Io comincio ad avvertirlo nell’aria questo profumo d’Europa, questa sensazione da impresa straordinaria, perché secondo me sarebbe già fantastico arrivare in Uefa.
Ci accorgeremo della grandezza del lavoro di Prandelli e degli altri solo fra qualche anno, guardandoci indietro e pensando alla media punti della Fiorentina nell’ultimo anno e mezzo.
Adesso ci sembra normale, direi quasi banale, battere l’Udinese in casa, il Catania in campo neutro e via a seguire, dimenticando che così fanno solo le grandi squadre.
E noi siamo un’ipotesi di grande squadra, non manca moltissimo per diventarlo.
Se fossi un giocatore viola (un nome a caso…Toni), avrei molti più stimoli professionali a Firenze piuttosto che a Torino o Milano e nella prossima stagione me la giocherei davvero a tutto campo.
Per adesso comunque godiamocela, come sinceramente non avremmo mai pensato di fare durante i foschi temporali estivi.

MI SCUSO CON COLORO AI QUALI, DA UN CERTO PUNTO IN POI, NON HO RISPOSTO MA, COME DIRE, LE GIORNATE SONO DIVENTATE UN PO’ PIU’ CAOTICHE DEL SOLITO ED IO STO CERCANDO DI AGGIUSTARE IL TIRO.
PROVERO’ A FARMI PERDONARE

Non metterei la mano sul fuoco sulla permanenza di Toni a Firenze e ora, per favore, cercate di prendere le mie parole esattamente per quello che sono.
Ovvero: non ho detto che andrà via, anzi, al contrario, è molto probabile che Toni resti, ma non sono sicuro al 100% che finirà così.
Comunque sia, esiste un vantaggio formidabile rispetto alle burrasche della scorsa estate e cioè che stavolta le carte le diamo noi.
Non esiste infatti alcun rischio retrocessione a tavolino e quindi non ci saranno speculazioni sulle possibili disgrazie viola.
E, soprattutto, i Della Valle hanno dimostrato di non cedere ad alcuna pressione o ricatto.
Forse non esiste neanche più nessuno pronto ad offrire 25 milioni di Euro pronta cassa per il centravanti della Nazionale che a maggio toccherà finalmente i 30 anni (finalmente, perchè si diceva e scriveva che ne aveva trenta quando ancora ne doveva compiere 29), ma questo è un altro discorso.
Si tratterà di essere lucidi ed un po’ cinici: se ci conviene lo vendiamo, altrimenti lo terremo più che volentieri, pensando ai gol che assicura sempre, pure quando gioca una stagione allenandosi poco e male.

Stasera al Pentasport andrà in onda uno speciale di novanta minuti dedicato all’unico campione che dal 2000 in poi era ancora capace di emozionarmi, Roberto Baggio.
Io ho avuto l’idea (poco originale per la verità, visto che domenica compie 40 anni) e ho fornito contributi d’epoca preziosissimi, il resto è tutta opera dell’ingegno e del lavoro di Ernesto Poesio, che è rimasto tre giorni barricato a Caldogno.
Baggio non ha parlato al microfono, ha solo detto a Poesio di abbracciare per lui Firenze e di salutarmi.
E qui rivelo un piccolo aneddoto: insieme al fisioterapista Pagni sono stato l’unico ad essere “omaggiato” di una prefazione di Roberto per un libro.
Successe nel febbraio 2003 con “La mia voce in viola”.
Io chiamai Petrone, il suo procuratore, e posi la richiesta.
Lui, Petrone, mi fece capire che non c’era niente da fare, era un’impresa impossibile, salvo poi richiamarmi dopo due giorni per dire che Baggio aveva accettato, sicuramente in memoria dei nostri comuni trascorsi fiorentini.
La cosa incredibile è che io Roberto non l’ho mai visto, tutto è avvenuto via email: bozze del libro, sua prefazione e correzioni.
E un anno dopo mi fece sapere che avrebbe regalato la sua divisa a quel tifoso viola afflitto dalla SLA che stravedeva per lui.
Anche in quel caso tutto avvenne tramite una comune conoscenza, Freanco Boldrini.
Di Baggio, fisicamente, nemmeno l’ombra.
Racconto queste cose per spiegare come Roberto esca completamente dalla tipologia del calciatore medio: potrebbe guadagnare quello che vuole con la pubblicità o con le ospitate, ma preferisce portare i figli a scuola, aiutare il padre Florindo nel sistemare i pali della porta del suo vecchio campetto e vivere molto sereno.
Stasera non perdetevi questo tuffo nel passato, io non ho sentito niente, ma ci sarà da divertirsi.

