Quattro palle gol di Gilardino, con un gol, due buoni tiri di Cerci, una bella girata di Mutu: non è che in passato, anche con Prandelli, si sia visto molto di più a San Siro.
Nonostante questo, l’Inter mi pare abbia meritato il succeso per l’idea di squadra di caratura superiore, come in effetti è e non solo da questa stagione, e nonostante avesse molte riserve.
Continua a piacermi il modo con cui Mihajlovic tiene unita la squadra in questo finale senza traguardi, il giudizio sul suo conto rimane insufficiente, ma almeno si notano lampi d’orgoglio che dovranno essere confermati nelle ultime due gare.
Con la vittoria del Genoa ora rischiamo pure di finire decimi (ed io di pagare oltre cento colazioni…), una posizione molto triste, come del resto il nono posto, di cui bisognerà per forza tenere conto nell’analisi di una stagione che di soddisfazioni ne ha regalate davvero poche.
Oggi pomeriggio non era il caso di pretendere di più, specialmente quando hai fuori fase Vargas (inseistente), Montolivo e anche Behrami, spesso in ritardo.

Credo che ormai i giochi siano fatti e che Montolivo se ne andrà a giugno.
Lui non prolunga e la Fiorentina non ha le urgenze del 2006, quando patteggiò l’onorevole addio di Toni e quindi non si arriverà all’ultima stagione.
E’ un vero peccato, un momento scivoloso della futura prossima storia viola.
Un capitano che se ne va (un capitano coraggioso, perché ha giocato un paio di mesi alla Batistuta, nel senso che non avrebbe potuto giocare per via della caviglia) è una sconfitta per tutti, soprattutto se il suddetto capitano è un calciatore della Nazionale nel pieno della carriera e della maturità.
Magari domani giocherà alla grande, rendendo così più bello e più amaro la sua ultima passarella in una partita di livello, magari alla fine arrivano i nostri (cioè i Della Valle brothers) e sparigliano le carte assicurandoci il lieto fine.
Ma purtroppo è da un pezzo che il calcio ha smesso di avere un’anima romantica.

Non si augura mai il male a (quasi) nessuno, ma un briciolo di giustizia quella sì, e che cavolo!
Personalmente ho quindi avvertito un fremito di soddisfazione alla notizia che l’esimio cavalier Callisto Tanzi, di un’arroganza e protervia eccezionale ai tempi d’oro del Parma calcio, era stato condotto in carcere.
E’ il luogo dove dovrebbe passare, in teoria, i prossimi 8 anni, per via della condanna inflittagli dalla Cassazione, ma tranquilli che tra non molto lo rivedremo in giro ad accampare malanni vari e a dire che non è stata colpa sua.
Non c’entra niente nella mia soddisfazione l’infelice e ripetuta esperienza passata nel tentativo di intervistarlo nel dopo partita: di gente montata che vale meno di zero sono pieni gli stadi italiani e quindi uno in più o uno in meno non fa differenza.
No, qui conta la deliberata volontà di truffare decine di migliaia di ignari risparmiatori che nella Parmalat credevano ciecamente, perché tutti noi associamo il latte ed il cibo a qualcosa di concreto, di reale, e “figuriamoci se un’azienda come quella non è solida”.
Non lo era affatto, tutto era inventato.
La Parmalat era un impero costruito sulla cartapesta, anzi sulla carta camuffata, con degli arrosti grafici clamorosi sui documenti, porcheria che non userebbero nemmeno i ragazzi di quindici anni per falsificare il libretto delle giustificazioni.
Invece si sono fidati in tanti e in molti ci hanno messo i risparmi di una vita perdendo cifre vergognose che dovrebbero non far dormire la notte Tanzi e i suoi sodali (tonna, figli ecc).
Io stesso, che passo per essere un notevole rompiballe (ciò nonostante dieci anni fa ho rimesso un sacco, per me, di quattrini con le azioni Seat…) ho comprato le sicurissime obbligazioni Parmalat, salvo poi rivenderle per un miracoloso colpo di chiappa, che sarebbe poi stata un’improvvisa esigenza.
Ed ero pure arrabbiato pensando al 6% di interesse (nemmeno quindi una cosa clamorosa, se si pensa che eravamo nel 2002) che perdevo…
Guardiamo se adesso qualcun’altro seguirà la strada maestra del grifagno Cavaliere di Parma verso le patrie galere.

