CE LO METTI O NO?
Che tormentone la storia del secondo rientro di Antognoni. La squadra stava girando bene e al posto del capitano se la cavava egregiamente Onorati, poi schiacciato in carriera da responsabilità più grandi di lui. La Fiorentina aveva strapazzato l’Inter di Rumenigge e Altobelli per 3 a 0 con doppietta di Passarella e gol straordinario di Berti, al termine di una galoppata lunga cinquanta metri. La domenica successiva i viola erano impegnati a Verona e Antognoni smaniava dalla voglia di scendere in campo. Sembrava la sceneggiatura di un film di successo: il grande ritorno del capitano nello stadio dove per la prima volta si era accesa la stella del suo talento.
Niente da fare. Agroppi fece capire a tutti che la Fiorentina veniva prima delle esigenze di un singolo giocatore, fosse anche la bandiera viola degli ultimi dieci anni. Aveva ragione nella sostanza, ma sbagliò nella forma. Certe cose andavano spiegate con pazienza al campione, fatte digerire con un abile lavoro di psicologia per poi trovare insieme una versione diplomatica che non spaccasse la tifoseria. Al contrario, per Agroppi Antognoni era un giocatore come tutti gli altri e a Verona rimase malinconicamente in panchina per tutta la partita. Il risultato comunque dette ragione all’allenatore, perché i viola riuscirono a pareggiare per 2 a 2 in casa dei Campioni d’Italia.
Nella settimana successiva naturalmente non si parlò che dei rapporti tesi tra il tecnico ed il capitano, con la conseguenza di preparare malissimo la partita casalinga contro il Bari. Finalmente, al ventiduesimo della ripresa, al Comunale si riaccese la luce: Agroppi fece la grazia ed Antognoni ritornò in campo al posto di Onorati. Combinò poco ed il risultato non si sbloccò dallo zero a zero iniziale, ma Firenze aveva ritrovato il suo figlio prediletto. Purtroppo però non era più lo stesso Antognoni ammirato prima dell’infortunio e dopo ventun mesi di stop non poteva non pagare pegno. Cominciò così una staffetta con Onorati che invelenì l’ambiente e, dopo un’altra domenica in panchina contro il Torino, si arrivò alla vergogna di un assalto di alcuni tifosi ad Agroppi ai campini. Fu Passarella a mettere in fuga gli aggressori e a difendere fisicamente il tecnico, che però prese lo stesso qualche colpo. Quella fu la pagina più brutta di una stagione che poteva rappresentare il trampolino di lancio per puntare decisamente l’anno successivo allo scudetto.

L’APPLAUSO
Fu proprio contro il Bari nel girone di ritorno che ho assistito ad una delle scene più belle di oltre vent’anni di calcio. I pugliesi erano in piena lotta per non retrocedere e la Fiorentina, dopo essersi portata in vantaggio con Monelli, stava giocando un’ottima partita. Quel giorno Antognoni sembrava aver fermato il tempo e dominava incontrastato a centrocampo, gli avversari ne avevano quasi un timore reverenziale. A venti minuti dalla fine però Agroppi decise di toglierlo lo stesso, forse perché temeva un calo improvviso, ed in quel momento lo stadio Delle Vittorie di Bari scattò in piedi per una standing ovation. Non erano ancora i tempi delle ola e degli applausi a richiesta: in quel gesto degli avversari c’era tutto il riconoscimento di grandezza ad un campione che forse (e fu così) il pubblico di Bari non avrebbe più rivisto in campo.

BRACCIALETTI
Non si piacquero da subito e per anni continuarono a starsi cordialmente sull’anima. Nel 1985 Roberto Baggio era arrivato da pochissimo nel ritiro della Fiorentina quando Agroppi lo sorprese a fare comunella con Passarella e gli altri senatori viola. Ci fu una reprimenda furiosa del tecnico condita da considerazioni varie ed assortite sui suoi capelli lunghi e i dieci-braccialetti-dieci di Robertino. Quello fu un anno disgraziato per Baggio, di grande sofferenza fisica e morale. Le tante ricadute gli impedirono l’agognato esordio in serie A e alla società che lo controllava da vicino non piacevano troppo certe sue frequentazioni fuori dal campo. Giocò solo nel torneo di Viareggio e si fece male un’altra volta.
Nel 1988 Agroppi e Baggio si incontrarono di nuovo, invitati da Raffaello Paloscia negli studi televisivi di Rete 37, e fu ancora scontro. Nella trasmissione “Calcio parlatoâ€? non si vide niente, ma il dietro le quinte fu imbarazzante perché i due si dissero finalmente tutto quello che l’uno pensava dell’altro. Dopo dieci minuti di veleni, con Baggio che col suo tono pacato rivolgeva al suo ex allenatore accuse pesantissime, Agroppi se ne andò dagli studi amareggiato. E ancora adesso, a distanza di tanto tempo, non ho mai capito perché fra Agroppi e i giovani viola di quel tempo sia nato un grande feeling, mentre con il più forte di tutti le cose siano andate così male.

