Quando nel febbraio 2005 uscii dalla sua casa di Orzinovi, dopo l’intervista, ero entusiasta dell’uomo e allo stesso tempo attento a non “innamorarmi” calcisticamente dell’allenatore.
Adesso, che si arrivi o meno alla Champions (scaramanzia…), posso lasciarmi andare e dire finalmente che Cesare Prandelli è il miglior allenatore che abbia incontrato in 28 anni di frequentazione giornalistica viola.
Ha reso semplice un ambiente in cui nulla è mai semplice, facendo spesso giocare bene la squadra, pretendendo ed ottenendo da tutti il rispetto senza alzare la voce.
Non fa differenze tra giornalisti, anche se sul piano umano è ovvio che abbia delle simpatie, che però non vanno ad influenzare il suo ed il nostro lavoro.
Questa stagione straordinaria, questo pomeriggio da sogno, portano soprattutto la sua firma.
Sì, lo so: Toni, Corvino i Della Valle, Frey (guardiamo di non dimenticarlo e compriamolo al più presto…), Fiore, Jorgensen, Brocchi, ma Prandelli a Firenze ha compiuto davvero un capolavoro.
Mettendo d’accordo tutti, impresa che forse è riuscita (non c’ero e comunque non ci potrei giurare) solo ai vincitori dello scudetto, cioè Bernardini e Pesaola.
Bravo, solo bravo, perché uno così bisognava davvero inventarcelo.

Rifondazione calcistica, mi pare non ci sia niente altro da fare.
Mi sono molto sbilanciato su Innocenzo Mazzini , per conoscenza personale, avendo avuto modo di apprezzare le sue doti di mediazione e ben conoscendo la gavetta che ha fatto.
Ciò nonostante, pur non avendo Mazzini commesso alcun reato di frode sportiva, è chiaramente indifendibile sul piano etico, ed è quindi giusto che paghi pure lui.
Ma prima via tutti gli altri: conosco juventini imbarazzati (un esempio per tutti: Brio stasera al Pentasport), ultras bianconeri che baratterebbero volentieri gli scudetti vinti con i secondi e terzi posti dell’Inter, e questa è già una soddisfazione.
A roposito: ma la Juve non era in silenzio stampa, come mai Moggi e Giraudo hanno parlato?
E domenica come festeggeranno (eventualmente) lo scudetto numero 29?
Sono stupito pure di Dondarini, che ho conosciuto in una bella serata organizzata dai vertici arbitrali fiorentini: chiuderà anche lui in fretta.
Rifondazione calcistica, un bel bagno purificatore, ma non certo guidato da Carraro.
Non sarebbe il caso per Diego Della Valle di tornare a proporre certi temi?

DA REPUBBLICA.IT

Due ottantenni, pensionati e costretti a vivere in ristrettezza, hanno trovato una busta contenente 40 mila euro in contanti e l’hanno riconsegnata alla polizia.
Autori del grande gesto di altruismo sono stati due anziani coniugi che cinque giorni fa, mentre passeggiavano lungo la centralissima via Enrico De Nicola, a Cassino, hanno notato una busta della spesa appoggiata a terra e dalla quale facevano capolino diverse centinaia di banconote.
Si sono avvicinati e l’hanno aperta, accorgendosi che la busta era piena zeppa di migliaia e migliaia di banconote, tutte di medio e grosso taglio. Dopo un primo momento di stupore, la decisione quasi fulminea di consegnare il ‘tesoro’ agli agenti del vicino commissariato.
Nonostante le ricerche della polizia, dei proprietari dei 40 mila euro ancora non c’e’ traccia.
Sono passati gia’ cinque giorni ma nessuno e’ andato a reclamare o denunciare la perdita.
Se entro i termini previsti dalla legge nessuno dovesse denunciare lo smarrimento del denaro ai due onesti pensionati andrebbe sicuramente una piccola parte.

Io li vorrei conoscere e passerei ore a farmi raccontare la loro vita…

Stupisce la scelta dei tempi: dopo le elezioni e prima del Mondiale.
Qualche talpa ha scovato delle intercettazioni telefoniche intercorse tra potenti del calcio: per ora si sa di Pairetto, Mazzini ed del solito Moggi, altri comunque potrebbero entrare a breve.
Pare che nelle frasi dette e ascoltate non ci siano elementi di rilevanza penale (ed infatti l’inchiesta che è inciampata sulle suddette intercettazioni è già stata archiviata) ed allora io mi chiedo: cosa si raccontavano questi signori?
Me lo chiedo davvero con candido stupore e con viva curiosità, perché delle due l’una: o erano chiacchiere da bar, magari condite da qualche maldicenza su altri, o vi era un disegno criminoso per condizionare il calcio.
Sarebbe interessante ce lo facessero sapere al più presto e lo spero soprattutto per Innocenzo Mazzini, il miglior dirigente del calcio italiano tra quelli attualmente al potere.

