Penso abbia ragione Lorenzo Amoruso, anche se Pin a fine partita non ha risposta alla mia domanda specifica: devono aver lavorato parecchio nella sosta, per questo erano poco brillanti.
Non esiste altra spiegazione, salvo quella delle assenze e di giocatori (vedi Montolivo) mandati in campo perché proprio non se ne può fare a meno.
Come direbbe il mio amico Barry, questo è “un passaggio importante” della stagione e quindi stiamo attenti a non farci del male da soli.
Per mantenere la linea di volo sono anche disposto a sentirmi raccontare un po’ di balle, tipo quelle dette ieri a fine partita da Gobbi (“ottima gara”) o dallo stesso Pin (“sono molto soddisfatto della prova”).
Sono dichiarazioni in puro “calcese” e d’altra parte mica si può fari un’analisi serena di cosa non ha funzionato a Reggio Calabria così a caldo, alla settima intervista e con una quindicina di giornalisti che si rubano le domande tra loro.

Il senso del mio post precedente lo ha colto perfettamente Innamoratipazzi, che ha scritto che volevo sfogarmi con degli amici.
Non che lo siate tutti, per carità, e poi io sono molto selettivo non avendo più di cinque/sei amici veri, ma insomma questo blog non è un giornale o una radio, non deve “vendere”, è una cosa tra noi anche se ha superato ogni più rosea previsione di frequentazione (pare che siate oltre tremila…).
Vorrei urlarvi il nome della persona, ma dovrei mettermi a studiare cosa è possibile dire e cosa no e mi viene il voltastomaco solo a pensare a quello che è successo.
Già mi arrabbio quando lo/la vedo circolare mediaticamente senza vergogna…
Torniamo al calcio con la scoperta dell’acqua calda: domani sarà durissima.
Ulivieri sta preparando benissimo la artita, me ne sono accorto da tanti piccoli particolari qui a Reggio Calabria, dove Renzaccio ha già conquistato tutti.
Si potranno tirare fuori tute le frasi fatte del calcio, ma senza Mutu è senz’altro più dura.
Il pareggio non lo firmerei in anticipo, ma non ci sputerei sopra alla fine.

Pessimo incontro ieri pomeriggio, e meno male che ero in motorino.
Mi è capitato infatti di incrociare la persona di cui parlammo qualche tempo fa a proposito delle accuse di esibizionismo/pedofilia e di veloci ritorni in video dopo momentanea epurazione.
Mi è andato il sangue alla testa anche perché la persona in questione invece di abbassare la testa e andarsene via di pedina ha cercato l’alterco a distanza, dimostrando di avercela con me.
Buon segno, vuol dire che si era perfettamente riconosciuta in quello che avevo scritto e che questo blog serve a qualcosa.
Ripeto: meno male che non ero a piedi e che pioveva, così l’ho mandato a quel paese, ho riaperto il gas e sono ripartito.
Poi, una volta sbollita la rabbia (e c’è voluto un po’), mi sono fatto un paio di domande a cui non ho trovato risposta.
La prima: ma perché della persona in questione all’epoca dei fatti furono pubblicate solo le iniziali mentre per molto meno si scrive tutto dell’incriminato? Se deve valere l’anonimato, che valga per tutti e a quel punto non scriviamo neanche più le iniziali.
E ancora: non sono assolutamente per la gogna e la nostra giurisdizione ci insegna che ognuno è innocente fino a quando la sentenza non è passata in giudicato, ma è proprio impossibile avere un codice etico che almeno sospenda dall’andare in voce e video chi ha dei procedimenti in corso così gravi?
E ora mi aspetto altre reazioni, ma vi terrò informati…
P.S. So bene che questo è un post politicamente scorretto, che vi sareste aspettati qualche segno di riconoscimento, ma una volta ogni cinquanta consentitemi di “usare” questo nostro spazio come valvola di sfogo.
Non me ne vogliate.
HO LETTO DELLE MOLTE CRITICHE CHE SAPEVO SAREBBERO ARRIVATE.
NON IMPORTA, CHI CONOSCE LA STORIA SA A COSA MI RIFERISCO E S ANCHE CHE HO RAGIONE, AL DI LA’ DEL DISCORSO CHE SI E’ INNOCENTI FINO A CHE ECC. ECC
CREDO CHE SI DEBBA FARE I CONTI CON LA PROPRIA COSCIENZA ED IO, DOPO AVER SCRITTO QUELLO CHE AVETE LETTO, MI SENTO PIU’ LEGGERO

