Il risultato è bugiardo perché fa pensare ad una vittoria di misura del Milan, che invece ha dominato quasi sempre.
Siamo stati a tratti imbarazzanti, sembravamo una squadra di un’altra categoria (inferiore) che allena i più forti durante la settimana e non ci abbiamo nemmeno messo la grinta, che invece ci vorrebbe in situazioni come queste, quando cioè il divario tecnico è evidente.
Ad un certo punto ho sperato che proprio questo strapotere del Milan portasse loro a rilassarsi e noi ad avere una fiammata ed invece niente: anche dopo il gol di Vargas solo quanche tic e toc a centrocampo, senza uno straccio di idea.
Sono quelle sconfitte che lasciano il segno, in tutti i sensi.
Siamo fuori dall’Europa per il secondo anno consecutivo e con un tecnico sempre più lontano da ciò che i tifosi pensano debba e possa essere la Fiorentina.
La prova di appello sarà domenica prossima: se non giochiamo “la partita dell’anno” non ci sarà neanche bisogno della Cassazione e la bocciatura della gestione tecnica della Fiorentina 2010/11 (direttore sportivo, allenatore, giocatori) sarà completa.
Ai Della Valle spetterà il non facile compito di tirarci fuori da questo pantano, altro che “girone di ritorno spettacolare”, “grande serie positiva” e “quarta miglior difesa del campionato”.

Ho letto l’interessante intervista rilasciata da Diego Della Valle al Pais e concordo sulla montagna di denaro spesa per ripianare i debiti della Fiorentina stagione dopo stagione, debiti dovuti alla volontà di portare i viola in alto e con, lo ricordo ancora, il quinto monte ingaggi d’Italia.
Magari non sono proprio 200 milioni, ma anche se fossero 150/160, come mi risultava fino a poco tempo fa, la sostanza non cambia perché in giro non avremmo trovato assolutamente nessuno disposto a spendere quella cifra.
E a quelli che dicono che se ora la società venisse venduta quei soldi i fratelli Della Valle li riprenderebbero tutti, io rispondo di trovarlo uno disposto ad investire così tanto per una squadra di calcio (da quanto tempo è in vendita la Roma?) e la cessione pezzo per pezzo degli uomini più pregiati oltre ad essere impensabile non porterebbe a quei risultati economici.
Una cosa però mi è oscura: ma noi il primo agosto del 2002 siamo falliti oppure no?
Perché se non fosse così, mi darei di bischero almeno una ventina di volte, visto che quello è stato il mio dolore più lancinante legato al calcio.
Me lo chiedo anche perché non è la prima volta che sento dire a Diego Della Valle che “nel 2002 il sindaco Domenici ci chiese di salvare la Fiorentina dal fallimento”, affermazione ripetuta anche stamani sul massimo quotidiano spagnolo.
A me pare vagamente di ricordare che il calcio italiano ci fece fallire per “appena” 22 milioni di euro e che la celestiale apparizione della famiglia Della Valle avvenne dopo il primo agosto, quando eravamo già in C2, ma può darsi che mi confonda.
Un paio di settimane prima la fu AC Fiorentina era stata messa in vendita (e quindi avremmo continuato a stare in B, là dove ci avevano portato quei mercenari della stagione 2001/02), ma che non si sia presentato nessuno per comprarci e, appunto, salvarci.

Questa ve la devo proprio raccontare perché supera i limiti della mia immagimazione e perché un po’, ma sì diciamolo, mi dispiace perché si sta parlando di uno dei miei giornalisti preferiti, che leggo sempre da almeno vent’anni: Gianni Mura.
Poiché è diventato direttore di E, mensile legato ad Emergency, a cui sono molto legato per via anche di Alberto, che alla sua morte ha donato all’associazione di Gino Strada tutti i suoi averi compresi i quadri, mi viene in mente che potremmo chiamarlo nel Pentasport per parlare della rivista che dirige e magari chiedergli qualcosa di calcio.
Va tutto bene fino a quando da Blu non dicono a Mura che anch’io, cioè il direttore della radio, sono legato a Emergency per quanto scritto sopra.
A quel punto Mura si irrigidisce e dice che non vuole assolutamente parlare con un’emittente diretta da me per via di quanto avevo scritto sul blog qualche anno fa.
Prima reazione: cavolo, ma allora questo blog che non ha finalità commerciali, esattamente come immagino E, ha un grande successo e viene letto nelle redazioni più qualificate.
Seconda reazione: ne ho già tanti che ce l’hanno con me per svariati motivi, adesso se ne aggiunge un altro e Mura è effettivamente un peso massimo, però mi spiace perché la mia stima nei suoi confronti resta la stessa, anche se, visto l’episodio, devo per forza dirottarla sul piano professionale.
Terza reazione: ma quanto siamo permalosi noi giornalisti.
Quarta reazione: non rinnego nulla di quanto scrissi nel luglio del 2007 (quasi quattro anni fa!) a proposito di una foto a Prodi, allora Presidente del Consiglio, immortalata su Repubblica.
Spero che Mura, che c’entra quasi di rimbalzo, abbia davvero letto e non abbia invece avuto il tutto riportato, comunque per lui e per voi ecco il pezzo “incriminato”: fatemi sapere se c’era qualcosa di così offensivo nei confronti della prima firma di Repubblica.

