Io di fronte a cose del genere non trovo parole, e voi?
DA REPUBBLICA.IT
TORINO – Dopo ore di interrogatorio Giuseppina Griffo ha confessato: la figlia Melania, cinque anni, non è precipitata dal balcone per una tragica fatalità ma perché lei l’ha spinta.
Il dramma si è consumato ieri sera a Vinovo, in provincia di Torino, nell’appartamento al quinto piano in cui vive la famiglia Villani.
Inizialmente si era pensato a una disgrazia.
Ma con il passare delle ore gli inquirenti hanno cominciato a sospettare della madre, che soffre di crisi depressive.
Durante un lungo interrogatorio Giuseppina Griffo, 30 anni, da tempo sofferente di crisi depressive, è caduta più volte in contraddizione ed è stata sottoposta a fermo di polizia giudiziaria per omicidio.
E alla fine ha confessato: Melania si era arrampicata su una sedia per vedere il padre che tornava a casa dal lavoro, lei le aveva detto più volte di scendere ma la bambina non aveva obbedito e l’ha spinta giù.
La confessione corrisponde all’ipotesi tracciata dagli inquirenti.
Al momento della tragedia la madre lavava i piatti in cucina.
La bambina era abituata ad aspettare il padre prima di addormentarsi e così, per cercare di vederlo prima, ha preso una sedia, l’ha portata in balcone e vi è salita sopra.
Giuseppina Griffo le ha detto di scendere ma la bambina ha continuato a saltare sulla sedia.
La donna, esasperata, l’ha spinta e la piccola si è sbilanciata precipitando nel vuoto.
Una delle cose che hanno insospettito gli investigatori è che Giuseppina Griffo, una volta avvenuta la tragedia, non ha chiamato subito il 118 ma la madre che abita poco distante. Solo dopo è stata chiamata la centrale di soccorso. Sul posto sono intervenute due ambulanze, ma la situazione era compromessa: Melania è morta poco dopo il ricovero. In ospedale, a Moncalieri, è poi arrivato anche il padre, Angelo Villani, avvertito da alcuni amici alla Fiat Mirafiori dove lavora come operaio turnista.

Stavo e sto vivendo un periodo di profondo distacco dalle vicende politiche, ultimamente riesco a malapena ad arrivare alla fine delle interviste ai poltici o degli articoli che analizzano come vanno le cose nel nostro Paese.
In casa ho minacciato più volte ad alta voce che non ce l’avrei più fatta a votare a sinistra, disgustato dai casini della coalizione, e lo dicevo con un certo imbarazzo giacché di smettere di votare non se ne parla proprio, ma, insomma, spostarmi a destra…
Domenica mattina, però, forse perchè più riposato per l’assenza di impegni lavorativi, ad un certo punto mi è partita la bambola civica: basta, vado a votare per le primarie, quasi fosse un ultimo sussulto di vitalità prima di deporre le armi.
Ho caricato Valentina in macchina, le ho spiegato cosa stavamo facendo, cercando di darle un’infarinatura semplice ma efficace che la facesse uscire almeno per un’ora dal micidiale cocktail che caratterizza purtroppo quasi tutte le dodicenni italiane che per fortuna non hanno problemi economici ( tv/vestiti/zac efron) e ho dato il mio voto a Rosy Bindi, sapendo benissimo che avrebbe vinto Veltroni.
Ho pensato: forse ci potrebbero salvare le donne, con loro al potere, ne sono certo, ci sarebbe meno corruzione è molto più buonsenso, per questo in America tifo per Hilary.
Ora leggo e sento un entusiasmo per come sono andate le cose, un entusiasmo che mi sembra un po’ troppo autoreferenziale, ma d’altra parte siamo davvero all’ultima curva.
Se la situazione non si sblocca neanche stavolta, se non tagliamo le ali massimaliste da una parte e dall’altra, se abbiamo ancora una volta paura di dire verità scomode (tipo che l’Italia ha più o meno lo stesso debito pubblico che aveva nel 1992, solo che quindici anni fa i creditori eravamo tutti noi italiani e per questo non abbiamo dichiarato default come l’Argentina, mentre oggi il 55% del debito è in mano agli stranieri…), beh allora è la volta che mi arrendo veramente.

Incredibile.
Scusatemi, ma sono proprio fuori da queste logiche, anche se da oltre 25 anni mi barcameno tra sponsor locali e regionali.
La t-shirt indossata da Toni dopo la partita non era un omaggio a Firenze, ma solo una di quelle cose che lui deve/vuole indossare per contratto con la Lotto.
Ecco perché non c’era il viola, ma l’argento!
Altro che attaccamento ai suoi vecchi tifosi e io lì come un bischero a farci tutti quei ragionamenti sull’affetto per Firenze.
Grazie agli amici del blog per le segnalazioni arrivate: sono andato sul sito della Lotto (a cui faccio della pubblicità gratis, ma tant’è) e ho verificato che ciò che che avevano scritto era vero.
Ma guarda un po’ come deve passare la domenica mattina un povero ingenuo…

