Avvertenza: qui siamo sul sentimentale e perciò mi dovrete scusare per il miele che esce dalle righe.
Dopo sedici anni di collaborazione con La Nazione, comincerò a scrivere per il Corriere Fiorentino, l’edizione fiorentina del Corriere della Sera.
Non è stato facile prendere questa decisione perché La Nazione è sempre stato il “mio” giornale, fin da quando avevo sette anni e lo leggevo la sera a casa di mio nonno, l’unico di famiglia che comprava un quotidiano.
Non posso quindi che essere grato al più antico foglio cittadino dove, vi assicuro, la qualità umana e professionali delle persone che vi lavorano è veramente altissima.
Il Corriere Fiorentino è una grande avventura, che vivrò sempre da collaboratore, ma forse con un ruolo un po’ più definito rispetto a prima.
C’è dentro la forza e l’esperienza del più importante giornale italiano, la direzione di un signore che è diventato in giovane età anagrafica e professionale condirettore del Corriere, Paolo Ermini (che adesso spende il suo nome e la sua faccia in questa nuova storia), la grande esperienza di un altro pezzo da novanta del giornalismo fiorentino come Francesco Matteini, il grande entusiasmo di una redazione giovane scelta tra tante domande di assunzione e collaborazione.
Solo dopo aver detto di sì, ho saputo che aveva cambiato “casacca” anche colui che considero il mio maestro ed in assoluto uno dei primi giornalisti italiani: Sandro Picchi.
Un motivo in più per essere orgoglioso di essere dentro la nuova squadra.

Due preoccupazioni: il passo eccessivo lento nella ripresa e l’infortunio di Mutu,
E due uomini chiaramente sotto tono: Montolivo e Vieri, mentre si è capito perché Papawaigo non entrava, perché per i nuovi non è semplice capire i meccanismi di gioco viola.
Il gol della Roma era da annullare e dovevamo segnare nel primo tempo, tutto questo però non basta ad alleviare la delusione, anzi l’aumenta.
Ora il gioco si fa duro davvero, non mi pare che sia il caso di farsi prendere dal panico, meglio affrontare una gara alla volta senza troppi calcoli.

Scusate se ho risposto pochissimo e qualche volta, come mi ha giustamente sottolineato Chiara, un po’ troppo impermalito, neanche fossi Corvino…
Il fatto è che sono sotto pressione per alcuni cambiamenti di cui tra poco scriverò e tutte queste partite una dietro l’altra stancano un po’ anche i giornalisti, figuriamoci i giocatori.
Parlando di Roma, credo che sarà un po’ più dura di quanto stiamo immaginando adesso.
La facciamo più facile perchè non hanno Mancini, Totti è acciaccato in più parti e si pensa che la loro testa sia tutta per la Champions, ma non è così.
Non è solo un esercizio giornalistico immaginare Spalletti più determinato di sempre a preparare questa gara, e con lui il clan dei fiorentini, da Bertelli in giù.
Metterei dentro Liverani e avrei molti dubbi su chi togliere tra Kuz e Montolivo perché a Donadel non rinuncerei, mentre dietro Kroldrup in questo momento dà più affidamento di Dainelli.
E’ difficile, ma non impossibile e ci possiamo provare, sono sedici anni esatti che non battiamo la Roma all’Olimpico.

Guardate che non è mica facile battere sistematicamente o quasi tutte quelle meno forti.
Ci vuole una gran testa, è proprio lì che si vede la mano dell’allenatore, perchè mica puoi spiegare a Mutu o Liverani come fare un dribbling o un lancio, però puoi disegnare tatticamente una partita e allenare le teste dei giocatori a tenere sempre alta la concentrazione.
Momento decisamente positivo per Semioli e Pazzini, anche se il gol di Cacia creerà felici problemi di abbondanza in attacco dove sta per tornare pure Bobone.
E’ invece inspiegabile il momeno no di Pasqual, ragazzo maturo che ha conosciuto il pane duro della gavetta e che escludo si sia montato la testa.
Però non va, palesemente non va, anche se nel finale di gara si è intravisto qualche flebile segno di miglioramento.
Sento nell’aria che queste due sfide con l’Everton eccitano come una partita con Milan e Roma, cioè appena un gradino sotto l’Inter e la Juve e questo mi pare un bel sucesso per la tanto vituperata Coppa Uefa, che e me, che nel 1990 sono stato a Torino ed Avellino, piacerebbe vincere.

