Sprofondato nella poltrona mi sono goduto come poche altre volte mi era successo negli ultimi quindici anni la festa per il compleanno della Fiorentina.
Il massimo è stato quando hanno riesumato un collegamento con Canzonissima del 1969 in cui i Campioni d’Italia (Campioni d’Italia!) scherzavano con un giovane Paolo Villaggio: De Sisti, Superchi, Chiarugi e Pesaola, con Dorelli che conduceva in studio.
Ero completamente immerso nelle mie fiabe fanciullesche e neanche un paio di sorridenti battute al vetriolo con Corvino (“se non mi inviti mai, come faccio a venire in radio”, a proposito delle sue reiterate partecipazioni in altre emittenti: in effetti…) hanno potuto annullare l’effetto “Figurine Panini” di una serata veramente unica.
Quando è toccato a me salire sul palco per raccontare un po’ di giornalismo degli ultimi trent’anni e rivolgere un pensiero a Manuela, ero veramente emozionato perché, diciamocela tutta, non mi sentivo all’altezza della storia viola (la mia storia di passioni sportive e vita professionale) che scorreva davanti.
Grande Sandrelli nella conduzione fatta con amore, splendida Elisa Sergi e molto bravo (ed emozionato pure lui, me ne sono accorto…) Enzo Baldini: speriamo che Corvino, Mencucci, D’Agostino, Pasqual, Behrami e Neto abbiano assorbito qualcosa e capiscano quanto sia importante il passato per vivere meglio il presente.

La cosa più significativa della grigia giornata viola (secondo tempo osceno, altro che la voglia di vincere raccontata da Mihajlovic a fine gara), peraltro in linea col resto della stagione, sono state le parole finali di Andrea Della Valle, con il fuori programma della richiesta di precisare su Radio Blu il concetto-Udinese.
Questa della precisazione e non dell’intevista è un concetto importante che nella vita, perché nella vita bisogna essere educati.
E se un protagonista chiede di intervenire per puntualizzare un concetto io posso provare, come è successo, a trasformare il tutto in una chiaccherata, ma devo rispettare la volontà dell’interlocutore, che comunque ha detto qualcosa di interessante anche nel nostro dialogo.
Per esempio che nelle segrete stanze non è così buono come sembra quando parla alla stampa di stagione dignitosa.
Ecco, io mi auguro che Andrea Della Valle sia molto arrabbiato con i suoi referenti tecnici (Corvino, Mihajlovic, i giocatori) perché qui non siamo riportati dalla piena e due campionati che si chiudono all’undicesimo e nono posto pagando il quinto monte ingaggi d’Italia sono negativi, da 5, punto e basta.
Ha fatto bene a precisare che non voleva paragonare l’Udinese alla Fiorentina perchè il concetto sulla tranquillità friulana espresso un po’ troppo in fretta e in diretta al momento del gol di Isla a Verona a Sky rischiava di diventare un autogol clamoroso.
Io per esempio avevo mi ero subito arrabbiato e ho detto che ad Udine in C2 si sarebbero abbonati in 170 e non 17.000 e che ai Della Valle non sarebbe mai passato per la testa di comprare l’Udinese.
Ergo: Firenze va presa così com’è con i suoi pregi e i suoi difetti, che nel calcio sono minori dei primi.
Della Valle, che ascolta sempre Radio Blu quando rparte dal Franchi, si deve essere accorto del rischio e ha chiesto di intervenire.
E’ la seconda buona notizia di un magro fine settimana, dopo le ammissioni di colpa di Mihajlovic.
Non tanto il fatto che Andrea abbia parlato in esclusiva da noi (quella è una soddisfazione giornalistica, che giustamente non interessa ai tifosi), ma piuttosto la voglia che ancora ha di non staccare la spina, di spendere il nome della famiglia per la Fiorentina.
Come gli ho detto in diretta, hanno fatto un sacco di sbagli a livello di comunicazione: speriamo che, come nel caso dell’apprendistato di Mihajlovic, siano serviti a qualcosa.

