Gennaio 2022


Le capisco le vostre critiche al mio ultimo post, ma non cambio idea perché appartengo ad un altro calcio.

Perché non ho Facebook, non twitto, non pubblico storie su Instagram non commercializzo i banner su questo blog, che per me è come chiacchierare tra persone più o meno amiche e non un social.

Perché il mio calcio e la mia Fiorentina sono nate con le lacrime per la partenza di Hamrin, con il sogno di conoscere un giorno Chiarugi, con la foto di Antognoni appiccicata con lo scotch sul televisore quando giocava la Nazionale.

Perché ho vissuto i giorni di Baggio accanto a lui, ho coltivato conoscenze profonde e vere in 45 anni di Fiorentina: Pecci, Graziani, Pin, Buso, Toldo, Carnasciali, Flachi, Padalino, Amoruso, Riganó e altri.

Perché ho combattuto mediaticamente con Batistuta, e penso ancora di avere ragione, ma ne ho riconosciuto l’immensa grandezza e lui una porcata come quella di Vlahovic non l’avrebbe mai fatta.

Il mio calcio è altro, profuma di olio canforato, quello che per anni ho usato anch’io nel campo periferici fiorentini, e non di plusvalenze e ancor meno di like di giovanotti spocchiosi e milionari.

Quindi, sì avrete anche ragione, ma voi che mi contestate vi tenete il vostro calcio e io mi tengo il mio.

Cari giocatori della Fiorentina che avete messo i like (che termine penoso…) alle esternazioni amorose dì Vlahovic pro Juve dovete sapere quanto sia nauseante l’apprezzamento nei confronti del vostro sodale.

Se guadagnate in un mese quanto chi ha la fortuna di lavorare prende in cinque anni è perché ci siamo stati e ci siamo noi, solo per quello.

Noi che abbiamo amato il calcio di cinquanta anni fa, trasmettendo questa passione a figli e nipoti, un calcio costruito sulle rivalità che a volte sfociavano nell’odio calcistico, la Juve più di tutti e tutte.

Odio calcistico, solo quello, niente Heysel, Superga o altre schifezze.

È grazie a noi che ci sono gli abbonamenti in TV, il merchandising e i diritti di immagine che ingrassano fuor di misura i vostri già imbarazzanti conti correnti.

Ed è a chi ha costruito tutto questo che dovete rendere conto, a chi ama la Fiorentina e a cui avete pesantemente mancato di rispetto con il vostro atteggiamento vergognoso di appoggio a Vlahovic.

Noi vuol dire tutti, dai novantenni ai bambini: io sono nauseato dal vostro fregarvene del nostro sentire. Abbiamo preso nota di tutto.

Credetemi, anche se farete benissimo sul campo (per alcuni di voi impresa complicata) non rappresentate chi ama davvero la Fiorentina

P.S. Non parlatemi di vicinanza tra colleghi: quella si esprime con una telefonata o un messaggio privato.

Quando metti pubblicamente un like su una cosa che fa incazzare così tanto i tifosi, i casi sono due: o non capisci in quale squadra giochi e chi alla fine paga il tuo stipendio o te ne freghi di tutto perché ti senti al di sopra di ogni cosa.

La sto vivendo come una partita di calcio: tifo a senso unico per Elisabetta Belloni, l’ho anche detto ieri nel Pentasport.

Sarebbe un cambiamento epocale: donna, competente, fuori da ogni conventicola politica.

Vedremo domani, io ci spero tantissimo.

Nell’aprile di 32 anni fa ero in macchina con Baggio, Dunga e Barend Krausz, l’assistente fiorentino di Caliendo, di ritorno da Roma dopo un pareggio viola. Roberto mi giurò e spergiurò che voleva rimanere e che comunque non sarebbe mai andato alla Juve.

In tutti questi anni ho sempre voluto credere che sia stato costretto al trasferimento, forse perché innamorato calcisticamente di un ragazzo che ho visto crescere nella sofferenza. Non sono mai stato obiettivo, lo ammetto.

Dopo  ho perso l’innocenza e non ci ho creduto più, in un crescendo di cessioni a quelli là che partono dalla mancata vendita di Jovetic, nonostante supplica a mezzo stampa del montenegrino.

Poi è arrivato Bernardeschi, alla fine il più onesto, con esclusione dei problemi digestivi al ritiro, le boccucce di Chiesa e adesso il capolavoro di questo ventunenne dotato di immenso talento messo al servizio di quella che secondo lui è furbizia.

Da un anno a questa parte Dusan Vlahovic ci ha preso per il culo e scusate il francesismo, ma siamo in casa nostra e possiamo lasciarci andare ad un linguaggio non politicamente corretto.

Lui e sui sodali hanno ricattato la Fiorentina che ha fatto offerte in linea col valore del giocatore e che è stata umiliata da silenzi e richieste impossibili.

Il peggio del peggio, che pensavamo già di aver visto negli anni passati, ma a cui evidentemente non c’è mai fine.

Giusto aziendalmente che finisca così, ma adesso abbiamo una voragine da riempire in attacco e non sarà semplice.

Un passo indietro, che ci può stare e che impone una riflessione su cosa siamo senza Vlahovic.

Lui e il suo staff stanno ricattando la Fiorentina, è qualcosa di nauseante e qualsiasi cosa deciderà Commisso dovremmo accettarla con serenità.

Tecnicamente però senza il serbo non andiamo in Europa, esattamente come eravamo molto più normali senza Batistuta, che comunque aveva compagni ed eventuali sostituti molto bravi.

Partita cominciata benissimo, ma due errori come quelli dell’ opaco di Bonaventura e Biraghi si pagano, non c’è niente da fare.

Fatica Gonzalez, Ikone deve imparare,e non riemerge Castrovilli: chi può dare la qualità?