Aspetto con curiosità di vedere quello che vale Osvaldo, che non potrà essere sempre lo scintillante attaccante di Livorno, ma neanche l’opaco giocatore visto questo pomeriggio in Under 21.
Poichè il tifoso è spesso portato ad non avere vie di mezzo, non vorrei che adesso si esagerasse nell’altro senso.
Non vorrei cioè che un altro paio di partite senza gol facessero storcere la bocca a qualcuno, magari dimenticando che Osvaldo è più giovane di Pazzini e se aspettiamo Giampaolo non vedo perché non si possa fare altrettanto con l’argentino.
E’ bravo tecnicamente, mi pare uno sveglio e ha Prandelli come allenatore: ce n’è abbastanza per essere ottimisti.

Cinque punti tra Reggina, Inter e Palermo?
Per come è messa la situazione, con questa serie quasi incredibile di infortunati, io credo che ci si potrebbe accontentare, anche se capisco che questo non sia un discorso entusiasmante.
Siamo una volta di più nelle mani di Prandelli e se ci fosse un altro tecnico (escluso forse Spalletti) sarei sinceramente molto più preoccupato.
E’ una questione di qualità che viene a mancare e comunque non rischierei recuperi affrettati, che poi potrebbero essere pagati a caro prezzo.
Sto parlando soprattutto di Mutu, che nonostante i 28 anni ha l’entusiasmo di un ragazzino e quindi pure certe ingenuità che lo porterebbero a dire sempre sì.
Meglio invece aspettare, rinunciare alla sua presenza contro l’Inter per riaverlo davvero al 100% a Palermo.

Al termine di una settimana fitta di dialoghi intrnettiani e radiofonici provo a tracciare dei punti di non ritorno, soprattutto alla luce di quanto emerso ieri nel corso dei 40 minuti di Pentasport con Sartoni, “Pippo” del Gruppo Storico e “Tino” del Gruppo Piagge.
Tre le norme fondamentali, per le quali sono disposto a spendere il peso mediatico di Radio Blu e, per quello che può contare, il mio personale:
1) nessuna concessione alla violenza, anche verbale, sperando che si smetta una buona volta con cori vergognosi come quello inneggiante alla tragedia dello stadio Hysel;
2) strada sbarrata alle contaminazioni politiche, da qualsiasi parte arrivino e di qualsiasi colore siano;
3) libero arbitrio per chi va in curva, si tifa e si canta se si ha voglia, si tifa e si canta anche se i capi del tifo sono di parere opposto.
Se riusciremo/riusciranno a far rispettare queste poche regole, avremo/avranno già fatto un bel passo in avanti.

Sarà bene precisare il mio pensiero su coloro che per cooptazione o elezione hanno visibilità e compiti di rappresentanza tra i tifosi.
Premesso che se il calcio fosse uno sport “normale” e l’Italia un Paese “normale” i capitifosi non esisterebbero, credo che non si possa eludere la realtà e quindi è giusto confrontarci su come stiano effettivamente le cose.
Ebbene, per come è strutturata la realtà fiorentina, per le persone che sono attualmente a capo delle organizzazioni del tifo, il ruolo dei Passarella, Brazzini, Tanturli, Pucci, Fratoni e via dicendo è necessario.
Sono loro il collo di bottiglia, il filtro per non far passare le pulsioni violente e le contaminazioni politiche (soprattutto dell’estrema destra, perché negarlo?) che attualmente cercano di infettare la Fiesole e pure la Ferrovia.
Personalmente ho avuto delle perplessità verso alcune di queste persone, specialmente una che non mi ha mai convinto, ma poiché sono valutazioni appunto personali, evito di fare nomi e polemiche sterili.
I capi del tifo dovrebbero darsi una missione che è (lo capisco) una contraddizioni in termini, dovrebbero cioè portare il mondo delle curve a non avere più bisogno di loro perché allo stadio non c’è più bisogno di confrontarsi con i delinquenti e gli imbecilli.
E’ un’utopia?

