Fiorentina


Se fossi stato il responsabile delle comunicazione della Fiorentina, avrei lasciato parlare ieri Cesare Prandelli.
Lo dico con il massimo rispetto per chi svolge quel lavoro improbo, che io non farei mai a cifre normali.
Vorrei cioè un ingaggio da prima firma del giornalismo italiano per andare tutti i giorni a battagliare con quella categoria variegata e con non troppa preparazione culturale media di cui faccio parte anch’io.
Siamo tutti dotati di un ego ad espansione rapida, convinti di subire torti ad ogni mezza frase che non ci va bene e qualcuno di noi (qui però mi escludo) è pure convinto di essere indispensabile all’umanità solo perché sa mettere due parole in croce (ma esiste uno che fa il capo e che scrive il verbo avere senza l’acca e gli altri colleghi misericordiosi lo correggono…), oppure se qualcuno gli dice di averlo ascoltato.
Un lavoraccio, insomma, quello di tenere i rappoprti con i media, una specie di missione da non augurare a nessuno.
Detto questo, ieri era meglio se Prandelli parlava dopo l’articolo frizzante di Benedetto Ferrara, che ha messo a nudo qualche inevitabile nervo scoperto.
Inevitabile perché a questo punto la tensione si sentire, non potrebbe essere altrimenti.
Siccome Benedetto è tra i più seri e preparati tra noi, sono certo che niente del virgolettato di Prandelli è inventato e comunque non è che siano state scritte cose pesanti che potevano ipotecare il futuro rapporto tra il tecnico e la Fiorentina.
Su Prandelli si appoggia adesso l’intero progetto viola, nella tempesta assurda del processo di Roma tutti guardiamo a lui come pilastro per ripartire.
Anche Corvino certo, ma Prandelli è un’altra cosa e poi qui non è che ci si debba mettere a fare classifiche a chi è più bravo.
Ci fidiamo tutti di Prandelli, giocatori, stampa e tifosi: per questo è meglio sentire la sua voce, capire come la sta vivendo lui questa situazione da incubo.

Per capire come eravamo messi nell’aprile del 2005 non bisogna fare troppi sforzi, basta pensare a quello che stanno pensando adesso gli avvocati che compongono il collegio difensivo della Fiorentina, e con loro tutti noi.
La pensano in modo non proprio univoco e la divisione verte sulla strategia da adottare nel secondo tempo della partita con la giustizia sportiva che comincia domani.
E’ la stessa cosa che accadde quindici mesi fa: i Della Valle erano convinti di essere nel giusto, di combattere le loro sacrosante battaglie, ma poi, complici i loro errori tecnici (leggi soprattutto Zoff), si accorsero che qualcosa non quadrava, che qualcuno li stava spingendo verso la B.
E così, spinti dai consigli di tutti noi, sono andati a chiedere equità al vice presidente federale.
Anzi, quello si è offerto da solo come sponda per le legittime aspirazioni di giustizia di Della Valle e Mencucci.
Ora accade più o meno la stessa cosa.
I dirigenti viola sono assolutamente convinti di non aver commesso alcun illecito e hanno deciso coerentemente di andare al muro contro muro, con punte controproducenti di polemica, come il riferimento a Rossi e ai suoi pranzi con Blatter che io avrei evitato.
Però questo è un atteggiamento che non paga in alcun modo, ormai è chiaro.
La Federcalcio vuole il sangue, cioà l’ammissione di colpevolezza e poi semmai una richiesta di clemenza da parte delle società incriminate.
Insomma vorrebbe che Della Valle dicesse “ho sbagliato, ho cercato appoggi per salvarmi, ma sono stato costretto dal sistema a comportarmi così. E poi non ho ottenuto niente, perché i risultati, sono sotto gli occhi di tutti, sono stati contrari alla Fiorentina”.
Vorrebbe cioè che i Della Valle e Mencucci dichiarassero il falso per infliggere magari ai viola una pena più lieve.
Ma conoscendo i dirigenti della Fiorentina un’eventualità del genere non accadrà mai e quindi, almeno a livello di giustizia sportiva, prepariamoci al peggio anche nella prossima settimana.

