Una vittoria che fa bene a tutti, alla faccia di chi vorrebbe uscire dalla Coppa Uefa.
Non è stato facile, in giro c’è aria di festa, la stanchezza si avverte dappertutto, ma questa squadra si sta ritrovando perché è fatta di gente seria.
Mediaticamente Pazzini esce a pezzi, e qualcosa ha certamente sbagliato in fase di conlusione, però su di lui c’erano due rigori e semmai c’è da interrogarci su quando mai decollerà la sua intesa con Mutu.
Nella serata del CIT avevo parlato con Vieri, chiedendogli quando mi avrebbe fatto perdere la scommessa: beh, gli ho portato bene e davvero sembra un altro, anche rispetto a quando è arrivato a luglio a Firenze.
Vinciamo contro il Cagliari e poi riposiamoci, ne abbiamo tutti bisogno.

Gran serata al CIT, la Fiorentina sul palco: si ride e si scherza con la squadra in ottima forma, almeno sul piano dello spirito.
Tra l’altro è la prima volta che rivedo Prandelli dalla scomparsa di Manuela e sono pure un po’ imbarazzato perché io in certe circostanze e di fronte a dolori così grandi mi sento sempre inadeguato.
Per questo motivo, pur volendogli davvero bene, non sono stato tra quelli capaci di telefonargli personalmente perché non avrei saputo cosa dirgli di non banale, ma capisco che magari questo poteva sembrare ai suoi occhi una forma di maleducazione.
Ci pensa Cesare a rassicurarmi con un abbraccio e poi, appunto, parte una gran serata, condotta magistralmente da Pupo che scherza con Mutu, Vieri, Lupatelli, Dainelli, Pazzini.
Poi chiede a Corvino di come si trovi in questo momento non facile e Pantaleo gli risponde che per lui “il bicchiere è sempre mezzo pieno e non è come per David che lo vede sempre mezzo vuoto…”.
Momento di imbarazzo generale, ma la prendo sul ridere e dico qualcosa tipo “ormai per Pantaleo sono un’indispensabile valvola di sfogo: se non ci fossi mi dovrebbe inventare”.
Poi a freddo mi sono fatto due domande:
1) ma Corvino le cose che scrivo e/o dico le legge e/o le sente, oppure continua ad agire su frasi riportate e stravolte da qualche solerte collaboratore?
2) Non è che dalla storia di Vieri di questa estate a Pantaleo gli è presa una fissazione e mi ha eletto a rappresentante della categoria considerandomi pure l’estensore dell’ormai famoso “Da Toni a Osvaldo”?
Mah…
Comunque tra poco è Natale, prendo queste cose per quello che valgono (cioè molto poco) e incrocio le dita per stasera.

Non esiste mondo con più basso tasso etico del calcio.
Parlo ovviamente generalizzando, perché poi esistono anche apprezzabili eccezioni (e qui sinceramente mi viene in mente Firenze), ma il ragionamento è fin troppo semplice: fai scorrere un fiume inarrestabile di soldi in mezzo a chi ha una preparazione culturale mediamente appena sopra la scuola dell’obbligo e vedrai brillare in cielo una sola stella: il dio denaro.
Per quello si fa ogni cosa, anche perdere del tutto la decenza genitoriale e ritrovarsi ad insultare arbitri ed avversari nella partite dei giovanissimi, perché in fondo si spera che Matteo, Francesco o Daniele diventino un domani i nuovi Mutu o Kaka.
Ci metto dentro pure la nostra categoria, perché i giornalisti sportivi laureati bisogna cercarli con il lanternino (qualcuno ha pure il problema dell’acca nel verbo avere e non parliamo per carità del congiuntivo) e perché “per diventare famosi in televisione” non occorre conoscere almeno qualche rudimento di quella cosa strana chiamata sintassi, ma è meglio e preferibile portare degli sponsor in modo da ritrovarsi a condurre qualche programma sportivo, che poi sono gli unici o quasi che la gente guarda sui canali locali.
Per tutto questo non mi sono affatto stupito nel leggere delle nuove intercettazioni riguardanti Luciano Moggi, che ha dimostrato di essere il più forte nella selezione darwiniana della giungla calcistica: addirittura stoico il suo uso del telefonino e l’impegno per tessere i rapporti con tutti quelli che contano o dovrebbero contare.
Non è mica colpa di Lucianone nostro, ma dell’interlocutore, sia che faccia o che riceva la telefonata e comunque è vero che non c’è nulla di penalmente perseguibile a chiedere o accettare un consiglio.
Stupisce, certo, che lo faccia anche un presunto saggio come Mazzone, che ormai dovrebbe essere abbastanza grande per saper sbagliare da solo, ma questo è un altro discorso.
L’unica cosa strana, semmai, è che in un mondo appunto senza etica come quello del calcio gli avvoltoi che 18 mesi fa volteggiavano sulla testa della GEA e di Moggi non siano riusciti a spolpare la carcassa.
Si vede che il moribondo non era poi così moribondo…
TORNO ADESSO DALLA SERATA AL CIT, DOMANI RISPONDO A TUTTI: PROMESSO

