Sarò noioso, ma per me il capolavoro non sono stati i bellissimi gol di Kuz e Montolivo.
No, la cosa straordinaria dell’indimenticabile notte Uefa è stato l’approccio alla gara, la preparazione dei giorni precedenti, come se Torino non fosse mai esistita come partita.
E’ qui che si vede la grandezza di un gruppo e soprattutto la mano di un allenatore fantastico, che ha idealmente pareggiato l’impresa di Spalletti al Bernabeu.
I migliori tecnici italiani abitano a Firenze e Roma, fatto abbastanza curioso e confortante visto che il potere ed i soldi sono altrove.
Molto bene Vieri, che ha ruggito d’orgoglio, in netto recupero Pasqual, Kuz e Gamberini da urlo e Montolivo scintillante.
Su Montolivo devo dire che viene fuori la stanchezza anche in noi giornalisti: lui ha sbagliato ad ignorare indispettito la stampa fiorentina (credo non sapesse che tra le telecamere che lo inquadravano per l’intervista ci fossero anche quelle di casa nostra), però noi, ed io soprattutto, che ho la responsabilità di tutto il lavoro, l’abbiamo fatta troppo lunga nel Pentasport di fine gara.
Mi spiace e mi scuso con tutti, soprattutto con chi era all’ascolto.
Comunque l’incidente diplomatico è chiuso e d’altra parte su questo blog ci sono i post in archivio che testimoniano come da qualche settimana invitassi tutti a non essere così critici verso il giocatore.
Fossero questi i problemi…godiamoci invece un marzo che è cominciato in maniera straordinaria.

TANTO PER LA CRONACA, QUESTO E’ QUELLO CHE AVEVO SCRITTO SU MONTOLIVO LO SCORSO 11 FEBBRAIO, DOPO IL PAREGGIO DI BERGAMO….
A me sarà pure presa la fissazione su Corvino, tanto da dedicargli fin troppi post, ma a qualcuno è presa la stessa cosa con Montolivo e non mi riferisco certo a Prandelli, con cui però una volta su cento non sono d’accordo, se attribuisce a lui gran parte delle responsabilità del secondo pareggio bergamasco.
Scusate, ma mi fido dell’impressione dal vivo e vi assicuro che guardando la partita dalla tribuna stampa Montolivo ha fatto una gran cosa nel rubare con uno scatto di venti metri al novantesimo quel pallone a Coppola.
Poi è andato tutto sulla destra e, secondo me, ha provato a metterla in mezzo, non a tirare, ma era a fine corsa ed è venuto fuori un crossettino piccolo piccolo.

Passata la sbornia, è ora di pensare all’Everton.
Vedremo se e quanto è matura questa squadra dopo l’ubriacante pomeriggio di domenica.
Non festeggiamo niente giovedì sera perchè basterà una distrazione, un gol preso in casa e poi ci sarà da pedalare molto in salita.
Giocherà Vieri?
Sono molto curioso, perché l’uscita di Prandelli è stata un po’ inaspettata ed è la dimostrazione di come quest’uomo possa dire verità brucianti pacatamente, con un carisma che la maggior parte degli allenatori manco si sogna.
“Ha al massimo mezz’ora nelle gambe”, ha sentenziato Cesare ed è un po’ quello che pensavamo tutti da gennaio ad oggi, solo che a dirlo si rischiava di passare per seminatori di zizzania (io comunque l’ho detto, perché mi piace sbagliare da solo…).
Più facile quindi Pazzini dall’inizio, senza escludere la sorpresa Cacia e Osvaldo al suo fianco.