Marchette

Nessuno di noi che fa questo mestiere è sfuggito alla regola della marchetta, che sia di tipo commerciale o fin di bene, nel senso di amici a cui dare una mano.
Si faccia avanti chi non le ha mai fatte e comunque non c’è nulla di male, basta ammetterle e non pensare poi di essere i depositari del verbo giornalistico, come accade invece per tanti colleghi.
Ecco perché stamani mi ha colpito quella pubblicata a pagina 6 di Repubblica, come dire una delle massime autorità del settore, sempre molto attenta a fustigare le altrui malefatte.
Protagonista addirittura il nostro Presidente del Consiglio, immortalato in foto mentre sta per partire con la moglie per le vacanze.
Bagagli già caricati in macchina, sorriso da italiano medio soddisfatto e… cosa tiene in mano la signora Flavia?
La copia del romanzo giallo di Gianni Mura (per me, per inciso, con Sandro Picchi il numero uno in Italia tra i giornalisti sportivi)!
Ora vi sembra possibile che una normale famiglia che parte per il mare carichi tutti le valige in auto e lasci (casualmente) fuori proprio il libro del grande inviato di Repubblica?
Non sarà che il fotografo, approfittando del fatto che Prodi ha davvero acquistato il lavoro di Mura, abbia chiesto di “smarchettare” il tutto, con tanto di foto e pubblicità a costo zero?
Riamaniamo nel dubbio più che legittimo e leggiamoci il libro (che avrei comprato lo stesso anche senza il consiglio del nostro Presidente del Consiglio).

P.S. Poichè alla fine di tutte queste storie da quattro soldi Emergency è più importante di Guetta e Mura, e l’iniziativa di E mi pare veramente meritevole di attenzione, nel ricordo di Alberto, che da lassù se la starà ridendo raccontando a Manuela che me le vado sempre a cercare, ecco un richiamo al giornale tratto direttamente dal sito dell’organizzazione di Gino Strada

E, il nuovo mensile di Emergency. Per chi è stanco di farsela raccontare.
Nasce il nuovo mensile di EMERGENCY. Diretto da Gianni Mura e Maso Notarianni, parla del mondo e dell’Italia che vogliamo. Una rivista bella, utile e intelligente, che racconta storie vere e approfondisce l’attualità ispirandosi ai valori di EMERGENCY: uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, libertà. Le cose in cui preferiamo credere. E queste non sono favole.

Finalmente qualcosa di non negativo e non autoreferenziale: Gilardino che conferma la propria volontà di rimanere a Firenze.
Vorrei chiedere ai sostenitori dello scambio Maxi Lopez-Gila, e ce n’erano diversi, dove saremmo oggi se fosse davvero arrivato il puntero argentino del Catania e tutto questo nella stagione meno brillante di Alberto.
Credo che la cartina tornasole delle intenzioni viola passi proprio dalla riconferma di Gilardino e Montolivo (molto, ma molto più complicata anche per via di errori e incomprensioni del passato), mentre su Vargas ce ne potremmo anche fare una ragione, non fosse altro per la discontinuità di rendimento di questa stagione.
Chiudo con una domanda: ma in quanti saremo domenica sera allo stadio?
Non ci sono previsioni ufficiali, ma non mi pare che in giro ci sia tutto questo gran fermento e forse sarà dura toccare quota trentamila.
Senza contare l’assenza dei non tesserati, pesante sotto tutti i punti di vista, a cominciare dal tifo e dal calore espresso durante la gara.

Ormai ci è presa la fregola di vedere in campo Carraro e Iemmello, dimenticando che intanto Camporese è finito in tribuna…
Ora, io sono d’accordo che tutto va bene pur di regalarci una ventata di aria nuova rispetto al clima stagnante degli ultimi mesi, ma Milan e Juve sono davvero le partite meno indicate per buttare nella mischia i ragazzi, Babacar compreso.
Intanto guardiamo se viene fuori qualcosa per la classifica, anche se sono molto pessimista per il settimo posto, ma poi, specialmente contro i rossoneri, ci vorranno chili, esperienza, muscoli, capacità di mettere pressione all’avversario.
Ve lo immaginate Carraro che va a sbattere su Van Bommel o Gattuso?
Io lascerei perdere anche Ljajic, sperando ovviamente di essere sbeffeggiato lunedì a causa della doppietta del serbo, terrei Marchionni in panchina e proverei a recuperare in tutti i modi Behrami.
E se non ce la dovesse fare, butterei dentro D’Agostino, con Santana a destra e Vargas a sinstra, senza fare espereimenti: in queste due settimane non è proprio il caso.

