Questo è un invito rivolto ai signori Cognigni, Mencucci, Gilardino e Bozzo: fermatevi per favore, è inutile continuare a dire chi e cosa avrebbe fatto o cosa è successo durante la campagna acquisti.
Uno esterna, l’altro si arrabbia, il primo controbatte, l’ultimo chiude al veleno.
Siccome si tratta ormai (per fortuna) di questioni accademiche, diamoci un taglio e pensiamo invece a come sfruttare al meglio le grandi potenzialità di Gilardino, uno dei migliori attaccanti europei in circolazione.
Se si riparte con dei conti in sospeso, finiamo in rissa alla quinta giornata di campionato.
Garantito.

Sarò a lungo legato a questa vittoria di Supercoppa Primavera per via di Cosimo, che a quattro anni e mezzo si è reso conto per la prima volta di cosa significhi vincere con la Fiorentina.
Non ha seguito la partita, nonostante i miei tentativi di radiocronaca personalizzata, ma è corso al richiamo dei miei urli sulle reti del 2 a 2 e del vantaggio definitivo divertendosi poi moltissimo al momento della consegna della Coppa.
Devo dunque un grazie particolare a tutti gli uomini delle giovanili viola, a cominciare da Corvino, che in poco più di cinque mesi hanno stabilito un record immagino imbattibile: far riecheggiate nel non proprio amichevole Olimpico due volte l’inno di Narciso Parigi.
Una partita giocata con la testa e con un’insospettabile personalità, se si considera che questa è una formazione quasi rifondata e può darsi che questo bagno di umiltà faccia bene a Babacar, che ha dimostrato di avere mezzi speciali.
Un pezzetto di Supercoppa è anche di Buso, ma Semplici è partito benissimo, e anche la Fiorentina in generale direi, visto che ha vinto le prime due gare ufficiali della stagione.
Intanto in 26 mesi l’accoppiata Sardelli-Zoccolini (bravissimi) ha quasi eguagliato (3 tituli contro 4, c’è anche il Viareggio del 1992) il duo Guetta-Pestuggia che ha più del doppio dei loro anni e 27 stagioni di radiocronache in più, mannaggia che rabbia…

Il contributo di solidarietà? Sì, no, solo per qualcuno.
La patrimoniale secca? Sarebbe una bella soluzione, sì ma poi perdiamo i nostri elettori e ci accusano di aver messo le mani in tasca degli italiani.
Perché non tassare le case, quelle non possono andare in Svizzera? Buona idea, peccato che sia il bene primario degli italiani e poi non eravamo stati noi a glorificare l’abolizione dell’ICI?
Le province? Le dimezziamo, accorpiamo quelle sotto un certo numero di abitanti, le aboliamo tutte, no meglio lasciarle così.
Via i Comuni con meno di mille abitanti? Mica facile, ci sono le realtà locali da salvaguardare e poi guardali lì Pisapia e Alemanno che flirtano alla riunione plenaria dei sindaci che protestano contro i tagli.
Basta, bisogna lavorare di più: chi se ne frega della Liberazione, della Repubblica e dei lavoratori! Si produce per il PIL anche il 25 aprile, il primo maggio ed il 2 giugno. Ma davvero? No, via non si può. Chi glielo dice poi agli italiani? Come non detto, si sta a casa, anzi si guarda se vengono di giovedì così si fa un bel ponte.
Le pensioni di anzianità? Basta con i privilegi, giusto, non valgono gli anni di laurea riscattati e neanche il militare (come se non fosse di responsabilità dello Stato lo stop di un anno della tua vita), ma no via, non ne facciamo di niente, che poi la Lega si incazza e fa saltare il governo.
Meglio con la lotta all’evasione, caspita che novità, non si era mai sentita prima una cosa del genere.
Fantastico, incredibile non averci pensato subito.
E allora perché non mettere on line tutti i redditi?
Mi sembrava di averla già sentita una cosa del genere, l’aveva proposta Dracula-Visco, quello che nel 2008 voleva succhiare il sangue agli italiani.
Siamo un Paese da operetta, facciamo finta di diventare seri solo solo quando ce la facciamo addosso per via dello spread (che il 70% degli italiani sono certo non sa neanche cosa sia), della paura di non rifinanziare un debito pauroso (1900 miliardi di euro) fatto da quelli della mia generazione e anche da quelli prima “perché tanto pagava lo Stato”.
Diciamo di sì ossequiosi a Trichet e Draghi, ma poi passata la strizza e dopo che la BCE ha comprato decine di miliardi di BTP per salvarci il fondo schiena ricominciamo con la solita presa per i fondelli perché ci crediamo più furbi di tutti.
Oggi che lo spread è tornato a oltre 324 punti e la BCE sta riducendo l’anestetico, che facciamo?
Io sarei per un altro bel vertice ad Arcore con Bossi che dà di stronzo a Brunetta, mostra il dito medio ai giornalisti, minacciando di farli picchiare, mentre il nostro Presidente del Consiglio con rara capacità di sintesi dimostra il proprio ruolo di statista dichiarando di volersene “andare via da questo Paese di merda”.
Strano che in Europa e nel mondo non ci prendano proprio sul serio…

Non ho capito cosa avrebbe dovuto dire la Fiorentina a e su Gilardino.
Che era incedibile? Falso.
Chiedergli pubblicamente perché mai avesse flirtato (così almeno ha sempre detto Preziosi) col Genoa? Imbarazzante (per lui).
Fare una trattativa a cielo aperto oggi per la presecuzione del contratto? Inopportuna in queso momento.
Non mi è piaciuta la distinzione di Gilardino tra i tifosi buoni e la società cattiva, l’ho trovata sinceramente di cattivo gusto, soprattutto in un momento in cui sembra che la maggioranza del popolo viola abbia trovato un minimo comune denominatore.
Detto questo, Gilardino resta un grandissimo attaccante, una persona perbene e un ragazzo che forse non crede fino in fondo nei suoi mezzi, perché altrimenti non si spiegherebbe tutta questa frenesia da “ultimo contratto della carriera” ad appena 29 anni.
Scommettiamo che nel 2014 sarà ancora nel giro della Nazionale?

