Novembre 2009


En plein nella notte in casa Guetta per un record che al massimo potrà essere eguagliato, anche se spero vivamente che non accada: si sono sentiti poco bene tutti e tre i pargoli, grandi e meno grandi.
E’ partito Cosimo alle 23.30 e a ruota sono seguite le sorelle con vari problemi assortiti.
E mentre io mi rivoltavo un po’ rincoglionito nel letto, dando al massimo la mano prima all’uno e poi all’altra, Letizia girava come una trottola da un letto all’altro, cambiando materassi, dormendo un pezzetto di qua e un pezzetto di là, in pratica non dormendo affatto.
Roba che se avessi dovuto fare dieci radiocronache, beh mi sarei stancato di meno.
Non è che stia raccontando qualcosa di nuovo alle mamme, ma ai maschietti, ai babbi presenti e futuri forse sì.
Siamo geneticamente inferiori, ragazzi, inutile girarci attorno e non sarà mica un caso se le vedove vivono molto più a lungo dei vedovi (mia nonna quaranta anni tondi, mia mamma è già quasi a quota dieci e mia suocera a sette).
Chiudo questa desolante constatazione con una storiella che mi è stata girata dalla fortunata (come la chiamo io…) seconda signora Guetta, qualcosa che spiega molto bene la situazione.

Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice ‘Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto’. Va in cucina e prepara i panini per l’indomani. Sistema le tazza per la
colazione, estrae la carne dal freezer per la cena
del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la
zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva.
Poi mette i vestiti bagnati nell’asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono,
ripone l’elenco telefonico e da’ l’acqua alle piantine.
Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare.
Firma un biglietto d’auguri per un’amica, ci scrive l’indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba.
Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l’asciugamano.
‘Pensavo stessi andando a letto’ commenta il marito.
‘Ci sto andando’, dice lei.
Mette un po’ d’acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori.
Da’ un’occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti.
Finalmente è nella sua stanza.
Tira fuori i vestiti e scarpe per l’indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente si sdraia sul letto.
In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: ‘Vado a letto’.
Va in bagno, fa la pipì, si gratta il sedere e mentre da’ un’occhiata allo specchio pensa: ‘Che PALLE, domani devo fare la barba’ … e senza altri pensieri va a dormire.

Forse ha una certa idiosincrasia verso i giornalisti, e lo posso pure capire.
Fatto sta che il Corvino più misurato degli ultimi 1500 giorni viola ha regalato ieri sera un’ora di ottima radio a “Viola nel cuore”, una trasmissione che, lasciatemelo dire, sta regalando enormi soddisfazioni per via della bravura di Leo Vonci (ma lo sapevo), il carisma di Marzio Brazzini e Pippo Baragli (e anche questo lo immaginavo) e per il talento da autentico showman di Pietro Vuturo (una scoperta assoluta).
Il ds è stato perfino benedicente per chi di noi ogni tanto, spesso o sempre non lo ha seguito o è rimasto folgorato sulla strada di Vernole.
Corvino ha finalmente riconosciuto che dietro alle critiche, in verità spesso fuori luogo visti i risultati, ci può stare la buonafede e l’eccessivo tifo.
Su Munoz ci ha fatto capire che è oggetto di desiderio concreto e mai si era sbilanciato così e che Prandelli, al contrario mio, non ritiene opportuno un rinforzo per il centrocampo perché ha una soluzione in testa che non è Jorgensen, che quest’anno fatica a reggere i ritmi.
Intervistato dai tifosi, Pantaleo ne è uscito alla grande e ora, come nei cineforum degli anni settanta, si apre il dibattito: merito di chi lo interrogava, del protagonista o demerito di noi con tanto di tessera?

