Non so come si sia entrati nell’argomento, ma stavolta non si scherza.
Quando si parla di certe cose, bisogna fare un passo indietro, trattenere il respiro e sperare solo che non tocchi a te o a qualcuno a cui vuoi bene.
E in alcuni casi io preferirei toccasse a me.
Quando penso che ho più di mezzo secolo di vita, e succede molto più di quanto io voglia, scatta quasi sempre il riflesso automatico: che accadrà dopo?
Sulla bestia, che ancora ho paura, una paura infantile e stupida, a chiamare col suo nome, il sentimento è da gioco d’azzardo, forse un retaggio di alcuni anni stupidi, stropicciati e un po’ buttati via: fai che non esca il mio numero.
Le analisi? Le ho fatte e le farò con gran fatica perché è vero che esiste un fatalismo idiota, quasi la voglia di non sapere.
E se poi esce davvero quel maledetto numero?
Che faccio?
Mi metto a raccontare le umane miserie di un corpo devastato (ah, l’esibizionismo incontenibile del giornalista…) o uso il metodo “Manuela”, cioè mi incazzo se solo qualcuno accenna alla mia malattia e me ne vado con enorme dignità?
Non lo so e vorrei non arrivare mai alla scelta e intanto ogni giorno la pallina gira in questa meravigliosa roulette che è la vita.

Per diversi anni è andata avanti nel poco dorato mondo radiofonico una divertente storiella secondo la quale io avrei avuto, non so bene per quali motivi, dei rapporti privilegiati con la Fiorentina.
Grazie a questi rapporti sarei riuscito ad ottenere negli anni l’assegnazione dei sospirati diritti radiofonici regionali (i più cari d’Italia, dopo Napoli), a cui tutti tenevano moltissimo e alcuni in modo particolare.
Purtroppo però nessuno era in grado di concorrerere perché c’era il Guetta: brutto, sporco e cattivo.
In particolare un paio di personaggi si sono distinti nel tempo in questo pianto commovente, e con uno dei due salici piangenti ho pure avuto (che spreco di tempo!) un vivace scontro dialettico, a cui è seguito un altro suo pianto presso la propria direzione editoriale.
Accade ora che ad ottobre la Fiorentina, che è sempre stata correttissima, abbia scritto a tutte le radio per chiedere di formulare un’offerta per l’acquisto nel prossimo biennio degli agognati diritti.
Allo scadere del termine prestabilito, si è presentata solo Radio Blu, che trasmetterà le partite della Fiorentina per le stagioni 2012/13 e 2013/2014.
E i piangenti? Boh, volatilizzati.
E’ una piccola storia del nostro piccolo mondo, ma valeva la pena di raccontarvela per capire quanto fiato venga spesso sprecato inutilmente.

Ecco il paradosso: lo sventurato Delio Rossi, a cui non importerebbe niente della difesa, incarta un pareggio a reti inviolate contro il grande Milan, ma grande davvero, perché gioca il miglior calcio d’Italia.
Ad essere sinceri ed obiettivi, però abbiamo poca voglia di esserlo dopo i 18 mesi di quaresima con Mihajlovic, c’è andata di lusso tra rigori, pali e gol regolari annullati, però io nel secondo tempo ho visto qualcosa che assomiglia ad una squadra.
Nel primo ci hanno messo sotto in modo imbarazzante, un po’ come la Juve a Torino, solo che eravamo a Firenze, eravamo in tanti, loro sono meno cattivi e qualcosa dalla panchina si è mosso anche nei quarantacinque minuti.
Nastasic mi ha sorpreso (e qui Corvino è stato bravo) e Behrami entusiasmato: la grande preoccupazione è l’attacco, senza dimenticare che mancava Jovetic, oggi viste le condizioni di Gilardino molto più del 50% del reparto.
Su Silva sono (quasi) arreso, ormai con i suoi zero gol si sta avviando a far compagnia a Bonazzoli-Castillo (insuperabile!)-Keirrison, mentre non ho capito bene quando si sveglierà dal torpore Munari, che in pratica non fa niente.
Si sono invece notati dei segni di ravvedimento da Kharja e venti-minuti-venti ottimi di Montolivo, quando in radiocronaca ero ormai oltre la stizza.
Gran punto quindi, che ci fa passare una bella domenica, in attesa che il professor Rossi operi più in profondità.

