Per la mia solita teoria di fondo che forse, se sto un po’ peggio io e stanno un po’ meglio gli altri tutti ci guadagniamo, ho votato ancora una volta, e con sempre più fatica, per il PD.
Ma confesso che mi ci sono voluti un paio di giorni per capire come mai, a sentire le dichiarazioni post elezioni, sembra che Franceschini abbia vinto le Europee e Berlusconi le abbia perse.
E per quanto mi sia sforzato non ho proprio capito.
Non ho capito come si possa essere contenti per aver smarrito sette punti percentuali (quattro, senza i radicali) rispetto all’ultima sconfitta, impostando tutta la strategia comunicativa sulla sparata del nostro Presidente del Consiglio, che puntava ad almeno il 40%, con annessa la barba tagliata di La Russa.
La verità è che la sinistra sta annaspando, che tra poco si alzeranno i fuochi del congresso e che la frammentazione aumenterà.
Se l’Italia è un Paese ingovernabile, con la sinistra italiana non c’è neanche da sperarlo.
Ieri sera mia moglie si chiedeva se potevamo farci “imprestare” Fini, un po’ come succede nel calcio.
Non per molto, diciamo per una legislatura, tanto per sistemare un po’ le cose ed invece ci siamo beccati anche la confluenza di AN in quel simulacro (o farsa) della politica che fino a quando ci sarà Berlusconi è il PDL.
E poi sto a chiedermi perché Valentina salta a pié pari tutte le pagine che parlano di politica, mentre io alla sua età me le divoravo.
Un conto erano Nenni, Pertini, Fanfani, Zaccagnini, Berlinguer, un altro questa compagnia cantante di nani (politici, per carità) e tante, ma proprio tante, ballerine.

E’ una di quelle sera in cui viene voglia di scappare da qua e non c’entrano niente i risultati elettorali, che ancora non conosco.
Follie mediatiche, scortano Noemi al seggio: ormai è una star, mi piacerebbe vedere cosa sarà di lei tra dieci anni.
Stiamo perdendo tutti la testa, anche i giornalisti.
In una classe di ragazzini di dieci anni qui a Grassina, quattro maschietti fanno il bello ed il cattivo tempo in classe con offese e parolacce, umiliando chi è più debole e costringendo forse qualcuno a cambiare scuola.
Ma i genitori difendono sempre i loro adorabili pargoletti, non osano mai dire niente e anzi si buttano contro chi subisce.
Ci provi a parlare, a spiegare, ma non rispondono.
Cerchi di coinvolgere i neutri, ma la maggior parte si gira dall’altra parte, facendo finta di non sentire.
Anche loro li voglio vedere tra dieci anni, soggiogati e travolti da una generazione sprezzante abituata ad avere tutto e subito e a cui oggi è troppo faticoso dire di no.
D’altra parte, se a Roma insultano Balotelli, che è Balotelli, con le banane, che vuoi sperare?
Poi cerchi faticosamente di far leggere il giornale a tua figlia, di spiegare il perché si festeggia il 2 giugno, di far capire a cosa servono le elezioni e perché sia giusto votare, ma lei apre un qualsiasi sito di informazione e la prima cosa che vede è Noemi vestita da star che va a votare.
Viene voglia di arrendersi alla legge del più forte (fra l’altro, grazie al calcio, sono stato fortunato e sarei collocato nella parte alta della forbice) ed invece bisogna trovare la forza di andare avanti.
Di provare a combattere per un mondo anche minimamente meno ingiusto.

Magari chiedendo a Della Valle un piccolo sforzo per un difensore centrale, che sinceramente mi pare indispensabile.
Perché il Milan senza Kaka e l’Inter senza Ibra mi pare difficile che alla fine siano più forti.
Rimandiamo indietro i prestiti (Almiron e Bonazzoli di corsa, su Zauri, se ce lo regalano, ci si può ragionare), prendiamo a pochi euro un vice Gilardino ed investiamo come detto qualcosa dietro, affidandoci poi come sempre San Cesare.
Se poi Melo ricomincia a straparlare dell’Inter, si aspetta che Moratti ci porti una valanga di soldi, altrimenti lo educhiamo meglio alle regole del campionato italiano e lo mettiamo in mezzo al campo.
A volte, a muoversi troppo, si fa il gioco del nemico.