Questa va raccontata, senza vergogna.
Ho un carattere un po’ difficile, perché penso sempre al dopo, a ciò che dovrò fare, a come organizzarmi e a cosa dovrò organizzare.
Per questo mi godo poco il momento, diciamo che in questo aspetto del mio carattere, di buono c’è il fatto che è difficile che dorma sugli allori.
E così è acacduto anche mezz’ora dopo la partita di ieri, mentre giostravo impegnatissimo tra radio, televisione e giornale pensavo “sì, va bene, è acacduto, e adesso?”.
La stessa sensazione che ho provato a Bergamo nel 1996, dopo la vittoria in Coppa Italia.
Poi per fortuna deve essermi venuto in soccorso il “fanciullino” del Pascoli, che tutti noi ci portiamo dentro e che ci sforziamo, chi più e chi meno, di tenere nascosto.
Beh, sono stato folgorato da un ricordo che avevo completamente rimosso nella baraonda degli impegni di ieri: ma questa, mi sono detto, è la MIA partita, quella che sognavo di vincere da bambino, proprio per 3 a 2 e proprio all’ultimo minuto.
Escludendo il fatto che potesse segnare il gol decisivo uno dei miei idoli Brugnera o Chiatugi, ormai ultra sessantenni, mi sono dovuto “accontentare” di Osvaldo…
E allora, credo tra il divertito stupore di chi ha visto la scena, ho lasciato il collegamento a Pestuggia e Loreto e me ne sono andato in campo, visto che la postazione era per fortuna fuori dallo spogliatoio.
Quaranta secondi sull’erba, a tornare bambino, fino a quando non sono stato portato via cortesemente, ma quasi di peso da un inserviente della Juve.
Ma quei quaranta secondi, credetemi, valgono una vita calcistica.

GRAZIE A TUTTI, SONO IMBARAZZATO, ANCHE PERCHE’ SONO QUESTI I MOMENTI IN CUI CAPISCO QUANTO SIA FORTUNATO A FARE UN LAVORO COME QUESTO.
FORTUNATO ED IMPEGNATISSIMO, TANTO DA NON RIUSCIRE A RISPONDERE.
LA “PARTITA” DI IERI, CIOE’ I 4 MINUTI PIU’ INTENSI DA MOLTI ANNI AD OGGI, LI POTETE SCARICARE DA VIOLANEWS. COM (GRAZIE SAVERIO, TRA L’ALTRO PROFETICO…)

Accompagno mia figlia a Ponte a Niccheri a vedere i compagni di scuola che giocano, classe 1995, Belmonte contro Scandicci.
Gol annullato allo Scandicci, a fine partita assalto vergognoso dei genitori della squadra all’arbitro di colore.
Gli urlano di tutto, da “cioccolatino” a “torna nella foresta”, piovono sputi, ci sono degli spintoni.
Era, lo ripeto, una partita dei bambini/ragazzini di 12/13 anni, al campo di Ponte a Niccheri.
Spero che qualcuno leggendo quello che scrivo e riconoscendosi tra i protagonisti si possa vergognare di appartenere alla razza umana.

SCUSATE, MA VORREI CHIARIRE IL MIO PENSIERO.
CI POTEVA ESSERE LO SCANDICCI O IL GRASSINA E NON CAMBIAVA NIENTE.
NON SO NEMMENO SE IL GOL ERA DA ANNULLARE OPPURE NO, QUI IL FATTO E’ CHE QUELLE PAROLE VERSO L’ARBITRO SONO VOLATE DAVVERO E CHE GLI SPUTI CI SONO STATI.
LE FONTI SONO INOPPUGNABILI, TANTO CHE E’ PERFINO ARRIVATA UNA MULTA.
AGLI AMICI DI SCANDICCI FACCIO UNA PROPOSTA: HO MILLE COSE DA FARE, MA MI METTO A DISPOSIZIONE PER UNA SERATA IN CUI SI PARLA DI CALCIO GIOVANILE E DI COME SI POSSA FARE PER EVITARE CHE CERTE SITUAZIONI DEGENERINO.
LA MIA ARRABBIATURA NON ERA CON LO SCANDICCI, MA CON QUELLE PERSONE (CHIAMAMOLE COSI’, MA FACCIO FATICA) CHE HANNO DATO VITA ALLA GAZZARRA.

