Chiusa la fase dialettica post Parma, con annesse considerazione, adesso entriamo davvero in apnea per domani sera.
Io ricorderei pure che non è questione di vita o di morte vincere la gara, nel senso che pure un pareggio ci terrebbe in corsa per la qualificazione.
Lo dico per smorzare un po’ la tensione da ultima spiaggia, poi è chiaro che vorrei andare in Inghilterra bello sereno e occuparmi dell’estetica dell’Anfield piuttosto che delle condizioni di Torres e Gerrard.
La formazione è un mistero, in partite come queste si tende a rischiare il giocatore incerto e sto pensando soprattutto a Gamberini, ma bisognerà vedere quanto può essere rischiato per non fare frittate successive.
Mutu e Jovetic (tra poco è un mese che manca!) invece no, non penso che nemmeno Prandelli ci faccia un pensierino.
Lo stadio deve essere lo stesso ammirato contro il Liverpool, tutti ci dobbiamo mettere qualcosa.
Da parte mia riprovo col fioretto sulla radiocronaca: se segnano Castillo, Natali o Jorgensen (cioè uno dei tre il cui ingaggio o rinnovo di contratto per un motivo o per l’altro mi è sembrato sbagliato) sono pronto a cedere di nuovo il racconto della prima e decisiva partita di Coppa Italia a Leonardo Bardazzi, e chi mi conosce sa quanto mi “costi” una cosa del genere.

Partiamo da Castillo, così ci togliamo subito il pensiero.
Ci vorrà ancora tanto per capire che non è da Fiorentina?
O almeno da questa Fiorentina, che può andare tra le prime 16 in Europa e tra le prime 4 in Italia?
Ne ha azzeccate cento Corvino, ne potrà sbagliare una o due all’anno?
Oppure a dirlo si rischia la scomunica a divinis?
Passiamo a Natali, che per poco due settimane fa non è stato proposto per la Nazionale dopo aver annullato a Udine prima Pepe (mezzo stirato) e poi Corradi (completamente bollito).
Io gli detti 6,5 in pagella, perché quello era il suo voto, ma dopo, in settimana, comincio a leggere voci di un suo malcontento perché “non era stato abbastanza considerato” .
Naturalmente non è stato lui a parlare, ma dubito che la pur discussa e discutibile classe giornalistica fiorentina si sia messa a tavolino ad innventarsi un gossip costruito apposta su Natali (!).
Ergo: qualcuno del suo entourage ha fatto circolare la lamentela, ma dopo la partita di ieri a lamentarci siamo noi e i dubbi estivi per il suo acquisto (2,5 milioni) e per l’ingaggio triennale restano tutti.
Capitolo rosa corta.
A centrocampo si va a Milano con due centrali per due ruoli, sempre ammesso che Zanetti regga tre partite in otto giorni: non è un po’ poco?
Ed io resto ancora con la curiosità di sapere chi sia il quarto uomo di cui ha parlato Corvino a “Viola nel cuore”, visto che non si tratta del ciarliero (in Danimarca) Jorgensen.
Ora però facciamo una riga ed entriamo in apnea per martedì, al resto penseremo da metà settimana in poi.

Se continua così, arriviamo fusi a martedì sera e nel frattempo abbiamo pure perso col Parma.
A me pare demenziale collegare il furto della Francia con l’Irlanda alle possibili ruberie che, complice Platini, ci può fare il Lione al Franchi.
Demenziale e fuori da ogni logica calcistica, sono cose così, create solo per riempire spazi da gente con un po’ troppa fantasia.
E ve bene che i francesi ci stanno cordialmente sulle scatole, ma intanto il Lione è già passato e poi se si crede a cose del genere che si va a fare allo stadio.
Aggiungo un’ultima cosa su quello che ha passato il Trap, per cui peraltro ho strenuamente tifato: scusate, ma dov’era scritto che l’Irlanda sarebbe certamente passata senza il palleggio di mano di Henry? Mi sbaglio o erano perfettamente alla pari?
Ma torniamo alla Fiorentina, che domani giocherebbe contro una squadra che oltre ad essere in forma sta pensando, e molto, solo a questa partita.
Siamo messi male ad infortuni e, non vorrei ripetermi, ma se Zanetti viene risparmiato (!) per il Lione, chi sta accanto a Doandel?
Meglio Gobbi di Jorgensen, che regge al massimo una mezz’ora e che, come al solito, ha esternato solo ad uso e consumo della stampa danese sul suo futuro.
Comunque vada, si tratterebbe di soluzioni di ripiego e sono curioso di sentire qual è il quarto centrocampista che in questa rosa ha in mente Prandelli.
Insomma, io inviterei tutti a passare almeno le prossime 36 ore in una sorta di feroce applicazione sul Parma e bandirei completamente Francia, Lione e bischerate varie in salsa transalpina.