Con la mia solita testa rivolta al passato viola, pensavo ieri che in fondo Baggio e Borgonovo sono stati insieme solo una stagione.
Un campionato neanche troppo esaltante, se guardiamo alla classifica finale.
Perché l’Uefa venne centrata solo col settimo posto e al termine di uno spareggio in nessuno dei due segnò, lasciando a Pruzzo l’onere e l’onore del gol.
Eppure quei dieci mesi sono rimasti dentro a tutti quelli che c’erano e devono essere planati in fondo al cuore di questi due ragazzi, oggi signori di quasi mezza età che non resistono al richiamo di un ritorno a Firenze.
Poi c’è l’amicizia vera tra loro, un filo che non si è mai perso nel dipanarsi delle rispettive carriere e (s)fortune della vita, ma questo è un altro discorso.
Quello che vorrei provare a spiegare a chi oggi conduce in campo e fuori dal campo la Fiorentina è che non occorre vincere scudetti e neanche forse arrivare quarti (che non è come vincere uno scudetto…) per entrare nell’anima dei tifosi.
Basta molto meno sul piano tecnico, ma molto di più su quello dei rapporti.
Basterebbe vivere la Fiorentina in modo genuino, anteponendo il noi all’io e condividendo il viola con chi ama questo colore a prescindere dai nomi e dai risultati.
Esattamente come fecero Roberto e Stefano ventidue anni fa.

Niente Europa dunque per il secondo anno consecutivo: è inutile, quando ci capita una volta, o un’ipotesi di volata con la Juve siamo un po’ come Paolino Paperino con Gastone, perdiamo sempre in un modo o nell’altro.
Quasi certamente ero tra i pochissimi ad illudermi ancora, segno che almeno lì i segni del tempo che passa non mi hanno toccato e che sono restato il solito inguaribile, ingenuo e un po’ bischero ottimista di una volta.
Adesso puntiamo al mio personale 5,5, cioè il voto per la stagione viola, valutazione che ho assegnato alla Fiorentina se supera quota 55.
Un’impresa non impossibile, che vorrebbe anche dire chiudere col sorriso sulle labbra e con quattro vittorie ed un pareggio nelle ultime cinque (inutili purtroppo per l’Europa) gare di campionato.
Un ottimo sistema per ripartire più compatti e meno avvelenati nel prossimo luglio.

Mihajlovic, Cerci e D’Agostino stanno dando un senso a questo finale di stagione e quindi anche al mercato di Corvino.
Negarlo sarebbe da stupidi, e siccome a me interessa solo la Fiorentina non penso neanche lontanamente a continuare a dire che tutto è sbagliato, che tutto è da rifare.
Una vittoria strepitosa quella di oggi, che permette di pacificarci con la squadra e ci impone di andare a Milano con un’idea meravigliosa in testa: provare a vincere e poi vedere che cosa fa la Juve.
Mi sono piaciuti tutti e mi è piaciuto soprattutto il modo con cui la Fiorentina ha affrontato la partita: sembrava avesse molta più voglia dell’Udinese, che pure si giocava la Champions.
A questo punto sarei molto contento di non farla più la “settimana della rabbia viola”, vorrebbe dire che siamo tutti più distesi e abbiamo spurgato il veleno accumulato in otto mesi francamente piuttosto tristi.
Ma se finiamo con i fuochi d’artificio, e con più di 55 punti, io passo un’estate molto più serena.

Dopo la doppietta di Cagliari è scoppiata la mania di Cerci, anzi la fissazione di andare contro quelli che quando giocava partite indecenti lo criticavano.
Il mio pensiero è il seguente: Cerci non è certo Castillo, ma la sua stagione è stata fino ad oggi ben al di sotto della sufficienza, e qui bisogna mettersi d’accordo con chi sbandiera assist, gol e punti portati alla causa viola.
Ma scusate, uno che gioca in avanti (molto in avanti, perché non copre quasi mai) cosa diavolo dovrebbe fare nel tempo che passa correndo in qualche stadio italiano ed indossando una maglia della Fiorentina?
Sembra quasi che Cerci ci faccia un favore a segnare ogni tanto, a fare un assist, parrebbe quasi che sia stato decisivo per non lottare per la retrocessione.
E tutto questo per via delle tre reti in venti presenze, una media un po’ lontana, mi pare, non solo da Messi, ma pure da Sanchez.
Se all’inizio della sua avventura in viola, ma proprio all’inizio, cioè i venti minuti col Napoli e il primo tempo a Lecce, mi sono lanciato andare ad ottimistiche previsioni è perché in campo vedevo delle buone cose, poi scomparse abbastanza repentinamente.
Poi, quando ci sono stati dei progressi, come contro la Juve e soprattutto a Cagliari, non ho fatto altro che registrarlo e raccontarlo, senza alcun pregiudizio, così come ora spero di urlare via etere altre sue prodezze.
Sono solo un cronista e non un protagonista (anche se ammetto che nella mia categoria qualcuno ha confuso un po’ i ruoli e pensa di essere più importante di calciatori, allenatori e presidenti).
Riepilogando, a fronte di quattro/cinque partite positive ce ne sono state il triplo da 5 in pagella, a volte proprio ad essere larghi.
Non è certo Cerci la causa dei mali della Fiorentina, perché altri in relazione al nome e all’ingaggio hanno fatto meno, ma non è neanche lui almeno per ora una soluzione.
Quindi calmatevi un po’, perché questo rischia di essere un movimento sussultorio schizzofrenico dal vago sapore tafazziano.