TRASMISSIONE STRAORDINARIA, GRANDISSIMO POESIO, CHE HA LAVORATO UNA SETTIMANA FACENDO SPESSO LE DUE DI NOTTE PER ARRIVARE AL RISULTATO CHE AVETE ASCOLTATO.
VERAMENTE BRAVO, FORSE ABBIAMO UN CAVALLO DI RAZZA IN PIU’ A RADIO BLU

PRIMA DI TUTTO GRAZIE DEGLI AUGURI: SIETE STATI FANTASTICI, SONO RIMASTO SENZA PAROLE!!

E ora torniamo al nostro dialogo con un fatto sorprendente: le dichiarazioni di Claudio Ranieri di ieri, quelle in cui ha detto che sotto la sua gestione “non ci sarebbero stati feriti, ma solo morti”.
Devo confessare di avere ascoltato il tutto nella pillola di Pentasport (ebbene sì, anche nel giorno della nascita di Cosimo non ho lasciato in pace quei poveri ragazzi…) e non aver dato peso alla cosa.
Mi sembrava sinceramente un’espressione gergale, che ricalcava un po’ quello che disse l’ex Ministro della Difesa Cesare Previti (ebbene sì, abbiamo avuto per quasi un anno Previti ministro…) nel 1995, quando il primo Governo Berlusconi venne spazzato via dal ribaltone di Bossi.
“La prossima volta che andiamo al potere, non faremo prigionieri”, ringhiò Previti, ed era un modo per dire che sarebbero stati molto più grintosi.
Lo stesso voleva dire Ranieri, che comunque è uomo di spessore umano nettamente superiore all’ormai ex avvocato della real casa di Arcore.
Ha scelto però il momento sbagliato per uscirsene con parole di questo tenore ed è stato costretto a fare una precipitosa marcia indietro e a chiedere un po’ goffamente scusa.
Ora, io non so quale sia la giusta via di mezzo e certamente quando ho scritto che avremmo dovuto fare tutti dei passi indietro intendevo dire che sarebbe stato bene, appunto, evitare dichiarazioni come quelle di Ranieri a P0arma.
Non avendoci però trovato sul momento nulla di strano, delle due l’una: o sono personalmente ancora molto indietro io, oppure bisogna anche vedere chi è a dire certe cose (per la cronaca Ranieri, al massimo della sua popolarità a Firenze, fece degli spot per la Centrale del Latte e regalò tutto il suo compenso in beneficenza).

Che notte: sono completamente stordito e diventare babbo a 46 anni suonati è qualcosa di incredibilmente bello.
Ora avrete capito perché ogni tanto negli ultimi tempi marcavo visita…
Devo dire di essere ancora migliorato nell’assistenza al parto: ancora un paio di pupi e divento perfetto (approfitto del fatto che quando anche Letizia leggerà queste righe sarà ancora troppo debole per inseguirmi col forcone).
E sono sempre più convinto del fatto che se a partorire dovessimo essere noi maschi, il mondo si sarebbe già estinto da millenni.
Grazie a tutti voi che avete fatto gli auguri a noi e a Cosimo, con una menzione particolare per violanews.com, ma qui giocavo un po’ in casa, e per agli amici di fiorentina.it, che hanno dimostrato una volta di più come si possano avere dei valori che vanno al di là della concorrenza.
E grazie anche al sito firenzeviola.it, ho letto solo adesso degli auguri, che sono graditissimi.