Con Stefano Prizio bisticciamo spesso, ma nei momenti importanti ci troviamo sempre vicin
Cito due esempi presi a caso: il 2003, quando con Pestuggia lanciammo la campagna “Ridateci la B con Della Valle” e il 2006 con Calciopoli, quando facemmo fronte unico scambiandoci pure gli interventi in radio e sono certo accadrà ancora se ce ne sarà bisogno.
Nel suo pezzo su fiorentina.it in cui riprende il mio post “Il regolamento di conti”, Stefano si è dimenticato di raccontare quello che mi venne detto all’epoca dei suoi scontri con qualcuno che non gradiva la sua presenza mediatica.
Mi venne caldamente “consigliato” di interrompere i rapporti con lui, che all’epoca era un opinionista di Radio Blu, cosa che ovviamente non avvenne, ma che serve a misurare il livello di arroganza che si può raggiungere.
Stefano non ha neanche scritto delle amarezze provate per il comportamento tenuto all’epoca dei fatti nei suoi confronti della nostra categori, però queste sono cose che interessano marginalmente.
Quello che conta è che adesso si sono aperti degli squarci: fiorentina.it (molto più seguita del mio blog) e Radio Blu, tanto per cominciare.
Ci sono cioè degli spazi in cui poter urlare “noi tutto questo non lo accettiamo più”, esistono spazi liberi gestiti da gente che ha la testa sulle spalle.
Leggo tra i commenti quello di Pietro Vuturo, per me un punto di riferimento nel frastagliato mondo del tifo, e tiro un sospiro di sollievo.
Sì, qualcosa è cambiato e a coloro che mi chiedono “ma cosa si deve fare?”, rispondo che intanto stiamo in campana, pronti a denunciare quello che accade perché neanche uno spillo di violenza buchi più il nostro convivere civile, da persone evolute e non trogloditi che trovano nel calcio un modo per esercitare i propri istinti bestiali (e chiedo scusa alle bestie).
IL COMMENTO DI PIETRO VUTURO
Caro David, complimenti per il coraggio e la chiarezza. Sai bene che spesso ci siamo trovati in disaccordo su alcune cose, ma come funziona fra uomini ce le siamo sempre dette in faccia. Voglio tranquillizarti da vecchio ( parecchio) Ultras. Fino a che ci rimane il cuore e la forza non permetteremo MAI di lasciare la Fiesole, lo Stadio, Firenze nelle mani di straccioni ( nemmeno delinquenti),che non hanno minimamente nel cuore la Fiorentina. Adesso sotto tanti aspetti il problema è nostro e lo risolveremo.I nostri valori, il coraggio di chi scrive con onestà intellettuale, di chi vuole il bene della Fiorentina e del calcio, non deve temere nulla. Questa è la nostra garanzia !!!
Con la voglia sempre di sentire il tuo urlo dopo un gol, ti mando un caloroso abbraccio.
Pietro Vuturo
Gruppo Storico Ultras viola ‘73