SE LO ACCHIAPPO…
Finalmente dopo cinque anni la Fiorentina riuscì a sconfiggere la Juve in casa e l’esultanza dell’ex granata Agroppi al secondo gol viola di Berti in contropiede venne giudicata eccessiva da vari commentatori. Una leggenda metropolitana fa risalire proprio a quel balzo la causa dell’inaspettato esonero del luglio successivo. In pratica, il palazzo del calcio non avrebbe gradito la troppa anti-juventinità di Agroppi e a Pier Cesare Baretti, diventato presidente al posto di Ranieri Pontello, fu chiesto di allontanare il tecnico di Piombino. A me pare troppo grossa per essere vera, però non si sa mai…
Nonostante quella prestigiosa vittoria, a causa delle troppe sconfitte esterne i viola non erano affatto sicuri di andare in Uefa. Bisognava giocarsi tutto a Pisa, in uno stadio che sembrava una polveriera perché in quella partita la squadra di Anconetani rischiava di finire in B. Fu una partita nervosissima, decisa da una doppietta di Passarella, in partenza per l’Inter, mentre Massaro e Galli erano già stati venduti al Milan. Le lacrime del portiere a fine gara, mentre stava andando a regalare la maglia ai suoi ormai ex tifosi dopo quasi un decennio passato in viola, sono uno dei ricordi più struggenti della recente storia della Fiorentina.
Nel dopo gara assistemmo increduli allo show di Anconetani, che ignorò la fresca retrocessione e parlò di un solo uomo: Aldo Agroppi, che nel recente passato aveva allenato il Pisa con ottimi risultati. Rubizzo dalla rabbia e pericolosamente in bilico tra un ictus e l’infarto, Romeo urlò che «quest’uomo l’avrebbe pagata cara, stavolta me l’ha fatta davvero grossa. Io l’ho salvato quando non era nessuno e rimesso in piedi quando era partito di testa (chiaro riferimento ad una crisi depressiva di Agroppi) e lui mi ricompensa così. Non avrò pace fino a che non mi sarò vendicato, vedrete chi è Anconetani!». Che avrebbe dovuto fare Agroppi? Consigliare ai suoi di giocare per perdere? Rinunciare all’Uefa della Fiorentina per permettere la salvezza del Pisa? Erano domande legittime, ma nessuno di noi ebbe il cuore ed il coraggio di rivolgerle ad Anconetani.

SMOBILITAZIONE
Venni ammesso anch’io al brindisi di addio di Ranieri Pontello il 4 giugno 1986, nell’intervallo della partita di ritorno di Coppa Italia contro la Roma. Dopo sei anni il presidente venuto dall’Australia, dove la famiglia aveva enormi interessi, lasciava, ma i Pontello restavano lo stesso padroni della società. Quell’addio era il segno più evidente di una smobilitazione ormai annunciata e concretizzatasi con la cessione dei tre più forti e vendibili: Passarella, Galli e Massaro. In quei dieci minuti di commiato Ranieri mi sembrò un po’ sopra le righe e forse cercò di mascherare con qualche bicchiere di troppo il dispiacere e la commozione per dover lasciare. Era stato un buon presidente, molto meno sanguigno del padre Flavio e del fratello Luca, che qualche volta si lanciavano in spericolatezze verbali inopportune. A Ranieri toccava spesso il compito di ricucire i rapporti con chi veniva investito dalle sfuriate dialettiche degli altri componenti della famiglia. Al suo posto arrivava dalla Lega calcio un grande giornalista, Pier Cesare Baretti.