Qui il vero problema è cosa fare.
Contestare stasera D’Alema? Occupare stazioni e autostrade? Marciare su Roma o su Milano verso la casa di Rossi? Restituire i certificati elettorali?
L’ultima proposta del Collettivo è civicamente inattaccabile e di buon senso, ma io in tutta sincerità non me la sentirei mai di barattare il mio diritto-dovere di votare con la passione per la Fiorentina.
Ve lo confesso con molta sincerità, perché fin da bambino amo calcisticamente la mia squadra, ma ritengo che la nostra vita sia una somma di priorità e tra queste il voto mi pare tra le più importanti.
Una volta detto che non rinuncerei al mio certificato elettorale, resta il quesito iniziale: che facciamo?
Beh, intanto pensiamo a quello che non dovremmo più fare: creare problemi di ordine pubblico,
E poi non dobbiamo mollare nel nostro amore verso la Fiorentina.
Lo dico per le presenze allo stadio e per la passione che ci dobbiamo mettere, qualunque sia la serie in cui questi nuovi e foschi padroni del calcio ci manderanno a giocare.
Sul resto continuo a credere che togliere un po’ di soldi al sistema stipulando meno abbonamenti alla televisione a pagamento sia un segno concreto di dissenso.
E poi, disertare l’eventuale mostra della Coppa del Mondo. a Firenze.
Oppure andare tutti insieme e fischiare sonoramente non appena arrivano quelli.
Dice: scusa, ma non eri te a tifare per la Nazionale? Sì, ma un conto è la partita, l’evento agonistico e la soddisfazione da italiano di battere i tedeschi e i francesi, un altro è fare da claque al tronfio Rossi e al suo codazzo.
Per me la Coppa del Mondo è finita un’ora dopo il rigore di Grosso e mi pare anche di averlo scritto.
La Fiorentina invece continua sempre, anche se continerò ad andare alle urne.

Premessa: non ci sono elezioni in vista e quindi non esiste alcun calcolo politico.
Detto questo, io penso che se Matteo Renzi, Leonardo Domenici ed Eugenio Giani non ricoprissero le cariche che ricoprono, molto probabilmente sarebbero andati pure loro alla manifestazione di lunedì.
Magari non avrebbero occupato i binari della stazione (ma forse Renzi…), però da tifosi viola non sarebbero stati fermi.
Scrivo questo per dire che Firenze è certamente la città più compatta tra quelle travolte dal tornado Rossi-Palazzi-Ruperto.
Penso che domani sera se ne accorgerà pure Massimo D’Alema e poi probabilmente trarrà delle conclusioni sull’improvvido giustizialismo ad intermittenza di buona parte della sinistra.
Qui non ci sono divisioni tra noi, siamo tutti terribilmente incazzati (e scusate il francesismo) per la sentenza di venerdì.
Però ribadisco il concetto: è bene fischiare chi vogliamo, fare slogan graffianti contro chi sappiamo, ma basta con azioni che possano determinare disagi per la collettività.
Siamo infatti in pericoloso equilibrio mediatico e un passo in più potrebbe essere fortemente controproducente.
Ultima cosa: scusate se non rispondo ai vostri post, ma fino a sabato andrà così.
Vi leggo con molto piacere, ma ho solo un’ora al giorno di accesso ad internet, dopo gli ultimi avvenimenti modero solo io e quindi non ho purtroppo il tempo materiale per rispondere.

UNA CONSIDERAZIONE VELOCE SU QUANTO AVETE SCRITTO ED UNA NOTIZIOLA ILLUMINANTE SUL NOSTRO DORATO MONDO GIORNALISTICO.
La considerazione è che sono d’accordo sul promuovere il video della Provincia in più luoghi possibili. Se si potesse, è da far vedere in televisione e magari lo potremmo fare a Rtv38, ne parlerò con il direttore Corsi, perchè tanto a livello nazionale (leggi la triste storia Pastorin-Ferrara) la considerazione è minima.
La notiziola è che ho scoperto che il famoso post con la bestemmia è partito da Folgaria, quasi sicuramente da dove è allestito il padiglione per la stampa. Quello che è certo è che, come avevo sospettato, qualcuno dallo stesso padiglione ha “moderato” il commento (penso sia lo stesso che ha fatto partire il bestemmione) dopo aver recuperato appositamente il computer dell’unica persona che in mia assenza era deputata ad entrare nel programmao. So già di chi si tratta e lui sa che io so, bella gente vero?

