Lo scrivo a pochi minuti dal fischio di inizio: se abbiamo anche e ancora una minima possibilità di andare in Champions (quindi di vincere il nostro scudetto), questa possibilità passa dal calo del Milan.
E un Milan che esce stasera non ci fa affatto comodo, perché a noi conviene molto di più una squadra distratta dal miraggio di vincere, messa male com’è, il più importante trofeo europeo.
Adottiamo quindi una massima del grandissimo Montanelli: turiamoci il naso.
Stavolta non per votare DC, come diceva lui negli anni settanta, ma per sperare che il “simpatico” Galliani passi una serata da ricordare.

Premesso che:
la Roma dal 6 giugno 1993 mi resta cordialmente sulle scatole;
che quando era a Firenze il prefetto Serra ha cercato di favorire i suoi fratelli di tifo giallorosso in modo spudorato;
che esiste da sempre un’impunità verso le loro malefatte, specialmente quando vanno in trasferta;
che con le loro fidejussioni false, nel 2002 ci saremmo iscritti anche noi al campionato di B e non saremmo falliti;
ecco, premesso tutto questo, io non sono mica tanto d’accordo con gli inglesi che hanno protestato per il trattamento ricevuto nella nostra Capitale durante Roma-Manchester.
Perché un po’ conosco la loro polizia e quelli mica stanno a guardare se appena si agitano un po’ le acque.
Ci sono stati diversi casi di italiani maltrattati nella loro civilissima Nazione e spesso nel calcio gli inglesi sono portatori sani di delinquenza.
Nel senso che stanno zitti e boni a casa loro, ma vengono inevitabilmente a fare casino da noi, quasi sempre molestamente ubriachi.
Altro pensiero politicamente scorretto: scusate, ma nella polemica tra lo scrivere bene e fare strafalcioni, io mi schiero dalla parte di Chiara e Innamoratipazzi.
Per carità, qualche volta sbaglio anch’io e anzi, più vado avanti con gli anni e più vengo colto da dubbi atroci che prima non avevo e che qualche volta risolvo chiedendo aiuto a Valentina, ma non mi sembra proprio un gran merito vantarsi di scrivere male grammaticalmente.
Qui tutti hanno la possibilità di esprimersi come meglio credono e tutti sono i benvenuti, ma, parafrasando il grande Moretti di “Palombella rossa”, “chi parla male, vive male”.
E vi confesso che anch’io faccio a volte il maestrino con i miei ragazzi quando sbattono contro gli “attimini” e i congiuntivi ormai moribondi.
Spero non me ne vogliate, ma è più forte di me.

Un anno fa il centrosinistra vinceva le elezioni, dopo aver pianto per un lustro intero sullo strapotere mediatico di Berlusconi.
Non che avesse torto, visto che l’Italia pare proprio essere una Repubblica fondata sulla televisione e sul calcio piuttosto che sul lavoro, solo che dal 1996 al 2001 c’erano stati loro al Governo e non avevano cavato il classico ragno dal buco.
Ad un quinto dell’attuale legislatura, sempre ammesso che non vi siano prima del 2011 elezioni anticipate, siamo allo stesso punto del 2001, cioè il niente.
Avevano detto che si erano sbagliati a non affrontare e risolvere il problema e che non sarebbero certo ricaduti nello stesso errore.
Eppure siamo di nuovo lì, e non credo che sia un problema di numeri al Senato, perché secondo me una giusta e definitiva legge sul conflitto di interessi raccoglierebbe pure i voti di coscienza di qualcuno della Casa delle Libertà.
E’ un problema di volontà e davvero non riesco a capire.
Spero solo che in caso di nuova chiamata alle urne non si riparli scandalizzati di quanto spazio ha sui media Berlusconi perché stavolta ci sarebbe davvero da ridere.

