Bellissimo, non ci sono altre parole.
A me è venuto in mente il Paolo Rossi di Italia-Brasile, con la straordinaria aggiunta che questa è tutta roba nostra.
Impossibile non volere bene a Giampaolo Pazzini, l’ho detto e scritto in epoca non sospetta, adesso va gestita bene la situazione.
Ieri nel Penta ipotizzavo che se proprio dobbiamo arrenderci alla logica mercantilistica del calcio (cioè far partire Toni), forse è meglio lasciar perdere i grossi nomi come Adriano o Gilardino e prendere un vecchio bucaniere dell’area di rigore tipo Lucarelli, perché si giochi davvero il posto da titolare con Pazzini.
Ovviamente oggi ribadisco il concetto, con la differenza che ora il Pazzo è diventato piacevolmente ingombrante e quindi tenerlo in panchina sarà molto, ma molto più difficile.

E così alla fine mi sono detto: perché non parlarne?
Ma sì, parliamone pure di questi cambiamenti avvenuti alla mia amata compagna di 28 anni, visto anche che sembrano interessare così tanto alcuni di voi.
E’ cambiata la proprietà, siamo entrati in un gruppo molto ben organizzato, il gruppo Cuore, e può darsi che qualcuno pensi che venga perso per strada quel senso di artigianalità che ci ha contraddistinto per anni.
Vedremo.
Intanto abbiamo fatto un paio di passi avanti mica da ridere: andiamo in onda 24 ore su 24 (prima staccavamo dalle 23 alle 7) e abbiamo il tanto sospirato streaming.
Stanno rivoluzionando gli studi, che saranno all’altezza delle migliori radio nazionali, e sono stati operati dei cambiamenti nella programmazione.
Lo sport ha tre finestre informative in più, che non mi sembrano stravolgere il palinsesto e danno invece un senso di continuità al nostro lavoro.
Sono entrati in squadra due ottimi professionisti come Michele Vestri e Claudio Sottili, è rimasto Vincent, un grande.
Mi spiace molto che tutto sia concentrato sul G, a cui sono state “tolte” due ore, quando invece i cambiamenti hanno riguardato pure Stella, che sta integrandosi nel nuovo progetto.
A me pare che così la radio sia molto più omogenea nei suoi contenuti, che poi ovviamente possono piacere o non piacere.
E veniamo al G, visto che ho ricevuto delle domande sul nostro rapporto.
E’ stato il mio direttore a Radio Tele Arno nel 1978, poi l’ho ritrovato a Radio Blu nel 1983, cioè quando io ero già lì da 4 anni.
Non abbiamo mai avuto molti contatti diretti, siamo sempre stati solo colleghi, senza che questo significhi qualcosa di particolare, nel bene e nel male.
Da ascoltatore, trovavo i suoi programmi a volte geniali (tipo quando agganciava gente che gli raccontava la propria vita scambiandolo per un altro oppure sentendolo parlare di argomenti mai trattati alla radio) e a volte insopportabili (cioè quando l’uso della parolaccia era gratuito o quando, ma succedeva più spesso fino a qualche anno fa, insisteva a rompere le scatole a gente palesemente indifesa e debole).
Certamente è stato il più scopiazzato conduttore degli ultimi vent’anni e la copia è sempre stata peggio dell’originale.
Ho sempre trovato assurdo che il sondazzo andasse in replica due ore dopo la messa in onda e le cose che ho appena scritto gliele ho dette di persona durante un vivace scambio di opinioni avuto due anni fa.
Lo considero un uomo molto intelligente, che però a volte si approfitta della sua intelligenza, tendendo spesso a mettere l’io davanti al noi.
So benissimo che non ha mai sopportato le Pillole di Pentasport e fin qui poco di male; il fatto più pesante, secondo me, è che lo capivano benissimo pure gli ascoltatori, quando invece in una radio si dovrebbe essere una sola cosa.
Infine credo che una nuova proprietà editoriale abbia comunque tutto il diritto di cambiare a proprio piacimento i programmi, così come gli ascoltatori hanno tutto il diritto di apprezzare o meno tali cambiamenti