Quando Aldo Agroppi afferma che un allenatore conta al massimo il 20%, a molti viene da pensare che non sia poi così importante dimenticando però che quasi nessun calciatore riesce ad essere così decisivo.
Credo che se ne stiano accorgendo i tifosi dell’Inter, passati da Mourinho a Benitez/Leonardo e travolti da situazioni tecniche complicate ed invecchiamento della rosa che solo l’istrionica classe, a volte insopportabile, del portoghese è riuscita a trasformare nel triplete.
Oggi un tecnico deve saper fare soprattutto due cose: spiegare calcio nel modo più semplice possibile (facendo magari crescere i giovani) ed avere grande carisma per essere seguito da uomini che sono diventati delle aziende con tutti gli annessi e connessi del caso.
Quando poi hai la fortuna di avere uno così ad allenare la tua squadra, il tempo che passa ti fa sembrare tutto normale e magari torni ad apprezzarlo di nuovo nel momento in cui se ne va via…

Non ci siamo mai soffermati troppo su quello che sta accadendo a De Silvestri, la cui involuzione rappresenta secondo me uno dei maggiori problemi tecnici della Fiorentina di quest’anno.
Come sia possibile che un giocatore di 22 anni in piena ascesa, già portato in Nazionale e con una gran voglia di migliorarsi si sia non solo fermato, ma addirittura tornato indietro è un mistero.
Mi permetto di dire che oltre alle maggiori responsabilità che appartengono ovviamente all’interessato c’è in minima parte anche una partecipazione dello staff tecnico viola, che evidentemente non riesce a far crescere un calciatore che ha rappresentato un importante investimento nell’agosto 2009.
Cosa accada durante gli allenamenti non si sa, perché da anni sono off-limits per tutti.
Eppure a me piacerebbe vederlo questo ragazzo durante il lavoro di addestramento con il pallone, perché l’impressione che ne ho ricavato nelle occasioni in cui ci ho parlato è stata ottima, nel senso che ho sempre percepito nel suo atteggiamento una gran voglia di migliorarsi.
Ma i risultati di questa stagione sono sconsolanti e nessuno sa spiegarsi il perché.

Ho provato a spiegare il concetto portante della gara di oggi in radio, in televisione e ritento ora sul blog: il problema non è aver pareggiato la partita, perché potevamo vincerla come perderla.
Il problema è che non mi pare in tutta onestà che la Fiorentina abbia messo alle corde al Cesena, che sia stata insomma superiore ai romagnoli nella manovra e nell’intensità, come imporrebbe la caratura dei calciatori e il diverso monte ingaggi.
Eppure c’è chi continua a magnificare questa seconda parte del campionato viola, forse solo perché la prima era al limite dell’indecenza e può anche darsi che lo si faccia per un ottimismo che rasenta la fede.
A me pare invece che con tutti gli uomini a disposizione, a parte Jovetic, la Fiorentina continui ad essere una normalissima squadra di serie A, che non a caso è decima in classifica a pari punti col Cagliari e dietro al Bologna, se non fosse penalizzato.
Aurea mediocrità, per dirla tutta, ma se poi ci vogliamo esaltare perché non lottiamo per la retrocessione, beh, io “non mi lego a questa schiera” e quindi, nel caso specifico, “morrò pecora nera”, perché davvero non ce la faccio a non considerare negativamente un campionato che finisca dopo il settimo posto.
Se poi sbaglio, ditelo pure, non mi offendo, ma credo che il popolo viola (2500 tifosi a Cesena, tanto per gradire) meriti davvero di più.

Per ora è giusto che giochi Boruc, però credo vada salutato con affetto il ritorno di Seba Frey, uomo che meriterebbe una maggiore attenzione da parte tutto lo staff viola.
Tanto per rinfrescare la memoria a chi ne ha poca, ricordo che fu lui a trascinare la Fiorentina al quarto posto nella strana stagione 2008/09, quando si giocò piuttosto maluccio e ottenemmo molti risultati proprio grazie alle super parate di Frey.
Adesso che sembra quasi un sopportato per via dell’ingaggio, che è sempre comunque la metà di quello che prendeva Dida negli anni della sua vorticosa discesa verso il basso, sarebbe opportuno pensare che stiamo parlando di un grande portiere di “appena” 31 anni, cioè un giocatore che ha almeno altre cinque/sei campionati davanti.
Siccome Frey è un uomo molto orgoglioso, sono certo che in futuro riceveremo ancora tanto da lui.

Grazie a Corvino, Buso, Vergine, i giocatori, alla società in generale: serata fantastica, goduria pura vincere in questo modo a Roma, davanti a ventimila persone.
Un trofeo che rimarrà nella testa dei tifosi proprio per come è stato conquistato: vedete che differenza c’è tra vincerle e perderle le finali.
Eccezionali i 200 sostenitori viola che hanno seguito la squadra l’Olimpico, io ho seguito tutto via streaming, emozionandomi per la radiocronaca dell’accoppiata Sardelli-Zoccolini, che già aveva “vinto” lo scudetto allievi nel 2009.
Corvino ha seminato benissimo e Buso alla fine diventerà più bravo da allenatore che da calciatore.
Godiamocela completamente, con l’inno viola che viene intonanto all’Olimpico (goduria nella goduria), anche se è “solo” la Primavera.

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