VORREI PRECISARE CHE NON MI HA COLPITO IL FATTO CHE BATI NON VENGA (PENSO CHE DOMANI QUALCUNO DI QUELLI ANNUNCIATI NON CI SARA’), QUANTO L’ASSOLUTO SILENZIO.
SAREBBE COSTATO MOLTO DIRE DUE PAROLE PER SALUTARE E RICORDARE STEFANO ED INVITARE IL POPOLO VIOLA A PARTECIPARE?
HO SAPUTO CHE C’E’ STATO UN TENTATIVO DI CONTATTO FINITO NEL NIENTE

Dopo oltre trent’anni passati nell’ambiente, confesso di frenarmi sempre meno con furbi e facoceri ed essere perciò sempre meno diplomatico, cosa che comporta ovviamente qualche svantaggio.
Quello che sto per scrivere rientra quindi nella serie: ma chi te lo fa fare?
Nessuno, però mi nasce dentro e allora esterno.
La domanda è: come mai in questa lunga serie di grandi personaggi che da settimane scendono in campo fisicamente o idealmente per Stefano Borgonovo, e che comprende anche chi lo ha affrontato solo da avversario come Zenga e Bergomi, manca del tutto la voce di Batistuta, che pure è stato suo compagno di squadra?
Le risposte possono essere tre.
1 – Nessuno ha avvertito Bati dall’altra parte del mondo delle condizioni di Stefano, lui non possiede un computer e non ha alcun collegamento con l’Italia
2 – Bati ha provato disperatamente a mettersi in contatto con qualche suo amico giornalista per dare il proprio contributo, ma dall’Australia o dall’Argentina i collegamenti telefonici non funzionano da settimane
3 – Deve giocare a golf e perciò non ha tempo da perdere
Peccato, perchè la coppia delle meraviglie (Baggio/Antognoni) domani sera poteva diventare un trio fantastico, ma comunque godiamoci lo stesso l’avvenimento e corriamo a comprare il biglietto.

P.S. Vista l’ora, ovviamente non ho ancora letto i giornali: sarei felice di essere smentito.
E anzi, visto che questo è il blog più letto tra i miei colleghi, la mia puntura di spillo potrebbe essere lo stimolo per qualche bel collegamento telefonico in diretta alla faccia del Guetta…
Beh, una volta tanto sarei contento di prendere un buco.

P.P.S Leggo che mi si accusa di pettegolezzo, mettendo in relazione quanto scritto con ciò che avevo pubblicato la scorsa settimana. Scusate, ma cosa c’entra? Non ho mica detto che Bati è scappato con una ballerina o che la moglie ha una relazione con Maradona, ho solo fatto notare come manche all’appello un compagno di squadra ed il più grande giocatore della storia della Fiorentina.
E, ribadisco: domani tutti allo stadio!

Intanto siamo tornati a vincere da garnde squadra, dominando in trasferta contro una più debole, come ci ha abituato da tre anni benissimo Prandelli.
Il giochino è sempre quello: dove cominciano i meriti viola e dove finiscino i demeriti del Chievo?
Non lo sapremo mai, intanto accontentiamoci di sapere che la difesa da tre gare non prende gol e che stavolta Frey non ha dovuto fare miracoli.
Poi siamo saliti a centrocampo, dove la qualità l’hanno data Kuz ed un Montolivo di ottimo livello.
Se poi non è troppo simpatico nelle dichiarazioni fuori dal campo, questo è un altro discorso, che non deve toccare le sue prestazioni.
A me è piaciuto molto Dainelli e per la continuità pure Felipe Melo, mi spiace un po’ per Pazzini che cerca di rubare dei minuti da giocare, ma come si fa a tenere fuori anche solo per una partita un Gilardino così?