Ne ho fatte tante di serate con i giocatori in mezzo ai tifosi, ma l’entusiasmo di ieri per Jovetic non l’avevo mai visto.
Sto parlando ovviamente in relazione ai vent’anni del ragazzo, perché Antognoni, Baggio, Bati, Rui e Toldo erano e restano fuori concorso, però nemmeno Robertino a quell’età accendeva così tanto il popolo viola.
Mentre lo guardavo firmare disciplinatamente decine di autografi e prestarsi a tutte le foto richieste, ho cercato di intuire i motivi del suo successo, al di là del campo: fa tenerezza.
E’ educato, non imponente fisicamente, fatica ancora a parlare italiano, sembra sempre chiedere permesso.
E poi ha, appunto, vent’anni, gioca in un ruolo che accende la fantasia e tutti noi abbiamo voglia di tornare giovani e rivedere le vecchie magie.
Per i ragazzi invece è un punto di riferimento, perché in campo sembra un fumetto talmente è rapido e fuori è proprio come uno di loro.

En plein nella notte in casa Guetta per un record che al massimo potrà essere eguagliato, anche se spero vivamente che non accada: si sono sentiti poco bene tutti e tre i pargoli, grandi e meno grandi.
E’ partito Cosimo alle 23.30 e a ruota sono seguite le sorelle con vari problemi assortiti.
E mentre io mi rivoltavo un po’ rincoglionito nel letto, dando al massimo la mano prima all’uno e poi all’altra, Letizia girava come una trottola da un letto all’altro, cambiando materassi, dormendo un pezzetto di qua e un pezzetto di là, in pratica non dormendo affatto.
Roba che se avessi dovuto fare dieci radiocronache, beh mi sarei stancato di meno.
Non è che stia raccontando qualcosa di nuovo alle mamme, ma ai maschietti, ai babbi presenti e futuri forse sì.
Siamo geneticamente inferiori, ragazzi, inutile girarci attorno e non sarà mica un caso se le vedove vivono molto più a lungo dei vedovi (mia nonna quaranta anni tondi, mia mamma è già quasi a quota dieci e mia suocera a sette).
Chiudo questa desolante constatazione con una storiella che mi è stata girata dalla fortunata (come la chiamo io…) seconda signora Guetta, qualcosa che spiega molto bene la situazione.

Marito e moglie stanno guardando la tv quando lei dice ‘Sono stanca, è tardi, penso che andrò a letto’. Va in cucina e prepara i panini per l’indomani. Sistema le tazza per la
colazione, estrae la carne dal freezer per la cena
del giorno dopo, controlla la scatola dei cereali, riempie la
zuccheriera, mette cucchiai e piattini sulla tavola per la mattina successiva.
Poi mette i vestiti bagnati nell’asciugatore, i panni nella lavatrice, stira una maglia e sistema un bottone, prende i giochi lasciati sul tavolo, mette in carica il telefono,
ripone l’elenco telefonico e da’ l’acqua alle piantine.
Sbadiglia, si stira e mentre va verso la camera da letto, si ferma allo scrittoio per una nota alla maestra, conta i soldi per la gita, tira fuori un libro da sotto la sedia e aggiunge tre cose alle lista delle cose urgenti da fare.
Firma un biglietto d’auguri per un’amica, ci scrive l’indirizzo e scrive una nota per il salumiere e mette tutto vicino alla propria roba.
Va in bagno, lava la faccia, i denti, mette la crema antirughe, lava le mani, controlla le unghie e mette a posto l’asciugamano.
‘Pensavo stessi andando a letto’ commenta il marito.
‘Ci sto andando’, dice lei.
Mette un po’ d’acqua nella ciotola del cane mette fuori il gatto, chiude a chiave le porte e accende la luce fuori.
Da’ un’occhiata ai bimbi, raccoglie una maglia, butta i calzini nella cesta e parla con uno di loro che sta ancora facendo i compiti.
Finalmente è nella sua stanza.
Tira fuori i vestiti e scarpe per l’indomani, mette la vestaglia, programma la sveglia e finalmente si sdraia sul letto.
In quel momento, il marito spegne la tv e annuncia: ‘Vado a letto’.
Va in bagno, fa la pipì, si gratta il sedere e mentre da’ un’occhiata allo specchio pensa: ‘Che PALLE, domani devo fare la barba’ … e senza altri pensieri va a dormire.