Credo che il momento sia cruciale, lo avverto nell’aria e la morte atroce, colpevole e senza giustificazione di Arezzo può almeno aprire scenari nuovi.
Forse sono arrivati i giorni del regolamento dei conti con la frangia violenta del tifo, forse la maggioranza silenziosa ce la può fare, anzi: ce la possiamo fare.
Nel mio piccolo anch’io ho buttato giù tanti rospi che adesso mi tornano in gola e non esiste bicarbonato che me li faccia ricacciare giù.
Non parlo solo di quei lunghi mesi a cavallo tra l’anatema di Antognoni nel febbraio del 2001 (“fai parte del clan dei marsigliesi”) e la fine della Fiorentina dei Cecchi Gori, quando mi scrivevano lettere anonime, insultavano al telefono e minacciavano fisicamente me e la mia famiglia.
No, io parlo anche degli ultimi anni, dell’attualità, anche se sembra sia passato un secolo da quei giorni bui.
Quando vado in trasferta e mi fermo agli autogrill, può capitare che qualcuno mi dia “dell’ebreo di merda”, naturalmente protetto dal branco, oppure che qualche facinoroso con la sciarpa viola ti insulti con epiteti pesanti solo perché sei giornalista.
Ho ancora presente un recente “daspato” fascista che per mesi mi ha offeso in tutte le salse, forte della legge della giungla che sembrava regnare ai confini del tifo.
Ma io, a 47 anni e tre figli, perché devo accettare tutto questo?
E l’unica alternativa al non acettarlo è smettere di fare il mio lavoro e dargliela così vinta a questa minoranza di delinquenti?
Eppure ho sempre subito in silenzio, un po’ come tutti subiamo tutti il teppistello che pensa di vivere di prepotenza ed invece è solo un povero mentecatto.
Su questi decerebrati hanno posato gli occhi quelli che invece il cervello ce l’hanno, ma lo usano per creare confusione, per appiccare piccoli incendi, per farci dire che c’è bisogno di ordine, che, insomma, ci vuole l’uomo forte, la disciplina, meglio se con l’olio di ricino.
Ed invece io dico che se ci ribelliamo tutti insieme, se rivendichiamo il nostro diritto ad una vita pacifica in cui non conta chi mena le mani o minaccia di farlo, forse rispediamo questa gente nei luoghi bui da dove sono venuti.
Dopo anni in cui ho capito che era inutile ribellarsi alla piccola prepotenza, all’insulto senza senso, ora avverto che forse qualcosa sta cambiando.
Cerchiamo di non lasciarci sfuggire l’occasione.
GRAZIE A TUTTI COLORO CHE HANNO SCRITTO, ANCHE A CHI MI HA CRITICATO, PERCHE’ LO HA FATTO SENZA OFFENDERE, PUR ESPRIMENDO OPINIONI DURE.
PURTROPPO NON POSSO RISPONDERE, PROVERO’ A FARLO DOMANI

Il coraggio è quello del rappresentante che ha denunciato come il poliziotto abbia sparato tenendo la pistola con entrambe le mani, facendo fortemente vacillare l’ipotesi del colpo partito accidentalmente.
Quanti di noi al posto suo lo avrebbero fatto?
Confesso che ci avrei pensato a lungo e forse alla fine mi sarei deciso per il sì, ma in certe situazioni bisogna trovarsi, parlare a priori è troppo facile.
E comunque io resto dalla parte delle forze dell’ordine.
La paura è quella delle contaminazioni violente e politiche in curva, da qualsiasi parte e/o colore arrivino.
Si può accusare i cosiddetti capi della curva di eccessiva esposizione mediatica, anche se molta è colpa nostra, anche mia, che pure non ho mai voluto in radio una trasmissione di soli tifosi.
Sono preoccupato di sapere cosa accadrà ora in Fiesole, dopo che gente con la testa sulle spalle come Sartoni e Brazzini ha dato le dimissioni (fra l’altro, tanto per precisare, tutti e due hanno un proprio lavoro da decenni): quali saranno i nuovi interlocutori di polizia e società?
Bisogna stare con gli occhi aperti, anzi spalancati perché sarebbe intollerabile anche un solo episodio violento o di intimidazione.

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