.
Fanno peggio che meglio e forse lo sanno, per questo a volte mi viene il dubbio che in verità siano contro Montolivo.
Dal lato, e sono ormai la maggioranza dei tifosi, ci sono quelli che non lo sopportano più da mesi, che ne chiedono ad alta voce l’esclusione: neanche la panchina, subito in tribuna.
C’è chi ti tira da una parte e chi da un’altra e tutto questo è assurdo per un giocatore che fuori dal campo non ha mai fatto niente di grave e che purtroppo in campo non lascerà un ricordo indelebile: un buon centrocampista, che poteva essere ottimo e che rimpiangeremo solo perché siamo ormai finiti in una gran miseria tecnica.
A quelli che gli sputerebbero addosso, metaforicamente e non, chiedo: in questa stagione e in questa rosa chi è che a centrocampo, a parte Behrami, ha giocato meglio di Montolivo, che complessivamente è stato per me da 5,5?
Kharja? Lazzari? Vargas? Salifu? Marchionni?
Comunque sia, oggi Stadio scrive che forse domenica a pranzo Montolivo non ci sarà e così molti saranno contenti, ma io non vedo l’ora che questa sceneggiata finisca perché non se ne può veramente più.

Sale la speranza di vedere Diego Della Valle accanto al fratello domenica alle 12.30 sulle tribune del Franchi.
Bisogna però stare molto attenti quando si affronta questo argomento, maneggiare con cura.
Io la vedo così: le nostre speranze per qualche colpo fuori ordinanza, per qualche spesa pazza stile il disgraziato acquisto di Bojinov nel 2005, passano tutte da Andrea, che in quel gennaio di sette anni fa firmò di tasca sua un assegnao extra-budget di 7 milioni di euro, e che molto si sta spendendo in tutti i sensi per la Fiorentina.
E’ quindi sbagliato, oltre che ingiusto, attribuire tutte le qualità taumaturgiche a Diego, scordando quanto abbia fatto negli ultimi mesi il fratello.
Un po’ come è avvenuto nei quattro anni d’oro della Fiorentina: se vinceva era merito di Prandelli, se perdeva colpa di Corvino, quando invece erano entrambi responsabili di tutto in uguale misura.
Detto questo, e vista anche la lunghissima assenza di Diego, è normale che un uomo col suo carisma dia una spinta in più a tutto l’ambiente, dentro, ma soprattutto fuori il mondo calcistico viola.
Per far capire che Firenze e la Fiorentina non sono facili terreni di conquista per nessuno.

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