Dico la verità: ieri sera prima che cominciasse la trasmissione a Rtv38 ero un po’ preoccupato perché non c’era stata la partita e avevamo quindi davanti due ore mezzo senza contributi.
Ed invece è andata, secondo me, benissimo, perché abbiamo parlato di calcio tra signori che possono piacere o meno, ma che hanno tutti una certa esperienza, dovuta se non altro al passare degli anni.
I fondamentalisti del pallone, coloro che erano (anche con qualche buon motivo) arrabbiati con la trasmissione più vista in Toscana si saranno accorti che da un paio di mesi i toni sono cambiati?
Che si dialoga, magari con un po’ di pepe in più rispetto al normale, ma senza derive di alcun genere?
Lo dico con un certo distacco, perché non ho mai preso troppo sul serio gli inviti, anche affettuosi, a staccarmi dalla mia compagnia televisiva e quindi considero i miei interventi a Rtv38 un piacevole diversivo rispetto ai pressanti impegni quotidiani di Radio Blu.
E tra poco vedrete che ci sarà una sorpresa che nessuno un anno fa avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare.

Mentre ieri sera intervistavo Matteo Renzi nel Pentasport pensavo a come ero io alla sua età, a 34 anni: senza figli (poi mi sono rifatto…), in pieno combattimento lavorativo, certamente non maturo come lo è lui oggi e meno esperto nella guida di una redazione che era la metà di adesso.
Credo che anche i più acerrimi nemici debbano riconoscere a Renzi doti comunicative e di vitalità non comuni.
Intanto decide, fatto assolutamente fondamentale nel magma politico dove i veti incrociati sono spesso il comune sentire.
Poi ci mette la faccia, dà delle scadenze, per ora le rispetta.
Fuori onda è esattamente come lo avete sentito, non paludato, pronto spontaneamente ad indossare la maglietta di “Viola nel cuore” e pure a “cazzeggiare” con Leo Vonci e gli altri ragazzi della trasmissione.
Doveva rimanere un’ora e ha raddoppiato, ma se non fosse stato per il fatto che chi lo accompagnava doveva tornare a casa avrebbe fatto pure la terza ora perché si divertiva e (credo e spero) ha interessato le persone all’ascolto.
Ovviamente lo aspettiamo tutti alla prova dei fatti, ma non si può proprio dire che nei primiquattro mesi e mezzo di governo della città sia stato con le mani in mano.

Quello che avevo scritto in epoca non sospetta oltre un mese fa si sta avverando: più passa il tempo e più cresce la voglia della Federazione di prendere Prandelli, uno dei pochissimi capace di mettere d’accordo tutti.
Non bisognava essere dei geni per arrivarci, in Italia infatti sono pochissimi i tecnici che possono ambire alla panchina azzurra.
Tolto Ancelotti, considerato un po’ troppo caratteriale Spalletti, chi rimane?
Naturalmente nessuno pensa più a soluzioni interne, come accadde da Valcareggi a Maldini, perché Casiraghi mi pare già improponibile per l’Under 21, figuriamoci per la Nazionale maggiore.
Rimane appunto Prandelli, che però è tutto tranne che selezionatore.
Lui gli uomini ha bisogno di averli sempre sotto mano per plasmare il gioco che ha in testa e poi non è ormai acclarato che si trovi meglio con rose non troppo numerose?
Esiste quindi una contraddizione di fondo: Prandelli sarebbe l’ideale, ma più per un fatto di immagine che sostanziale.
Per togliere ogni problema ad Abete non rimane che far trovare ai tifosi viola sotto l’albero natalizio un bel rinnovo almeno con Cesare fino al 2014.