Cominciamo a scaldare i motori perché domani sera non sarà proprio una partita come tutte le altre, neanche direi “una grande partita come tutte le altre”.
Esasperando un po’ il concetto sul limbo in cui abbiamo vissuto negli ultimi venti mesi, immagino che stia per aprirsi una nuova fase della Fiorentina e che tutti noi siamo alla ricerca dei protagonisti e anche degli attori non principali.
C’è l’eccitazione per l’avversario fortissimo, il migliore in Italia, insieme all’appassionante curiosità di capire come comincia il nuovo percorso di Rossi.
Se pensiamo alla Fiorentina, da una decina di giorni siamo tutti più allegri, ci è tornata la voglia di ridere dentro, come non accadeva da tempo immemore, calcisticamente parlando.
Lasciamoci quindi un po’ andare, fantastichiamo per il futuro prossimo venturo e riempiamo gli ultimi spazi liberi del Franchi.

Devo delle scuse a Riccardo Paludi: ho sospeso il suo post sulla bellissima notizia della sala stampa del Franchi intitolata a Manuela per costruire intorno alla notizia i primi 30 minuti di Anteprima Pentasport.
Davvero una sorpresa per tutti, un gesto di classe della Fiorentina a cui, oltre naturalmente ai Della Valle, non sono estranei Sandro Mencucci e Gianfranco Teotino.
Direi anche un atto riparatorio per quello che successe nel giugno 2010, quando nessuno della Fiorentina si presentò ai funerali di Manuela: bravissimi, non è facile riconoscere i propri errori.
E ora Manu, da lassù, non fare troppo la preziosa: sorridi, perché sabato sera alle 19, quando si svolgerà la ceruimonia, ci saranno davvero tutti quelli che ti volevano bene (e siamo in tanti).
Ci hai insegnato molto, ti dobbiamo tanto e ci manchi come il primo giorno.
E tu Aldo, non fare il bischero: qui c’è bisogno di te, delle tue prese in giro, della tua lealtà e della tua amicizia.
Guarda di fare il tagliando alla svelta perché ti voglio chiamare presto al Pentasport e a questo punto, nonostante la mia ritrosia a viaggiare, voglio pure venire di persona a Piombino per abbracciarti.

Tutto vero quello che si è detto in questi giorni: non si può pretendere nulla da Rossi, il Milan è la squadra più forte del campionato, ci mancheranno giocatori importanti, specialmente in difesa.
Nonostante questo, io non vorrei domenica sera ad avere i brividi nel leggere la classifica, pensando anche che andremo a Palermo sette giorni dopo.
E quindi ve lo dico con molta sincerità: preferisco fare punti giocando quasi…”alla Mihajlovic”, che perdere con l’onore delle armi e con Allegri che a fine gara ci racconta di aver visto “un’ottima Fiorentina”.
Lo so che un’eresia ciò che ho appena scritto, se pensiamo ai patimenti e alla noia dell’ultimo anno e mezzo calcistico (e comunque col “metodo-valeriana Mihajlovic contro le grandi abbiamo quasi sempre perso), ma qui ci siamo un po’ complicati la vita e vorrei non avere nulla a che fare con certe aspre battaglie che i nostri delicati eroi non sono secondo me in grado di sostenere.