Forse ha una certa idiosincrasia verso i giornalisti, e lo posso pure capire.
Fatto sta che il Corvino più misurato degli ultimi 1500 giorni viola ha regalato ieri sera un’ora di ottima radio a “Viola nel cuore”, una trasmissione che, lasciatemelo dire, sta regalando enormi soddisfazioni per via della bravura di Leo Vonci (ma lo sapevo), il carisma di Marzio Brazzini e Pippo Baragli (e anche questo lo immaginavo) e per il talento da autentico showman di Pietro Vuturo (una scoperta assoluta).
Il ds è stato perfino benedicente per chi di noi ogni tanto, spesso o sempre non lo ha seguito o è rimasto folgorato sulla strada di Vernole.
Corvino ha finalmente riconosciuto che dietro alle critiche, in verità spesso fuori luogo visti i risultati, ci può stare la buonafede e l’eccessivo tifo.
Su Munoz ci ha fatto capire che è oggetto di desiderio concreto e mai si era sbilanciato così e che Prandelli, al contrario mio, non ritiene opportuno un rinforzo per il centrocampo perché ha una soluzione in testa che non è Jorgensen, che quest’anno fatica a reggere i ritmi.
Intervistato dai tifosi, Pantaleo ne è uscito alla grande e ora, come nei cineforum degli anni settanta, si apre il dibattito: merito di chi lo interrogava, del protagonista o demerito di noi con tanto di tessera?

Dico la verità: ieri sera prima che cominciasse la trasmissione a Rtv38 ero un po’ preoccupato perché non c’era stata la partita e avevamo quindi davanti due ore mezzo senza contributi.
Ed invece è andata, secondo me, benissimo, perché abbiamo parlato di calcio tra signori che possono piacere o meno, ma che hanno tutti una certa esperienza, dovuta se non altro al passare degli anni.
I fondamentalisti del pallone, coloro che erano (anche con qualche buon motivo) arrabbiati con la trasmissione più vista in Toscana si saranno accorti che da un paio di mesi i toni sono cambiati?
Che si dialoga, magari con un po’ di pepe in più rispetto al normale, ma senza derive di alcun genere?
Lo dico con un certo distacco, perché non ho mai preso troppo sul serio gli inviti, anche affettuosi, a staccarmi dalla mia compagnia televisiva e quindi considero i miei interventi a Rtv38 un piacevole diversivo rispetto ai pressanti impegni quotidiani di Radio Blu.
E tra poco vedrete che ci sarà una sorpresa che nessuno un anno fa avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare.

Mentre ieri sera intervistavo Matteo Renzi nel Pentasport pensavo a come ero io alla sua età, a 34 anni: senza figli (poi mi sono rifatto…), in pieno combattimento lavorativo, certamente non maturo come lo è lui oggi e meno esperto nella guida di una redazione che era la metà di adesso.
Credo che anche i più acerrimi nemici debbano riconoscere a Renzi doti comunicative e di vitalità non comuni.
Intanto decide, fatto assolutamente fondamentale nel magma politico dove i veti incrociati sono spesso il comune sentire.
Poi ci mette la faccia, dà delle scadenze, per ora le rispetta.
Fuori onda è esattamente come lo avete sentito, non paludato, pronto spontaneamente ad indossare la maglietta di “Viola nel cuore” e pure a “cazzeggiare” con Leo Vonci e gli altri ragazzi della trasmissione.
Doveva rimanere un’ora e ha raddoppiato, ma se non fosse stato per il fatto che chi lo accompagnava doveva tornare a casa avrebbe fatto pure la terza ora perché si divertiva e (credo e spero) ha interessato le persone all’ascolto.
Ovviamente lo aspettiamo tutti alla prova dei fatti, ma non si può proprio dire che nei primiquattro mesi e mezzo di governo della città sia stato con le mani in mano.