Prandelli mi direbbe che prima c’è il Rosenborg, e avrebbe pure ragione.
Ciò nonostante penso alla gara di campionato e allora penso che stiano filtrando delle prove tecniche di dialogo tra un paio di tifosi della Roma ed il resto del blog.
Sono situazioni che mi lasciano ben sperare.
Intendiamoci: dal giugno 1993 i giallorossi hanno raggiunto la Juve nella mia personale classifica di antipatia, ma stiamo parlando di calcio e allora mi fa piacere se qualcuno dalle parti del Tevere si vergogni per i continui accoltellamenti.
Cerchiamo per favore di non deragliare: mi piacerebbe molto che questo blog (che è ormai uno dei luoghi visitati sul computer dai tifosi) facesse da apripista per un calcio più vivibile e senza i nauseanti miasmi del teppismo da stadio.
Guardate che un po’ di marcio in casa ce l’abbiamo pure noi, parlo di gente che va alle partite solo per seminare violenza e allora dialogare con il presunto nemico vuol dire anche impedire che questi idioti facciano proseliti.

E’ la seconda volta in due anni che Mutu mi piace poco nelle sue dichiarazioni e mi dispiace.
Premessa: non ho capito il perché di questo caso montato sul balletto di Mutu, e in campo si è visto e sentito di peggio.
Però non ho capito la necessità da parte di Adrian di tornare sull’argomento con l’intervista alla Gazzetta per dire che in pratica lui fa quello che vuole.
Allo stesso modo a fine 2007 non riuscii a comprendere il perché della polemica con la tribuna, dopo il dito sul naso frutto di un momento di rabbia liberatoria.
Sono piccole cose che non macchiano affatto la seconda stagione straordinaria di un campione che sa essere generoso come pochi, non speculando mai sul suo grande talento.
Solo che a furia di continuare a parlare del balletto quasi come del suo splendido gol si fa un torto allo stesso Mutu e si rischia così di metterlo immeritatamente nel mirino della critica prima e degli arbitri poi: in certi casi bisognerebbe aiutarsi da soli…

Se la smettiamo tutti di farci del male da soli, credo che potremmo davvero provarci fino in fondo.
Ed io sono pronto a godermi la soddisfazione di vedere una delle quattro grandi stare fuori (forse il Milan, ma non è detto), però c’è da soffrire, come si è abbondantemente visto oggi.
Ho visto uno straordinario Pazzini, un Mutu che al solito non specula mai sulla propria classe e un ottimo Kuzmanovic, mentre non mi è sembrato così disastroso Montolivo, però capisco che non piaccia il suo atteggiamento che sa di indolenza.
Preoccupa piuttosto l’involuzione di Pasqual a sinistra e Santana a destra, forse è ul problema di condizione fisica.
Il Milan intanto è lontano tre punti e alzi la mano chi ci credeva otto giorni fa.

