A volte mi diverto a pensare cosa pensino i ragazzi della radio quando vedono l’sms delle 6 del mattino.
Stamani la fortuna è toccata al giovanissimo Bigiotti (giovanissimo per distinguerlo dal giovane Zoccolini): l’ho letteralmente scaraventato a Cremona, facendogli pure saltare il compleanno del babbo.
Mi sembrava giusto essere sul posto per capire che diavolo stesse succedendo laggiù e ci rimarrà fino a venerdì sera, perché io la radio la concepisco solo così e non zuffe costruite o pedanti lezioni di pseudo giornalisti senza uno straccio di gavetta.
Dal racconto di oltre otto ore di diretta on the road mi pare sempre più chiaro che la Fiorentina in tutto questo letamaio davvero non c’entra niente e dispiace, si fa per dire, per quegli imbecilli che si dichiarano tifosi, ma che sotto sotto speravamo di sparare ad alzo zero contro i Della Valle, colpevoli di tutte le colpe del mondo.
Adesso però sarebbe l’ora di fare un salto a Firenze e non farsi pregare ancora per raccontarco come intendono gestire la nostra (che è però di loro proprietà) amatissima Fiorentina.

Due facce italiane contro i miasmi che si respirano intorno e dentro il calcio di casa nostra: Prandelli e Trapattoni.
Due con cui certe cose neanche ti verrebbero in mente, due persone semplici, due maestri di calcio, sia pure interpretato in modo diverso.
Il titolo è però dedicato al Trap, che a me sembra uguale identico a quando l’ho conosciuto meglio tredici anni fa, nel ritiro di Abbadia San Salvatore.
Stessa grinta, stessa prontezza, stessa voglia di mangiarsi la vita, anche se ha 72 anni, è ricchissimo e non avrebbe sfide da vincere.
Credo che il dopoguerra sia stato un propellente straordinario per uomini e donne che hanno vissuto da bambini prima l’angosciosa incertezza della ripartenza e poi l’entusiasmante consapevolezza che ci sarebbe stato un futuro diverso rispetto alla loro infanzia.
Infatti non ne vogliono sapere di mollare e così ci troviamo pieni di splendidi settantenni che se non rincoglioniscono con le pillole blu, e si fanno di conseguenze fregare la vita da rapaci signore e signorine, ci insegnano ogni giorno qualcosa.

Sulla Fiorentina, come del resto su altre squadre, c’è solo una voce, ma tanto è bastato per farle guadagnare i titoli sulle principali testate web e domani, temo, sui giornali.
Se, come credo e spero, si tratta di una sonora bischerata, chi ripagherà a livello di immagine la società viola, i suoi tifosi, i suoi dirigenti e i suoi calciatori di questo sputtanamento su scala nazionale?
Chi chiederà scusa per avere usato a sproposito il nome della Fiorentina?
Prima o poi mi si intaserà la vena e pubblicherò tutti i post che un certo sito condotto da certe persone ha lasciato passare sul mio conto: c’era scritto di tutto, balle e offese comprese, cose pazzesche che solo a rileggerle mi fanno montare una rabbia indicibile.
Era giusto dieci anni fa e all’epoca non sapevo come difendermi: non conoscevo i siti ed ero sorpreso da tanta violenza, così, invece di arrabbiarmi di brutto, cercai un dialogo che non poteva e non doveva esistere.
Oggi querelerei senza problemi (e chissà che non lo faccia davvero), come è poi accaduto con un certo signore che offendeva via etere e che passerà i suoi guai, pur con i tempi biblici della giustizia italiana.
Racconto questi casi personali per spiegare come non ci sia nessuna adeguata difesa possibile di fronte alla calunnia, che è un venticello indistruttibile che diventa un tornado per chi si trova a subire le maldicenze.
Non credo e non penso che rientri nel conto di essere un minimo popolare l’affrontare la maleducazione e le offese (discorso che vale anche per Cerci, se davvero qualche idiota lo ha offeso per strada) e vorrei che in questo senso l’Italia diventasse davvero un Paese civile, ma ho poche speranze.

Sulla vicenda Montolivo stanno per partire i razzi della contraerea viola.
Intanto pare che davvero non sia arrivata neanche una richiesta concreta in società, a nessuna cifra.
Da qui i messaggi distensivi del calciatore, che però ha fatto imbufalire i Della Valle brothers e Corvino, che stanno pensando ad una linea dura che potrebbe portare ad una stagione molto difficile per Montolivo, con conseguente rischio di perdita della Nazionale.
Quando si è molto ricchi come i Della Valle ci si possono anche togliere sfizi autolesionsitici per il solo gusto di fare un dispetto a chi si ritiene a torto o a ragione che abbia tradito la nostra fiducia.
La soluzione?
Un nuovo contratto con Montolivo, magari un triennale, con una cifra ragionevole fissata per la sua cessione, diciamo dai 12 ai 15 milioni.
Quello sì che sarebbe un modo concreto da parte di Riccardo di dimostrare il suo attaccamento a Firenze.

