Siamo arrivati a quello che volevano gli stramaledetti che seminano odio nelle curve di tutta d’Italia e quindi anche a casa nostra: Fiorentina-Livorno e Livorno-Fiorentina saranno considerate partite a rischio.
Bel risultato, davvero.
La colpa è di tutti, pure nostra, che non abbiamo saputo fare niente per fermare questa corsa verso la pazzia.
Non esistono in Toscana due città più simili di Firenze e Livrono: nell’acutezza, nello sberleffo, nell’orgoglio delle proprie radici.
E non c’è bisogno di scomodare i Medici per capire che la storia ci inviterebbe al gemellaggio invece che alla guerra.
Chi ha cominciato non lo so: forse loro, che per fare il gemellaggio chiesero di abiurare Verona, ma non è questo il punto.
Il fatto è che una persona è stata ferita, e anche piuttosto seriamente, e che magari mentre io scrivo questo atto di dolore in qualche club livornese si sta pensando alla vendetta dell’anno prossimo.
All’andata uscii dall’Ardenza insultato da una cinquantina di persone indemoniate contro Firenze e difeso da una ventina di fedeli ascoltatori labronici del Pentasport che ben sapevano quanto mi fossi mediaticamente adoperato per tentare un aggancio per un futuro gemellaggio.
Chi era con me si stupì molto del fatto che affrontassi incurante gli insulti, ma mi sentivo sicuro, proprio per quella somiglianza di cui parlavo prima.
Adesso, sinceramente, non so se lo rifarei.
Ma forse sì, proprio per non darla vinta a chi cerca di trasformare gli stadi in campi di battaglia dove sfogare le proprie frustrazioni.
Certamente, comunque, stavolta avrei paura.