Febbraio 2008


Non guardo quasi mai le trasmissione sulla Fiorentina, con la sola eccezione di un po’ di quel matto di Ciuffi e del Ring, prima che lo spostassero di un’ora e mezzo più avanti.
Ieri sera però ho vinto il sonno e non mi sono perso il ritorno di un emozionato Bardazzi sulla plancia di comando di quella che un tempo è stata la mia trasmissione.
Grande Leo, si capiva che in studio si respirava un’aria particolare o forse me ne sono accorto io che conosco benissimo quello studio e tutti gli ospiti così affezionati a Leonardo.
Ero emozionato anch’io sulla poltrona, specialmente quando ha cominciato a spiegare e ringraziare, ed erano emozionate pure Letizia e Valentina che in questi mesi hanno continuamente chiesto notizie di colui che da sempre chiamano il mio “coccolino”.
Ho anche pensato al grande feeling con l’altro Leonardo (Petri) e di come uno abbia sostituito impeccabilmente l’altro, senza mai una parola o un’ambizione di troppo.
Bentornato Leo, come sai qui, e non solo qui, ti vogliamo tutti bene.

Non è questo il momento per fare i difficili e quindi pendiamoci i tre punti archiviando una delle più brutte partite viola della stagione.
Peccato non sia venuto Prandelli a fine gara perché conoscendo la sua grande onestà intellettuale mi sarebbe piaciuto conoscere il suo parere sul gioco, che a lui interessa più del risultato.
E’ invece arrivato Corvino, aggressivo come spesso gli succede e senza una precisa ragione.
Tanto era stato zuccheroso con Sky e Sconcerti, tanto parte in quarta a qualsiasi domanda anche quando gli si fanno i complimenti.
Un esempio?
Gli dico che a noi due piacciono le cifre tonde (vedi scommessa sui dieci gol di Vieri) e che mancano solo nove punti ai ducento totali della sua gestione e che questo è un gran risultato, ma lui ribatte che di punti ne ha fatti 191, sottolinenado come a me piaccia sempre parlare di quello che non c’è, dimenticando i meriti.
Mi pare che ogni commento sia superfluo: ogni volta che si parla con Corvino bisogna stare in trincea, ma ormai ci ho fatto il callo e poi, come detto più volte, contano i suoi risultati sul campo.
Corvino ha anche (giustamente dal punto di vista aziendale) difeso la prova di Osvaldo, che a me è sembrato fuori partita e sono curioso di leggere i voti dei giornali, mentre coninua il “galleggiamento” nel quasi anonimato di Montolivo.
Intanto però siamo di nuovo quarti da soli, Papawaigo comincia a segnare, Kuz incanta a tratti e Dainelli è meno distratto.
Chiusura con il raptus di Pasquale: è possibile non espellere uno così dopo il fallo su Semioli, che tra l’altro era il migliore della Fiorentina?

28/2/2008 – ORE 19.08
DOMANI PROVO A RISPONDERE, MA INTANTO MI PORTO UN PO’ AVANTI COL LAVORO E PRECISO CHE:
SO BENISSIMO COS’E’ IL POWER PLAY, IL MIO ERA UN MODO DI SCHERZARE CON KUZMANOVIC,
NELLE MIE DOMANDE A CORVINO NON C’ERA IL MINIMO ACCENNO POLEMICO, ANZI MI VOLEVO COMPLIMENTARE PER I 191 PUNTI, MA SI VEDE CHE SIAMO COME IN UN FILM DI ANTONIONI (IL REGISTA, NON “IL CAPITANO”) E CHE ESISTE UNA CERTA INCOMUNICABILITA’ TRA NOI
QUANTO A QUELLI CHE SONO CONTENTI PERCHE’ CORVINO RISPONDE INDISPETTITO, BEH, IO CREDO CHE QUESTE BELLE PERSONE SARANNO LE PRIME A CONTESTARE IL CORVO SEMMAI LE COSE NON DOVESSERO ANDARE AL MEGLIO
CI VUOLE EQUILIBRIO E BISOGNA VALUTARE OGNI EPISODIO SENZA PRECONCETTI ED EVITANDO DI ANDARE A TESTA BASSA CONTRO QUESTO O QUELLO

