Che notte: sono completamente stordito e diventare babbo a 46 anni suonati è qualcosa di incredibilmente bello.
Ora avrete capito perché ogni tanto negli ultimi tempi marcavo visita…
Devo dire di essere ancora migliorato nell’assistenza al parto: ancora un paio di pupi e divento perfetto (approfitto del fatto che quando anche Letizia leggerà queste righe sarà ancora troppo debole per inseguirmi col forcone).
E sono sempre più convinto del fatto che se a partorire dovessimo essere noi maschi, il mondo si sarebbe già estinto da millenni.
Grazie a tutti voi che avete fatto gli auguri a noi e a Cosimo, con una menzione particolare per violanews.com, ma qui giocavo un po’ in casa, e per agli amici di fiorentina.it, che hanno dimostrato una volta di più come si possano avere dei valori che vanno al di là della concorrenza.
E grazie anche al sito firenzeviola.it, ho letto solo adesso degli auguri, che sono graditissimi.
Grandissimo Prandelli
Prandelli batte Malesani due a zero, e lo dico un po’ dispiaciuto perché, dopo le baruffe stiriche di quasi dieci anni fa, ho imparato a conoscere il tecnico di Verona (e lui me) e quindi lo seguo con simpatia ovunque sia ad allenare.
Ma Prandelli oggi, senza Toni e Mutu, ha vinto la partita più di Liverani, Gamberini e Pazzini, che pure sono stati tra i migliori.
L’ha vinta per come l’ha preparata, per come sembrava che non contasse l’assenza del pubblico, per il gioco che a tratti assomigliava a quello entusiasmante dell’anno scorso.
Mi verrebbe voglia di spingere sull’acceleratore per perorare una velocissima firma sul contratto, almeno fino al 2010, ma se cavalco giornalisticamente questa storia faccio audience e non il bene della Fiorentina.
Prandelli firmerà, ne sono certo, ma se per caso esisteva un minimo dubbio, la prova di oggi dovrebbe aver spezzato via anche le nubi più piccole.
Scusate per l’interruzione
Spero abbiate capito che non dipendeva dalla mia volontà l’interruzione delle risposte delle vostre domande.
Da oggi riparto, sperando che siate comprensivi se ogni tanto stacco la spina.
Intanto, in mezzo a tanti progetti, stiamo preparando con Ernesto Poesio un’ora di trasmissione davvero unica, dedicata a Roberto Baggio, che tra poco compie 40 anni.
Avrei voluto romanticamente mandare in onda lo speciale il 14 febbraio e dedicarlo a tutti gli innamorati del calcio, ma proprio quel giorno, quasi a riportarci alla triste quotidianità, c’è l’arbitrato dei Della Valle e Mencucci.
Ascolterete tutto giovedì 15 e vi assicuro che è un tuffo al cuore e nel passato, condito da un reportage molto particolare.
Per domani prepariamoci a qualcosa di inedito, che certamentente mi e ci sorprenderà.
Spero solo che non si debba pagare troppo pegno a questa situazione dolorosa eppure inevitabile, visto il livello di inciviltà a cui siamo (sono) arrivati.
Passi indietro
Bisogna per forza farli questi passi indietro, prima che sia troppo tardi.
Per esempio: nella nostra santificazione del calcio di una volta, siamo sempre tutti lì a dire nostalgicamente che “una bella scazzottata” tra tifosi era il massimo che poteva succedere, dando a questo gesto la patente di non gravità.
Sbagliato. Molto sbagliato.
Così legittiamo la violenza, ed il nostro meccanismo mentale è identico a chi, tra i protagonisti del calcio storico, considera l’arena di Piazza Santa Croce una zona franca, fuori dalle normali regole del vivere civile.
Ecco, vogliamo tornare al vivere civile, che deve comprendere pure lo spettacolo calcistico.
Va bene la presa in giro, ma non l’insulto, basta con il “devi morire” e tralscio i buu razzisti perché chi li fa è solo un mentecatto.
Ok al “chi non salta un bianconero (o rossonero, o interista, fate voi) é”, no a slogan offensivi, che pure, a microfoni spenti, ho cantato anch’io perché ormai era ed è normale approcciarsi così allo stadio.
Ci farà male vedere lo stadio vuoto, che fra l’altro è molto penalizzante per la Fiorentina, ma come ho scritto nel precedente post questa è davvero una delle ultime possibilità che abbiamo per non consegnare il nostro sport preferito ai teppisti travestiti da tifosi o sedicenti tali.