Clamoroso in Fiorentina: dopo Mencucci qualche mese fa, c’è stato qualcuno capace di dire “ho commesso degli errori” e non si tratta proprio di uno qualsiasi.
Lo ha fatto oggi in conferenza stampa Sinisa Mihajlovic, e a me basta questo per capire che si può tentare di ripartire, a patto naturalmente che il tecnico faccia tesoro dei propri errori dentro e fuori dal campo e che si veda finalmente la Fiorentina giocare decentemente a calcio per un numero di partite superiore a tre.
Prandelli, peraltro non minimamente confrontabile per ora come statura di allenatore, non aveva mai ammesso i propri errori, neanche quando mandò in campo insieme Almiron e Jorgensen ad Amsterdam e si beccò il gol dell’Ajax che ci fece fuori dall’Uefa.
Poi c’è la storia delle balle sparate un po’ da tutte le parti, specialmente, mi dicono, anche via etere.
Succede infatti, ma l’ho scoperto solo oggi per via di un post, che da qualche parte si sia diffusa ieri la voce che Montolivo non sarebbe stato convocato e/o non avrebbe avuto la fascia di capitano in quella che potrebbe essere la sua ultima partita a Firenze.
Il motivo? Punirlo per il mancato rinnovo.
E qui, per le balle, entra in…ballo la mia serietà che a volte, lo ammetto, può confinare in schemi un po’ rigidi, quella stessa rigorosità che mi ha fatto stoppare non so quante volte notizie roboanti buttate lì senza troppe verifiche, tanto per vedere l’effetto che faceva.
Chiaro: i nostri errori li abbiamo fatti anche noi, ma per fortuna posso ricordarmeli (per esempio una volta con Di Marzio demmo per certo di non mi ricordo più quale portiere brasiliano, ma Da Costa e D’Agostino li ha dati per primo il grande Gianluca nel Pentasport).
Questa bischerata su Montolivo veramente non era nemmeno approdata negli studi di Radio Blu, si vede che aveva le gambe veramente corte, ma vi racconto tutto questo per farvi capire cosa ci aspetta nei prossimi tre mesi.
Ne ascolterete di tutti i colori, ma non (spero) da Radio Blu e sarebbe bello poi presentare il conto di tutte le panzane spacciate come “assolute verità” in mesi di aria fritta.

Non credo che da due anni a questa parte esista al mondo una tifoseria con più testa al passato che la nostra.
Fateci caso, qui festeggiamo tutto: i 40 anni dal primo scudetto, le gesta indimenticabili di Antognoni, il “meglio secondi che ladri con i reduci del 1982, domani i 50 anni dalla Coppa delle Coppe, lunedì gli 85 anni della Fiorentina.
A me piace molto, avendo una testa fin troppo orientata a quello che è stato, però il nostro record è oggettivo e impone una domanda che vada un po’ più in profondità: non è che questa voglia di ricordare ciò che è stato sia un modo per combattere l’apatia del presente?
Quel distacco che giorno dopo giorno, goccia dopo goccia, sta avvenendo nei nostri cuori tra il calcio che amiamo e quello che è diventato il pallone delle plusvalenze?
Il calcio a Firenze dei presidenti che mancano, dei direttori e degli allenatori molto autoreferenziali, dei giocatori molto poco legati alla maglia, dei giornalisti (troppi, diciamo la verità, e troppo presuntuosi: ormai basta scrivere su un sito o fare un’intervistina alla radio per sentirsi Picchi/Ferrara/Calamai/Rialti/Giorgetti!) che credono di contare con le loro opinioni quanto quelli che vanno in campo?