Finalmente un uomo che riscatta i disastri sentimentali di gran parte di noi maschietti: Nicolas Sarkozy, Presidente della Francia.
Mi sono infatti convinto della superiorità femminile quando ho cominciato a ragionare con un certo distacco sulle mie inadeguatezze adolescenziali verso l’altro sesso e sulle difficoltà di dialogo (noi ragazzi degli anni settanta pensavamo e puntavamo solo ad una cosa…) con le incomprensibili ragazze della mia generazione (oggi splendide donne, che trovo più affascinanti di tante fanciulle giovani).
Eravamo, e forse molti di noi sono ancora, incapaci di gestire le emozioni e di conseguenza molto spesso non riuscivano e non riusciamo a reggere la rottura di un rapporto, con tutto il dolore che questo comporta.
Da qui i comportamente insani, che a volte possono sfociare nella persecuzione verso l’altra e peggio ancora nei delitti.
Non vale chiaramente per tutti, ma il senso antico del “possesso” è difficile da rimuovere in noi maschi.
Per questo non posso che fare il tifo per Sarkozy, che pare essersi ripreso meglio, e più in fretta di Gamberini post Lazio, dall’addio dell’intrigante moglie Cécile.
Prima una giornalista francese assolutamente strepitosa, adesso, a stretto giro di posta, la passeggiata a Eurodisney con Carla Bruni, che ho conosciuto in una puntata di “Quelli che il calcio…” e di cui si potrebbe dire “ho visto di peggio…”.
A me viene in mente il Sassaroli di “Amici miei”, quando l’architetto Melandri gli porta via di casa la bella moglie, le due insopportabili figlie ed il cane Birillo, tutti caricati a forza nella sua macchina.
“E tu non hai detto e non hai fatto niente?”, gli domenderà più tardi, mi pare, il Mascetti.
“Come no? – gli risponde il Sassaroli – anch’io ho sofferto come un cane: per tre quarti d’ora !”

Credo e spero che la convalescenza sia quasi al termine, anche se la febbre ce la misurerà il Cagliari domenica prossima in una di quelle partite da vincere che infatti la Fiorentina di Prandelli ha sempre vinto senza neanche soffrire più di tanto.
Ieri è andata abbastanza bene, poi certo uno si mette a guardare lo score delle ultime cinque partite e si deprime, ma non mi pare questo il calcolo corretto da fare in questo momento.
Il punto è che stiamo ricercando una nostra identità di gioco, perché sulle fasce laterali, che dovevano essere il nostro punto di forza, proprio non riusciamo ad andare.
Sinceramente non ho visto differenze tra Santana e Semioli e neanche tra Vieri e Pazzini.
Sui colpi di testa di Cassano ero stato facile profeta, peccato che lui sia più uguale degli altri: se lo avessero cacciato (com’e giusto che fosse) avremmo probabilmente vinto la partita.
Poi lui ha fatto un altro colpo di testa (con fallo) e abbiamo lasciato là due punti.
P.S. VOLEVO INFORMARE TUTTI GLI UTENTI DEL BLOG DI AVER PUBBLICATO IL POST DI TALE LUCA CHE AFFERMA COME “GLI EBREI DEBBANO PASSARE PER IL CAMINO” PER POI AVERE LA POSSIBILITA’ DI DENUNCIARLO ALLA POLIZIA POSTALE: TROPPO FACILE CANCELLARLO, QUESTA PERSONA DEVE PAGARE E CREDO CHE SIATE TUTTI D’ACCORDO.

Mi accontenterei di un punto perché siamo davvero in mezzo al ciclone, ci mancava solo Avramov infortunato.
Purtroppo avevo visto giusto su Gamberini, al di là delle rassicuranti parole del comunicato stampa post Palermo.
Non mi stupirei se ci fosse una squadra più abbottonata e mi pare che Vieri abbia le spalle larghe, certamente più di Pazzini, per reggere il peso della pressione e di un attacco che comunque lo metti in campo è più anemico della passata stagione.
Criticare Pazzini è ormai diventata una moda, ormai non ho quasi voglia di replicare, solo che mi piacerebbe sapere quali siano le reali colpe del giocatore che secondo me per ora è stato da 6.
Confido in qualche colpo di testa di Cassano in senso disciplinare e ho un po’ paura per Lupatelli, ma chi non l’avrebbe dopo aver giocato un anno e nezzo con Frey tra i pali?