CI SIAMO: POTETE ASCOLTARE IL PENTASPORT, LA RADIOCRONACA E TUTTA RADIO BLU IN STREAMING, ANDANDO SU www.radioblutoscana.it
GRAZIE PER LA PAZIENZA AVUTA E SCUSATE PER L’ATTESA

Era la primavera di dieci anni, finisce il Ring dei Tifosi e la valletta di turno mi chiede se posso darle uno strappo in moto verso una rinomata discoteca fiorentina.
Quando arriviamo a destinazione, mi invita ad entrare con lei dentro per fare quattro salti ed io le rispondo: “ma sei matta? Chissà cosa pensano se mi vedono con te e poi magari ho anche dei casini in famiglia”.
Prendo la moto e me ne torno a casa, senza alcun rimpianto.
Racconto questo piccolo e innocuo episodio per introdurre una domanda tormentone: ma i giocatori vip hanno proprio bisogno di andare in discoteca e/o nei locali alla moda per fare le loro conquiste?
Voglio dire: sei giovane, nella maggior parte dei casi belloccio, se non altro atletico; sei ricco, sei famoso, hai gli ormoni che incontenibili ti guizzano dentro e devi infilarti in una specie di zoo di vetro in modo dove tutti vedono quello che fai, quanto bevi e chi cerchi di portarti a letto?
Forse dipenderà dal fatto che non sono mai stato un frequentatore di questi posti, ma io al posto loro avrei davvero tutta un’altra strategia.
Cercherei villette isolate, magari imprestate da amici, alberghi lontani dalla città e farei quello che mi pare. Magari mi impegnerei pure tanto sull’argomento, ma senza che nessuno mi rompa le scatole o che mi accusi di dolce vita.
E vi assicuro che diversi nomi insospettabili passati da Firenze seguivano alla lettera queste piccole ma indispensabili indicazioni.
E concludevano molto di più di tanti presunti latin lover, che spesso dovevano pure pagare per divertirsi.

Penso in pochi e comunque non è detto che si sia nelle condizioni di spirito di accettarla.
Ecco perché mi sto chiedendo da un paio di giorni che razza di Paese sia mai questo, che spreca il proprio tempo e le prime pagine dei giornali per (forse) un prezzo chiesto da un uomo politico per una prestazione di un transessuale.
E se fosse stata una prostituta, era tutto ok?
Qualcuno ha chiesto al signore/a della foto il permesso per la pubblicazione?
Sono sempre stato per la massima libertà nel sesso, basta che ci sia consenso “tra le parti” e che non siano coinvolti minorenni (e qui già però le cose si complicano, perché a 16 anni si hanno certamente più pulsioni che a 40).
Poi, per me, lo possono fare in due come in cinque, con transessuali o tra persone dello stesso sesso: ognuno si regoli secondo i propri desideri, che nel tempo possono pure variare.
Una persona normale (nel cervello, non nei gusti, ammesso che esista una normalità nel sesso) oggi non può che essere dalla parte di Sircana (di Barbara Berlusconi, di Treguezet…) e provare conati di vomito verso certi parassiti che stanno dietro l’obiettivo.

Non è che ce l’abbia ordinato il dottore di fare a meno di Toni nella prossima stagione (ma non avrebbe ancora un contratto in scadenza 2009?… Mah) e comunque, se proprio dovessimo arrivare alla fine di questo rapporto di grande rispetto e amore, io Adriano lo eviterei più che volentieri.
Meglio Gilardino, che magari parte alla pari con Pazzini, e che mi sembra molto più gestibile del brasiliano, che peraltro già conosce i più importanti locali notturni fiorentini, in primis il Maracanà.
Non è detto che Prandelli debba per forza avviare dei corsi di recupero per campioni smarriti e viziati, magari da 5 milioni di euro netti a stagione.
Però, ripeto, non è obbligatorio rinunciare a Toni.