Quello che avevo scritto in epoca non sospetta oltre un mese fa si sta avverando: più passa il tempo e più cresce la voglia della Federazione di prendere Prandelli, uno dei pochissimi capace di mettere d’accordo tutti.
Non bisognava essere dei geni per arrivarci, in Italia infatti sono pochissimi i tecnici che possono ambire alla panchina azzurra.
Tolto Ancelotti, considerato un po’ troppo caratteriale Spalletti, chi rimane?
Naturalmente nessuno pensa più a soluzioni interne, come accadde da Valcareggi a Maldini, perché Casiraghi mi pare già improponibile per l’Under 21, figuriamoci per la Nazionale maggiore.
Rimane appunto Prandelli, che però è tutto tranne che selezionatore.
Lui gli uomini ha bisogno di averli sempre sotto mano per plasmare il gioco che ha in testa e poi non è ormai acclarato che si trovi meglio con rose non troppo numerose?
Esiste quindi una contraddizione di fondo: Prandelli sarebbe l’ideale, ma più per un fatto di immagine che sostanziale.
Per togliere ogni problema ad Abete non rimane che far trovare ai tifosi viola sotto l’albero natalizio un bel rinnovo almeno con Cesare fino al 2014.

Alla fine, di tutto il casino scoppiato per le frequentazioni fuorigioco di Marrazzo , restano due sole cose concrete: le sue dimissioni (inevitabili, mi pare) e lo stipendio, che tra ninnoli e nannoli è di oltre 10mila (diecimila!) euro netti al mese e che continuerà ad essere percepito fino al prossimo maggio, cioè fino all’insediamento del nuovo Governatore del Lazio.
Si tratta di 70mila euro netti, cioè 140mila lordi, che corrispondono a quattro stipendi annui di un qualsiasi impiegato e tralascio il doloroso caso di sfruttamento generalizzato, dai call center al lavoro al nero.
Se Marrazzo volesse ricominciare a risalire la china dello sputtanamento dovuto non tanto alle visite ai trans, quanto alla verità raccontata a rate (cioè, come già scritto, nessuno è un eroe in certi momenti, ma se devi confessare fallo tutto in un botto e non a puntate), dovrebbe pubblicamente rinunciare a quei soldi, che moralmente non gli spettano assolutamente, visto che non è affatto malato fisicamente, ma solo depresso e dimesso.
Se, come credo, non lo farà, andrà ad aggiungersi alla folta schiera dei furbetti coi soldi nostri, salvo poi tornare in Rai con lauto stipendio (quindi non è che rimanga senza lavoro e reddito) come da italico copione.

P.S. Scusate, non c’entra niente, ma non resisto.
E quindi, pur ammirando Adriano Celentano come artista, leggetevi il suo attacco del pezzo di oggi sul Corriere della Sera a proposito di X Factor e poi ditemi che fatemi sapere se qualcuno ha notizie della lingua italiana…

A chi devo dire bravo? Immagi­no a Giorgio Gori. È lui il produttore di questo riusci­tissimo programma. Mi sento quasi in colpa di non aver seguito le edi­zioni precedenti.
Quest’anno inve­ce, grazie a uno dei magnifici tre, mi riferisco ai giudici naturalmen­te, di cui proprio con uno di loro, avendo anche dei rapporti «molto ravvicinati», ho avuto modo di ana­lizzare non tanto il Factore di que­sta x, così estranea alla diroccata Rai di oggi, ma quanto invece, io ne fossi coinvolto e, soprattutto i moti­vi per cui non posso annoiarmi.

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