…la sua musica è finita, quanto tempo è ormai passato e passerà.
Citazione gucciniana con questo interrogativo inquietante: quanto tempo passerà ancora prima di avere notizie del futuro?
Voci, boatos, cattiverie assortite (il coinvolgimento viola nella melma delle scommesse) da parte di molti ed il solito silenzio assordante dalle parti del viale Fanti.
Inutile farci sangue cattivo, conviene di più aspettare, ma così il morale va giù ed è difficile farlo tornare su.

Ho avuto anch’io una fase di grande pericolosità legata al gioco e a ripensarci oggi non ho neanche ben capito come abbia fatto ad uscirne senza danni.
La definirei, tanto per restare in tema, una botta di fortuna, perché tutto è avvenuto in modo naturale: piano piano me ne sono liberato ed oggi mi piacerebbe ancora fare un pokerino ogni tanto (ma chi ha il tempo?) e qualche volta vado a buttare 300/400 euro in un casinò, però è tutto sotto controllo.
Giocare è da idioti, esattamente come bere e fumare, su questo non ci sono discussioni e non sono disposto a fare sconti a nessuno sull’argomento.
Dai 22 ai 24 anni io sono stato un perfetto idiota che passava le nottate nelle bische clandestine che pullulavano a Firenze (chissà se ci sono ancora) ed un altro colpo di fortuna è aver lavorato sempre abbastanza, ma all’epoca molto meno di oggi per via appunto del vizio notturno, per potermi pagare le perdite.
Se avessi cominciato a chiedere soldi agli “amici” che stazionavano vicino a certi bar, mi sarei rovinato completamente, magari trascinando nel vortice dell’usura persone che mi volevano bene.
Per questo provo sgomento e schifo quando leggo della gente che si rovina col gioco, calciatori compresi.
Alcuni presi dal demone della perdita, che è infinitamente superiore, credetemi, al fascino della vincita, altri in preda all’avidità, vizio che regna sovrano nel calcio.
E per qualcuno, soprattutto Signori, mi fa impressione l’assoluta mancanza per se stessi, per chi si è stati e per cosa si è rappresentato per quindici anni.
Ma quel vizio è veramente una molla pazzesca, che ti fa pensare solo a come rifarti, a come riprovare il brivido di una pallina che gira o di una carta che deve uscire: si può essere più imbecilli?

Proviamoci per un attimo a metterci nella testa e nella sensibilità dei Della Valle, che tengono più di ogni altra cosa alla propria immagine e alla propria onorabilità.
Fino al 3 agosto 2002 non gliene è mai importato nulla della Fiorentina, entrano nel calcio solo perché chiamati da un sindaco che fa promesse che nessuno potrà mantenere, si buttano a corpo morto nel pallone provano a cambiare le regole del mercato televisivo.
Cercano di valorizzare il proprio investimento e tengono ai viola perché cosa loro e non certo perché smossi da brividi interiori.
Vengono presi a pernacchie da chi è stato loro alleato da una settimana (i presidenti delle medio/piccole), altri (Moratti) tradiscono amicizie decennali in nome del dio denaro, la mafia del calcio comincia prima con gli avvertimenti e poi con le azioni dimostrative.
Loro sbandano, da principianti della materia, sono terrorizzati dall’ipotesi di retrocedere, noi tutti (che siamo più terrorizzati e incazzati di loro) chiediamo di fare qualcosa, la cosa più normale è rivolgersi al vice presidente federale fiorentino per vedere tutelati i propri interessi.
Loro vanno e sono ingenui, si prestano al gioco e si fidano di rassicurazioni folli puntualmente disattese dalla realtà (do you remember Lazio-Fiorentina?) e poi devono pure ringraziare di essere scampati al massacro.
Vengono passati nel tritacarne mediatico e giudiziario di processi calcistici e non e dopo sei anni sentono per la prima volta nella loro vita richieste di condanna penale nei loro confronti: uno sputtanamento planetario per imprenditori stimati in tutto il mondo, uomini che sono tra i mille più ricchi del pianeta.
Nel frattempo sono stati mandati a fanculo da un bel po’ di tifosi, hanno messo nella fornace del calcio più di 160 milioni di euro e poi ci siamo noi a fare da cani da guardia sempre più incazzati perché ci pare che tutto sia fermo (ed è fermo, purtroppo).
Senza contare che quando la Fiorentina vinceva era merito di Prandelli e quando perdeva la colpa era dei Della Valle (e/o di Corvino).
Ora, se io fossi Della Valle mi incavolerei di brutto e mi butterei a testa bassa per vincere sul campo e rifarmi delle ultime amarezze, ma c’è una discriminante fondamentale: mi lancerei nell’impresa solo perché fin dall’età della ragione, facciamo i 5/6 anni, amo visceralmente la Fiorentina.
Ma perché due come loro non dovrebbero tirare un sospiro di sollievo al pensiero di liberarsi di tutto questo se solo trovassero qualcuno che gli restituisse buona parte dei soldi spesi?
Il problema è che questo qualcuno non esiste e allora i Della Valle brothers dovranno trovare il giusto equilibrio tra l’amarezza e la nausea da calcio (specialmente Diego) e la necessità di condurre la società nel migliore dei modi.
E allora è ancora valido il titolo del post precdente: che battano il prima possibile un colpo e ci spieghino cosa vogliono fare, anche se l’entusiasmo di un tempo ce lo siamo giocato per sempre.

