Novembre 2007


Sarà bene precisare il mio pensiero su coloro che per cooptazione o elezione hanno visibilità e compiti di rappresentanza tra i tifosi.
Premesso che se il calcio fosse uno sport “normale” e l’Italia un Paese “normale” i capitifosi non esisterebbero, credo che non si possa eludere la realtà e quindi è giusto confrontarci su come stiano effettivamente le cose.
Ebbene, per come è strutturata la realtà fiorentina, per le persone che sono attualmente a capo delle organizzazioni del tifo, il ruolo dei Passarella, Brazzini, Tanturli, Pucci, Fratoni e via dicendo è necessario.
Sono loro il collo di bottiglia, il filtro per non far passare le pulsioni violente e le contaminazioni politiche (soprattutto dell’estrema destra, perché negarlo?) che attualmente cercano di infettare la Fiesole e pure la Ferrovia.
Personalmente ho avuto delle perplessità verso alcune di queste persone, specialmente una che non mi ha mai convinto, ma poiché sono valutazioni appunto personali, evito di fare nomi e polemiche sterili.
I capi del tifo dovrebbero darsi una missione che è (lo capisco) una contraddizioni in termini, dovrebbero cioè portare il mondo delle curve a non avere più bisogno di loro perché allo stadio non c’è più bisogno di confrontarsi con i delinquenti e gli imbecilli.
E’ un’utopia?

Con Stefano Prizio bisticciamo spesso, ma nei momenti importanti ci troviamo sempre vicin
Cito due esempi presi a caso: il 2003, quando con Pestuggia lanciammo la campagna “Ridateci la B con Della Valle” e il 2006 con Calciopoli, quando facemmo fronte unico scambiandoci pure gli interventi in radio e sono certo accadrà ancora se ce ne sarà bisogno.
Nel suo pezzo su fiorentina.it in cui riprende il mio post “Il regolamento di conti”, Stefano si è dimenticato di raccontare quello che mi venne detto all’epoca dei suoi scontri con qualcuno che non gradiva la sua presenza mediatica.
Mi venne caldamente “consigliato” di interrompere i rapporti con lui, che all’epoca era un opinionista di Radio Blu, cosa che ovviamente non avvenne, ma che serve a misurare il livello di arroganza che si può raggiungere.
Stefano non ha neanche scritto delle amarezze provate per il comportamento tenuto all’epoca dei fatti nei suoi confronti della nostra categori, però queste sono cose che interessano marginalmente.
Quello che conta è che adesso si sono aperti degli squarci: fiorentina.it (molto più seguita del mio blog) e Radio Blu, tanto per cominciare.
Ci sono cioè degli spazi in cui poter urlare “noi tutto questo non lo accettiamo più”, esistono spazi liberi gestiti da gente che ha la testa sulle spalle.
Leggo tra i commenti quello di Pietro Vuturo, per me un punto di riferimento nel frastagliato mondo del tifo, e tiro un sospiro di sollievo.
Sì, qualcosa è cambiato e a coloro che mi chiedono “ma cosa si deve fare?”, rispondo che intanto stiamo in campana, pronti a denunciare quello che accade perché neanche uno spillo di violenza buchi più il nostro convivere civile, da persone evolute e non trogloditi che trovano nel calcio un modo per esercitare i propri istinti bestiali (e chiedo scusa alle bestie).
IL COMMENTO DI PIETRO VUTURO
Caro David, complimenti per il coraggio e la chiarezza. Sai bene che spesso ci siamo trovati in disaccordo su alcune cose, ma come funziona fra uomini ce le siamo sempre dette in faccia. Voglio tranquillizarti da vecchio ( parecchio) Ultras. Fino a che ci rimane il cuore e la forza non permetteremo MAI di lasciare la Fiesole, lo Stadio, Firenze nelle mani di straccioni ( nemmeno delinquenti),che non hanno minimamente nel cuore la Fiorentina. Adesso sotto tanti aspetti il problema è nostro e lo risolveremo.I nostri valori, il coraggio di chi scrive con onestà intellettuale, di chi vuole il bene della Fiorentina e del calcio, non deve temere nulla. Questa è la nostra garanzia !!!
Con la voglia sempre di sentire il tuo urlo dopo un gol, ti mando un caloroso abbraccio.
Pietro Vuturo
Gruppo Storico Ultras viola ‘73