Siamo centrifugati da questo calcio: ieri sera Valentina mi ha chiesto a presa di giro: “babbo, ma contro chi gioca la Fiorentina domenica?”.
Giuro che ci ho pensato un paio di secondi prima di risponderle, perché giocare ogni tre giorni stanca davvero tutti e così accade che questa vigilia di Juve-Fiorentina non sia stata per niente vissuta.
Almeno così è stato per me, tra il preparare una trasferta in Italia ed una in Inghilterra, trovare gli sponsor, chiedersi chi si è fatto male e quando rientrerà.
Calma, respiriamo e proviamo almeno nel giorno della vigilia a goderci il bello del calcio, che è anche l’attesa pr la partita più amata e più temuta.
Quella che giocavo da bambino col mio pallone di gomma “telestar”, facendo sempre vincere la Fiorentina a Torino con un gol all’ultimo minuto.

Non è questo il momento per fare i difficili e quindi pendiamoci i tre punti archiviando una delle più brutte partite viola della stagione.
Peccato non sia venuto Prandelli a fine gara perché conoscendo la sua grande onestà intellettuale mi sarebbe piaciuto conoscere il suo parere sul gioco, che a lui interessa più del risultato.
E’ invece arrivato Corvino, aggressivo come spesso gli succede e senza una precisa ragione.
Tanto era stato zuccheroso con Sky e Sconcerti, tanto parte in quarta a qualsiasi domanda anche quando gli si fanno i complimenti.
Un esempio?
Gli dico che a noi due piacciono le cifre tonde (vedi scommessa sui dieci gol di Vieri) e che mancano solo nove punti ai ducento totali della sua gestione e che questo è un gran risultato, ma lui ribatte che di punti ne ha fatti 191, sottolinenado come a me piaccia sempre parlare di quello che non c’è, dimenticando i meriti.
Mi pare che ogni commento sia superfluo: ogni volta che si parla con Corvino bisogna stare in trincea, ma ormai ci ho fatto il callo e poi, come detto più volte, contano i suoi risultati sul campo.
Corvino ha anche (giustamente dal punto di vista aziendale) difeso la prova di Osvaldo, che a me è sembrato fuori partita e sono curioso di leggere i voti dei giornali, mentre coninua il “galleggiamento” nel quasi anonimato di Montolivo.
Intanto però siamo di nuovo quarti da soli, Papawaigo comincia a segnare, Kuz incanta a tratti e Dainelli è meno distratto.
Chiusura con il raptus di Pasquale: è possibile non espellere uno così dopo il fallo su Semioli, che tra l’altro era il migliore della Fiorentina?

28/2/2008 – ORE 19.08
DOMANI PROVO A RISPONDERE, MA INTANTO MI PORTO UN PO’ AVANTI COL LAVORO E PRECISO CHE:
SO BENISSIMO COS’E’ IL POWER PLAY, IL MIO ERA UN MODO DI SCHERZARE CON KUZMANOVIC,
NELLE MIE DOMANDE A CORVINO NON C’ERA IL MINIMO ACCENNO POLEMICO, ANZI MI VOLEVO COMPLIMENTARE PER I 191 PUNTI, MA SI VEDE CHE SIAMO COME IN UN FILM DI ANTONIONI (IL REGISTA, NON “IL CAPITANO”) E CHE ESISTE UNA CERTA INCOMUNICABILITA’ TRA NOI
QUANTO A QUELLI CHE SONO CONTENTI PERCHE’ CORVINO RISPONDE INDISPETTITO, BEH, IO CREDO CHE QUESTE BELLE PERSONE SARANNO LE PRIME A CONTESTARE IL CORVO SEMMAI LE COSE NON DOVESSERO ANDARE AL MEGLIO
CI VUOLE EQUILIBRIO E BISOGNA VALUTARE OGNI EPISODIO SENZA PRECONCETTI ED EVITANDO DI ANDARE A TESTA BASSA CONTRO QUESTO O QUELLO