Io no, non ci credo più, ma forse un po’ lo dico per evitare di rimanerci male al termine di un’altra grande stagione di Prandelli e della Fiorentina.
Non ci credo, perchè sarebbe davvero come vincere lo scudetto ed io di di scudetti ne ho vinti solo uno in quaranta anni di coscienza calcistica.
E però stiamo vivendo momenti bellissimi, ci pensate che sono due anni che non abbiamo brutte sorprese, che vinciamo sempre o quasi quando sappiamo che dobbiamo vincere?
Reginaldo è la fotografia di questa Fiorentina: a settembre non valeva la sufficienza, adesso manda in panchina Jorgnesen e Santana.
Fordidabili questi anni, diremo nel 2010, e neanche Guido Rossi e Palazzi sono riusciti a rovinarceli.
Buona Pasqua, davvero di cuore, a tutti voi.

Sì, penso che sarà tutto abbastanza facile, che l’Ascoli prima o poi ci lascerà passare e che se non vinciamo questa partita potremmo pure rischiare l’Uefa.
Inutile stare troppo a raccontarcela, non siamo mica Prandelli o i giocatori, che devono per forza parlare in “calcese” e che comunque hanno già dato ampie garanzie sul come sanno affrontare le partite in cui si ha solo da perdere.
Nel dibattito a distanza avvenuto nel Penta tra Timossi e Pestuggia sul fatto se sia il caso o meno di provare in gare come questa dei giovani di belle speranze, sarei più dalla parte di Saverio, ma in questo mi rimetto davvero in tutto e per tutto a Prandelli.
Voglio dire: se Brivio è ritenuto all’altezza della serie A, Cesare lo manda in campo senza troppe preoccupazioni.
Se invece andrà in panchina, può darsi che il processo di maturazione ancora non sia completo.

P.S. Grazie per tutto quello che avete scritto nel post precedente.
I vostri messaggi hanno per me un valore inestimabile.

Telefona un amico e mi chiede: “ma chi te lo ha fatto fare di creare tutti questi casini con il blog? Almeno ci guadagnassi qualcosa…”.
E’ un uomo assennato e non ha, razionalmente, tutti i torti.
Facciamo un po’ di conti.
Dal giorno del primo post (1/12/2005) mi sono arrivate in ordine sparso: una querela per diffamazione (archiviata), una denuncia all’USSI (archiviata) da parte di uno/a poveraccio/a che dovrebbe solo ringraziare il cielo che io ci sia, visto che è grazie a me che fa il /la giornalista, un’arrabbiattura ciclopica di un presunto amico di un presunto campione che ha sfiorato la minaccia fisica, la telefonata molto risentita di un bravissimo ex viola, l’arrabbiatura vera di un campione, la rottura di diversi rapporti e di presunte amicizie.
Tutto questo in cambio di cosa?
Di certo niente di materiale e d’altra parte non era per questo che il blog era nato.
Quello che fa andare avanti è la consapevolezza di essere seguiti ogni giorno da numero crescente di persone (pare che siate ormai quasi duemila) con cui scambiare opinioni, mettendosi a volte a nudo e a volte arrabbiandosi di brutto (ormai è acclarato che sia permaloso, ma almeno lo ammetto).
Mi piace questo dialogo e mi sento sempre un po’ in colpa quando per motivi di tempo non riesco a rispondere alle vostre domande o quando non aggiorno.
Mi piace e non ci rinuncio, anche perché, oltre che permaloso, sono pure piccoso.
E so che diverse persone che hanno inserito il “nostro” blog tra i preferiti per andare a leggere “cosa ha scritto stavolta il Guetta” godrebbero come ricci, sempre ammesso che i ricci godano, se questo blog sparisse di circolazione.