Hanno fatto il massimo e davvero con un uomo in meno non si poteva pretendere di più.
Mi è piaciuta la determianzione e la personalità della squadra, con qualche riserva su Montolivo che secondo Prandelli cresce nella sofferenza tattica del nuovo ruolo e che secondo me invece può e deve fare di più.
E però è pure un punto triste, perché con la Champions abbiamo chiuso e non mi sembra il caso di farci del male pensandoci ancora.
Su tutti Frey, certamente, ma anche Pazienza e Blasi hanno dato moltissimo.
La doppia ammonizione di Dainelli, diciamo la verità, ci poteva stare.
A me continua a piacere Mutu anche quando non è ispirato: non è mai un giocatore in meno.

Dai, giochiamocela questa partita, senza troppi calcoli.
Sento parlare di due mediani, cioè Pazienza e Blasi, con esclusione di uno tra Montolivo e Jorgensen.
Capisco l’esigenza di fronteggiare il centrocampo più dinamico d’Italia, però affidiamoci alla luna dei nostri giocatori più bravi.
Voglio dire che se Montolivo e Jorgensen sono nella giornata sì, potrebbe essere la Roma e preoccuparsi di noi e non viceversa.
E se invece la luna la dovessero avere storta, pazienza, tanto nessuno chiede la Champions, ma almeno dovremo fare i conti con il rimpianto.

Ci sono due differenze fondamentali tra loro due.
Totti sa giocare in qualsiasi ruolo dell’attacco: prima punta, seconda punta rifinitore, mentre Toni conosce un solo copione, ma come lo interpreta lui ce ne sono davvero pochi al mondo.
L’altro aspetto è l’inevitabile scadimento di forma che ogni campione ha nel corso di una stagione.
Ecco, lì Toni si lascia certamente preferire, perché Totti è come se fosse prigioniero della sua grandezza.
Voglio dire che continua a cercare il difficile anche quando non è assistito dalla condizione fisica, oppure è innervosito o con la luna storta.
Il Toni a scartamento ridotto lo abbiamo visto purtroppo spesso in questo campionato, per via degli infortuni, eppure alla fine è decisivo lo stesso.
Chi sceglierei tra i due?
Avendo già Mutu, certamente Toni.
Però Totti, pur con tutti i suoi difetti caratteriali (in campo, perché fuori a me non dispiace affatto per come si pone verso il prossimo) è uno dei più grandi giocatori italiani degli ultimi dieci anni, anche se Baggio era un’altra cosa.

Ho avuto l’ennesima dimostrazione di quanto la radio sia più molto più affascinante della televisione.
Pochi minuti fa ho ascoltato l’appello di Daniele Mastrogiacomo e sono sicuro che le sue parole avrebbero avuto meno effetto se le avessi udite in televisione, abbinate all’immagine.
Così invece sono rimasto sorpreso dal tono di Mastrogiacomo: caldo, rassicurante, protettivo con gli altri prigionieri e soprattutto verso la moglie ed i figli Alice e Michele.
Sembrava che stesse parlando dal salotto di casa sua invece che dalla prigione afgana e davvero mi sono detto che non siamo proprio tutti uguali noi giornalisti.
Pensavo alle mie battaglie “epocali” combattute per raccontare la Fiorentina in diretta, ai mezzucci usati dai tanti che sono cresciuti senza gavetta e che pensano di essere chissà chi, ai coraggiosi che spiano dal buco della serratura i vizi dei potenti, a tutti quelli che si sentono star dopo un paio di comparsate in televisione.
Che mestiere strano il giornalismo: con Mastrogiacomo siamo iscritti allo stesso Ordine e se parliamo l’uno dell’altro magari ci definiamo pure colleghi.
Solo che mentre lui racconta da 23 anni le guerre del mondo e ora non sa se rivedrà mai Alice e Michele, io mi prendo del mitico o dell’idiota a seconda di come viene giudicato il mio atteggiamento al telefono con Guidolin.

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