Alla fine, di tutto il casino scoppiato per le frequentazioni fuorigioco di Marrazzo , restano due sole cose concrete: le sue dimissioni (inevitabili, mi pare) e lo stipendio, che tra ninnoli e nannoli è di oltre 10mila (diecimila!) euro netti al mese e che continuerà ad essere percepito fino al prossimo maggio, cioè fino all’insediamento del nuovo Governatore del Lazio.
Si tratta di 70mila euro netti, cioè 140mila lordi, che corrispondono a quattro stipendi annui di un qualsiasi impiegato e tralascio il doloroso caso di sfruttamento generalizzato, dai call center al lavoro al nero.
Se Marrazzo volesse ricominciare a risalire la china dello sputtanamento dovuto non tanto alle visite ai trans, quanto alla verità raccontata a rate (cioè, come già scritto, nessuno è un eroe in certi momenti, ma se devi confessare fallo tutto in un botto e non a puntate), dovrebbe pubblicamente rinunciare a quei soldi, che moralmente non gli spettano assolutamente, visto che non è affatto malato fisicamente, ma solo depresso e dimesso.
Se, come credo, non lo farà, andrà ad aggiungersi alla folta schiera dei furbetti coi soldi nostri, salvo poi tornare in Rai con lauto stipendio (quindi non è che rimanga senza lavoro e reddito) come da italico copione.

P.S. Scusate, non c’entra niente, ma non resisto.
E quindi, pur ammirando Adriano Celentano come artista, leggetevi il suo attacco del pezzo di oggi sul Corriere della Sera a proposito di X Factor e poi ditemi che fatemi sapere se qualcuno ha notizie della lingua italiana…

A chi devo dire bravo? Immagi­no a Giorgio Gori. È lui il produttore di questo riusci­tissimo programma. Mi sento quasi in colpa di non aver seguito le edi­zioni precedenti.
Quest’anno inve­ce, grazie a uno dei magnifici tre, mi riferisco ai giudici naturalmen­te, di cui proprio con uno di loro, avendo anche dei rapporti «molto ravvicinati», ho avuto modo di ana­lizzare non tanto il Factore di que­sta x, così estranea alla diroccata Rai di oggi, ma quanto invece, io ne fossi coinvolto e, soprattutto i moti­vi per cui non posso annoiarmi.

Forse è vero, forse è davvero colpa di noi della comunicazione se a Firenze fioriscono i partiti integralisti del calcio.
Nel caso specifico si tratta di quelli che appena sentono una mezza critica subito si buttano addosso al malcapitato e lo fanno a fette dandogli di vedova di Cecchi Gori, di gufo e via a seguire.
Dall’altra parte ci sono coloro che non si arrendono nemmeno di fronte all’evidenza, quelli che “Corvino deve stare a Lecce”, “Montolivo è un mezzo giocatore”, “Frey non sa uscire e prendiamo molti gol per colpa sua”.
Noi della comunicazione siamo più subdoli, facciamo filtrare, intuire, a volte accenniamo, salvo poi essere smentiti, ma facciamo finta di niente.
E invece sarebbe molto semplice dire: “mah, forse mi sono sbagliato”.
Esempi personali dell’ultim’ora che riguardano il proprietario del blog che state leggendo: Natali era meglio di Comotto centrale a Udine.
Su Castillo invece apro una parentesi: non è affatto vero che fossi prevenuto, anzi sul primo calcio d’angolo viola con lui in campo ho sperato (e detto in radiocronaca) che smentisse le mie perplessità.
Ma non l’ha fatto e se bisogna essere contenti perché in mezz’ora abbondante di gioco ha rifilato una stecca a D’Agostino (come ha detto ieri sera Leo Vonci a Viola nel cuore), ciccato al volo due palle e fatto praticamente niente, beh, io non mi adeguo e continuo a ritenere imbarazzante la sua prova, anche se abbiamo vinto.
Poi magari col Parma va dentro, segna due gol e gli do 8 in pagella, ma è un’altra partita e un’altra storia.
Tornando all’onestà intellettuale calcistica, e tralasciando pietosamente i presunti procuratori senza tessera che giocano a fare i personaggi, guardo nell’orto di casa mia, tanto per far capire che chi è senza peccato può scagliare la prima pietra.
Ieri nel Pentasport Marco Meucci si è lanciato in una disperata analisi psuedo-negativa della prova di Montolivo, che infatti era stato convocato quattro ore prima in Nazionale da Lippi, che si presume capisca di calcio più di lui e del sottoscritto.
Non so perché Montolivo, il migliore a Udine, non piaccia in assoluto a Marco e in sede di analisi dei singoli ognuno può dire quello che vuole, ma si trattava chiaramente di un giudizio preconfezionato.
A prescindere, come avrebbe detto il grande Totò.
Ecco, ci fossero meno giudizi a prescindere e più analisi attente senza pregiudizi, staremmo tutti meglio, ma capisco che forse chiedo troppo.