Oggi ho saputo fortuitamente quanto guadagna un giocatore medio del Milan come Bonera: poco più di 2 milioni netti l’anno, 4 lordi.
Ma dove vogliamo andare con cifre come queste?
E Dida?
4 milioni netti a stagione per far perdere ai rossoneri il quarto posto e la Champions: pensare che erano tutti contenti a Milanello quando ha firmato…
Siamo alla follia totale e sono perfettamente d’accordo con la Fiorentina che ha fissato un tetto agli ingaggi (1,5 netti, 3 lordi), non volendo fare eccezioni per nessuno.
E ci credo che poi quelle tre lottano fino alla morte per impedire che i diritti televisivi vengano distribuiti più equamente.
Come farebbero altrimenti Milan, Inter e Juventus a regalare tutti questi soldi ai giocatori e ai loro procuratori?

Siamo tutti un po’ schizofrenici sul calcio e a Firenze un po’ di più.
Prendiamo la storia di Pazzini.
A Bergamo ha fatto il possibile, non una gara memorabile, ma neanche fallimentare, condita tra l’altro da un rigore calciato benissimo e in condizioni ambientali pessime.
Ebbene, se si dovesse misurare oggi il grado di fiducia del popolo viola nei suoi confronti scopriremmo che rispetto a sabato scorso è vistosamente calato.
Perché non ha segnato su azione, perché la Fiorentina non ha vinto e perché con Toni in campo si ha sempre l’impressione che la squadra abbia (per ora) qualcosa in più.
Ed è vero, ma la fiducia a Pazzini bisogna darla incondizionatamente, anche a costo di pagare pegno per dieci partite.
Non parlo per l’oggi, ma per il domani.
Non possiamo esaltarci per i tre gol di Wembley e poi mugugnare se per due gare di campionato non segna.
Mettiamoci d’accordo una volta per tutte: crediamo in Pazzini? Se la risposta è sì (e la mia lo è), basta con i tentennamenti e i passi indietro.
In caso contrario, o lo vendiamo o lo mandiamo in prestito, ma sarebbe un grosso errore.

SCUSATE SE NON RISPONDO ALLE DOMANDE, MA, COME SPESSO ACCADE NEGLI ULTIMI MESI, CI SONO GIORNATE IN CUI NON SI RESPIRA.
CI AGGIORNIAMO STASERA CON NUOVI ARGOMENTI, MA VOI CONTINUATE (SE VOLETE) AD INTERVENIRE, CIAO
David

C’è chi ha visto una partita splendida (Ciuffi) e chi mediocre (diversi ascoltatori che hanno scritto nel Penta del dopo partita).
Sicuramente sono state diverse partite in una e quindi non ci siamo annoiati.
Continuo a chiedermi quanto sia giusto pretendere da questa squadra che sta giocando un’ottima stagione, dove la macchia più grande rimane l’eliminazione, quella sì evitabile, di agosto dalla Coppa Italia.
Il pareggio di Bergamo ci inchioda alle nostre responsabilità: se siamo delusi perché la Champions è una chimera possiamo far festa.
Pur non amando assolutamente una competizione depauperata di significati sportivi ed economici come è diventata oggi la Coppa Uefa, ieri sera mi sono reso conto che è tornato il tempo di essere realisti.
E che i sogni (che spesso per noi morivano tra novembre e dicembre) adesso almeno sfioriscono in primavera, e solo per colpa della ingiustissima sentenza di Calciopoli.

Ho sempre paura quando ci sono vigilie come questa, mi consola solo pensare a Prandelli e alla sua capacità di tenere alta la concentrazione.
Pazzini, Toni, la Nazionale, Andrea della Valle e la sua giusta rabbia, adesso pure l’incertezza sul ritorno dei non abbonati allo stadio: ma l’Atalanta?
Ricordo di aver già avuto questi dubbi almeno altre tre volte in questa stagione e in ogni circostanza sono poi stato smentito dai fatti.
Sarà perché sono figlio del calcio degli anni sessanta/settanta, quello che che pensava solo alla partita e che al massimo si distraeva dopo, con la moviola della Domenica Sportiva.
Adesso invece siamo spesso portati a considerare il fatto tecnico, cioè la gara, solo una parte integrante del calcio e non l’aspetto principale e non mi pare davvero il massimo della vita.

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