Era da quando è cambiata la prorpietà di Radio Blu, quindi dal gennaio 2007, che avevo intenzione di dedicare uno spazio autonomo ai tifosi.
Tutte le volte però mi bloccavo di fronte ad un ostacolo per me insormontabile: dovendo la trasmissione, pur nella sua totale indipendenza, avere un livello che fosse simile a quello del Pentasport, non riuscivo a trovare un conduttore e un responsabile capace di darmi fiducia.
L’unico su cui mi sentivo di puntare ad occhi chiusi si chiamava Leonardo Vonci, che conosco da vent’anni e che ho visto crescere esponenzialmente nelle ultime stagioni.
Ho quindi cominciato un corteggiamento che mi ha fatto andare per due volte in bianco (estate 2007 ed estate 2008), ma quando Leo finalmente ha detto di sì, non ho avuto esitazioni e ho fatto partire il nuovo programma che non può che collocarsi che il lunedì e il venerdì dopo il Pentasport e che si chiamerà “Viola nel cuore”.
Ci stiamo lavorando da mesi e sono molto contento di avere avuto l’ok alla partecipazione in studio di Marzio Brazzini, Pietro e Michele Vuturo, Filippo Baragli, oltre agli intereventi telefonici di Valter Tanturli e potrarno “godersela” tutti i tifosi sparsi per la Toscana, non solo i fiorentini.
Chiaro che ci sarà una concorrenza leale, ma forte con la trasmissione del mio amico Stefano Sartoni, senza che questo tocchi minimamente i nostri rapporti.
Che dire? Vinca il migliore.

Siccome c’erano le telecamere e lo vedrete credo alla Rai, non svelo nessun segreto a raccontare qualcosa della splendida serata organizzata e offerta da Pantaleo Corvino in un posto mozzafiato sopra Firenze, una finestra che ha lasciato a bocca aperta i tanti inviati della Nazionale.
Tra i primi ad arrivare, Prandelli, sorridente e in grande forma.
Atmosfera rilassata con il ds a fare da anfitrione e nemmeno sembravamo il microcosmo che spesso si scanna per questioni abbastanza futili.
Passano pochi minuti e si invitano i signori partecipanti a ballare sui ritmi del Salento: io ovviamente me ne sto ben defilato, imbranato come sono anche a muovere tre passi (eppure come mi piacerebbe, così come vorrei saper cantare…).
Le più coraggiose sono come sempre le signore, ma non tutte.
Per fortuna nessuno mi trascina e dopo un’ottima esibizione di Enzo Baldini (ma dove ha imparato? mah), a cui tra i giornalisti seguirà solo un bravissimo Francesco Izzi, va in scena Cesare.
E’ un’apoteosi, sembra si sia sempre esibito nelle feste che si svolgono nei dintorni di Lecce, invece che stare in panchina e allenare tutta la settimana.
Invidioso, gli chiedo come diavolo faccia a conoscere così bene quelle musiche e lui mi risponde serafico che non sa affatto ballare, ma sente la musica e si impegna, ma dimmi te…
Non male neanche Sandro Mencucci, l’unico tra i dirigenti a provarci, ma Prandelli è veramente di un’altra categoria.
Alla prossima Champions conquistata bisognerà farlo ballare, ma davvero, sotto la Fiesole.

Ma come sono banali questi calciatori, con la loro inarrestabile ingordigia, sospinti e sobillati da procuratori più ingordi di loro.
A proposito, ne vedo spuntare a bizzeffe di nuovi e improvvisati assistenti.
Ogni giocatore, che ormai fattura come una media impresa regionale, ne ha almeno due, soprattutto quelli stranieri, uno per l’Italia e laltro per l’estero.
A cosa servono non si sa, ma si vede che servono, perché altrimenti mica butterebbero via i loro quattrini i signori calciatori.
Ogni tanto sento dire dai miei: “abbiamo intervistato tizio, caio o sempronio” e per me sono assoluti sconosciuti, apparsi improvvisamente e misteriosamente alla ribalta, ma è colpa mia che mi sono fermato ai Canovi, Branchini, Pasqualin e via a seguire.
Tutta gente che se ne frega dell’attuale momento economico, dei pagamenti che slittano almeno di due o tre mesi, loro pensano ad arraffare il più possibile ed il prima possibile.
Comunque sia, adesso siamo in mezzo al balletto di Melo a cui, è chiaro, di Firenze e della Fiorentina gliene importa quanto gliene poteva importare dell’Almeria o della prossima squadra in cui andrà.
La Fiorentina per lui è un taxi: ci sale, gli pagano la corsa e poi scende.
Però la curva gli fa i cori, perché è uno tosto che piace e pazienza se ha messo la squadra due volte in grave difficoltà (e una terza, contro il Siena, lo hanno graziato).
Ribadisco il concetto: a venti milioni di euro si impacchetta e si porta a destinazione, senza neanche troppi rimpianti.