Tre punti che valgono molto di più…dei tre punti.
Vincere in queste condizioni è impagabile e regala una forza interiore che ci aiuterà nel corso della stagione.
Sono molto contento di essere stato smentito, ma non tanto sulla rosa (continuo a credere che ci farebbe comodo un centrocampista in più e che Castillo sia inadeguato), quanto sul fatto che il pareggio sarebbe stato da firmare.
Abbiamo dato un segnale forte al campionato, in una giornata in cui hanno vinto tante pretendenti all’Europa.
Il migliore per me è stato Montolivo, a ruota Marchionni, che salta quasi sempre l’uomo, mentre Vargas ha incontrato per la prima volta uno (Basta) che lo ha bloccato, almeno nel secondo tempo, ma poi ha segnato la rete decisiva.
Tanto di cappello a Natali, che ha giocato una signora partita, non pagando affatto dazio per la lunga assenza e smentendo le mie perplessità, che forse non erano solo mie.
Godiamoci la sosta, riprendiamo fiato che ci aspetta un trittico mica male: Parma, Lione, Inter, ma lo spirito è quello giusto.

Questa di Zanetti è con Gamberini la tegola più grossa.
Io ribadisco il concetto a costo di sembrare noioso e inopportuno alla vigilia della partita di Udine: non si può affrontare una stagione così con soli tre giocatori per i due fondamentali ruoli di interditori a centrocampo.
Mettiamo che uno tra Montolivo e Donadel si faccia male domani al Friuli (e tocchiamo ovviamente ferro), che si fa?
Davvero è pensabile che Jorgensen, che regge a malapena un tempo su certi livelli, possa fare quel lavoro?
Oppure pensiamolo davvero, ma in una specie di autosuggestione collettiva, altrimenti mettiamo Gobbi che però è ormai un esterno.
Detto questo, per onestà critica e perché mi va sempre di esternare quello che penso, mettiamoci in marcia verso Udine con la consapevolezza che strappare un pareggio in queste condizioni sarebbe un po’ come vincere.

P.S. Scusate, ma non vi capisco: che male c’è ad essere preoccupati e a sottolineare, come del resto feci il 31 agosto, che a centrocampo manca un uomo e che Castillo non mi dà garanzie per l’eventuale cambio a Gilardino?
Sono valutazioni personali, mica accuse ad alzo zero contro Corvino, Prandelli e Della Valle.
Se poi andiamo meglio dell’anno scorso, come stiamo facendo, io sarò felicissimo, ma non vorrete mica che si passi il tempo a gridare sempre “evviva”, si potranno dire o no delle cose che si pensano.
Ragazzi, calmatevi, ve l’ho detto già altre volte: è solo calcio, lasciate stare i fondamentalismi.

Abbiamo avuto una bella folata di malasorte: Gamberini, Mutu, Jovetic, Frey e forse Zanetti tutti insieme fuori.
Più Dainelli squalificato e Natali che non si sa come stia, qui se a Udine si strappa un pareggio bisogna festeggiare con lo champagne.
E’ il prezzo da pagare alla Champions, lo sapevamo ed è inutile piangerci troppo addosso.
Manca la controprova per sapere come sapere stata la situazione con una rosa più ampia, peggio però non credo.
L’unica, mi pare, è mettere Comotto centrale e sperare che gli undici contati che andranno in campo a Udine reggano fino al termine, soprattutto in difesa.
Meno male che Marchionni e Vargas volano e che Montolivo sta giocando da un mese su ottimi livelli e chissà che Prandelli non decida di giocarsela tutta all’attacco proprio per impedire di essere pressati dietro.

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