Cominciamo dai deliri da onnipotenza.
Meno male che avevo dei testimoni ieri a Radio Blu, quando ho ricevuto un’allucinante telefonata da chi crede che il mondo giri intorno alla sua illustrissima persona, altrimenti, se lo racconto agli amici con tanto di nome e cognome, mi prendono per matto.
Roba da non credere, davvero.
E tutto perché l’illustrissima persona pensava (e non c’entrava niente…) di essere al centro dell’accenno fatto nel mio post precedente e addirittura, oltre a offese varie, c’è stata la minaccia di venire sotto casa mia con i carabinieri.
E lì, lo confesso, mi sono trattenuto a stento perché mi veniva da ridere.
Mi era infatti venuto in mente Pinocchio, quando lo vanno a prendere e già vedevo la faccia di Valentina e Camilla mentre mi portano in prigione… ho quindi pensato a chi potesse essere la fatina, ma proprio sul più bello l’immagine è svanita.
E veniamo ai signori: Bergomi e Zenga.
Il loro intervento per promuovere la partita di Stefano è stato qualcosa di unico e se di Bergomi è ormai riconosciuta la serietà ed il suo impegno (con Maldini) in un’associazione milanese a favore dei bambini, beh…Zenga si porta dietro quell’immagine del campione che è stato, un po’ guascone e un po’ sopra le righe.
Ed invece quello che ha detto, e come l’ha detto, su Borgonovo è stato bellissimo.
A trasmissione conclusa, ho poi ricevuto la telefonata di Riccardo Bianchi da Como, un vecchio amico che non sentivo da almeno quindici anni e con cui ho diviso diverse trasferte sul lago.
Ora scrive sulla Provincia e conosce Stefano da una vita, mi ha raccontato delle ore passate insieme a lui e di come mi abbiano preso in giro per la mia erre moscia e per l’urlo del gol.
E’ stato emozionante, e sarà bellissimo rivedere Stefano dopo tanti anni mercoledì e, davvero, non si può mancare ad un appuntamento così con lui e tutti i suoi amici.

In questo periodo non riesco a rispondere, come già altre volte mi è successo, anche a causa del gran numero di post e questo mi fa molto piacere.
Quello che mi fa meno piacere è rincorrere i messaggi che avevo approvato per andare a cancellare questo o quel gossip sulla vita privata delle persone.
Faccio riferimento a quanto mi accadde nel 2001, quando su un sito, per settimane, comparvero frasi ingiuriose e offensive sul sottoscritto.
Riassumo: non mi ero mai laureato, non ero neanche diplomato, ero stato il ruffiano del tale giornalista e solo per questo mi ero affermato, non pagavo i conti dal pizzicagnolo, ero il servo di Cecchi Gori, avevo leccato il fondo schiena di qualche potente.
Oggi leggo che il sindaco Domenici ha querelato per molto meno (e un paio di anni fa un/a simpatico/a collega che senza di me oggi farebbe un altro lavoro voleva denunciarmi all’ordine dei giornalisti solo perché su questo blog c’erano un paio di commenti negativi sulla sue capacità professionali che non gli/le piacevano…) e sinceramente, poiché non esiste scadenza al reato di diffamazione, quando in casa inciampo su quei fogli che ho conservato cado anch’io in tentazione, ma non è questo il punto.
Il punto è che non capisco questa voglia quasi sanguinaria di sapere i fatti degli altri e poi far circolare le voci.
Tutte cose che danneggiano la Fiorentina, ma a al tifoso pettegolo questo non importa.
Il tizio sa benissimo che il giocatore X si è accoppiato con al fidanzata del giocatore Y, che la moglie del centrocampista Z lo ha buttato fuori di casa e che i buttafuori delle discoteche fiorentine fanno gli straordinari per cacciare mezza rosa della Fiorentina dai loro locali alle tre del mattino.
Non saprei come definire queste persone, ma so come invece ci si sente quando soffia il venticello della calunnia: ci si sente malissimo e si ha voglia di spaccare il mondo.

Metabolizzata la sconfitta di Roma e facendo finta di aver perso anche con Genoa e Steaua (perché così sembra a fiutare l’ambiente), adesso mi aspetto una prova rabbiosa, di carattere.
Sarebbe inaccettabile a Verona una partita senza grinta, senza aiutare il compagno in difficoltà.
Insomma, vorrei che la Fiorentina mi desse ragione quando l’ho difesa martedì sera, cosa di cui non sono assolutamente pentito.
Alcuni hanno scritto cose veramente pesanti, che non condivido assolutamente, ma che ho ovviamente pubblicato.
Il simbolo di questa reazione, se giocherà, dovrebbe essere Montolivo, troppo “esangue” per essere vero.
Animo ragazzo: alla tua età Baggio e Antognoni erano titolari in Nazionale, tu, se continua così, perdi il posto anche nella Fiorentina.