Domenica sera, appena chiuso il collegamento con Golden Gol, sono stato preso da un dubbio: sarò mica stato troppo severo con Bojinov?
Perchè il bulgaro era entrato insieme ad altri in un discorso di valutazione dei singoli, ma appena sentito il suo nome in studio e da Piombino si è scatenata la bagare.
Ognuno, com’è giusto che sia, a dire la sua, e così mi sono ritrovato nella duplice veste di accusatore e difensore.
Accusatore di prove troppo anonime rispetto al valore tecnico di Bojinov.
Dice: ma come può cambiare il corso della partita se entra solo per venti minuti?
Ora, a parte che le sue occasioni da titolare Bojinov le ha avute, io non pretendo che assomigli o faccia meglio di Robbiati, però almeno una volta su quattro, quando subentra, deve fare qualcosa di decisivo.
Ed invece, che mi ricordi, questo è accaduto solo contro la Lazio al Franchi.
E’ arrabbiato perché va in panchina?
Sbagliato, o meglio: giusto, ma incanali la rabbia in modo positivo.
Poi c’è il discorso sulla vita privata e lì io sto completamente dalla parte di Bojinov e contro chi si è messo a spiare dal buco della serratura della sua camera da letto.
Sta con una pop-star bulgara? E allora?
Ho conosciuto mogli di calciatori, gran brave ragazze, che tradivano il loro uomo con un compagno di squadra, minando davvero la stabilità di uno spogliatoio.
A quello che fa Bojinov fuori dal campo deve pensare semmai solo la società, se davvero intravedesse qualche rischio per la sua vita da atleta, noi occupiamoci unicamente delle sue prove in campo.
Credetemi, è molto meglio per tutti.

Dopo essermi spaparanzato sul lungomare di Mondello (splendido ovviamente) a fatica sono riuscito a trovare una postazione internet per commentare la gara di ieri.
Più che la partita vorrei puntare il dito sui fischi, che definisco assurdi, che Luca Toni e tutta la Fiorentina si sono dovuti sorbire per tutta la partita. Ha ragione Prandelli quando dice che si è giocato in un clima surreale e che i tifosi palermitani hanno organizzato questa “corrida” in maniera perfetta. Ma se il colpo di testa alla fine del primo tempo fosse andato dentro? Forse sarebbe cambiato qualcosa anche sugli spalti e adesso saremmo un pochino più tranquilli. Ma, per dirla alla Prandelli, siamo sereni. Mancano due partite e i punti di vantaggio sono due, adesso dobbiamo pensare solo alla Reggina e da domenica sera a preparare l’invasione di Verona…

A Palermo feci una delle mie prime radiocronache, stagione 83/84: vincemmo con il Catania per due a zero con doppietta di Monelli.
Una grande Fiorentina, quella del 3-5-2 inventata da De Sisti, che arrivò terza.
Dieci anni dopo, l’esordio in B, con la sensazione di estraneità che mi accompagnò tutto l’anno, e un successo pieno per 3 a 0, con inizio del flirt calcistico con Robbiati.
Poi una vittoria in Coppa Italia, nel 1996, con un gol straordinario di Rui Costa ed infine i disastri degli ultimi anni.
Nel 2000/2001 perdemmo contro il Napoli per una papera di Toldo, mentre Terim e Sconcerti si stavano preparando alla guerra.
Nel 2003/2004, con Cavasin in panchina, ci umiliarono, ed il 2 a 0 finale fu un gran regalo per noi.
L’anno scorso una fortuna sfacciata ed un Lupatelli da controllo antidoping ci permisero di portar via un punto immeritatissimo.
Ci hanno sempre spernacchiato laggiù e non ho mai capito il perchè.
La rivalità sportiva non esiste, forse è una questione di pelle: a livello calcistico andiamo d’accordo con i calabresi, meno con i siciliani, che sono di un’ospitalità eccezionale.
Domenica comunque me la vorrei proprio giocare, nel senso pieno del termine.
Vorrei cioè finalmente vedere una Fiorentina che manovra brillantemente alla Favorita, che impone i diritti di una classifica da urlo.
In un contesto del genere, occhio a Fiore: nel girone di ritorno ancora non ha segnato…