Siamo fragili, ancora di più quando si hanno dei figli.
Non lo capisci nemmeno quanto precario sia il tuo equilibrio fino a quando, in una normale mattina di fine febbraio, stai addentando la pasta al bar e leggi sul giornale che forse il più piccolo dei due fratellini di Gravina aveva il dito in bocca.
Ti blocchi e ti viene da piangere pensando alle battaglie combattute con tua figlia perché il dito in bocca non se lo metta più davanti al televisore, nel calore di una famiglia e di una casa.
A quel punto la giornata perde di significato.
Tu che attendevi con ansia ed orgoglio il primo articolo sul Corriere, che pensavi all’ennesima radiocronaca e ai mille problemi di una vita lavorativa frenetica, ti ritrovi con un groppo in gola e svuotato di qualsiasi energia pregando una cosa sola: che non sia stato il padre a buttarli nel pozzo.

Non sarei così sicuro di vedere Osvaldo in campo.
La mia è solo una sensazione e può darsi che mi sbagli, ma l’argentino negli ultimi tempi ha fatto poco per convincere Prandelli a dargli fiducia.
E se invece provassimo con due punte fresche come Pazzini e Cacia?
Tanto, senza Mutu, bisogna per forza cambiare qualcosa e allora forse il Livorno è la squadra giusta per sperimentare una soluzione che potrebbe venire buona anche in seguito.
Poi ci vuole Liverani in mezzo al campo e potrebbe essere arrivato il momento per far riflettere un po’ in panchina Montolivo, a cui Prandelli chiese all’andata se “era connesso”, o qualcosa del genere.
Ecco, speriamo che Montolivo si connetta alla svelta, che Ufo si ricordi che per tre mesi è ancora un giocatore della Fiorentina e che Dainelli non abbia amnesie.

Avvertenza: qui siamo sul sentimentale e perciò mi dovrete scusare per il miele che esce dalle righe.
Dopo sedici anni di collaborazione con La Nazione, comincerò a scrivere per il Corriere Fiorentino, l’edizione fiorentina del Corriere della Sera.
Non è stato facile prendere questa decisione perché La Nazione è sempre stato il “mio” giornale, fin da quando avevo sette anni e lo leggevo la sera a casa di mio nonno, l’unico di famiglia che comprava un quotidiano.
Non posso quindi che essere grato al più antico foglio cittadino dove, vi assicuro, la qualità umana e professionali delle persone che vi lavorano è veramente altissima.
Il Corriere Fiorentino è una grande avventura, che vivrò sempre da collaboratore, ma forse con un ruolo un po’ più definito rispetto a prima.
C’è dentro la forza e l’esperienza del più importante giornale italiano, la direzione di un signore che è diventato in giovane età anagrafica e professionale condirettore del Corriere, Paolo Ermini (che adesso spende il suo nome e la sua faccia in questa nuova storia), la grande esperienza di un altro pezzo da novanta del giornalismo fiorentino come Francesco Matteini, il grande entusiasmo di una redazione giovane scelta tra tante domande di assunzione e collaborazione.
Solo dopo aver detto di sì, ho saputo che aveva cambiato “casacca” anche colui che considero il mio maestro ed in assoluto uno dei primi giornalisti italiani: Sandro Picchi.
Un motivo in più per essere orgoglioso di essere dentro la nuova squadra.

Due preoccupazioni: il passo eccessivo lento nella ripresa e l’infortunio di Mutu,
E due uomini chiaramente sotto tono: Montolivo e Vieri, mentre si è capito perché Papawaigo non entrava, perché per i nuovi non è semplice capire i meccanismi di gioco viola.
Il gol della Roma era da annullare e dovevamo segnare nel primo tempo, tutto questo però non basta ad alleviare la delusione, anzi l’aumenta.
Ora il gioco si fa duro davvero, non mi pare che sia il caso di farsi prendere dal panico, meglio affrontare una gara alla volta senza troppi calcoli.

