Maggio 2006


Ieri la festa molto bella dei tifosi (con la stonatura dei fischi a Domenici e Giani), ancora prima il bagno di folla di Toni a Calenzano, stasera il Fair-play: non è che per caso stiamo esagerando?
Siamo tutti talmente impegnati a cercare il biglietto per Verona (a proposito, avviso per tutti gli amici, parenti ed ex fidanzate: non ne ho e non so dove trovarli!), che ci siamo scordati di come la partita debba ancora essere giocata e vinta.
Sì vinta, perché io non voglio passare novanta minuti a farmi raccontare da Russo in studio come sta andando la Roma a Milano.
Ecco, io sinceramente, prima di una gara di siffatta importanza, non ho mai visto una settimana così “leggera”.
Va bene allentare la tensione, però adesso non sarebbe male concentrarci di più su Semioli e meno sui possibili incassi che faremo con la Champions.

Nel giorno delle dimissioni di Carraro (finalmente, ma Galliani che aspetta?), mi è sembrato giusto ed istruttivo riproporre quello che scrissi ne “La mia voce in viola” nel 2003. Il periodo di riferimento è quello della stagione 2001/2002, con Mancini, che allora era sotto contratto con la Gea.

SCUSE E SPIEGAZIONI
Ho sempre considerato Stefano Sartoni, il leader storico del Collettivo, una persona leale con cui a volte posso anche non essere d’accordo e mi piace che sia un tipo che non sfugge mai al contraddittorio.
Fu solo per questo rapporto speciale che accettai di partecipare all’incontro che mi propose, un incontro strano con Gaetano Lodà e Dimitri Rocchi proprio nel locale dove io non sarei mai potuto entrare perché indesiderato.
Chiesi a Luis Laserpe di accompagnarmi, sia per precauzione che per avere un testimone.
Ero molto arrabbiato con Lodà, che mi fece correttamente le scuse per ciò che era successo il giorno delle dimissioni di Terim ed anche per quel cartello che lui considerava solo una goliardata.
Cominciammo quindi a parlare del futuro della Fiorentina e mi venne disegnato uno scenario assolutamente inedito, quasi da fantapolitica calcistica.
Lodà, Rocchi e Sartoni esibirono fogli e documenti degni del miglior giornalismo investigativo. Considerandomi (bontà loro) una voce importante per i tifosi, volevano che anch’io fossi a conoscenza di come la società viola stesse inevitabilmente andando verso la rovina.
Mi dissero che i giochi non si facevano a Firenze, in piazza Savonarola, ma a Roma, dove sul pianeta calcio regnava incontrastato il banchiere Cesare Geronzi.
Lo stesso arrivo di Mancini era stato “impostoâ€? dalla GEA (la società che cura gli ingaggi e i diritti di immagine di diversi calciatori e allenatori e di cui fa parte anche la figlia di Geronzi), per cui non ci dovevamo stupire delle cifre concesse ad un tecnico esordiente.
Uscii da quelle tre ore di colloquio perplesso e turbato: e se avessero avuto ragione loro?

Quando nel febbraio 2005 uscii dalla sua casa di Orzinovi, dopo l’intervista, ero entusiasta dell’uomo e allo stesso tempo attento a non “innamorarmi” calcisticamente dell’allenatore.
Adesso, che si arrivi o meno alla Champions (scaramanzia…), posso lasciarmi andare e dire finalmente che Cesare Prandelli è il miglior allenatore che abbia incontrato in 28 anni di frequentazione giornalistica viola.
Ha reso semplice un ambiente in cui nulla è mai semplice, facendo spesso giocare bene la squadra, pretendendo ed ottenendo da tutti il rispetto senza alzare la voce.
Non fa differenze tra giornalisti, anche se sul piano umano è ovvio che abbia delle simpatie, che però non vanno ad influenzare il suo ed il nostro lavoro.
Questa stagione straordinaria, questo pomeriggio da sogno, portano soprattutto la sua firma.
Sì, lo so: Toni, Corvino i Della Valle, Frey (guardiamo di non dimenticarlo e compriamolo al più presto…), Fiore, Jorgensen, Brocchi, ma Prandelli a Firenze ha compiuto davvero un capolavoro.
Mettendo d’accordo tutti, impresa che forse è riuscita (non c’ero e comunque non ci potrei giurare) solo ai vincitori dello scudetto, cioè Bernardini e Pesaola.
Bravo, solo bravo, perché uno così bisognava davvero inventarcelo.

Rifondazione calcistica, mi pare non ci sia niente altro da fare.
Mi sono molto sbilanciato su Innocenzo Mazzini , per conoscenza personale, avendo avuto modo di apprezzare le sue doti di mediazione e ben conoscendo la gavetta che ha fatto.
Ciò nonostante, pur non avendo Mazzini commesso alcun reato di frode sportiva, è chiaramente indifendibile sul piano etico, ed è quindi giusto che paghi pure lui.
Ma prima via tutti gli altri: conosco juventini imbarazzati (un esempio per tutti: Brio stasera al Pentasport), ultras bianconeri che baratterebbero volentieri gli scudetti vinti con i secondi e terzi posti dell’Inter, e questa è già una soddisfazione.
A roposito: ma la Juve non era in silenzio stampa, come mai Moggi e Giraudo hanno parlato?
E domenica come festeggeranno (eventualmente) lo scudetto numero 29?
Sono stupito pure di Dondarini, che ho conosciuto in una bella serata organizzata dai vertici arbitrali fiorentini: chiuderà anche lui in fretta.
Rifondazione calcistica, un bel bagno purificatore, ma non certo guidato da Carraro.
Non sarebbe il caso per Diego Della Valle di tornare a proporre certi temi?

