E’ una di quelle sera in cui viene voglia di scappare da qua e non c’entrano niente i risultati elettorali, che ancora non conosco.
Follie mediatiche, scortano Noemi al seggio: ormai è una star, mi piacerebbe vedere cosa sarà di lei tra dieci anni.
Stiamo perdendo tutti la testa, anche i giornalisti.
In una classe di ragazzini di dieci anni qui a Grassina, quattro maschietti fanno il bello ed il cattivo tempo in classe con offese e parolacce, umiliando chi è più debole e costringendo forse qualcuno a cambiare scuola.
Ma i genitori difendono sempre i loro adorabili pargoletti, non osano mai dire niente e anzi si buttano contro chi subisce.
Ci provi a parlare, a spiegare, ma non rispondono.
Cerchi di coinvolgere i neutri, ma la maggior parte si gira dall’altra parte, facendo finta di non sentire.
Anche loro li voglio vedere tra dieci anni, soggiogati e travolti da una generazione sprezzante abituata ad avere tutto e subito e a cui oggi è troppo faticoso dire di no.
D’altra parte, se a Roma insultano Balotelli, che è Balotelli, con le banane, che vuoi sperare?
Poi cerchi faticosamente di far leggere il giornale a tua figlia, di spiegare il perché si festeggia il 2 giugno, di far capire a cosa servono le elezioni e perché sia giusto votare, ma lei apre un qualsiasi sito di informazione e la prima cosa che vede è Noemi vestita da star che va a votare.
Viene voglia di arrendersi alla legge del più forte (fra l’altro, grazie al calcio, sono stato fortunato e sarei collocato nella parte alta della forbice) ed invece bisogna trovare la forza di andare avanti.
Di provare a combattere per un mondo anche minimamente meno ingiusto.