Ieri sera cena conviviale della mia redazione, grazie anche all’amico Marco Bonci, e quando scrivo “mia” lo faccio con cognizione di causa, visto che me li sono scelti tutti personalmente.
Mancavano solo Paolo Biagiotti ed Eleonora Zaraffi e mi faceva uno strano effetto vederli tutti lì, ai lati dei tavoli in una disposizione che comprendeva ben quattro generazioni: i cinquantenni, i quarantenni, i trentenni e (beati loro) i ventenni.
Non seguo metodologie particolari nell’esercitare quello che, con una certa arroganza, viene chiamato il “potere del direttore”, che nel mio caso è addirittura doppio perché comprende anche la sfera economica e quindi l’opportunità di continuare o meno la collaborazione.
Ogni volta che mi arrabbio (e succede con una certa frequenza) cerco sempre di conservare un briciolo di lucidità per mettermi dall’altra parte, per non esagerare.
Perché anche se un paio di volte mi sono detto convinto “ora basta, sono troppo buono, conta solo il lato professionale”, alla fine faccio i conti di quasi trent’anni di radio e scopro che ho mandato via solo due persone, ma solo per il fatto di aver tradito la mia fiducia.
E quindi ieri sera è stato bello vederli tutti insieme a ridere e scherzare: Pestuggia, Barry, Ceccarini, Laserpe, Carotenuto a parlare di calcio, quelli più giovani a parlare (giustamente) di altre cose…
Tra Poesio e Sardelli e davanti a Petri il sorriso dolce di Leonardo, le sue battute, la sua contagiosa voglia di vivere e di divertirsi con noi.
E va bene, lo ammetto: sto invecchiando…

Stasera Firenze si ferma per permettere il trasporto dei piccoli malati dal vecchio al nuovo Meyer.
Saranno gli anni che passano, saranno i tre eredi Guetta che mi riempiono la casa e la vita, fatto sta che io su queste cose non riesco a trattenere l’emozione.
E allora penso allo strazio delle famiglie, a quelle domande senza risposta che si pongono i bambini malati, ai loro loro occhi che chiedono aiuto per fermare il male, ai genitori che assistono impotenti a tutto questo.
Il dolore è sempre difficile da sopportare, ma questo è davvero insostenibile e non esiste tempo che riesca a lenire il tormento di una scomparsa innaturale.
Mi piacerebbe che almeno per un minuto ci pensassimo tutti oggi, che rivolgessimo una preghiera (anche quelli che non credono o che come me hanno molti dubbi) perché arrivi la guarigione.
Non sarà molto, ma ci farebbe uscire per qualche istante dalle nostre solite (spesso inutili) battaglie.

E’ molto scocciante non aver vinto ieri sera, non tanto per la qualificazione, ma per il morale.
Pur essendo stato lì ad Ascoli. a distanza di qualche ora resta abbastanza inspiegabile quello che è successo: nonostante un Prandelli formato Mazzone (nel senso che non lo avevo mai visto così in movimento), la squadra è come se ad un certo punto avesse deciso che bastava così, che non c’era più bisogno di spingere oltre.
E nel calcio quando smetti te comincia l’avversario, per questo l’Ascoli si è trovato quasi senza accorgesene nuovamente in partita.
Deludente Van Den Borre, ingenuo Lupoli, che è partito in modo straordinario salvo spegnersi dopo neanche venti minuti: evidentemente aveva dosato male le energie.
Autorevole Mazouch, ma davanti aveva Bernacci e Centi, dopo Soncin, che infatti è stato il più pericoloso dell’attacco dopo Guberti.
Aspettiamo di rivederlo contro avversari più forti, ma intanto ha superato il primo esame.
STASERA CENA DI PREMIAZIONE DI MONTOLIVO: A CHI HA SCRITTO OGGI RISPONDO DOMANI

Non esiste un’unità di misura per il dolore.
Quello di Cesare Prandelli si può solo immaginare con pudore, lo stesso che abbiamo avuto soffrendo con lui e per lui dal 26 novembre scorso.
Posso quindi solo intuire quanta voglia avesse Cesare ieri pomeriggio di parlare di stanchezza, infortuni della difesa, progetto scudetto dal 2011…
E però l’ha fatto, dandoci un esempio di stile a cui sarà bene attenersi anche nelle nostre prossime valutazioni sulla Fiorentina.
Con questo non voglio dire che non si possa contestare (e sarebbe clamoroso che fossi proprio io a fare un’affermazione del genere…), ma la critica deve essere fatta con moderazione, mettendoci sempre, come scrivevo nel precedente post, la testa.
Questa sera intanto si gioca ad Ascoli, partita dimenticata da tutti, televisioni comprese: sarà la rivincita della vecchia, insostituibile, straordinaria radio.

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