Aprile 2013


Un punto d’oro, che probabilmente ci farà male nella corsa europea, ma che funziona benissimo per la crescita della nostra autostima.
Non ci speravo assolutamente più, dobbiamo ringraziare Ljajic che ci ha riportato in partita e anche il Milan, che pensava già di averla vinta.
Abbiamo diversi problemi, il principale è l’attacco, poi viene Pizarro, per la seconda volta consecutiva il peggiore della squadra.
L’arbitro è stato disastroso, l’espulsione era “da ricovero”, come avrebbe detto Mario, ma se ci avessero dato contro il primo rigore e non fischiato a nostro favore la mano di Roncaglia avremmo ululato per settimane.
Montolivo ha fatto proprio il minimo sindacale e ribadisco il paragone fatto a caldo al momento del gol: per l’arrabbiatissimo popolo viola una rete presa in questo modo ha avuto lo stesso effetto che per la gentile fanciulla che si prepara a dividere con noi qualche piacevole momento hanno i calzini bianchi corti su dei polpacci flaccidi.
Un rovescio del genere ha stordito tutti e nel raddoppio siamo stati veramente molli: ma quante reti stiamo prendendo?
Ormai si viaggia ad una media di due a partita, con voti alti a Cagliari e oggi a Viviano, questa è una circostanza su cui meditare seriamente.

In tutta onestà partiamo sfavoriti, non fosse altro per l’assenza di due degli uomini più importanti della squadra.
La loro forza offensiva è evidente, basta pensare a Robinho e Pazzini in panchina e dunque ci vorrà la partita perfetta, che in quanto tale si verifica molto raramente.
Ho sensazioni non proprio positive e lo dico con un certo pudore, ma con l’onestà intellettuale che spero mi venga riconosciuta.
Poi, certo, il calcio è “mistero agonistico”, come scriveva Brera e quindi spero proprio di sbagliarmi, di trovare la stessa Fiorentina che ha disintegrato l’Inter.
La grande novità sarà il Franchi esaurito, davvero in settimana sembrava di essere tornati al passato, con chi ti chiama per scongiurarti di trovare in tutti i modi un biglietto.
Questo è un bel punto di partenza, ma sul campo rispetto all’andata sono cambiate diverse cose e purtroppo tutte al loro favore.

Lo sapevamo che questa bella Fiorentina aveva delle basi un po’ fragili per via del passato di diversi ottimi giocatori acquistati ad un prezzo basso proprio per via degli infortuni che avevano alle spalle.
Direi, toccando ferro, che ci è pure andata bene, se pensiamo a Pizarro e Gonzalo Rodriguez, pagati non a caso pochissimo, e anche agli ultimi due anni di Toni.
Con Mati Fernandez invece c’è andata male e comunque anche di lui conoscevamo la fragilità fisica, poi ampiamente confermata in questa stagione di stenti.
In attesa di vincere (speriamo) la scommessa più importante, e cioè Giuseppe Rossi, qualcuno dovrebbe dare delle notizie su Sissoko, che sta pericolosamente assomigliando all’ineffabile e pensavamo irripetibile Vargas degli ultimi due anni.
Nel senso che “non è ancora in condizione”, ma non si capisce bene il perché, visto che non risulta si sia mai infortunato: trattasi forse di una scarsa attitudine al sacrificio?

P.S. Il simpatico Mauro Suma, super direttore di Milan Channel che saluterò con immenso piacere domenica, mi omaggia di un cartello sulla televisione da lui magistralmente diretta.
Con il buon gusto che lo contraddistingue, per spiegare le due facce dello stile viola, mette nella parte superiore le condoglianze dell’ACF Fiorentina per la tragedia relativa alla scomparsa di Claudio Lippi e nella parte inferiore il mio invito a fischiare Montolivo come avversario anche per il danno economico arrecato alla società viola con il suo addio a parametro zero.
Mi definisce giornalista/tifoso e va bene.
Ma dimentica di aggiungere che il sottoscritto, che tra l’altro dirige una radio nazionale in cui ho sempre definito il Milan la migliore società italiana a livello di sensibilità e di organizzazione, una porcata del genere che mischia il sacro con il profano, cioè la morte con il tifo che per me dovrà rimanere nei limiti, non l’avrebbe neanche pensata.
Proprio per non offendere la memoria di un giovane uomo di 42 anni scomparso dieci giorni fa.
Complimenti direttore, proprio una bella dimostrazione di classe.

Si intravede finalmente qualcosa nella palude nella nostra situazione italiana.
Matteo Renzi ha rotto gli indugi e ha capito che alla fine, quando vincerà le prossime primarie, rischia di trovare solo macerie e ha attaccato chi è riuscito a non vincere le ultime elezioni partendo da basi uniche.
Beppe Grillo è stato onesto e ha fatto un discorso che a me è piaciuto e che dovrebbe far pensare chi immagina di votarlo alle prossime (probabili) elezioni: se credevate che avremmo fatto un accordo con il PD, avete sbagliato a votarci.
Loro sono per lo sparigliamento delle carte e pazienza se usciremo dall’Europa, se non pagheremo il debito pubblico, se spingono verso qualcosa che assomiglia molto alla guerra civile usando spesso un linguaggio che trovo ripugnante.
Io non li voterò mai, ma bisogna riconoscere la coerenza di fondo del loro pensiero.
Infine una considerazione che non ho trovato in nessun commento: ma vi sembra possibile che questi dieci saggi, di cui nessuno sentiva l’esigenza, ci abbiamo messo quasi una settimana a riunirsi per la prima volta?
Qui stiamo affogando nella materia organica che tutti conoscete e ci vuole tutto questo tempo per cominciare a pensare a cosa suggerire ad un governo che non c’è o che non vede l’ora di andarsene?