Credo che il momento sia cruciale, lo avverto nell’aria e la morte atroce, colpevole e senza giustificazione di Arezzo può almeno aprire scenari nuovi.
Forse sono arrivati i giorni del regolamento dei conti con la frangia violenta del tifo, forse la maggioranza silenziosa ce la può fare, anzi: ce la possiamo fare.
Nel mio piccolo anch’io ho buttato giù tanti rospi che adesso mi tornano in gola e non esiste bicarbonato che me li faccia ricacciare giù.
Non parlo solo di quei lunghi mesi a cavallo tra l’anatema di Antognoni nel febbraio del 2001 (“fai parte del clan dei marsigliesi”) e la fine della Fiorentina dei Cecchi Gori, quando mi scrivevano lettere anonime, insultavano al telefono e minacciavano fisicamente me e la mia famiglia.
No, io parlo anche degli ultimi anni, dell’attualità, anche se sembra sia passato un secolo da quei giorni bui.
Quando vado in trasferta e mi fermo agli autogrill, può capitare che qualcuno mi dia “dell’ebreo di merda”, naturalmente protetto dal branco, oppure che qualche facinoroso con la sciarpa viola ti insulti con epiteti pesanti solo perché sei giornalista.
Ho ancora presente un recente “daspato” fascista che per mesi mi ha offeso in tutte le salse, forte della legge della giungla che sembrava regnare ai confini del tifo.
Ma io, a 47 anni e tre figli, perché devo accettare tutto questo?
E l’unica alternativa al non acettarlo è smettere di fare il mio lavoro e dargliela così vinta a questa minoranza di delinquenti?
Eppure ho sempre subito in silenzio, un po’ come tutti subiamo tutti il teppistello che pensa di vivere di prepotenza ed invece è solo un povero mentecatto.
Su questi decerebrati hanno posato gli occhi quelli che invece il cervello ce l’hanno, ma lo usano per creare confusione, per appiccare piccoli incendi, per farci dire che c’è bisogno di ordine, che, insomma, ci vuole l’uomo forte, la disciplina, meglio se con l’olio di ricino.
Ed invece io dico che se ci ribelliamo tutti insieme, se rivendichiamo il nostro diritto ad una vita pacifica in cui non conta chi mena le mani o minaccia di farlo, forse rispediamo questa gente nei luoghi bui da dove sono venuti.
Dopo anni in cui ho capito che era inutile ribellarsi alla piccola prepotenza, all’insulto senza senso, ora avverto che forse qualcosa sta cambiando.
Cerchiamo di non lasciarci sfuggire l’occasione.
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO SCRITTO, ANCHE A CHI MI HA CRITICATO, PERCHE’ LO HA FATTO SENZA OFFENDERE, PUR ESPRIMENDO OPINIONI DURE.
PURTROPPO NON POSSO RISPONDERE, PROVERO’ A FARLO DOMANI

Il coraggio è quello del rappresentante che ha denunciato come il poliziotto abbia sparato tenendo la pistola con entrambe le mani, facendo fortemente vacillare l’ipotesi del colpo partito accidentalmente.
Quanti di noi al posto suo lo avrebbero fatto?
Confesso che ci avrei pensato a lungo e forse alla fine mi sarei deciso per il sì, ma in certe situazioni bisogna trovarsi, parlare a priori è troppo facile.
E comunque io resto dalla parte delle forze dell’ordine.
La paura è quella delle contaminazioni violente e politiche in curva, da qualsiasi parte e/o colore arrivino.
Si può accusare i cosiddetti capi della curva di eccessiva esposizione mediatica, anche se molta è colpa nostra, anche mia, che pure non ho mai voluto in radio una trasmissione di soli tifosi.
Sono preoccupato di sapere cosa accadrà ora in Fiesole, dopo che gente con la testa sulle spalle come Sartoni e Brazzini ha dato le dimissioni (fra l’altro, tanto per precisare, tutti e due hanno un proprio lavoro da decenni): quali saranno i nuovi interlocutori di polizia e società?
Bisogna stare con gli occhi aperti, anzi spalancati perché sarebbe intollerabile anche un solo episodio violento o di intimidazione.