Non è stato giusto fischiare la Fiorentina di ieri.
Stavo per scrivere che non si poteva, ma poi deve prevalere la massima libertà di ognuno e quindi , se uno vuole fischiare, lo faccia pure.
Però sono fischi ingenerosi, perché si vede che la squadra più di questo adesso non può dare, compresi Mutu e Montolivo, che continuano ad essere quelli che più ci mancano.
E poi alla prima di Champions a Firenze ci voleva un altro atteggiamento, molto più benevolente nei confronti di chi ci ha portato fino a qui.
Ero in netta minoranza in sala stampa a dire che il primo tempo non era stato male, si vede che mi ero fatto prendere dalla voglia di Champions.
Il secondo invece è andato veramente male e qualcuno dovrà spiegara ad Almiron che non può partire sempre sparato per poi calare in quel modo e un po’ vale pure per Santana, che però alla fine è stato fra i migliori.
Una domandina semplice, semplice: ma se fosse venuto Amelia al posto di Frey che diremmo adesso?

1985/86
Nell’estate venne fuori la mia anima irrimediabilmente provinciale. Per mettere una toppa ad una situazione sentimentale burrascosa mi ero impegnato economicamente in un’avventura al di sopra delle mie possibilità: un magnifico e romantico viaggio esotico di ben due settimane alle Seychelles. Tutto molto bello, come avrebbe detto Pizzul in telecronaca, ma con un piccolo particolare assolutamente sottovalutato alla vigilia: da quelle parti non arrivavano giornali italiani. Un incubo. Erano i giorni in cui sembrava che il grande Falcao, in rotta con la Roma, potesse vestire la maglia viola ed io ero all’oscuro di tutto. Feci cose da vergognarsi. Simulando interesse per alcune forme di architettura locale, andai ad una specie di mostra vicino all’aeroporto e mi misi ad aspettare i voli dall’Italia per elemosinare i resti dei quotidiani sgualciti da dieci ore di viaggio. Telefonai quattro volte in Italia ai quei pochi amici a cui potevo confidare che io, sì, stavo benissimo fra le palme, le noci di cocco ed il mare, ma avevo assolutamente bisogno di sapere cosa stava succedendo a Firenze e nella Fiorentina. Tutto questo fervore non servì a niente, perché Falcao, evidentemente non informato della mia angosciosa partecipazione all’avvenimento, alla fine non venne ed i viola furono l’unica squadra a presentarsi al via con un solo straniero, il grandissimo Passarella.

OSPITI
Intanto avevamo fatto un piccolo salto di qualità ed il Pentasport era diventato la prima trasmissione in Toscana ad andare in onda contemporaneamente in radio ed in televisione, su Telecentrotoscana. Diventava quindi fondamentale avere l’ospite in studio e decidemmo di puntare su una coppia che si alternava. Scegliemmo Galli e Massaro nove mesi prima che andassero da Berlusconi. In società però vigevano nuove regole ed ogni cosa doveva essere vagliata dai responsabili viola. Fu proprio in quei giorni che ricevetti una grande lezione da Claudio Nassi, che bocciò senza appello la mia proposta. «Vede Guetta – mi disse – i giocatori sono spesso come dei bambini. Voi date dei soldi a Galli e Massaro creando una disparità nello spogliatoio, poi gli altri si ingelosiscono e nascono problemi. Fateli girare nelle vostre trasmissioni e non ci saranno screzi. E’ vero che sono poche lire rispetto agli ingaggi che prendono, ma lei non conosce i calciatori».
Li avrei conosciuti benissimo negli anni successivi. Ho visto cose a cui gli umani, per dirla alla “Blade runnerâ€?, non avrebbero mai potuto credere. Ho visto un grande campione straniero che pretendeva, non si sa bene a quale titolo, che la televisione di proprietà del suo presidente gli procurasse gratis e subito un frullatore. E la cosa più triste è che glielo facemmo avere, il frullatore, nel giro di un’ora direttamente nello spogliatoio. Si tratta dello stesso gentiluomo che dopo aver partecipato ad una festa di viola club, ed aver preteso per il disturbo due orologi da sei milioni ciascuno, si presentò il giorno dopo dal negoziante per avere in cambio i soldi, perché lui quegli orologi ce li aveva già. Ho ricevuto la telefonata risentita di un centrocampista di quantità di metà anni novanta che aveva saputo di una cassetta video da Lire 29.900 regalata all’ospite della settimana successiva. La voleva anche lui e ci concesse, bontà sua, la possibilità di scegliere il genere. Ed è per questo che penso debbano essere consegnati alla memoria dei posteri gli unici tre giocatori che in diciassette anni di battaglie senza esclusioni di colpi hanno rifiutato di prendere soldi o regali per venire nelle trasmissioni. Si tratta di Roberto Baggio, Lele Oriali e Sergio Battistini: a loro va un commosso grazie a nome della scalcinata categoria di cacciatori di ospiti.