Prandelli batte Malesani due a zero, e lo dico un po’ dispiaciuto perché, dopo le baruffe stiriche di quasi dieci anni fa, ho imparato a conoscere il tecnico di Verona (e lui me) e quindi lo seguo con simpatia ovunque sia ad allenare.
Ma Prandelli oggi, senza Toni e Mutu, ha vinto la partita più di Liverani, Gamberini e Pazzini, che pure sono stati tra i migliori.
L’ha vinta per come l’ha preparata, per come sembrava che non contasse l’assenza del pubblico, per il gioco che a tratti assomigliava a quello entusiasmante dell’anno scorso.
Mi verrebbe voglia di spingere sull’acceleratore per perorare una velocissima firma sul contratto, almeno fino al 2010, ma se cavalco giornalisticamente questa storia faccio audience e non il bene della Fiorentina.
Prandelli firmerà, ne sono certo, ma se per caso esisteva un minimo dubbio, la prova di oggi dovrebbe aver spezzato via anche le nubi più piccole.

Spero abbiate capito che non dipendeva dalla mia volontà l’interruzione delle risposte delle vostre domande.
Da oggi riparto, sperando che siate comprensivi se ogni tanto stacco la spina.
Intanto, in mezzo a tanti progetti, stiamo preparando con Ernesto Poesio un’ora di trasmissione davvero unica, dedicata a Roberto Baggio, che tra poco compie 40 anni.
Avrei voluto romanticamente mandare in onda lo speciale il 14 febbraio e dedicarlo a tutti gli innamorati del calcio, ma proprio quel giorno, quasi a riportarci alla triste quotidianità, c’è l’arbitrato dei Della Valle e Mencucci.
Ascolterete tutto giovedì 15 e vi assicuro che è un tuffo al cuore e nel passato, condito da un reportage molto particolare.
Per domani prepariamoci a qualcosa di inedito, che certamentente mi e ci sorprenderà.
Spero solo che non si debba pagare troppo pegno a questa situazione dolorosa eppure inevitabile, visto il livello di inciviltà a cui siamo (sono) arrivati.

Bisogna per forza farli questi passi indietro, prima che sia troppo tardi.
Per esempio: nella nostra santificazione del calcio di una volta, siamo sempre tutti lì a dire nostalgicamente che “una bella scazzottata” tra tifosi era il massimo che poteva succedere, dando a questo gesto la patente di non gravità.
Sbagliato. Molto sbagliato.
Così legittiamo la violenza, ed il nostro meccanismo mentale è identico a chi, tra i protagonisti del calcio storico, considera l’arena di Piazza Santa Croce una zona franca, fuori dalle normali regole del vivere civile.
Ecco, vogliamo tornare al vivere civile, che deve comprendere pure lo spettacolo calcistico.
Va bene la presa in giro, ma non l’insulto, basta con il “devi morire” e tralscio i buu razzisti perché chi li fa è solo un mentecatto.
Ok al “chi non salta un bianconero (o rossonero, o interista, fate voi) é”, no a slogan offensivi, che pure, a microfoni spenti, ho cantato anch’io perché ormai era ed è normale approcciarsi così allo stadio.
Ci farà male vedere lo stadio vuoto, che fra l’altro è molto penalizzante per la Fiorentina, ma come ho scritto nel precedente post questa è davvero una delle ultime possibilità che abbiamo per non consegnare il nostro sport preferito ai teppisti travestiti da tifosi o sedicenti tali.