Orgoglioso delle parole di Sandro Mencucci a Radio Blu: “Non abbiamo bisogno e non vogliamo gente che impedisce ad altri di cantare o che vuole che si canti a comando, gente insomma che viene solo per fare casino”.
Premesso che Firenze è un’isola felice rispetto ad altre piazze, io sono preoccupato per quanto detto, sempre a Radio Blu, da uno dei capi tifosi che stimo di più, Marzio Brazzini, vecchio ultrà.
“Mi dimetto dalle mie responsabilità di punto di riferimento per i tifosi in Fiesole – ha detto Brazzini – perché ho messo la faccia nelle decisioni prese prima della partita e quelle decisioni sono state disattese in tutto e per tutto”.
Mi vergogno quasi a guardare nel nostro orticello, nel giorno in cui si spara ad altezza uomo da una parte all’altra dell’autostrada e muore così un ragazzo di 28 anni, ma guardo al futuro e non me ne frega niente oggi della sconfitta viola.
Facciamo per favore fronte unico perché la politica non entri in curva, perché le teste rasate (che sono quasi sempre prive anche di neuroni oltre che di capelli) la facciano da padrone in uno stadio tra una tifoseria che è sempre stata apolitica.
Sul resto ci confronteremo nei prossimi giorni.

Eh sì, quella di domani è una bella prova di maturità, specialmente ora che ci hanno messo gli occhi addosso.
Tre pagine sulla Gazzetta, la copertina del SportWeek con Pazzini e Montolivo, l’intervista a Vieri sul Magazine: alla RCS deve essere scoppiata la viola-mania.
Se vinciamo anche domani (tocchiamo ferro), allora vuol dire che siamo davvero pronti per pensare in grande, perché sono state dette tante di quelle cose da far girare la testa a chiunque.
La formazione è un rebus, io non ci provo neanche più, tanto la sbaglio quasi sempre, come del resto la maggior parte dei colleghi.
Sono curioso di vedere se ci sarà ancora spazio per Vieri, quasi in stato di grazia, oppure se troverà posto Pazzini, che, per chi se lo fosse dimenticato, ci ha regalato i tre punti di Roma.

Clamoroso, non al Cibali, ma nelle redazioni dei media nazionali: si sono accorti della Fiorentina!
Complice l’assenza di partite e vista anche la scarsa consistenza dell’affaire Adriano-Milan, stavolta nei titoli di testa dello sport nei GR e TG nazionali campeggiano i viola.
Meno male che dura poco, perché domani è già campionato e quindi dovremmo tornare nelle retrovie.
La partita di ieri mi ha ricordato il 4 a 0 al Milan dell’era Terim, c’era la stessa fluidità di gioco, lo stesso senso del divertimento dei giocatori che si sentiva anche dalla tribuna.
Diverso l’avversario e per fortuna anche l’allenatore in panchina: Terim è durato un mese e mezzo, Prandelli sta regalando gioie dal 2005, un record per Firenze.
Adesso stiamo calmi, se possiamo, e pensiamo all’Udinese dove ci saranno Mutu, Pazzini (ma magari si continua con lo scintillante Vieri), Montolivo e Liverani, anche se ieri non si è accorto nessuno che mancassero.

E’ una battaglia persa la mia per cercare di uscire dai luoghi comuni e per evitare la dietrologia che evidentemente la fa da padrona nel calcio.
Leggo i vostri commenti al post precedente e trasecolo: ma chi ha mai scritto che non c’è attaccamento?
Qui ogni scusa è buona per dire che noi giornalisti facciamo polemica, perfino affermare che esiste il pericolo di distrarsi e che lo stadio sarà mezzo vuoto si trasforma in lesa maestà.
Non esistono mezze misure, per alcuni di voi ci vorrebbe il pensiero unico: tutto bene o tutto male.
Qualcuno ha pure scritto che attacco Prandelli: allucinante.
Poi c’è quello che scrive che devo ringraziare perché allo stadio ci vado gratis, l’altro che se la prende perché violanews cita solo due radio in radiocronaca (e qui devo difendere Pestuggia a cui ho chiesto spiegazioni: sono le radio che fino a questa mattina risultavano ufficialmente alla Fiorentina, poi se se ne aggiungono altre, meglio), alcuni che mi suggeriscono di posare il fiasco.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti, ma vi voglio dire una cosa: ormai conosco abbastanza bene il mestiere e non sarebbe per me difficile ottenere il consenso sempre e comunque, saprei bene cosa scrivere e quando scrivere.
Solo che non fa parte del mio modo di pensare, preferisco il confronto, a patto che almeno si capisca cosa voglio dire.
Ma forse è colpa mia che non so spiegarmi bene e allora provo a ribadire che:
1) stasera sarà dura perché forse avremo meno stimoli che in altre partite;
2) la partecipazione di pubblico sarà minore rispetto a tutte le altre gare al Franchi e anche questo influirà, certo non positivamente;
3) voglio andare avanti il più possibile in Uefa e magari vincerla.
O guardiamo se ci si capisce…

