Ma come sono banali questi calciatori, con la loro inarrestabile ingordigia, sospinti e sobillati da procuratori più ingordi di loro.
A proposito, ne vedo spuntare a bizzeffe di nuovi e improvvisati assistenti.
Ogni giocatore, che ormai fattura come una media impresa regionale, ne ha almeno due, soprattutto quelli stranieri, uno per l’Italia e laltro per l’estero.
A cosa servono non si sa, ma si vede che servono, perché altrimenti mica butterebbero via i loro quattrini i signori calciatori.
Ogni tanto sento dire dai miei: “abbiamo intervistato tizio, caio o sempronio” e per me sono assoluti sconosciuti, apparsi improvvisamente e misteriosamente alla ribalta, ma è colpa mia che mi sono fermato ai Canovi, Branchini, Pasqualin e via a seguire.
Tutta gente che se ne frega dell’attuale momento economico, dei pagamenti che slittano almeno di due o tre mesi, loro pensano ad arraffare il più possibile ed il prima possibile.
Comunque sia, adesso siamo in mezzo al balletto di Melo a cui, è chiaro, di Firenze e della Fiorentina gliene importa quanto gliene poteva importare dell’Almeria o della prossima squadra in cui andrà.
La Fiorentina per lui è un taxi: ci sale, gli pagano la corsa e poi scende.
Però la curva gli fa i cori, perché è uno tosto che piace e pazienza se ha messo la squadra due volte in grave difficoltà (e una terza, contro il Siena, lo hanno graziato).
Ribadisco il concetto: a venti milioni di euro si impacchetta e si porta a destinazione, senza neanche troppi rimpianti.