La ribellione della gente onesta
Racconto solo oggi, a distanza di quasi quattro anni, e dunque con colpevole ritardo, una cosuccia da niente che accadde nell’anno della C2.
Organizzano una partita al Franchi “per la Fiorentina e per Firenze” ed un tizio che fa parte dello staff mi chiede a nome del popolo viola se Radio Blu vuole essere tra gli sponsor.
E’ uno di quelli piuttosto spicci nei modi, fascista nella testa e nell’agire che un anno dopo avrebbe rotto i rapporti con me perché secondo lui non avrei dovuto intervistare Adriano Sofri.
Insomma, uno preoccupante a trovarselo davanti come avversario.
Si trattava di avere il nostro nome ripetuto cinque volte dallo speaker e forse, se avessero fatto in tempo, di mettere uno striscione a bordo campo.
Costo dell’operazione, 400 Euro: una follia per quello che offrivano.
Il tizio preoccupante mi fa capire che “politicamente” per la radio è meglio esserci, perché “quegli altri” ci sono, e così io tiro fuori di tasca mia i 400 Euro (se avessi proposto una cosa del genere a Rinaldo, mi avrebbe inseguito col forcone…).
Naturalmente lo striscione non è mai arrivato, allo stadio ci saranno state al massimo mille persone e non so nemmeno se Radio Blu è stata nominata dallo speaker.
Era una specie di pizzo quello per vivere più tranquillo?
Penso proprio di sì, anche perché, la “proposta che non potevo rifiutare” arrivava neanche due anni dopo i sei mesi di inferno vissuti causa della diatriba Sconcerti-Antognoni, delle lettere anonime, degli striscioni e delle minacce.
Nei primi tempi dell’era Della Valle, il tizio dai modi spicci era solito frequentare le segrete stanze del palazzo viola.
Poi la Fiorentina è cresciuta come società, devono aver capito e adesso, fortuna, se ne sono un po’ perse le tracce.
Questo è solo un piccolo episodio, ma chissà quanta altra gente in Italia (a Firenze, va meno peggio che da altre parti) ha dovuto subire in giro per l’Italia la prepotenza di chi ha deciso di essere l’unico vero custode del tifo.
Hanno fatto una statistica: pare siano 80.000 i teppisti o potenziali tali, o comunque i fiancheggiatori di questi delinquenti.
Una cifra enorme, ne basterebbero molti meno per un colpo di Stato.
Sono loro e non Amato, la Melandri o Pancalli che ci hanno tolto il gusto del calcio.
Pensateci nella vostra legittima arrabbiatura quando domenica pomeriggio, invece di essere al Franchi, vi toccherà stare davanti alla televisione o attaccati alla radio per ascoltare quel bischero del Guetta.
DEVO UNA SPIEGAZIONE A PROPOSITO DEL TERMINE FASCISTA CHE HO USATO NEL POST.
SI PUO’ ESSERE FASCISTA ANCHE VOTANDO A SINISTRA, BASTA PENSARE DI VIVERE DI PREPOTENZA, USANDO LA FORZA, NON LASCIANDO SPAZIO AL PENSIERO E ALLA LIBERTA’ ALTRUI.
QUESTO E’ QUELLO CHE INTENDEVO DIRE A PROPOSITO DEL TIZIO IN QUESTIONE E DI TUTTI QUELLI CHE IL CERVELLO LO AZIONANO A MOMENTI ALTERNI E SOLO PER ESERCITARE, APPUNTO, LA PROPRIA PREPOTENZA.
SCUSATEMI ANCORA SE NON RISPONDO AI POST, MA HO LETTO TUTTO.
DA FIN SETTIMANA RIPARTIAMO COL DIALOGO,
David
Spiegazione ai naviganti
Vi devo una spiegazione: in questi giorni riesco a malapena a moderare i commenti, sfrondarli dalle parolacce e minacce e metterli nel blog.
Siete in quasi duemila0gni giorno a vedere quello che c’è scritto e mi piange il cuore non poter rispondere a chi mi chiede commenti o contesta alcune mie affermazioni, ma, credetemi, non riesco proprio a riparare a tutto ed entro un paio di settimane vi spiegherò il perché.
Quindi scusatemi e magari continuate a dialogare tra voi, io cercherò di dare il mio contributo la mattina presto o la sera tardi.