Va bene, basta: mi arrendo, non voglio più farmi sangue cattivo con la storia del presidente mancante.
Sono andato a rivederermi tutte le date promesse e poi saltate per arrivare ad una decisione che mettesse la parola fine a questa stucchevole vicenda.
L’ultimo appuntamento dato da Andrea Della Valle era per fine mese, domani siamo al 30 aprile e ancora brancoliamo nel buio.
In fondo, ma proprio in fondo, fanno sul loro e non crederò mai alla storia che i fratelli Della Valle cerchino di proposito il basso profilo: ma perché dovrebbero?
Hanno speso più di 160 milioni, cioè la differenza tra uscite ed entrate, e oggi se vendessero ne prenderebbero forse la metà, se va bene.
Pagano tutti regolarmente, in 18 mesi hanno messo in mano a Corvino oltre 30 milioni: se nell’ultimo periodo hanno questo basso e in fondo ingiustificato gradimento, può essere che abbiano sbagliato tanto nel comunicare?
Io temo che da parte dei Della Valle ci sia anche un problema di attenzione e tempo, si vede che per loro la Fiorentina va bene così a livello di macchina organizzativa e quindi perché intervenire quando magari altre caselle della galassia non sono ancora al loro posto?
Oggi per esempio Mario Cognigni, il più autorevole candidato in assenza di ADV, è stato nominato il rappresentante del gruppo all’interno della Poligrafici Editoriali (impero mediatico che comprende anche La Nazione), evidentemente fa più comodo lì.
Pazienza, sarà per il prossimo appuntamento (che verrà probabilmente saltato).

Una cosa del genere me la ricordo solo nel giugno 1986: qualcosa che ti fa saltare dalla sedia e dire “ma non è possibile, come ha fatto?”.
Quella di Maradona all’Inghilterra è stata ancora più bella e decisiva, ma certamente la seconda rete di Messi resterà nella storia del calcio.
Perché poi biosgna vedere il contesto: Weah che scarta sette giocatori del Verona partendo dalla sua metà campo e segna è una grande prodezza, però vale meno di una perla come quella vista ieri al Bernabeu in semifinale di Champions.
Messi sembra un meraviglioso videogioco, qualcuno per cui ti viene spontaneo tifare e confesso durante la partita di aver seriamente pensato di diventare socio del Barcellona perché quello, a quei livelli e a quella velocità, è il calcio.
La spiegazione minimalista di cosa sia diventata qusta squadra e questo giocatore arriva da casa Guetta.
Valentina, che ha sempre dimostrato un sommo disinteresse per le vicende pallonare, alle 23 si è messa a rivedere ammirata quella pennellata di genio che sarà impossibile dimenticare.

Pare che neanche domani avremo la fumata bianca per il nuovo presidente della Fiorentina, che poi tutti, compreso chi scrive, sperano sia il vecchio.
In tutta la storia viola non si era mai visto tanto interesse verso una figura dirigenziale, ma è chiaro che si tratta di una cartina tornasole per capire la voglia di esporsi in prima persona dei Della Valle.
Fino ad un tempo neanche troppo lontano i cambi al vertice avvenivano nelle segrete stanze della sede e i tifosi si appassionavano (giustamente) più per il nuovo allenatore o il nuovo attaccante, ma questa vicenda è stata tirata troppo per le lunghe per non farla diventare un tormentone.
Sono stati soprattutto i continui rimandi temporali, le date fissate e poi saltate a creare tutta questa frenesia che poi a conti fatti ha poco a che fare con lo svolgersi della normale vita della società.
Perché gli stipendi di tutti vengono pagati regolarmente (la Fiorentina, ve lo assicuro, è invidiata e ammirata dall’80% dei giocatori di serie A che sono in ritardo, visto il credito di 9 milioni accumulato da Batistuta con la Roma?) e ognuno nelle stanze di via Fanti, ancora purtroppo senza foto del glorioso passato viola, sa esattamente cosa fare,
E però sarebbe ora lo stesso che questa novella dello stento avesse fine, non fosse altro che per dedicarci a qualcosa di più divertente.

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