Racconto solo oggi, a distanza di quasi quattro anni, e dunque con colpevole ritardo, una cosuccia da niente che accadde nell’anno della C2.
Organizzano una partita al Franchi “per la Fiorentina e per Firenze” ed un tizio che fa parte dello staff mi chiede a nome del popolo viola se Radio Blu vuole essere tra gli sponsor.
E’ uno di quelli piuttosto spicci nei modi, fascista nella testa e nell’agire che un anno dopo avrebbe rotto i rapporti con me perché secondo lui non avrei dovuto intervistare Adriano Sofri.
Insomma, uno preoccupante a trovarselo davanti come avversario.
Si trattava di avere il nostro nome ripetuto cinque volte dallo speaker e forse, se avessero fatto in tempo, di mettere uno striscione a bordo campo.
Costo dell’operazione, 400 Euro: una follia per quello che offrivano.
Il tizio preoccupante mi fa capire che “politicamente” per la radio è meglio esserci, perché “quegli altri” ci sono, e così io tiro fuori di tasca mia i 400 Euro (se avessi proposto una cosa del genere a Rinaldo, mi avrebbe inseguito col forcone…).
Naturalmente lo striscione non è mai arrivato, allo stadio ci saranno state al massimo mille persone e non so nemmeno se Radio Blu è stata nominata dallo speaker.
Era una specie di pizzo quello per vivere più tranquillo?
Penso proprio di sì, anche perché, la “proposta che non potevo rifiutare” arrivava neanche due anni dopo i sei mesi di inferno vissuti causa della diatriba Sconcerti-Antognoni, delle lettere anonime, degli striscioni e delle minacce.
Nei primi tempi dell’era Della Valle, il tizio dai modi spicci era solito frequentare le segrete stanze del palazzo viola.
Poi la Fiorentina è cresciuta come società, devono aver capito e adesso, fortuna, se ne sono un po’ perse le tracce.
Questo è solo un piccolo episodio, ma chissà quanta altra gente in Italia (a Firenze, va meno peggio che da altre parti) ha dovuto subire in giro per l’Italia la prepotenza di chi ha deciso di essere l’unico vero custode del tifo.
Hanno fatto una statistica: pare siano 80.000 i teppisti o potenziali tali, o comunque i fiancheggiatori di questi delinquenti.
Una cifra enorme, ne basterebbero molti meno per un colpo di Stato.
Sono loro e non Amato, la Melandri o Pancalli che ci hanno tolto il gusto del calcio.
Pensateci nella vostra legittima arrabbiatura quando domenica pomeriggio, invece di essere al Franchi, vi toccherà stare davanti alla televisione o attaccati alla radio per ascoltare quel bischero del Guetta.

DEVO UNA SPIEGAZIONE A PROPOSITO DEL TERMINE FASCISTA CHE HO USATO NEL POST.
SI PUO’ ESSERE FASCISTA ANCHE VOTANDO A SINISTRA, BASTA PENSARE DI VIVERE DI PREPOTENZA, USANDO LA FORZA, NON LASCIANDO SPAZIO AL PENSIERO E ALLA LIBERTA’ ALTRUI.
QUESTO E’ QUELLO CHE INTENDEVO DIRE A PROPOSITO DEL TIZIO IN QUESTIONE E DI TUTTI QUELLI CHE IL CERVELLO LO AZIONANO A MOMENTI ALTERNI E SOLO PER ESERCITARE, APPUNTO, LA PROPRIA PREPOTENZA.
SCUSATEMI ANCORA SE NON RISPONDO AI POST, MA HO LETTO TUTTO.
DA FIN SETTIMANA RIPARTIAMO COL DIALOGO,
David

Vi devo una spiegazione: in questi giorni riesco a malapena a moderare i commenti, sfrondarli dalle parolacce e minacce e metterli nel blog.
Siete in quasi duemila0gni giorno a vedere quello che c’è scritto e mi piange il cuore non poter rispondere a chi mi chiede commenti o contesta alcune mie affermazioni, ma, credetemi, non riesco proprio a riparare a tutto ed entro un paio di settimane vi spiegherò il perché.
Quindi scusatemi e magari continuate a dialogare tra voi, io cercherò di dare il mio contributo la mattina presto o la sera tardi.
Un abbraccio a tutti e… grazie della fiducia.

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