Kroldrup? Non pervenuto da mesi, uno degli infortunati misteriosi della Fiorentina. Non ha mai giocato in questa stagione, ma della sua assenza pare non freghi niente a nessuno.
Camporese? Se è rimasto fermo al dribbling di Eto’o, è un bel problema. Non ha fatto faville in Primavera e forse si è un po’ depresso, non solo per colpa sua.
Nastasic? Frastornato da Moscardelli (Moscardelli!), torna ad appena due giorni dalla partita e Rossi non lo conosce assolutamente (Camporese sì, gli ha pure fatto gol a Palermo).
Felipe/Del Bello? Dipende se gioca Felipe o se gioca Del Bello… Per la serie triplo salto mortale con avvitamento! Dal pre-pensionamento ad Ibrahimovic, se fosse un film sarebbe una bella trama, ma purtroppo è il Milan.
Non sarà facile l’esordio di Delio Rossi…

A 25 anni nel calcio o si è o non si diventa più, salvo casi eccezionali e penso a Massaro, che a Firenze non la metteva dentro neanche a spingere e che poi nel finale di carrieta nel Milan è diventato un formidabile goleador.
Ecco quindi che per il nostro caro Cerci Alessio da Valmontone si prospetta un’occasione più unica che rara: avere come insegnante Delio Rossi, cioè uno dei migliori in Italia.
A questo punto dipende solo da lui: se vorrà dare un seguito alle sue indubbie capacità tecniche, limitate secondo me dalla continua ripetizione del colpo migliore, dovrà per forza capire che il calcio si gioca in undici.
Se invece non si sforzerà di migliorare tatticamente, di stare in partita sempre o quasi, avrà sprecato l’ultima occasione per diventare un giocatore importante e si dovrà accontentare di stare sempre a metà strada tra il campo e la panchina, buono solo nei momenti di emergenza.

Ora che se ne è finalmente andato, insieme speriamo al suo circo di affaristi, ballerine e nani, possimo provare a considerare chi non la pensa come noi come un interlocutore, al limite un avversario, ma mai un nemico?
Da italiano è uno dei giorni più belli della mia vita: non ne potevo veramente più, mi sembrava di vivere in un incubo ogni giorno più brutto.
Adesso dovrebbe essere il momento degli uomini e delle donne (e speriamo ce ne siano nel governo Monti!) di destra, di sinistra e di centro di buona volontà.
E’ una specia di dopoguerra mediatico: moderiamo i toni, mettiamoci ventre a terra e cominciamo la risalita, ma questa sera resterà indimenticabile.

Non esiste un solo motivo plausibile, uno solo, per pensare a Lamberto Dini (80 anni) invece che a Mario Monti come Premier, un ruolo in cui sarà chiamato a prendere decisioni dure, ma ineludibili (come va di moda dire adesso).
Scherzando si potrebbe pensare che l’unica ragione sia perché Dini è tifoso della Fiorentina, ma siccome qui nessuno ha voglia di scherzare, a me questa storia di proporre un altro nome mi sembra da parte di Berlusconi e Bossi solo un modo inquinare le acque, per rimandare, per riportare lo spread a 570 punti, per ricacciarci dentro l’incubo di un possibile default.
Ma c’è anche la compagna Camusso che vuole andare alle elezioni perché, si sa, fa comodo alle strategie del sindacato-partito essere sempre contro, così dopo è più facile raccogliere consensi avversando misure impopolari.
Ma certo, facciamo una bella campagna elettorale in queste settimane e mesi di grande tranquillità, tutti hanno una gran fiducia nell’Italia…
La verità è che ci stanno presentando il conto di oltre trent’anni di gestione pubblica folle, in cui a pagare c’era, c’è e ci sarebbe ancora secondo qualcuno lo Stato, cioè noi.
Trent’anni di soldi buttati e rubati, ma davvero tanti soldi, altro che quelli della Finanziaria o dei 39 punti della BCE, e infatti siamo a 1900 miliardi di debito.
Ora dobbiamo rientrare, in tutti i modi, basta con gli assegni post-datati, non ce li accettano più.
Mi piacerebbe conoscere l’opinione degli elettori del centro-destra, che non penso considerino il professor Monti un bolscevico travestito da economista, e anche degli iscritti alla CGIL.
Spiegatemi per favore se oltre ai soliti sporchi e odiosi giochi politici e di bottega ci sono altri motivi per far casino e rimandare chissà a quando la decisione su chi dovrà essere il prossimo Presidente del Consiglio.

« Pagina precedentePagina successiva »