Faccio radio dal 1977, ma una cosa del genere in 34 anni non mi era mai successa.
I fatti: Vodafone organizza un evento con Radio Blu unica invitata tra le emittenti radiofoniche e al secondo negozio del giro viene autorizzato Vargas a parlare in una diretta esclusiva.
Organizzo l’intervista, faccio i miei dieci minuti con Vargas e alla fine Zoccolini mi dice che all’interno del negozio (quindi in una struttura privata e senza chiedere il permesso a nessuno) è arrivato un signore da me mai visto prima che, facendo finta di niente, ha mandato tutta la mia intervista in diretta a Radio Fiesole via auricolare.
Fantastico: in pratica io ho lavorato per Radio Fiesole senza saperlo e ho messo il mio (poco) ingegno a disposizione di persone che neanche hanno avuto la buona educazione di chiedermi se ero d’accordo.
Il signore a cui ho fatto le mie civili rimostranze era visibilmente imbarazzato, anche perché gli era stato detto di svolgere un compito e lui l’ha svolto.
Quando ha chiamato i responsabili, gli è stato suggerito “di non farsi mettere i piedi in testa”, ovviamente da un bruto prepotente come il sottoscritto.
Questi sono i fatti, il commento preferisco non farlo.

P.S. Giusto per la cronaca: a 24 ore dal fatto, nessuno si è sentito in dovere di fare delle scuse, per questi campioni della corretteza è come se non fosse successo niente.
Certa gente ha veramente una bella faccia…

Non saprei trovare per quale strano motivo nelle ultime due inutili giornate di campionato non possa essere impiegato Babacar.
Ormai è chiaro che lui, come in parte De Silvestri, ha perso un anno, non ha fatto progressi e al 99% andrà in prestito, ma lo vogliamo provare almeno per due partite di seguito da titolare?
Ricordo quello che venne detto dopo la Juve da Mihajlovic: ora tocca ai giovani.
Io dissi e scrissi di non esagerare e il tecnico deve avermi preso alla lettera, visto che l’età media della Fiorentina da Cagliari in poi rimane piuttosto alta.
Ora rimangono queste ultime due gare e tralasciando i ragazzi di Buso in altre faccende affaccendate si potrebbe vedere se il ragazzo che prometteva tanto bene nella passata stagione è ancora un giovane di belle speranze?

Trentatre anni di calcio seguito prima da cronista e poi da responsabile di una redazione mi hanno insegnato una cosa: mai fare programmi a lunga scadenza.
Il calcio è adesso, è figlio del momento e di situazioni contingenti.
Quante programmazioni a due/tre anni sono state disattese dopo pochi mesi per una svariata serie di motivi?
E quindi, tornando al discorso di Montolivo, qualcuno è seriamente convinto che la sua sostituzione con qualsiasi giocatore, da Parolo in giù, rafforzerebbe la già Fiorentina di quest’anno?
E’ la stessa cosa che dicevo lo scorso anno di questi tempi a proposito di Prandelli: qualcuno poteva davvero pensare che se non fossero arrivati quei quattro/cinque allenatori di un certo livello avremmo migliorato in panchina?
Infatti si è visto…
Siete stati per mesi a dire, anche giustamente, di essere stufi di questo calcio fatto solo di plusvalenze, di calcoli sugli “splafonamenti” del tetto ingaggi e ora è tutto un fiorire di discorsi su quello che i Della Valle perderebbero in caso di mancata cessione a giugno.
Scusate, ma vi fa schifo una stagione 2011/12 con Montolivo a centrocampo e magari con qualche altro rinforzo azzeccato?
Poi fra un anno si vedrà quello che succede, cosa avranno combinato la Fiorentina ed il giocatore, se quelli che lo vogliono ora saranno ancora tutte in lista d’attesa.
E credete davvero che ci siano dei gonzi capaci di tirare fuori dieci milioni di euro per avere Montolivo con un anno di anticipo?
Non abbiamo per mesi dato di “bischero” (metaforicamente, è chiaro) a Corvino perché aveva comprato nelle stesse condizioni Cerci a 4 milioni?
C’è infine la componente davvero romantica, che però forse vediamo solo io e pochi altri: ci pensate il dispetto di chi da mesi pensa di prendere la Fiorentina per il collo e giocava alla meno per portare via il giocatore “che tanto andrà in scadenza di contratto?”.
Io credo che i Della Valle siano abbastanza ricchi e puntigliosi (in questo sì che ci assomigliano) per permettersi uno sfizio del genere.