Un abbraccio a tutti e… grazie della fiducia.
La vedo buia
Raramente ho visto Eugenio Giani arrabbiato come in questi giorni.
Lui, la diplomazia fatta persona, ha abbassato notevolmente la propria soglia di intolleranza.
C’è da capirlo perché gli si sta rovesciando il mondo addosso. Tutti a tirarlo per la giacca, per sapere quando lo stadio sarà a norma.
Ora, può darsi che l’amministrazione comunale sia pure incappata in qualche lungaggine burocratica e che quindi abbia delle colpe, ma gli argomenti di Giani non mi sembrano peregrini.
C’era un ordine prefettizio che permetteva di andare avanti fino a giugno e per la creazione di ciò che ancora manca (la centrale operativa emersa da terra, la gabbia e i tornelli) è necessario indire un bando perché qui si amministra la cosa pubblica e non una società privata.
Comunque sia, la vedo buia perché dal Viminale tira un’aria di intransigenza e Amato si batterà fino all’ultimo per evitare deroghe che provocherebbero inevitabilmente le proteste degli esclusi.
Spero tanto di sbagliare, ma temo che dovremo prepararci alla prima volta del Franchi deserto.
Meglio una settimana in più
Qualcuno sta cominciando a capire che stanno facendo sul serio.
Non si schierano infatti i ministri dell’interno, della giustizia e dello sport (a proposito: complimenti alla Melandri, che sorride grintosa alle tv nazionali e ignora altezzosa le domande del nostro Biagiotti, unico inviato fiorentino a Palazzo Chigi) per proporre pannicelli caldi che poi lasciano tutto com’è.
Eppure c’è qualcosa che non convince.
Giocare domenica prossima metà campionato col pubblico e metà a porte chiuse ha poco senso e davvero penalizza chi non ha colpe, cioè la stragrande maggioranza dei tifosi ostaggio degli 80.000 tra teppisti e fiancheggiatori sparsi in tuuta Italia.
Forse è meglio dare una settimana in più a società e Comuni per adeguare gli stadi e ripartire quindi tutti alla pari.
E chi non ce la fa per i più svariati motivi, e a Firenze la vedo dura per motivi strettamente logistici, ma non sono un architetto, pagherà le conseguenze in termini economici, restituendo i soldi dei biglietti o dell’abbonamento.
GIORNATA DI QUELLE IN CUI SI FRULLA COME MATTI (ABBIAMO UNA SORPRESA IN SERBO…) DOMANI RISPONDO A TUTTI,
David
L’uomo giusto (forse)
Non si diventa uno dei due/tre magistrati più importanti ed influenti d’Italia se non si ha una profonda conoscenza degli uomini e delle loro debolezze.
Per questo ieri sera a Golden Gol non ho resistito alla tentazione e ho domandato fuori onda a Pier Luigi Vigna se davvero Luca Pancalli fosse l’uomo giusto per tentare di tirarci fuori da questo guazzabuglio di violenza e buoni propositi in cui siamo precipitati da venerdì sera.
Rassicurato dalla sua risposta positiva, gli ho quindi riproposto il quesito in diretta e credo sia stato un momento importante della trasmissione.
A me pare che Pancalli goda di un rispetto che era (giustamente) venuto meno in tutti i sensi con Carraro e Matarrese, mentre con Rossi in tanti abbiamo preso una terribile cantonata, fidandoci della sua abilità nel precedente lavoro che svolgeva.
Ci ho ragionato un po’ sopra e sono arrivato a delle conclusioni politicamente scorrette: un uomo come Pancalli, che vede il mondo dal basso (o dall’alto, fate voi) di una sedia a rotelle e che questo mondo è riuscito a rovesciarlo, se ne frega degli interessi economici dei vari potentati.
Se ne strabatte degli eventuali danni delle televisioni, se le partite si giocano il mercoledì invece della domenica, o se gli incassi si dovessero azzerare in caso di gare a porte chiuse.
I sorrisini di circostanza che hanno accompagnato la sua nomina si sono trasformati in rispetto e, in alcuni casi, nel timore che qualcosa stia davvero cambiando.
Dopo la delusione di Rossi ci voglio andare molto cauto, ma intanto, se un uomo come Vigna la pensa come me, forse stavolta non la buttiamo di fuori.
Il senso dello Stato
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.
Pier Paolo Pasolini, 1968