Mi pare che si vada un po’ a frasi fatte sul grande calore del tifo sempre e comunque, perché io tutta questa risposta alla partita Uefa di stasera non riesco proprio a vederla, e 15000 spettatori presenti vuol dire avere quasi due terzi di stadio vuoto.
Sarà l’Elfsborg, che già a pronunciarlo non dà l’idea dia una squadra di calcio, sarà la classifica in campionato maestosa, ma insomma non avverto nell’aria la stessa elettricità per esempio del pre-Groningen.
Non aiuta nemmeno la formula, che ha voluto copiare i gironcini della Champions con squadre oneste che non riempiono gli stadi.
Poi magari stasera sarò smentito (speriamo) e giocheremo la migliore partita dell’anno, però intanto Mutu e Montolivo restano a casa e non mi stupirei che ci trovassimo una formazione completamente rivoluzionata.
Non sono d’accordo con lei, ma vuoi vedere che piano piano il partito di Manuela Righini sta guadagnando consensi?
TANTO PER CHIARIRE, PERCHE’ QUI NON SI ASPETTA ALTRO CHE FAR POLEMICA: IO NON SONO D’ACCORDO CON MANUELA E VORREI ANDARE AVANTI IN COPPA FINO A MANCHESTER
SULLA PRESENZA ALLO STADIO, MI SEMBRA GIUSTO DIRE CHE STASERA LO AVREMO PER LA META’ VUOTO, IL CHE NON E’ UN ATTO DI ACCUSA VERSO NESSUNO, MA UNA SEMPLICE CONSTATAZIONE.

Nel mio piccolo ho partecipato alle fortune di casa Biagi comprando non meno di una dozzina di suoi libri.
Trovavo affascinante la sua scrittura, sembrava di essere lì con lui mentre intervistava Fidel Castro o Buscetta ed i suoi aforismi erano per me fulminanti.
Non mi sembrava invece così entusiasmante in televisione, dove la presenza scenica ha la sua parte e così pure la tonalità della voce, ma ovviamente questi sono gusti personali e naturalmente sto parlando dell’Olimpo, perché paragonato all’attuale melassa televisiva generalista Enzo Biagi faceva sempre la figura del gigante.
Nel diluvio di ricordi affettuosi, testimonianze uniche e via dicendo piovuteci addosso ieri ho trovato deliziosamente perfido il ritratto di un altro gigante, Eugenio Scalfari, tratteggiato su Repubblica Tv.
Ha detto in pratica Scalfari che Biagi era certamente un grande, ma…
1) non sapeva dirigere un giornale (al contrario ovviamente di Scalfari che per venti anni ha diretto, dopo averla fondata, Repubblica) visto che le sue esperienze a Epoca, Tg1 e Resto del Carlino sono durate pochissimo;
2) aveva una scrittura piana, adatta ad un pubblico più popolare di quello di Repubblica, nel cui corpo redazionale non si era mai inserito completamente, il pubblico adatto era quello del Corriere della Sera (al contrario, ha detto lo stesso Scalfari, della sua scrittura più complessa più consona ad un pubblico più eletto);
3) al di là della cordialità formale nei rapporti, Biagi aveva dei problemi con Montanelli, di cui era geloso e che contava più di lui al Corriere, tanto che a Repubblica scommettevano sull’alternanza dei pezzi tra i due in prima pagina;
4) Biagi era fissato “con la sua fotina” che voleva sopra il suo articolo, e guai se il pezzo non andava nella seconda pagina del giornale, anche se questo causò dei problemi grafici a Repubblica.
Ecco, qui c’è una parte, una parte vera del giornalismo.
Stiamo parlando del massimo dei massimi ed è divertente vedere come l’egocentrismo, la voglia di essere sempre al centro dell’attenzione sia uguale a quella che respiriamo noi nel ring delle nostre arene radiofoniche e televisive.
E’ un mestiere chiaramente da studiare nei manuali di psichiatria, eppure per uno che molla (ma non lo facciamo mai, o quasi mai, e ci sono estensori di pezzetti di cronaca ed interviste sportive che viaggiano sopra l’ottantina…) ce ne sono cinquanta pronti a scrivere o parlare gratis.
Per la cronaca, se non ricordo male, Enzo Biagi se ne andò da Repubblica nel 1996 perché nei fascicoli per celebrare il ventennale del giornale non fu inserito neanche un suo articolo.
E ieri Repubblica.it nel commemorarlo parlava del più “grande giornalista TELEVISIVO”, perché evidentemente sulla carta stampata c’era di meglio…

« Pagina precedentePagina successiva »