Credo di aver stabilito un piccolo record: intervistare nel giro di quattro ore prima Mihajlovic e poi Prandelli.
Momenti molto gratificanti dal punto di vista professionale, così come tutta la giornata di ieri è stata davvero particolare e strana.
Era la prima volta che riparlavo con Cesare dopo quasi sette mesi e non c’è stato il minimo imbarazzo, mancava solo che gli chiedessi notizie sulla prossima partita della Fiorentina, sulla squadra che pensava di schierare e poi sembrava che tutto fosse come negli ultimi cinque anni: il tono, il rispetto, la fiducia reciproca.
Con Mihajlovic è andata invece per certi versi in modo più divertentie.
A me piace il suo modo diretto di dire le cose e così ho sfruttato la ribalta nazionale per dirgli come la pensavo sui fattacci di Torino (visto che non mi sono tirato indietro? Ma bisogna saper scegliere il tempo…), poi ho provato a convincerlo sulla specificità della gara con la Juve.
Per me è un derby, anzi di più.
Per lui no, perché le due squadre non sono della stessa città a neanche della stessa regione, come Catania e Palermo.
Va bene, non ce l’ho fatta, ma questa ostinazione a difendere le proprie idee merita un gran rispetto.