Ieri sera cena conviviale della mia redazione, grazie anche all’amico Marco Bonci, e quando scrivo “mia” lo faccio con cognizione di causa, visto che me li sono scelti tutti personalmente.
Mancavano solo Paolo Biagiotti ed Eleonora Zaraffi e mi faceva uno strano effetto vederli tutti lì, ai lati dei tavoli in una disposizione che comprendeva ben quattro generazioni: i cinquantenni, i quarantenni, i trentenni e (beati loro) i ventenni.
Non seguo metodologie particolari nell’esercitare quello che, con una certa arroganza, viene chiamato il “potere del direttore”, che nel mio caso è addirittura doppio perché comprende anche la sfera economica e quindi l’opportunità di continuare o meno la collaborazione.
Ogni volta che mi arrabbio (e succede con una certa frequenza) cerco sempre di conservare un briciolo di lucidità per mettermi dall’altra parte, per non esagerare.
Perché anche se un paio di volte mi sono detto convinto “ora basta, sono troppo buono, conta solo il lato professionale”, alla fine faccio i conti di quasi trent’anni di radio e scopro che ho mandato via solo due persone, ma solo per il fatto di aver tradito la mia fiducia.
E quindi ieri sera è stato bello vederli tutti insieme a ridere e scherzare: Pestuggia, Barry, Ceccarini, Laserpe, Carotenuto a parlare di calcio, quelli più giovani a parlare (giustamente) di altre cose…
Tra Poesio e Sardelli e davanti a Petri il sorriso dolce di Leonardo, le sue battute, la sua contagiosa voglia di vivere e di divertirsi con noi.
E va bene, lo ammetto: sto invecchiando…