Ci ha salvato Sottil con un gran gol, ma a Cagliari abbiamo lasciato due punti. Nessun dramma, ma dispiace lo stesso parecchio.

L’aspetto più doloroso del mio divorzio sono stati certamente i figli: dipende dalla coscienza di ognuno di noi, ma anche se hai fatto di tutto per evitare a loro una così grande sofferenza, ti porti dentro per sempre un inestinguibile senso di colpa.

Per carità, il divorzio è un’enorme conquista civile (e io ne sono un…grande utilizzatore finale), solo che ho l’impressione che spesso “nell’egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti” ci si dimentichi dei caduti sul campo: i figli, appunto.

Sono tornato ancora una volta stamani su questa mia riflessione, che oggi rendo pubblica, leggendo dell’inaspettata separazione della coppia d’oro Hunziker-Trussardi, mentre intanto spunta da qualche parte l’ennesima reunion tra Belen e De Martino.

Tutte cose che sanno di fuffa vippettara, lo so benissimo, solo che anche in questi caso ci sono bambini o adolescenti di mezzo, sballottati da una ragione all’altra, pressati e vessati psicologicamente da chi è convinto di essere nel giusto, perché non è mai colpa nostra,  e poi sparge veleno a piene mani sull’altro genitore.

Non credete alle separazioni politicamente corrette, non esistono, se non nella stessa percentuale di probabilità dei gol di Kokorin.

Anzi, sono le peggiori. Perché dietro la patina del “resteremo uniti per il bene di nostro figlio” si nascondo quasi sempre rancori enormi, gelosie per la nuova compagna (questo è una aspetto molto più femminile che maschile), odi profondi trattenuti a stento.

Invece di tanti corsi pre-matrimoniali, ci vorrebbe veramente un manuale scritto da esperti sul come ci si debba separare, quando proprio si è arrivati al capolinea e soprattutto quando ci sono dei figli.

Mi offro volontario per raccontare per esperienza personale subita e anche praticata tutto quello che non si deve fare, e non credo di essere il solo a poter essere interpellato. 

Sinfonia bellissima, sotto la direzione del maestro Italiano, giocatori divertiti e divertenti, che hanno regalato un gran spettacolo, purtroppo per pochi intimi allo stadio.

Esiste una consapevolezza di squadra che non si vedeva dai tempi del primo Montella e del Prandelli più bello, meglio del primo anno di Sousa, dove la rosa era però superiore, pur mancando di un Vlahovic.

Un aspetto importante è che per ora non c’è un nuovo acquisto che stia deludendo, a cominciare da Torreira, spesso invocato nelle passate stagioni e ora si capisce il perché.

Siamo in piena corsa per l’Europa, ci temono e ci stimano: siamo tornati ad essere la Fiorentina, altro che parte sinistra della classifica.

Possiamo credere in questo gruppo e Italiano ha fatto un altro scatto per la sua corsa a diventare un tecnico di primo livello.

Ci siamo ripresi subito, giocando una partita diventata estremamente difficile dopo l’espulsione dello sconcertante Dragowski: siamo stati squadra nel senso più pieno del termine.

Segnare cinque reti a Napoli sa molto di impresa e non a caso la memoria è andata al giorno in cui Batistuta ne fece due, andando in rete per la decima giornata consecutiva. Era una Fiorentina più forte dell’attuale e proprio per questo i meriti del tecnico sono maggiori.

Le dichiarazioni di Commisso sul Financial Times non mi hanno sconvolto, sono concetti già espressi e converrà abituarsi alla ruvidezza del linguaggio presidenziale, io almeno dopo due anni e mezzo ci ho fatto l’abitudine e poi alla fine, più che le parole,  contano i fatti.

L’aspetto per me più sorprendente di questa storia è l’attesa di un mese e mezzo prima della pubblicazione del pezzo. Per me è qualcosa di giornalisticamente inspiegabile, in radio dopo un giorno tutto diventa vecchio.

E a proposito di radio, grazie a tutti voi che ci seguite e ci avete permesso di raggiungere il record di ascolti per la Toscana: 124.000 utenti nell’ora media, meglio addirittura della mia vecchia creatura Radio Sportiva e molto davanti a tutte le altre radio che parlano quotidianamente di Fiorentina. 

Sospenderei il giudizio, appellandomi alla banalità del “troppo brutta per essere vera”.

Se poi è vera, se cioè assisteremo di nuovo a spettacoli indecorosi come quello di ieri a Torino, allora converrà farsi delle domande precise sui giocatori e anche sulla guida tecnica, che per adesso è quanto di meglio si sia visto in casa viola da agosto ad oggi.

Una vera doccia fredda, presa a tradimento a gennaio, quando proprio non ne sentivamo la mancanza: non ha funzionato proprio niente, ognuno giocava per conto proprio.

Abbiamo visto colpi di tacco, rabone che fanno andare il sangue alla testa, assenza di grinta, errori tecnici in larga quantità degni del motovelodromo delle Cascine.

Davvero troppo per pensare che fosse la Fiorentina e quindi facciamo finta di non esserci nemmeno andati a Torino.

La pressione ora è tutta su Italiano, perché alla fine la Fiorentina è stata radicalmente cambiata. In meglio.

Senza troppi squilli di tromba abbiamo metà squadra titolare nuova e ancora Vlahovic: come possiamo non pensare all’Europa?

Il calcio poi va cotto e mangiato all’istante, la programmazione funziona, ma solo fino ad un certo punto, perché poi le variabili del pallone sono imponderabili ed è più funzionale alla struttura societaria piuttosto che a quella tecnica.

Siamo obiettivamente da sesto/settimo posto, altro che parte sinistra della classifica, e se non ci arriviamo a questo punto rimarremmo delusi.

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