E LA FIORENTINA VA
Quadrata in casa, un po’ fragile in trasferta, la Fiorentina di Agroppi stava stabilmente nei piani alti della classifica giocando un calcio essenziale e senza avere in pratica attaccanti. La progressiva involuzione di Monelli era arrivata ormai a livelli di guardia ed il nuovo acquisto Iorio dopo poche settimane piaceva più alle ragazzine fuori dello stadio che al tecnico di Piombino. In compenso vennero lanciati senza troppi tentennamenti due giovani di talento: Carobbi e Berti, mentre Battistini, faticava un po’ a trovare i ritmi giusti. Ma su tutti giganteggiava l’enorme talento di Passarella, che dopo uno scontro iniziale con Agroppi durante il ritiro, aveva preso la squadra in mano e faceva di tutto: chiudeva dietro e segnava di testa o su punizione. Semplicemente eccezionale. Intanto nelle partitelle del giovedì faticavano tra le riserve due signori che si chiamavano Roberto Baggio e Giancarlo Antognoni.

Me lo chiedevo ieri sera mentre era in corso “Forza viola” su Rtv38: ma davvero abbiamo giocato così male?
Ma davvero siamo così in crisi ed in mezzo al guado?
A me sinceramente mi sembra di averne viste di peggio e poi comunque avevamo vinto contro il Genoa rivelazione post Roma.
Eppure è tutto un discutere di Mutu, della manovra che non funziona, di Vargas che non si inserisce e via a seguire,
Non sto parlando di noi giornalisti, ma di voi che scrivete gli sms, e già sabato sera mi ero accorto che in tanti erano scontenti.
E allora ad un certo punto ho chiesto ad Orrico, gran uomo di calcio: “scusa, ma contro il Genoa abbiamo meritato la vittoria?”
Lui ha risposto sì e a me è venuto in mente che questa botta di catstrofismo e tafazzismo è figlia del fatto che sia stato Prandelli a dire che esistono dei problemi.
Cesare ha un tale ascendente sulla città e sui tifosi che ogni sua parola penetra nel tessuto connettivo del popolo viola e diventa legge.
Lui però voleva scuotere lo spogliatoio, sfrondarlo dai malumori e vedrete che questo pomeriggio, alla conferenza stampa pre Steaua, i toni saranno certamente più distesi.

La stessa cosa del dopo Bologna, con la differenza che il Genoa è più forte e che Frey è davvero fortissimo.
Il gioco è arrivato quasi alla fine, per una decina di minuti, prendiamo come buon segno in attesa delle prossime partite.
C’era troppa esagerazione nei commenti dopo Roma ed è in questi casi che sono sempre più convinto della scelta di Radio Blu di far parlare i giornalisti, i protagonisti, gli addetti ai lavori, piuttosto che aprire le linee telefoniche o riempire le trasmissioni di sms.
Non ascolto mai o quasi, ma chi è deputato a farlo mi ha raccontato di scenari apocalittici, spesso assecondati per paura di contraddire da chi sta dall’altra parte del mirofono.
L’unica controindicazione sono i costi: in quel modo i programmi costano un quarto del Pentasport…
Tornando al calcio, non stiamo benissimo ora, ma non eravamo morti prima.
E su Gilardino meglio stare zitti, altrimenti rischieremmo la retorica, però un salto dalle parti di Milanesso mi piacerbbe farlo.
Ma ci pensate: pensavano di averci dato una fregatura ed invece ora hanno tre palloni d’oro che girano vorticosamente?

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