Siamo fragili, ancora di più quando si hanno dei figli.
Non lo capisci nemmeno quanto precario sia il tuo equilibrio fino a quando, in una normale mattina di fine febbraio, stai addentando la pasta al bar e leggi sul giornale che forse il più piccolo dei due fratellini di Gravina aveva il dito in bocca.
Ti blocchi e ti viene da piangere pensando alle battaglie combattute con tua figlia perché il dito in bocca non se lo metta più davanti al televisore, nel calore di una famiglia e di una casa.
A quel punto la giornata perde di significato.
Tu che attendevi con ansia ed orgoglio il primo articolo sul Corriere, che pensavi all’ennesima radiocronaca e ai mille problemi di una vita lavorativa frenetica, ti ritrovi con un groppo in gola e svuotato di qualsiasi energia pregando una cosa sola: che non sia stato il padre a buttarli nel pozzo.

Non sarei così sicuro di vedere Osvaldo in campo.
La mia è solo una sensazione e può darsi che mi sbagli, ma l’argentino negli ultimi tempi ha fatto poco per convincere Prandelli a dargli fiducia.
E se invece provassimo con due punte fresche come Pazzini e Cacia?
Tanto, senza Mutu, bisogna per forza cambiare qualcosa e allora forse il Livorno è la squadra giusta per sperimentare una soluzione che potrebbe venire buona anche in seguito.
Poi ci vuole Liverani in mezzo al campo e potrebbe essere arrivato il momento per far riflettere un po’ in panchina Montolivo, a cui Prandelli chiese all’andata se “era connesso”, o qualcosa del genere.
Ecco, speriamo che Montolivo si connetta alla svelta, che Ufo si ricordi che per tre mesi è ancora un giocatore della Fiorentina e che Dainelli non abbia amnesie.

Avvertenza: qui siamo sul sentimentale e perciò mi dovrete scusare per il miele che esce dalle righe.
Dopo sedici anni di collaborazione con La Nazione, comincerò a scrivere per il Corriere Fiorentino, l’edizione fiorentina del Corriere della Sera.
Non è stato facile prendere questa decisione perché La Nazione è sempre stato il “mio” giornale, fin da quando avevo sette anni e lo leggevo la sera a casa di mio nonno, l’unico di famiglia che comprava un quotidiano.
Non posso quindi che essere grato al più antico foglio cittadino dove, vi assicuro, la qualità umana e professionali delle persone che vi lavorano è veramente altissima.
Il Corriere Fiorentino è una grande avventura, che vivrò sempre da collaboratore, ma forse con un ruolo un po’ più definito rispetto a prima.
C’è dentro la forza e l’esperienza del più importante giornale italiano, la direzione di un signore che è diventato in giovane età anagrafica e professionale condirettore del Corriere, Paolo Ermini (che adesso spende il suo nome e la sua faccia in questa nuova storia), la grande esperienza di un altro pezzo da novanta del giornalismo fiorentino come Francesco Matteini, il grande entusiasmo di una redazione giovane scelta tra tante domande di assunzione e collaborazione.
Solo dopo aver detto di sì, ho saputo che aveva cambiato “casacca” anche colui che considero il mio maestro ed in assoluto uno dei primi giornalisti italiani: Sandro Picchi.
Un motivo in più per essere orgoglioso di essere dentro la nuova squadra.

Due preoccupazioni: il passo eccessivo lento nella ripresa e l’infortunio di Mutu,
E due uomini chiaramente sotto tono: Montolivo e Vieri, mentre si è capito perché Papawaigo non entrava, perché per i nuovi non è semplice capire i meccanismi di gioco viola.
Il gol della Roma era da annullare e dovevamo segnare nel primo tempo, tutto questo però non basta ad alleviare la delusione, anzi l’aumenta.
Ora il gioco si fa duro davvero, non mi pare che sia il caso di farsi prendere dal panico, meglio affrontare una gara alla volta senza troppi calcoli.

« Pagina precedentePagina successiva »