Storia di una trasmissione e di un’inversione di tendenza per i prossimi diciotto giorni.
Ieri pomeriggio classica riunione telefonica pre-Pentasport con Bardazzi e Russo: fibrillazione in redazione perché il procuratore di Pasqual esterna, ma non in diretta, forse interviene Mancini dell’Arezzo, non sarebbe male avere Branchini per Frey.
Ad un certo punto Leonardo mi dice: “la gente vuole sapere questo…” ed è lì che mi scatta la molla, quasi un moto di orgoglio, peraltro condiviso un minuto dopo dall’ottimo Bardazzi.
Eh no, la gente non vuole sapere questo.
O per meglio dire, lo vorrà sapere fino a quando noi continueremo a spacciare come verità assolute tutta questa paccottiglia di aria fritta.
Siamo proprio noi dei mezzi di informazione a drogare i tifosi, e se è giusto (ma fino ad un certo punto) farlo spensieratamente durante l’estate, come fosse un gioco, non ha proprio senso adesso, in piena volata Champions.
Sto parlando del teatrino del mercato, dove si riempiono colonne di giornali e ore di trasmissioni con le dichiarazioni dei procuratori, dei direttori sportivi, dei presidenti, delle scelte di vita dei calciatori, tutta gente che nel caso specifico usa chiaramente i 200.000 fedeli ascoltatori di Radio Blu per i propri scopi e neanche ci paga per la pubblicità…
Mi sono detto: ma come, stiamo vivendo la settimana più bella da cinque anni in qua, sta arrivando Palermo-Fiorentina, possiamo andare in Champions e devo impiegare metà del Penta a sentire a che punto è il tormentone Pasqual, neanche fosse la trattativa per togliere all’Iran la bomba atomica?
Se alziamo i toni adesso, che faremo dal 15 maggio in poi?
E’ un po’ lo stesso discorso delle telefonate in diretta: da vent’anni vengo pressato per il fatto di dare poco spazio agli ascoltatori, ma se aprissi le linee tutti i giorni o leggessi gli sms, la trasmissione scadrebbe di tono, perché parlerebbero o scriverebbero sempre gli stessi, con concetti inevitabilmente ripetitivi.
Vi interessa di più l’opinione di Goffredo o di Rialti?
Certo, fare programmi così è più facile e costa meno, in tutti i sensi, ma l’autorevolezza di una radio?
Ecco quindi che nel Pentasport da qui alla fine del campionato di mercato parleremo lo stretto necessario, è una promessa.
Commenteremo con gli opinionisti le varie ipotesi, ma in un contesto generale, senza andare a cercare ossessivamente la inutili dichiarazioni del solito procuratore.
E sfrutteremo al massimo la grande opportunità di avere con noi Ceccarini, il più bravo ed informato di tutti, uno che prima di dare notizia di una trattativa verifica ogni cosa fino all’esasperazione.
E’ accaduto più volte che lo abbia chiamato la mattina presto per chiedergli come mai non avevamo sparato anche noi ciò che leggevo sul giornale e nel 90% dei casi non avevamo bucato un bel niente: quella lì era una balla colossale.

I fischi e gli insulti a Letizia Moratti e a suo padre, deportato a Dachau, sono stati una vera porcata.
Così come la bandiera di Israele bruciata, ma questa purtroppo non è una novità.
Fischiare ed insultare un signore di oltre ottanta anni in carrozzina e sua figlia il giorno della Liberazione invece sì, è un altro passo in avanti verso l’intolleranza civile italiana.
Ma cosa ha in testa questa gente?
Ed è pericoloso dire che “sono solo compagni che sbagliano”, perché sono abbastanza in là con l’età per ricordarmi che erano le stesse espressioni usate a metà degli anni settanta a proposito dei primi attentati dimostrativi delle Brigate Rosse.
Proprio un bel Paese l’Italia, dove il Presidente del Consiglio in cinque anni di Governo non ha mai partecipato ad una manifestazione in ricordo della Liberazione dai nazi/fascisti e dove si insultano anziani signori passati dai campi di concentramento che hanno una figlia Ministro di un Governo di destra come loro unica colpa.
E la figura migliore in tutta questa triste vicenda l’ha fatta proprio lei, Letizia Brichetto Moratti, che ha minimizzato l’accaduto, affermando che il suo ritiro dal corteo era già previsto e che anche i fischi fanno parte della democrazia.
Una donna in gamba ed una lezione per tutti, comunque la si pensi politicamente.

Io sono uno di quelli che ha paura di tutto, uno di quei tipi che quando va a fare l’analisi del sangue confessa subito anche di fronte ad una graziosa infermiera di avere una fifa blu.
E ogni volta, immancabilmente, mi dicono le stesse cose: “ma come, uno grande e grosso come lei ha paura?”.
Sì, io ho paura, e allora?
Ora è successo che per diverse ore sia stato preda di lancinanti (per me, ovvio…) dolori di stomaco, roba da non riuscire nemmeno ad ascoltare e controllare il Pentasport.
In questi casi, che per fortuna sono rari, proprio perché abituato da una vita estremamente fortunata a stare quasi sempre bene, io entro in un’altra dimensione.
Comincio cioè a dialogare con un’entità astratta, che ritengo assolutamente responsabile del mio stato fisico e contratto quale sia il prezzo per la mia uscita dallo stato di dolore, nemmeno fosse la trattativa per acquistare i diritti dalla Fiorentina (che in quei momenti di disperazione cederei volentieri ai miei simpatici concorrenti che ogni anno mi fanno la guerra, invece di trovare una forma di collaborazione che permetta a tutti di spendere meno).
E’ una cosa completamente idiota, lo so, e anche vagamente offensiva verso chi crede veramente, ma non ci posso far niente.
Una volta, nelle 24 ore di un’intossicazione alimentare fuori Italia, ho convenuto che il prezzo equo da pagare sarebbe stato l’adozione a distanza di un bambino.
Così feci quando tornai ad essere lucido, perché non eseguire quanto pattuito mi creerebbe dei forti sensi di colpa.
Non vi dico cosa ho accettato ieri sera (oggi va un po’ meglio, ma non troppo), ma raccontare come funziona il meccanismo mi fa sentire leggermente meno stupido.

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