L’ho spesso punzecchiato, anche e soprattutto per il dispiacere di vederlo andare via, ma stavolta devo dirgli bravo.
Non tanto per quello che ha fatto in campo a Genova, dove pure è stato uno dei migliori, ma per come si è presentato nelle interviste post partita.
E’ arrivato in televisione con un vistosissimo giglio (peccato d’argento e non viola!) stampato sulla t-shirt, un segno di rispetto e di affetto verso una città che gli ha dato tutto.
Sorprendente in positivo Luca Toni: nessuno glielo aveva chiesto, sicuramente a Monaco non diranno niente (perché su queste cose sono più avanti di noi) e comunque resta la piacevole sensazione che ci sia paradossalmente più feeling adesso di quando segnava valanghe di gol e noi eravamo a mugugnare perché sapevamo che tanto se ne sarebbe andato.

Mi diceva domenica Ulivieri che uno come Buffon , che lui ha allenato a Parma, vale almeno dieci punti a girone.
Quanti punti vale a girone Frey?
Se non dieci, almeno sette, quindi quattordici/quindici in tutto, la differenza tra l’ottavo posto e la Champions.
E quanto vale o varrebbe Frey sul mercato?
Minimo quindici milioni di Euro, ma tirando sul prezzo si potrebbe arrivare anche a diciotto, specialmente con il Milan, che con Sebastien avrebbe risolto i suoi problemi per quasi dieci anni.
Confesso di essere un po’ preoccupato perché non so quanto potrà durare la favola del giocatore che non pianta grane per andare a guadagnare (almeno) il doppio da un’altra parte.
A pensarci bene era quasi elementare che il Milan pensasse a Frey, mentre più in Europa che in Italia si odono da tempo suonare le sirene per Mutu.
Confesso di non avere soluzione, perché la politica della Fiorentina è giustissima e anche la storia dei diritti di immagine regge poco poiché non mi pare che il mondo imprenditoriale faccia a gara per garantirsi le prestazioni fuori dal campo di Mutu e Frey.
Insomma, aspetto un po’ col fiato sospeso e un po’ indispettito dal fatto che i contratti nel calcio, tra una bizza e una norma Fifa, sono o sarebbero solo carta straccia, mentre la parte del tifoso che è in me spera molto ingenuamente che Frey e Mutu se ne freghino delle sirene e continuino a restare in viola a un milione e mezzo di Euro netti a stagione.
DOMANI PROVO A RISPONDERE A TUTTI, MA DIREI CHE E’ ANDATA BENE: SOLO UNA MINIMA PERCENTUALE HA SCRITTO PER ACCUSARMI DI SEMINARE ZIZZANIA O ALTRE SCIOCCHEZZE DEL GENERE.
PRECISO CHE HO PIENA FIDUCIA IN CORVINO, MA MI E’ PURE GIUSTO EVIDENZIARE IL PROBLEMA CHE LA FIORENTINA DEVE FAR QUADRARE IL CERCHIO CON RISORSE CHE SONO UN QUARTO DI QUELLE DELLE ALTRE CONCORRENTI ALLA CHAMPIONS .
IL TETTO DEGLI INGAGGI E’ GIUSTISSIMO (MAGARI SI PUO’ CAMBIARE IL CRITERIO DI RIPARTIZIONE, MA E’ UN ALTRO DISCORSO) E SE CORVINO RIESCE A FARE ANCHE QUESTA COMPIE UNA PRODEZZA DEGNA DI MARADONA.
A DOMANI

Dal 1998 in poi, cioè dal momento del suo grave infortunio contro l’Udinese, Del Piero è andato molto meglio fuori dal campo che sul terreno di gioco.
Ha giocato molte più partite di quanto avrebbe dovuto in Nazionale e dal 2002 in poi è stato quasi un sopportato per tutti gli allenatori della Juve.
E però questo ragazzo di 33 anni ha uno stile molto apprezzabile, che lo fa sembrare diverso dalla maggioranza dei calciatori.
Sopporta infatti con molta serenità tonnellate di fango, veleni assortiti che lo hanno dipinto nell’ordine come: omosessuale, dopato, avido, finito.
Lo scorso anno, dopo aver vinto da protagonista ritrovato all’ultimo tuffo un Mondiale, ha fatto un gesto alla Di Livio, sia pure con le dovute differenze.
Perché Di Livio per rimanere in C2 ha perso almeno 600 milioni di lire a stagione, mentre Del Piero non ha perso niente del suo clamoroso ingaggio bianconero.
Ma Angelo aveva già 36 anni e non 32, non aveva vinto il Mondiale e sul mercato aveva certo meno appeal dell’ex compagno di Padova.
Comunque sia, mentre Cannavaro, Ibrahomovic, Emerson e Zambrotta scappavano, Camoranesi e Trezeguet cercavano di farlo, Del Piero è stato l’unico con Buffon a dire di sì con convinzione.
Per questo è diventato un bel problema per i dirigenti della Juve, perché ai tifosi le logiche di bilancio interessano poco.
A loro importa il cuore che ci mettono i giocatori e, sia pure con tutta l’antipatia (sportiva) possibile verso i bianconeri, davvero non si può dire che Del Piero il cuore non ce l’abbia messo nel rimanere in B con 30 punti di penalizzazione (poi ridotti a 19).
Sono proprio curioso di vedere come andrà a finire questa storia.