Ma davvero Melo vale il triplo di Kuzmanovic?
Se questi sono i valori di mercato, ribadisco il concetto di domenica: se proprio dobbiamo fare un taglio doloroso, vendiamo Melo e investiamo “alla Corvino” il ricavato.
Kuz ha sbagliato la stagione, può succedere, ma è potenzialmente fortissimo, a patto che ci creda per primo lui.
Sono davvero poco esperto di mercato, però mi pare che con otto milioni non si compri molto, a meno che non sia Prandelli a non avere più fiducia in Kuz e allora il discorso cambierebbe completamente.
Mi sembrerebbe strano, ma potrebbe essere un’ipotesi.

Stamani mi sono alzato con la curiosità di vedere che tempo ci fosse: ideale per la passeggiata a Monte Senario…
Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, quando speravo che piovesse per evitare di andare a fare delle pallosissime passeggiate (oggi però le apprezzo di più perché capisco che sono necessarie per cercare di non scoppiare in poltrona) che sotto tortura avevo improvvidamente promesso di compiere il giorno successivo.
E invece c’è la temperatura giusta, non fa affatto caldo, poi magari alle nove si scatena il finimondo, e comunque mi e ci (a Saverio, intendo) resta l’amarezza di non avercela fatta.
A questo punto confessiamo tutte le alternative che avevamo in cantiere per il quarto posto.
Due settimane fa era quasi certa una festa al Piazzale Michelangelo subito dopo la partita col Milan, una cosa enormemente difficile da organizzare, ma molto affascinante.
Eravamo a posto con tutto: permessi, mangiare, bere, sicurezza, palco e impianto, ma poi la Fiorentina ci ha detto che fino all’ultimo non sapeva se veniva oppure no, e allora non avrebbe avuto senso mettere su tutto questo senza la partecipazione dei protagonisti, che sarebbero dovuti spuntare dalle rampe e con Firenze alle spalle.
Poi, sabato scorso, mi era venuto in mente che avremmo potuto organizzare per sabato prossimo una “merenda del ringraziamento” in Piazza della Libertà con il sottoscritto e Saverio in veste di garzoni a servire i panini.
Però ho visto che non entusiasmava e in effetti, visti i festeggiamenti post Milan, è stato meglio così.
Infine, domenica sera, il buon Pestuggia mi aveva chiamato per propormi lo stesso la passeggiata a Monte Senario, forse come espiazione per le tante bischerate dette in radiocronaca, ma ho cortesemente declinato l’invito.
No, meglio così.
Ogni altra cosa, a parte la festa subito dopo il Milan (ma chissà in quanti sarebbero venuti e con quale spirito) era un modo di dire che ci accontentavamo per non aver raggiunto un sogno.
Ci resta comunque l’impresa, e non è poco.

Beh, ci abbiamo provato.
Secondo me è stato peggio a Lecce, nonostante il pareggio, e non oso pensare a cosa sarebbe successo senza il gol di Jorgensen, ma è lì che abbiamo capito che il terzo posto era un miraggio.
La Fiorentina ha finito stanca il campionato, come era prevedibile per una squadra che ha fatto i preliminari.
Stanca, ma vincente, come in pochi credevano a gennaio.
Il Milan oggi ha meritato, ha tenuto la gara sui ritmi che voleva e col palleggio nel secondo tempo non l’ha proprio fatta vedere.
Da oggi sono aperte le discussioni sui zero euri di Corvino: se è una tattica, ma non credo, è fatta molto bene.
Bisognerà arrangiarci ed io invito tutti a valutare l’opportunità di cedere Melo, un po’ troppo idolatrato dalla curva, mi pare, se davvero arrivasse l’offerta da venti milioni.

Sì, ora è venuto il momento di staccare la spina sul resto: Maldini, Melo, Mutu e via a seguire.
Bisogna fare tutti uno sforzo di concentrazione, avere davanti solo il Milan, pensare al ritorno di questa sfida da Champions diretta, smettendo pure di dire che abbiamo già raggiunto l’obiettivo.
No, lo sforzo mentale maggiore deve essere quello di pensare di aver perso all’andata e di dover fare almeno due gol per qualificarci.
Non dovrebbe essere troppo difficile, almeno per noi che non andiamo in campo.
Per loro magari di più, ma sono o non sono professionisti tra i più bravi di Italia?

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