Non può passare un’altra settimana di silenzio assordante.
In molti siamo disposti a ripartire per ritrovare emozioni e passione, ma i Della Valle, e penso soprattutto ad Andrea, devono dare un segnale mediatico della propria presenza.
Non mi interessa come, l’importante è che lo facciano, rompendo questo muro gelatinoso dove rischiano di scivolare le speranze di una stagione diversa.
Si riparte con Mihajlovic? Bene, tiriamo fuori qualche concetto forte che vada al di là dell’idea falsa e sbagliata che ci siano solo tre tifosi a contestarlo.
Si rimandano al mittente le accuse di Montolivo e Donadel? Ditelo, battete il pugno, incazzatevi, ma non fate passare troppi giorni, perché qui si sta perdendo tempo.
Si cerca di ricucire lo strappo tra Cerci ed i tifosi (strappo molto profondo, credetemi)? Lavoriamo di ago e filo, ma scendete in campo voi, non lasciate che le patate bollenti le tolgano dall’acqua Mencucci e Corvino.
Aspettiamo fiduciosi.

Quando mi sollecitavano per fare una trasmissione sui e per i tifosi, rispondevo sempre che non l’avrei mai programmata se non avessi avuto Leonardo Vonci a curarla e condurla.
L’ho corteggiato radiofonicamente per più di un anno e avevo ragione: “Viola nel cuore” è andata oltre ogni più rosea aspettativa e ha sbaragliato concorrenza e ascolti, risultando il lunedì e il venerdì un appuntamento imperdibile.
Non avevo invece previsto, oltre alla bravura e alla simpatia di Sara Lupo, la crescita mediatica esponenziale di due personaggi carismatici del tifo viola: Marzio Brazzini e Pietro Vuturo (li ho messi in ordine di anzianità, per non fare torti a nessuno).
All’inizio l’idea del programma era diversa, ma poi Vonci si è accorto che sarebbe stato sciocco non sfruttare quelle autentiche pepite che aveva tra le mani (decide lui con Marzio e Pietro, “Viola nel cuore” è assolutamente indipendente dalla mia direzione giornalistica, non so mai cosa verrà detto, mi basta che non si oltrepassi il limite e che ci sia il ritmo giusto).
E così, con il declino viola degli ultimi due anni, sono nate due scuole di pensiero diverse, in netto contrasto tra loro.
Da una parte il moderato Marzio, dall’altra il viet-cong Pietro, ognuno con il proprio gran pubblico dietro le spalle.
Stasera i Marzi…ani e coloro che Ritornano dal Vu..turo si affronteranno nell’ultima puntata stagionale, con le due star presenti in studio a confrontarsi su tutto e tutti.
Due vecchi amici che amano come pochi la Fiorentina: ci sarà da divertirsi, si va avanti ad oltranza ed io ho disdetto ogni appuntamento dalle 20 in poi…

Che spettacolo!
Ho sempre tifato per il Barcellona in tutte le partite che ha giocato, ma ieri è stato raggiunto il massimo che il calcio può offrire.
Sono andato a frugare tra i miei ricordi e mi sono venuti in mente solo il Milan che schiantò il Real Madrid e la Steaua Bucarest nel 1989, il Brasile che nel 1970 nel secondo tempo non ci fece vedere palla in Messico, certe partite dell’Ajax e poco altro ancora.
Ma questi sono più belli, hanno tutto, sembrano piovuti dal cielo per giocare insieme e suonare meravigliose sinfonie calcistiche.
Fanno sembrare tutto semplice e poi sono così fisicamente simili a noi, gente qualunque, uomini medi che potresti incontrare in ufficio o in vacanza, non superman alla Ibrahimovic o alla Cristiano Ronaldo.
Una serata fantastica, uno spot irripetibile per il calcio, che pareva davvero un altro sport rispetto alle miserie tecniche viste in questa stagione a Firenze, ma non solo a Firenze.

« Pagina precedentePagina successiva »