DA REPUBBLICA.IT

Due ottantenni, pensionati e costretti a vivere in ristrettezza, hanno trovato una busta contenente 40 mila euro in contanti e l’hanno riconsegnata alla polizia.
Autori del grande gesto di altruismo sono stati due anziani coniugi che cinque giorni fa, mentre passeggiavano lungo la centralissima via Enrico De Nicola, a Cassino, hanno notato una busta della spesa appoggiata a terra e dalla quale facevano capolino diverse centinaia di banconote.
Si sono avvicinati e l’hanno aperta, accorgendosi che la busta era piena zeppa di migliaia e migliaia di banconote, tutte di medio e grosso taglio. Dopo un primo momento di stupore, la decisione quasi fulminea di consegnare il ‘tesoro’ agli agenti del vicino commissariato.
Nonostante le ricerche della polizia, dei proprietari dei 40 mila euro ancora non c’e’ traccia.
Sono passati gia’ cinque giorni ma nessuno e’ andato a reclamare o denunciare la perdita.
Se entro i termini previsti dalla legge nessuno dovesse denunciare lo smarrimento del denaro ai due onesti pensionati andrebbe sicuramente una piccola parte.

Io li vorrei conoscere e passerei ore a farmi raccontare la loro vita…

Stupisce la scelta dei tempi: dopo le elezioni e prima del Mondiale.
Qualche talpa ha scovato delle intercettazioni telefoniche intercorse tra potenti del calcio: per ora si sa di Pairetto, Mazzini ed del solito Moggi, altri comunque potrebbero entrare a breve.
Pare che nelle frasi dette e ascoltate non ci siano elementi di rilevanza penale (ed infatti l’inchiesta che è inciampata sulle suddette intercettazioni è già stata archiviata) ed allora io mi chiedo: cosa si raccontavano questi signori?
Me lo chiedo davvero con candido stupore e con viva curiosità, perché delle due l’una: o erano chiacchiere da bar, magari condite da qualche maldicenza su altri, o vi era un disegno criminoso per condizionare il calcio.
Sarebbe interessante ce lo facessero sapere al più presto e lo spero soprattutto per Innocenzo Mazzini, il miglior dirigente del calcio italiano tra quelli attualmente al potere.

Domenica sera, appena chiuso il collegamento con Golden Gol, sono stato preso da un dubbio: sarò mica stato troppo severo con Bojinov?
Perchè il bulgaro era entrato insieme ad altri in un discorso di valutazione dei singoli, ma appena sentito il suo nome in studio e da Piombino si è scatenata la bagare.
Ognuno, com’è giusto che sia, a dire la sua, e così mi sono ritrovato nella duplice veste di accusatore e difensore.
Accusatore di prove troppo anonime rispetto al valore tecnico di Bojinov.
Dice: ma come può cambiare il corso della partita se entra solo per venti minuti?
Ora, a parte che le sue occasioni da titolare Bojinov le ha avute, io non pretendo che assomigli o faccia meglio di Robbiati, però almeno una volta su quattro, quando subentra, deve fare qualcosa di decisivo.
Ed invece, che mi ricordi, questo è accaduto solo contro la Lazio al Franchi.
E’ arrabbiato perché va in panchina?
Sbagliato, o meglio: giusto, ma incanali la rabbia in modo positivo.
Poi c’è il discorso sulla vita privata e lì io sto completamente dalla parte di Bojinov e contro chi si è messo a spiare dal buco della serratura della sua camera da letto.
Sta con una pop-star bulgara? E allora?
Ho conosciuto mogli di calciatori, gran brave ragazze, che tradivano il loro uomo con un compagno di squadra, minando davvero la stabilità di uno spogliatoio.
A quello che fa Bojinov fuori dal campo deve pensare semmai solo la società, se davvero intravedesse qualche rischio per la sua vita da atleta, noi occupiamoci unicamente delle sue prove in campo.
Credetemi, è molto meglio per tutti.

Dopo essermi spaparanzato sul lungomare di Mondello (splendido ovviamente) a fatica sono riuscito a trovare una postazione internet per commentare la gara di ieri.
Più che la partita vorrei puntare il dito sui fischi, che definisco assurdi, che Luca Toni e tutta la Fiorentina si sono dovuti sorbire per tutta la partita. Ha ragione Prandelli quando dice che si è giocato in un clima surreale e che i tifosi palermitani hanno organizzato questa “corrida” in maniera perfetta. Ma se il colpo di testa alla fine del primo tempo fosse andato dentro? Forse sarebbe cambiato qualcosa anche sugli spalti e adesso saremmo un pochino più tranquilli. Ma, per dirla alla Prandelli, siamo sereni. Mancano due partite e i punti di vantaggio sono due, adesso dobbiamo pensare solo alla Reggina e da domenica sera a preparare l’invasione di Verona…

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