Per capire come eravamo messi nell’aprile del 2005 non bisogna fare troppi sforzi, basta pensare a quello che stanno pensando adesso gli avvocati che compongono il collegio difensivo della Fiorentina, e con loro tutti noi.
La pensano in modo non proprio univoco e la divisione verte sulla strategia da adottare nel secondo tempo della partita con la giustizia sportiva che comincia domani.
E’ la stessa cosa che accadde quindici mesi fa: i Della Valle erano convinti di essere nel giusto, di combattere le loro sacrosante battaglie, ma poi, complici i loro errori tecnici (leggi soprattutto Zoff), si accorsero che qualcosa non quadrava, che qualcuno li stava spingendo verso la B.
E così, spinti dai consigli di tutti noi, sono andati a chiedere equità al vice presidente federale.
Anzi, quello si è offerto da solo come sponda per le legittime aspirazioni di giustizia di Della Valle e Mencucci.
Ora accade più o meno la stessa cosa.
I dirigenti viola sono assolutamente convinti di non aver commesso alcun illecito e hanno deciso coerentemente di andare al muro contro muro, con punte controproducenti di polemica, come il riferimento a Rossi e ai suoi pranzi con Blatter che io avrei evitato.
Però questo è un atteggiamento che non paga in alcun modo, ormai è chiaro.
La Federcalcio vuole il sangue, cioà l’ammissione di colpevolezza e poi semmai una richiesta di clemenza da parte delle società incriminate.
Insomma vorrebbe che Della Valle dicesse “ho sbagliato, ho cercato appoggi per salvarmi, ma sono stato costretto dal sistema a comportarmi così. E poi non ho ottenuto niente, perché i risultati, sono sotto gli occhi di tutti, sono stati contrari alla Fiorentina”.
Vorrebbe cioè che i Della Valle e Mencucci dichiarassero il falso per infliggere magari ai viola una pena più lieve.
Ma conoscendo i dirigenti della Fiorentina un’eventualità del genere non accadrà mai e quindi, almeno a livello di giustizia sportiva, prepariamoci al peggio anche nella prossima settimana.