Momento imbarazzante e molto bello ieri sera nel Pentasport: è accaduto con Alberto Malusci, il “giovane” Malusci, quando gli ho ricordato del suo addio a Firenze nell’agosto del 1996.
Quella sua fuga da uno spogliatoio di provincia, quell’addio frettoloso a dieci di vita, di speranze, gioie e dolori.
Alberto è tornato indietro nel tempo, come in un transfert ha rivissuto le emozioni di quel giorno e non è più riuscito a parlare perché gli salivano le lacrime agli occhi.
Sono andato avanti da solo per un paio di minuti ed è stato per me bellissimo vedere come la Fiorentina sia qualcosa che ad alcuni è rimasta dentro l’anima.
Non importa cosa si è vinto o quanto si è guadagnato, ci sono uomini passati da Firenze che danno a quella maglia un significato che va oltre la professione.
Penso prima di tutto ad Antognoni, quando venne organizzato il suo saluto al calcio, e poi all’addio di Rui Costa davanti alla maratona, alla fuga di Toldo nello spogliatoio all’ultima gara al Franchi, al pianto liberatorio di Batistuta, quando segna la terza rete contro il Venezia nel giorno dell’addio.
Grande Alberto, quel pianto trattenuto a fatica vale più di tanti otto in pagella.

Non è un quesito politico (anche se ci starebbe bene…), ma tattico.
Non si può neanche parlare di sfortuna, perché in pratica si sono fatti male tutti e dunque anche Pasqual non è sfuggito alla maledizione degli infortuni, proprio ora che aveva imbroccato tre partite buone consecutive.
Inutile tornare sulla curiosa decisione estiva di non avere un’alternativa credibile (non parliamo per favore di Gulan, che va sempre in tribuna), meglio invece pensare a chi mettere a Udine, dove pare che alla fine si giochi, come era logico.
Due le alternative: o il sor tentenna Felipe, o l’adattato Comotto, meglio peraltro di De Silvestri, che da quella parte fa ancora più fatica.
La seconda soluzione mi pare più praticabile contro una squadra da corsa come l’Udinese, che proprio sulle fasce laterali costruisce gran parte delle proprie fortune.
Sperando che Vargas si svegli con la luna buona e che come a Torino dia un segno tangibile della propria presenza.

Su come la penso a proposito dei cori dell’Hysel mi pare sia chiaro e mi immagino anche di aver velocemente scalato con l’ultimo post le posizioni ipresso la parte più calda della Fiesole, quella che intona quelle frasi vergognose, sul versante antipatia.
Mi interessa sinceramente il giusto: ho le mie idee e non le rinnego.
Oggi sull’argomento c’è stata la lezioncina morale di Maurizio Crosetti su Repubblica, giornalista dal grande stile, ma dalla memoria tipo parcheggio di alcune strade, cioè funzionante a giorni alterni.
Il lunedì è evidentemente dedicato all’indignazione e al sermone, la domenica no, tutto è permesso.
Eh sì, perché dall’esimio collega non ho visto vergare una sola parola domenica 28 novembre, a proposito delle bombe carta lanciate all’Olimpico juventino nel settore ospiti occupato dai tifosi viola.
Bombe che avrebbero potuto provocare drammi ben più gravi delle ustioni riportate dall’incauto fiorentino che aveva avuto l’ardire di avventurarsi a Torino.
Non pensi caro Crosetti che sia il caso di dedicare un po’ del tuo preziosissimo tempo alla rivisitazione del citato episodio?
Senza fretta, per carità, quando sarai in comodo e indignato al punto giusto per sopportare la fatica di scriverne su Repubblica.

P.S. Se per i cori, che ribadisco sono vergognosi, comminano una sanzione uguale o superiore alla bomba carta di Torino, stavolta faccio davvero il capopopolo…

Altri tre punti d’oro, sofferti come contro il Chievo e con la stessa grande soddisfazioni.
Stiamo uscendo dalla zona peggiore della classifica, staimo ritrovamdo qualcuno perso per strada, a cominciare da Mutu.
Grande Boruc e, ribadisco, gran colpo di Corvino, che ha visto lungo nell’acquistarlo a quelle cifre da bassa serie B italiana.
Certo, questa squadra non diverte, non trascina, soffre, però come con Prandelli vince le partite che sono indispensabili per stare tranquilli e puntare in alto.
Bene ancora una volta Camporese, con la sensazione che sia difficile portargli via il posto da titolare.
Il gol era onestamente da annullare, però l’arbitraggio è stato abbastanza indisponente, specialmente nel finale.
Ora ci mettiamo tutti un po’ più tranquilli a progettare per gennaio i cambiamenti prossimi e auspicabili.