Partiamo dal presupposto che i soldi sono dei Della Valle e che è quindi molto facile fare i grandi con i quattrini degli altri.
Detto questo, per me sarebbe un grandissimo segnale di ripartenza se la Fiorentina se ne fregasse dello strangolamento via legge Bosman e rinunciasse a vendere Montolivo a giugno, arrivando così a fine contratto.
Soprattutto se le cose sono andate come si racconta nell’entourage viola: accoglimento nell’estate 2010 delle richeste di Montolivo (cinque anni di contratto a due milioni netti a stagione), improvviso dietro-front e traccheggiamenti vari fino ad arrivare all’attuale stallo.
In mezzo a tutto questo c’è stata l’improvvida uscita mediatica di Corvino sui 100mila euro di differenza, un’uscita a vuoto che però, diciamo la verità, non ha mai intaccato la sostanza del problema.
Ora è chiaro che Montolivo un nuovo contratto con la Fiorentina non lo firmerà mai e al 90% nel 2012 le condizioni saranno ancora di più a suo favore, ma dire no a queste logiche perverse porterebbe a due vantaggi: usufruire delle prestazioni di Riccardo per una stagione ancora (e conoscendo un po’ l’uomo sono certo che non tirerà mai indietro la gamba) e ricompattare l’ambiente su una scelta molto orgogliosa e quindi molto fiorentina.
Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di far partire i vostri sms e le vostre email a Radio Blu a favore della permanenza in viola di Montolivo: è un’idea romantica, che però a me piace moltissimo.

Quattro palle gol di Gilardino, con un gol, due buoni tiri di Cerci, una bella girata di Mutu: non è che in passato, anche con Prandelli, si sia visto molto di più a San Siro.
Nonostante questo, l’Inter mi pare abbia meritato il succeso per l’idea di squadra di caratura superiore, come in effetti è e non solo da questa stagione, e nonostante avesse molte riserve.
Continua a piacermi il modo con cui Mihajlovic tiene unita la squadra in questo finale senza traguardi, il giudizio sul suo conto rimane insufficiente, ma almeno si notano lampi d’orgoglio che dovranno essere confermati nelle ultime due gare.
Con la vittoria del Genoa ora rischiamo pure di finire decimi (ed io di pagare oltre cento colazioni…), una posizione molto triste, come del resto il nono posto, di cui bisognerà per forza tenere conto nell’analisi di una stagione che di soddisfazioni ne ha regalate davvero poche.
Oggi pomeriggio non era il caso di pretendere di più, specialmente quando hai fuori fase Vargas (inseistente), Montolivo e anche Behrami, spesso in ritardo.

Credo che ormai i giochi siano fatti e che Montolivo se ne andrà a giugno.
Lui non prolunga e la Fiorentina non ha le urgenze del 2006, quando patteggiò l’onorevole addio di Toni e quindi non si arriverà all’ultima stagione.
E’ un vero peccato, un momento scivoloso della futura prossima storia viola.
Un capitano che se ne va (un capitano coraggioso, perché ha giocato un paio di mesi alla Batistuta, nel senso che non avrebbe potuto giocare per via della caviglia) è una sconfitta per tutti, soprattutto se il suddetto capitano è un calciatore della Nazionale nel pieno della carriera e della maturità.
Magari domani giocherà alla grande, rendendo così più bello e più amaro la sua ultima passarella in una partita di livello, magari alla fine arrivano i nostri (cioè i Della Valle brothers) e sparigliano le carte assicurandoci il lieto fine.
Ma purtroppo è da un pezzo che il calcio ha smesso di avere un’anima romantica.

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