A me piace questo girone, che non è facile, ma al tempo stesso tranquillamente alla nostra portata.
Sento davvero il profumo d’Europa, molto più che a Groningen, non fosse altro che per la bellezza delle città, Valencia ed Atene.
Non sarà Champions, d’accordo, ma sinceramente non vedo proprio perché dovremmo snobbare l’Uefa che invece potrebbe darci molte soddisfazioni.
Meglio affrontarle a Firenze quelle più deboli e poi passando in tre abbiamo la possibilità di rimediare ad eventuali passi falsi.
Scusate se da ieri non ho più risposto alle vostre domande e/o considerazioni a proposito del mio precedente post provocatorio, ma chi ha ascoltato oggi Radio Blu (oltre alle pillole e al Penta abbiamo fatto un’ora e mezzo di diretta da Nyon con quattro assi nella manica: Russo, Sardelli, Ceccarini, Fabiani) avrà compreso (spero) come siano stati frenetici questi giorni.

…passiamo le prossime due settimane a sparare su Pazzini.
Oppure a rimpiangere Reginaldo e a dire che Semioli non lo vale assolutamente.
Non dobbiamo però dimenticarci di dire che Santana è ormai un giocatore finito, che Frey e Mutu se ne andranno certamente a fine stagione e che anche su Prandelli cominciamo ad avere dei dubbi.
Dimentichiamoci ovviamente che siamo l’unica squadra italiana imbattuta in partite ufficiali, che non perdiamo da quasi sei mesi e che siamo in piena corsa Champions.
Mescoliamo tutto quello che ho detto e serviamo calda questa cicuta a chi ama davvero la Fiorentina: l’effetto veleno non tarderà ad arrivare.

Non arrivo a dire, come è stato scritto sul blog, che ne perderei cinque di seguito pur di vincere con la Juve, ma solo chi è stato a Cagliari nel 1982 e ad Avellino nel 1990 sa di cosa sto parlando.
Certo, andando indietro col tempo c’è stato anche il maggio del 1971, quando la Juve concesse un pareggio generoso alla Fiorentina, che così si salvò, mandando in B il Foggia (mentre la Roma fece molto peggio 22 anni dopo…), ma io davvero non posso pensare che domani sia una gara come le altre.
E’ inutile, fin da piccolo, ancora senza Cagliari ed Avellino, la sentivo moltissimo, perché mia nonna era torinese, amica da ragazza di Boniperti (perdonatemi, nessuno è perfetto) e, pensate un po’, era proprio lui a portare il decenne David in tribuna quando c’era la partita a Firenze.
Io mi agitavo come un matto e venni definitivamente espulso nella stagione 72/73, quando il diciassettenne Desolati, a tre minuti dalla fine, mise a sedere Zoff segnando il gol della vittoria.
Sinceramente non ricordo se feci il segno dell’ombrello, so solo che Boniperti si lamentò per l’atteggiamento tenuto dal nipote della sua amica e non venni più “convocato”.
Fiorentina-Juve è “la partita”, inutile girarci troppo intorno.
E’ in piccolo come la finale dei Mondiali: ognuno di noi ha l’esatta percezione storica delle sfide passate, cosa faceva in quella stagione, con chi era sposato, quale fidanzata lo aveva lasciato, a che punto era la propria vita.
A me ha pure portato bene: stagione 88/89, “il sogno di tutti i fiorentini è quello di segnare un gol al novantesimo alla Juve…”, e poi sapete come andò a finire.
Anche quella volta ero abbastanza vicino a Boniperti, ma nessuno ebbe da ridire sulla mia smodata esultanza.

Visto cosa vuol dire avere Frey tra i pali invece di Dida?
Non so perché ma ai rigori ero molto tranquillo, certamente di più che durante i supplementarri, dove temevo l’erroraccio difensivo che poteva costarci l’Europa.
Non abbiamo giocato bene, eravamo un po’ tesi, non con la testa alla Juve, ma certamente non sciolti come altre volte e se non prende per mano Mutu sarebbero stati dolori.
Mutu e Frey, Frey e Mutu: sempre loro, la coppia di campioni che rinunciano a ingaggi doppi per stare a Firenze, forse bisognerebbe riflettere un po’ di più su questa scelta così anomala nel mondo del calcio e non solo del calcio.
In attacco abbiamo sofferto, sia con Vieri che con Pazzini ed è vero che lavorano moltissimo per la squadra (ieri sera Bobo sembrava Giampaolo), però due soli gol in tutto in otto gare ufficiali mi sembrano un po’ poco.
Adesso un bel respiro e poi la gara più importante, almeno per un provinciale come me.
DOMANI RISPONDO A TUTTI, PROMESSO

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