Dubito che il dottor Antonio Masi, assistente al Senato della Repubblica, non si sia consultato con il procuratore del figlio prima di una sparata che porterà lui in tribunale e il figlio a vivere una situazione quantomeno imbarazzante.
Il procuratore di Masi è Giovanni Branchini, persona molto perbene, che rappresenta anche Frey e soprattutto Montolivo.
Non so chi abbia ragione nella querelle Masi senior-Corvino (comunque odiosa, dal punto di vista dell’immagine viola) e vedremo in seguito gli sviluppi.
Quel che penso è che, pur odiando fortemente ogni forma di dietrologia, non posso nascondermi dietro a un dito e così è ovvio che il pensiero corra a Riccardo Montolivo, giocatore e uomo che stimo moltissimo, specialmente dopo che ha giocato due mesi mezzo azzoppato pur di non far mancare il proprio aiuto alla squadra.
Le settimane passano, i mesi anche, e del nuovo contratto di Montolivo non c’è la minima traccia.
Che succede se il silenzio si protrarrà fino a giugno?
Può la Fiorentina rischiare di perdere a costo zero nel 2012 un giocatore così, le cui quotazioni stanno purtroppo lo stesso scendendo per via dalla conclusione del suo rapporto?
Ecco, forse questa mezza bomba dell’affare Masi è un campanello d’allarme piuttosto forte di come i rapporti tra Branchini e Corvino si stiano deteriorando.
Lo so bene che tra poche ore giochiamo una gara fondamentale contro il Cagliari, ma a volte è l’attualità a dettare i tempi delle riflessioni.

Non ho ancora letto i giornali, ma sapevo bene quello che era stato detto ieri nell’incontro tra Cognigni e la carta stampata.
Stavolta non c’ero, così come non c’era nessuno dell’allegro mondo di radio, televisioni e siti internet.
Leggo che alcuni come Saverio e Tommaso si sono arrabbiati nei siti che dirigono per la “scortesia” della società, mentre io non ci faccio caso, perché ne ho viste e sentite di peggio e quindi provo a riassumere quello che so, premettendo di non averlo fatto in radio per un rapporto di correttezza verso chi ha partecipato all’incontro.
La Fiorentina investirà a gennaio e questa è una gran bella notizia, in un momento di riflusso generale, non è disposta a perdonare Mutu e non considera affatto chiusa la partita dello stadio e della cittadella, e di questo già sapevamo attraverso le parole a La Stampa di Diego Della Valle.
La novità più importante mi pare il vitalizio professsionale offerto a Corvino, che rimarrà a Firenze fino a quando lui lo vorrà.
E’ un bel segno di riconoscenza per il gran lavoro svolto nei primi quattro anni e per aver sposato in pieno il progetto, quando magari suonavano altre sirene, e, come è ormai diventato un abusato modo di dire, “averci messo la faccia” nei momenti più difficili.
Da parte mia, oltre ad augurargli di fare bene, non cambia niente.
Nel senso che non sono mai stato prevenuto nel giudizio e nemmeno mi piace tutto a prescindere, solo perché magari ci vado a cena o a pranzo insieme (non ci vado, né con lui, né con altri della Fiorentina), o perché mi ha dato una dritta (mai chiesta).
Visto che ci aspettano ancora lunghi anni insieme, propongo dall’alto (o dal basso, fate voi…) della mia neutralità una bella moratoria sul pregresso, un armistizio che parta da Corvino e si estenda a tutti quelli, e sono tanti, forse troppi, che con lui sono entrati in rotta di collisione e che reciprocamente non riescono a perdonare i torti subiti.
Per gli adoratori a prescindere invece ci vorrebbe un po’ più di senso critico, ma quello è come il coraggio per Don Abbondio.

Mi ero talmente isolato e concentrato sulla partita da non essermi accorto di niente, proprio perché in uno stadio deserto era più difficile trovare il ritmo giusto per la radiocronaca.
Scopro ora sulle pagine nazionali di Repubblica (anche loro evidentemente in ritardo, visto che la partita si è giocata martedì sera) che una trentina di cretini hanno inneggiato alla tragedia dell’Hysel come se ci fosse un nesso tra il criminale che sabato ha fatto rischiare la vita ai tifosi viola e chi la vita l’ha persa davvero, 25 anni fa per una partita di calcio.
Pare che gli idioti siano stati subito zittiti dal resto dello stadio (altra spiegazione probabile del perché non me ne sono accorto), ma resta la desolazione dell’accorgersi che va allo stadio gente con un solo neurone nel cervello, per giunta funzionante a corrente alternata.
E’ questa gente che rischia di farci perdere la faccia, è questa gente che dobbiamo isolare, perché tanto ogni dialogo con loro sarebbe impossibile.