Una grande dimostrazione di strategia “militare”, un’ottima forma di autocontrollo, un modo efficace per andare sulle prime pagine dei giornali e urlare così tutta la nostra rabbia.
Però, ragazzi, basta così: una volta è sufficiente e ripetere l’occupazione di ieri in altre forme che danneggino nuovamente la collettività sarebbe un clamoroso autogol.
Lo stesso sindaco Domenici non se l’è sentita di andare contro i dimostranti come (pensiamoci bene) imporrebbe il ruolo e questo dà il segno di quanto la misura sia ormai colma, ma adesso bisogna pensare bene a cosa fare e soprattutto bisogna giocarcela alla grande nell’appello sportivo.
A me questa storia del ricorso al Tar piace poco, mi fa istintivamente venire in mente i nostri anni calcistici più bui, quelli in cui ci dicevamo che ci saremmo sicuramente salvati perché tanto mancavano molte partite alla fine del campionato.
Il Tar non ci rimette in serie A, al massimo a fine agosto può decidere di azzerare per un vizio di forma il processo e farlo così ripartire di nuovo, ed è come se rigiocassimo la partita senza nessuna garanzia di vincerla.
Per questo è bene sparare ora tutte le nostre cartucce e poi semmai pensare al ricorso alla giustizia ordinaria.
Stringiamoci quindi di nuovo intorno alla Fiorentina e, dopo lo sfogo di ieri, continuiamo a soffrire in trincea.

Umberto Visintini è all’ospedale con un trauma alla testa e ha ripreso conoscenza solo da un paio d’ore.
La sua macchina fotografica è stata strappata e lui sicuramente picchiato con cativeria da un gruppo di delinquenti che si spacciano per tifosi viola.
Umberto Visentini fa il fotografo per La Nazione e ieri sera lavorava, come da trent’anni a questa parte: il risultato della bravata di questi teppisti è che la protesta di lunedì pomeriggio non avrà riprese televisive e foto sui giornali perché nessuno dei colleghi di Umberto interverrà per protesta.
Cristiano Puccetti è stato aggredito mente faceva il suo lavoro per Lady Radio e per Mediaset ed è stato costretto a lavorare da casa per evitare guai peggiori.
Altri colleghi costretti hanno svolto il proprio lavoro in condizioni difficili e quasi di nascosto per evitare di incorrere nelle ire dei tifosi.
Tifosi? Direi piuttosto imbecilli e violenti e pazienza se qualcuno si arrabbia e magari se la piglia pure con me alla prossima occasione.
Così no ragazzi, così è farsi del male da soli, così è buttare all’aria tutto.
Capisco la rabbia, ma bisogna contenerla, non passando mai alla violenza.
Questa storia delle aggressioni fa male quasi quanto la sentenza: la Firenze che io ho nel cervello e nel cuore non è questa e sono molto preoccupato.
Ora per favore proviamo a calmarci, riflettiamo sul nostro dolore calcistico, aspettiamo la protesta (senza riprese televisive, lo ripeto) di lunedì e ripensiamo alla proposta di boicottaggio economico di questo sistema marcio.

Stavolta la pancia ha il sopravvento sulla testa e davvero non riesco a scrollarmi di dosso questo sentimento di ribellione mista ad astio con cui convivo faticosamente dalle 20.55 di ieri sera.
Pensavo e temevo la B, ma speravo senza penalizzazione, in modo da avere una mezza grazia (secondo loro, è ovvio) in appello.
Così invece ci massacrano e stavolta non sento in giro e non avverto in me lo spirito post alluvione calcistica del 2002 o la dolorosa ironia del 1982.
Avverto piuttosto la rabbia e la cattiveria dei giorni dopo Avellino, quando cedettero Baggio e credevamo di averle già viste tutte ed invece eravamo solo all’inizio.
Sì, sono pericolosamente arrbbiato ed incattivito, quando invece so che è mio dovere stare calmo e ragionare, invitando tutti a stare calmi e ragionare.
Adesso che facciamo?
Intanto non bruciamo i cassonetti e non creiamo problemi di ordine pubblico, anche perché alla fine sono solo problemi nostri, delle nostre forze dell’ordine, di Firenze.
Occupiamo l’A1? Mah, ho qualche perplessità, ci sono pure delle difficoltà logistiche di organizzazione di proteste di questo tipo e poi non so bene che risultati concreti possa portare una cosa del genere.
Qui l’unica è provare ad arroccarsi, nel senso che ci isoliamo dal resto d’Italia e pensiamo solo a fare il nostro, stringendoci intorno alla Fiorentina, che è innocente.
Tutto questo concretamente si traduce in migliaia disdette di abbonamenti a Sky e al Digitale Terrestre e capisco che qualcuno possa vederci interessi radiofonici per via della diretta, ma chi mi conosce sa che non è così: che vengano pure tutte le altre radio a fare la radiocronaca, ci mettiamo d’accordo, non è questo il momento di dividersi.
Una, cinque, dieci radiocronache e niente quattrini ai padroni del vapore: Firenze come l’Inghilterra per secoli, in spledido isolazionismo.
Questi qui (stavo per scrivere altro, ma poi mi querelano) vanno toccati sul portafoglio, uno dei pochissimi argomenti a cui sono sensibili.
Per il resto ci affidiamo a Della Valle e Prandelli e torniamo in trincea, perchè almeno nel 2007/08 io voglio giocare in serie A.