Guardavo la partita e ripensavo al 2010.
Come immaginavo, solo a distanza di tempo si può capire veramente cosa sia riuscita a fare quella squadra costruita sul lavoro di Prandelli, le intuizioni di Corvino, la grande armonia tra proprietà e staff tecnico.
La Juve di ieri, cioè la migliore squadra italiana, è stata letteralmente presa a pallate da un Bayern che non mi sembrava più forte della formazione che giocò in dodici, con lo straniero Ovrebo a fare da centravanti decisivo.
Buffon sarà stato pure parzialmente colpevole sui due gol (ma nel primo c’è stata una deviazione decisiva), ma quante parate importanti ha fatto?
Non uscivano dall’area, sbagliavano quasi tutto, erano impacciati ed impauriti.
Noi invece soffrimmo abbastanza, specialmente nel finale del primo tempo, ma non ricordo sensazioni simili perché riuscimmo sempre a stare in partita.
Che tempi quei tempi: sono passati appena tre anni eppure a me quelle stagioni sembrano molto lontane e ho voglia di tornare a vivere certe sensazioni.

Quello che ha fatto Montolivo a Firenze e alla Fiorentina con l’aiuto di qualche genio della comunicazione che pensava di sistemare mediaticamente tutto con delle riunione nascoste e che invece ha combinato disastri (sentire per informazioni Pietro Vuturo) resta scritto nella storia: il suo addio a parametro zero ha procurato un danno economico notevole e lui ha pensato solo al proprio tornaconto personale.
Lo poteva fare e lo ha fatto, senza guardare in faccia nessuno, fregandosene della riconoscenza, fregandosene della Fiorentina.
Non credo sinceramente che si possa far finta di niente, cioè ignorarlo come suggerisce qualcuno dall’alto della nostra fiorentinità.
Ci vorrebbe invece un trattamento alla Berti febbraio 1989 (il mio amico Riccardo Bellini per contestarlo inventò pure una canzone ad hoc che venne cantata da buona parte dello stadio): Montolivo va sonoramente fischiato sempre, da quando mette piede in campo un’ora prima della gara e ogni volta che tocca il pallone.
Trapattoni sostituì Berti, totalmente incapace di giocare e quasi di intendere e di volere, dopo trenta minuti e la Fiorentina vinse la partita.
Sono certo che Montolivo avrà le spalle abbastanza larghe per reggere la contestazione, ma almeno non sarà troppo tranquillo.
Eviterei invece di scendere nella volgarità, o peggio ancora in gesti idioti.
Con lui, ma anche con la fidanzata, che ha tutto il diritto di vedersi la partita in santa pace se vorrà venire al Franchi.

Mi è venuto così all’improvviso, prima di andare al cinema con Cosimo e Letizia, forse perché contagiato da Valentina, che di scherzi ne aveva progettati diversi, alcuni particolarmente elaborati.
Non ho avvertito nessuno e sono entrato nella parte.
Non è stato difficile perché, diciamo la verità, ho una certa predisposizione ai toni un po’ forti e pure alla retorica.
Solo dopo ho avvertito l’inconsapevole Saverio, che si è fatto una gran risata e ci ha messo del suo con la notizia pubblicata da violanews.
Poi sono cominciati ad arrivare gli sms e i post e mi sono divertito molto a leggere tutto, anche se in verità non c’è cascato (quasi) nessuno.
Non è che sia stato un granché come pesce d’aprile, lo ammetto, però concedetemi la spontaneità del gesto e comunque prima o poi davvero mi ritirerò dalle radiocronache, ma non ora.
“Ho ancora tante cose da raccontare e a culo tutto il resto”.
E grazie a tutti per il grande affetto dimostrato.

Come tutte le cose, anche le mie radiocronache dovevano prima o poi terminare.
La partita col Milan è quella giusta per il passaggio di consegne: Giovanni Sardelli prenderà il mio posto e Tommaso Loreto quello di Saverio Pestuggia, che mi ha accompagnato negli ultimi 27 anni.
Era nell’aria da tempo, questi giorni di riposo hanno contribuito alla definitiva maturazione di qualcosa che reputo giusto nell’interesse comune.
Saverio era dispiaciuto, ma ha capito: spazio ai giovani, che hanno tanto da dare, noi abbiamo fatto il massimo che potevamo.
Sono, siamo un po’ tristi, ma la vita continua e ogni tanto alla radio continuerete a sentirmi, se lo vorrete.

Temo che questa soluzione tampone dei dieci saggi non porterà a niente, un po’ come la commissione bicamerale del 1997 che avrebbe dovuto modificare la Costituzione, che mi pare tra le migliori cose di questo Paese, adeguandola alla modernità dei tempi.
Rimane nebuloso il suo compito, inseistenti i suoi poteri, discutibile la sua formazione, con l’aggravante per me pesantissima di non avere al suo interno nessuna donna.
Davvero in Italia abbiamo la maturità per vivere e cercare di superare la crisi con un Governo che non ha l’investitura popolare?
Siamo in un vicolo cieco, la prima priorità è l’economia per dare un po’ di sollievo a imprese e lavoratori, ma subito dopo c’è bisogno della legge elettorale, perché se ritorniamo adesso alle urne (ipotesi sempre più probabile), ci ritroviamo esattamente come a fine febbraio.
Speriamo bene, ma la situazione è ogni giorno più pesante.

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