Credo di aver stabilito un piccolo record: intervistare nel giro di quattro ore prima Mihajlovic e poi Prandelli.
Momenti molto gratificanti dal punto di vista professionale, così come tutta la giornata di ieri è stata davvero particolare e strana.
Era la prima volta che riparlavo con Cesare dopo quasi sette mesi e non c’è stato il minimo imbarazzo, mancava solo che gli chiedessi notizie sulla prossima partita della Fiorentina, sulla squadra che pensava di schierare e poi sembrava che tutto fosse come negli ultimi cinque anni: il tono, il rispetto, la fiducia reciproca.
Con Mihajlovic è andata invece per certi versi in modo più divertentie.
A me piace il suo modo diretto di dire le cose e così ho sfruttato la ribalta nazionale per dirgli come la pensavo sui fattacci di Torino (visto che non mi sono tirato indietro? Ma bisogna saper scegliere il tempo…), poi ho provato a convincerlo sulla specificità della gara con la Juve.
Per me è un derby, anzi di più.
Per lui no, perché le due squadre non sono della stessa città a neanche della stessa regione, come Catania e Palermo.
Va bene, non ce l’ho fatta, ma questa ostinazione a difendere le proprie idee merita un gran rispetto.

Non era facile trovare la concentrazione nel deserto del Franchi, in una serata in cui hai tutto da perdere e niente da guadagnare, ma hanno fatto la partita che gli chiedevano e l’hanno fatta soprattutto i ragazzini.
Bene Carraro, bene Babacar, molto combattivo Seferovic, molto bravo nel secondo temp Cerci, che sta facendo pace con Firenze.
Siamo fuori dal tunnel?
Non saprei, intanto non siamo fuori dalla Coppa Italia, che è già qualcosa, perché io mi ricordo ancora di quando ci eliminarono il Bari, che era in C, e il Venezia, ed avevamo squadre fantastiche, con molti più campioni di adesso.
Non vorrei peccare di ottimismo, ma mi pare che Mihajlovic stia “entrando” nella Fiorentina e davvero la partita di domenica può essere decisiva per la rincorsa, pareggiarla significherebbe rimanere nel pantano, vincerla iniziare a ragionare in modo diverso.
Dei due “lenti a contatto” del centrocampo mi è piaciuto molto di più Zanetti, che molto ha sbagliato, però almeno si è proposto sempre per prendere il pallone e smistarlo.
Bolatti rimane un corpo estraneo e non si capisce se è un problema di testa o di gambe:nel dubbio, meglio farne a meno.

Che ci volete fare? Su certe cose mi impermalisco come un tempo e mi si intasa ancora la vena.
La storia dei 4 euro mezzo spesi per un Mars e un bicchiere d’acqua non è stata certo raccontata per il rammarico di aver speso quei soldi, ma per spiegare come si sia arrivati sempre più spesso a mettere le mani nelle tasche di chi va allo stadio.
Ma poichè è arrivato qualche post che mi fa i conti in tasca, è bene chiarire alcune cose, così forse capite meglio il padrone di una casa che è anche vostra.
Mi ritengo una persona molto fortunata per la salute e perché mi piace molto quello che faccio, tanto che non mi pesa lavorare tantissimo, guadagnando quindi in proporzione a quello che produco (perché è quello il parametro: se fallisco con le mie scelte e le mie idee, gli sponsor mi abbandonerebbero alla svelta e la storia si chiuderebbe).
Detto questo, veniamo al mio rapporto con i soldi: ho la responsabilità di tre figli (Letizia saprebbe cavarsela da sola senza problemi) e venendo da un passato familiare disastroso cerco sempre di vivere in modo tranquillo, senza troppe alzate di ingegno, pur non facendo mai mancare niente a nessuno.
L’unico sfizio che da una decina di anni mi concedo è la macchina, di cui in verità non mi frega niente, tanto che la impresto a qualsiasi amico che me la chiede, però mi piace averla bella e comoda.
Se fossi ossessionato dai quattrini, come qualcuno ha scritto, mi sarei comportato in altro modo con i diritti d’autore de “La mia voce in viola” e avrei detto di sì alle offerte di chi voleva mettere su questo blog dei banner a pagamento.
Dico invece di no a diverse cose che significano soldi, ma anche uno scadimento del mio lavoro e non sopporto i micragnosi, i tirchi, chi non dà qualcosa agli altri e gli accumulatori, ossessionati dal possesso di beni e quattrini.
Nonostante sia attraversato ogni tanto da pensieri di destra, soprattutto sull’importanza della meritocrazia, continuo a ritenere che sarebbe meglio stare personalmente un po’ peggio, se la maggior parte della gente che vive veramente male riuscisse a migliorare la propria condizione.
Tornando quindi all’inizio, spero di aver chiarito a qualcuno il senso della mia protesta, che era rivolta al sistema calcio e non riguardava invece le mie finanze.

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