Della Valle con Berlusconi, parrebbe così a leggere l’intervista dell’ex premier, che non troppo casualmente arriva dopo la lettera aperta del patron viola.
Entrambi contro Rossi, il proprietario del Milan con qualche stilettata assolutamente prevedibile verso Borrelli.
Ma non è così. Ci sono, è vero, dei punti in comune, ma è diversa la filosofia di fondo: Berlusconi punta alla moratoria, Della Valle ad una giustizia equa, dove a pagare siano solo i colpevoli, cioè chi ha commesso il fatto.
Intendiamoci: io sono d’accordo con Berlusconi quando dice che è assurdo che gli errori di dirigenti scellerati, corrotti e corruttori ricadano su squadre e tifosi, però qui è la legge ad essere sbagliata e non può essere colpa di chi la applica.
Questa storia della responsabilità oggettiva andava modificata.
Si dovrebbe far pagare solo chi ha commesso il reato: Giraudo, Moggi, Meani, Mazzini, Bergamo, Carraro, Galliani e, se ritenuti colpevoli i Della Valle e Mencucci.
Adesso è tardi per tornare indietro e comunque mi risulta che qualche voce in capitolo in termini di legge Berlusconi l’abbia avuta negli ultimi cinque anni (e la sinistra nel quinquiennio precedente).
La cosa buffa ed in fondo affascinante del calcio è che in fondo rimane una gran livella.
Adesso i due grandi duellanti di Vicenza (ricordate lo scontro all’ultimo sangue in Confindustria nel marzo scorso?) friggono nell’attesa allo stesso modo e con le stesse paure di noi comuni mortali, anche se tutti, noi e loro, ne avremmo fatto volentieri a meno.

Ma perché non si trovano da nessuna parte le intercettazioni in audio di Mencucci con Mazzini o dei Della Valle con Moggi?
Sarei morbosamente interessato ad ascoltarle, perché sono convinto che il tono di quelle telefonate spiegherebbe una cosa che i carabinieri di Napoli e Palazzi non hanno proprio capito: la Fiorentina non faceva assolutamente parte del sistema Moggi o del sistema Juve che dir si voglia.
Comunque quelle telefonate le stanno ascoltando con attenzione Ruperto e gli altri giudici ed io non vorrei essere ottusamente ottimista, ma mi pare che questo allungarsi dei tempi sia un segnale non negativo.
Non credo alla farsa, cioè al fatto che la sentanza sia già scritta e che questa sia solo una messa in scena.
Sarebbe troppo e poi Ruperto, uno che nella vita professionale ha avuto tutto quello a cui un laureato in legge poteva aspirare, a 81 anni si presterebbe ad una buffonata del genere?
No, lì stanno davvero valutando, spero senza pregiudizi.
E a noi non rimane altro che aspettare, inseguiti da un’ansia che cresce ogni giorno di più.

E così Diego Della Valle nel processo di Roma, invece di difendere la Fiorentina con ragionamenti che a noi comuni mortali sembravano filare, raglierebbe.
Questa l’interpretazione di Guido Rossi, che in verità già da qualche settimana aveva dato segnali inquietanti sull’interpretazione del proprio ruolo di commissario straordinario della FIGC.
Bisognerebbe che qualche anima buona spiegasse al professor Rossi che il suo incarico è, appunto, straordinario, cioè dettato dalla cupezza della situazione, dalla gravità delle circostanze e limitato nel tempo.
Nessuno lo ha eletto e quindi, proprio perché chiamato in tutta fretta a dirigere una partita così difficile, dovrebbe essere non sopra le parti, ma di più.
E dare sempre l’impressione di esserlo, sopra le parti.
In questo modo invece Rossi dà la sensazione di mettersi a giocare pure lui e non è una faccenda simpatica, soprattutto per noi perché sembra (sottolineo sembra, altrimenti querela pure me come ha già fatto con altri colleghi) che così giochi contro Della Valle e quindi contro la Fiorentina.
Non ce ne sarebbe il motivo e perciò è meglio pensare che non sia vero niente, ma si può almeno dire che la risposta (non cercata) di Rossi a Della Valle è stata una brutta, bruttissima, caduta di stile?

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