Scusate se ho risposto pochissimo e qualche volta, come mi ha giustamente sottolineato Chiara, un po’ troppo impermalito, neanche fossi Corvino…
Il fatto è che sono sotto pressione per alcuni cambiamenti di cui tra poco scriverò e tutte queste partite una dietro l’altra stancano un po’ anche i giornalisti, figuriamoci i giocatori.
Parlando di Roma, credo che sarà un po’ più dura di quanto stiamo immaginando adesso.
La facciamo più facile perchè non hanno Mancini, Totti è acciaccato in più parti e si pensa che la loro testa sia tutta per la Champions, ma non è così.
Non è solo un esercizio giornalistico immaginare Spalletti più determinato di sempre a preparare questa gara, e con lui il clan dei fiorentini, da Bertelli in giù.
Metterei dentro Liverani e avrei molti dubbi su chi togliere tra Kuz e Montolivo perché a Donadel non rinuncerei, mentre dietro Kroldrup in questo momento dà più affidamento di Dainelli.
E’ difficile, ma non impossibile e ci possiamo provare, sono sedici anni esatti che non battiamo la Roma all’Olimpico.

Guardate che non è mica facile battere sistematicamente o quasi tutte quelle meno forti.
Ci vuole una gran testa, è proprio lì che si vede la mano dell’allenatore, perchè mica puoi spiegare a Mutu o Liverani come fare un dribbling o un lancio, però puoi disegnare tatticamente una partita e allenare le teste dei giocatori a tenere sempre alta la concentrazione.
Momento decisamente positivo per Semioli e Pazzini, anche se il gol di Cacia creerà felici problemi di abbondanza in attacco dove sta per tornare pure Bobone.
E’ invece inspiegabile il momeno no di Pasqual, ragazzo maturo che ha conosciuto il pane duro della gavetta e che escludo si sia montato la testa.
Però non va, palesemente non va, anche se nel finale di gara si è intravisto qualche flebile segno di miglioramento.
Sento nell’aria che queste due sfide con l’Everton eccitano come una partita con Milan e Roma, cioè appena un gradino sotto l’Inter e la Juve e questo mi pare un bel sucesso per la tanto vituperata Coppa Uefa, che e me, che nel 1990 sono stato a Torino ed Avellino, piacerebbe vincere.

Prandelli mi direbbe che prima c’è il Rosenborg, e avrebbe pure ragione.
Ciò nonostante penso alla gara di campionato e allora penso che stiano filtrando delle prove tecniche di dialogo tra un paio di tifosi della Roma ed il resto del blog.
Sono situazioni che mi lasciano ben sperare.
Intendiamoci: dal giugno 1993 i giallorossi hanno raggiunto la Juve nella mia personale classifica di antipatia, ma stiamo parlando di calcio e allora mi fa piacere se qualcuno dalle parti del Tevere si vergogni per i continui accoltellamenti.
Cerchiamo per favore di non deragliare: mi piacerebbe molto che questo blog (che è ormai uno dei luoghi visitati sul computer dai tifosi) facesse da apripista per un calcio più vivibile e senza i nauseanti miasmi del teppismo da stadio.
Guardate che un po’ di marcio in casa ce l’abbiamo pure noi, parlo di gente che va alle partite solo per seminare violenza e allora dialogare con il presunto nemico vuol dire anche impedire che questi idioti facciano proseliti.

E’ la seconda volta in due anni che Mutu mi piace poco nelle sue dichiarazioni e mi dispiace.
Premessa: non ho capito il perché di questo caso montato sul balletto di Mutu, e in campo si è visto e sentito di peggio.
Però non ho capito la necessità da parte di Adrian di tornare sull’argomento con l’intervista alla Gazzetta per dire che in pratica lui fa quello che vuole.
Allo stesso modo a fine 2007 non riuscii a comprendere il perché della polemica con la tribuna, dopo il dito sul naso frutto di un momento di rabbia liberatoria.
Sono piccole cose che non macchiano affatto la seconda stagione straordinaria di un campione che sa essere generoso come pochi, non speculando mai sul suo grande talento.
Solo che a furia di continuare a parlare del balletto quasi come del suo splendido gol si fa un torto allo stesso Mutu e si rischia così di metterlo immeritatamente nel mirino della critica prima e degli arbitri poi: in certi casi bisognerebbe aiutarsi da soli…

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