CI SONO LE RISPOSTE, GRAZIE A TUTTI VOI CHE AUMENTATE GIORNO PER GIORNO

Ho le testimonianze: ho provato a collegare il computer di Russo all’aereoporto di Oslo, ho inutilmente cercato degli internet point che evidentemente sono sconosciuti nella capitale norvegese, ma non c’è stato niente da fare e comunque scusate il ritado.
Sono tornato da pochissimo a casa dopo un viaggio lunghissimo e ancora non mi è passata la soddisfazione per il primo tempo di ieri.
Esagero? Ma sì, anche perché la stanchezza mi toglie i freni inibitori: io nella prima mezz’ora ho rivisto la stessa intensità di squadra del Milan di Sacchi, con gli attaccanti che erano i primi difensori, con un’abnegazione assoluta da parte di tutti.
Una gran bella soddisfazione girare l’Europa per imporre il proprio gioco ed era già successo a Villareal, dove eravamo usciti tra i complimenti dell’esigentissima stampa spagnola.
Sono stati tutti bravi, ma Martino è sempre più sorprendente e se insiste da regista magari si regala un paio di anni di carriere in più.
Ho un po’ paura che pagheremo lo sforzo domenica, ma il gioco, credetemi, vale la candela.

Inizio dalla Norvegia con una piccola annotazione su aluni dei vostri post a cui non posso rispondere perché ho a malapena il tempo di scrivere queste righe causa chiusura collegamento internet.
Mi spiace che a qualcuno rompa le scatole se faccio riferimenti personali, se parlo del mio passato e della redazione di Radio Blu, ma questo è un blog costruito per il piacere di discorrere di cose personali e viola e non un giornale od un rotocalco sportivo.
Noto malanimo in alcuni post e non ne capisco la ragione: per parlare professionalmente di Fiorentina ho diverse tribune, oltretutto dirigo il Pentasport e quindi credo di essere già abbastanza in prima linea.
Vabbeh, tanto con queste persone sarà dura intendersi.
Piccoli appunti su Trondheim, che come ospitalitàmi ricorda un po’ Groningen, compresa la disponibilità della società, a cui ho chiesto di montare a tempo di record un impiento di amplificazione con microfono.
Mi pare che l’Uefa faccia bene a Prandelli e quindi pure alla squadra.
Cesare e Jorgensen mi sembravano molto tranquilli, in vena di battute, forse coinvolti dal clima goliardico di una conferenza stampa svoltasi in una palestra con tanto di scarpe per terra e ragazzi appena usciti dai pesi che assistevano incuriositi.
Un po’ strana la scelta di non “provare” il campo, che comunque, per quello che ho visto, non è affatto disastroso come si temeva.
In conclusione abbiamo tutte le possibilità per andare avanti e mi pare che tutti qui ci credano fermamente.

Da perfetto provinciale, sto preparando una trasferta stile Totò e Peppino quando vanno per la prima volta a Milano e si portano dietro un’armatura degna di una trasferta in Groenlandia.
Quanto freddo farà a Trondheim? Parecchio, sembra.
Stasera ascoltavo lo straordinario lavoro di Fabio Russo dalla Norvegia e pensavo che io una cosa del genere non riuscirei mica a farla, con quella precisione, con la capacità ormai indispensabile nel nostro lavoro di abbinare l’ottimo prodotto giornalistico alla sapienza tecnica di tagliare, montare e spedire via internet tutti i servizi e le interviste del Rosenborg a tempo di record.
Mi consola il fatto che a giro di gente come lui o altri ragazzi della nostra redazione (vedi Loreto a Bergamo o Poesio da Marbella) ce n’è veramente poca e quella poca è quasi tutta a Radio Blu.
Scusate lo scivolone stile amarcord, ma mi vengono in mente le prime interviste “quasi dal vivo” mandate in onda vent’anni fa a Radio Blu.
Campionato 87/88, a Pescara eravamo solo io e Ciuffi, registrai tutto dopo la radiocronaca e mi fermai al primo bar vicino allo stadio per appoggiare il registratorino al telefono.
Il problema è che, telefonini a parte, viaggio ancora con il registratorino e che dall’anno scorso, quando cioè devo fare un’intervista importante con gli ottimi mezzi tecnici messi a disposizione dalla nuova proprietà, vado nel pallone più totale finendo col provare e riprovare il meccanismo fino allo sfinimento.
Comunque sia, domani si parte per una trasferta strana, con poco appeal sulla carta perché siamo solo ai sedicesimi e Manchester è così lontana…

« Pagina precedentePagina successiva »