Nessuno ci ha fatto caso, ma qui sono state capovolte tutte le regole degli scorsi mercati.
Per decenni abbiamo aspettato la fine delle contrattazioni con la speranza del colpo e se fosse dipeso da noi avremmo prorogato il termine di qualche giorno pur di arrivare a qualcosa.
Quest’anno invece è un conto alla rovescia al contrario, e non vediamo l’ora arrivi il triplice fischio per dire che abbiamo una signora squadra.
Coraggio, ancora poche ore e poi ci rilassiamo.

E’ stato un mercato più che buono, bravo Corvino.
La squadra vale almeno sette e direi più dei pochi abbonati fatti finora.
Ora è tutto nelle mani di Mihajlovic, che non ha scusanti se le cose dovessero andare male.
E i Della Valle per ora hanno solo speso: e se si facesse pace con Andrea?

Se la Fiorentina non prenderà Lodi, la responsabilità della notizia sul suo quasi certo arrivo è solamente e totalmente mia.
Mi sono fidato di una fonte che ritenevo certa e che me lo dava per sicuro, per questo abbiamo dato la notizia con molta meno prudenza del solito, dando in pratica l’affare per quasi fatto (che è poi come il quasi gol di Nicolò Carosio…).
Vediamo come va a finire, ma in caso di errore non c’entrano niente i nostri uomini che seguono, il mercato perché sono stato io a decidere di mandarla in onda e anche con una certa importanza.
Se non arrivasse come adesso sembra, mi scoccerebbe molto: mi consolo pensando che le bufale di Radio Blu si riescono ancora a ricordare perché evidentemente non sono state moltissime.
E questa di Lodi resterà nella piccola storia del Pentasport per un mio rischio esagerato.

Come reagirà Diego Della Valle alla richiesta di pace e di abbraccio di Cesare Prandelli?
Spero bene, anche se non è detto.
Conoscendo il grado di permalosità del tecnico azzurro, di pochissimo inferiore a quella di Corvino, non deve essere stato facile per lui rispondere così alla stilettata di Diego a Milano, che faceva seguito a quella di Corvino pochi giorni prima sulle convocazioni in Nazionale.
Adesso tutti noi che vogliamo bene alla Fiorentina, e ci portiamo dentro quelle quattro stagioni e mezzo indimenticabili anche se non vincenti, dovremmo fare il tifo per questa riappacificazione, che potrebbe anche venire nel chiuso di qualche stanza, senza troppa pubblicità.
Ci guadagnerebbero tutti e ci guadagnerebbe pure la Fiorentina.

Abbiamo una società seria, molto seria.
Talmente seria che a volte io la vorrei un po’ più calda, tipo quando venerdì Diego Della Valle ha parlato del compleanno della Fiorentina.
Poteva andare un po’ più in là rispetto all’osservazione che “se era per qualcuno la Fiorentina si sarebbe fermata a 75 anni”.
Ora, al di là del fatto che ci siamo fermati per davvero perché, è bene ricordarlo, i Della Valle sono arrivati solo DOPO il fallimento e quindi il primo agosto 2002 noi non c’eravamo più, non sarebbe stato male sentire qualcosa di più affettuoso per la nostra squadra.
Per il resto Diego è stato perfetto, ma non verrà ascoltato, lo prenderanno di tacco e si andrà avanti con le solite commedie.
Sullo sciopero credo che si possa essere orgogliosi della Fiorentina, unica società italiana che intende applicare una trattenuta sullo stipendio dei calciatori, dando così un vero significato all’atto dei giocatori.
Non li ha fatti allenare, per rispettare la loro decisione, e men che mai le è passata per la testa l’idea di organizzare un’amichevole, assurda nei tempi e nei modi.
Vediamo come andrà a finire, se ci sarà l’ok legale, ma intanto complimenti.

Oggi è stato uno di quei giorni in cui sono stato veramente orgoglioso dei miei ragazzi a Radio Blu: abbiamo coperto tutto, fatto 7 ore di diretta, con inviati ovunque (eravamo i soli ad essere a Milano) e abbiamo raccontato con i gol degli ultimi trent’anni il compleanno della Fiorentina.
Che sensazione strana risentirmi: non lo faccio quasi mai se non sono proprio obbligato, anche perché sono spietato con me stesso e spesso scopro difetti su cui non posso logicamente più fare niente.
Sono arrivati decine e decine di messaggi alla radio, abbiamo ridestato sensazioni nascoste dagli anni che passano e diversi sms sottolineavano come prima del fallimento io urlassi di più.
E’ vero, hanno assolutamente ragione ed è la più autentica dimostrazione di come non si possa mai bleffare con i sentimenti e spero mi diate atto nel bene e nel male di non averlo mai fatto.
Per me la data del primo agosto 2002 è stata un punto di non ritorno, qualcosa che si è spezzato dentro e ciò che è accaduto dopo è stato sì importante, ma ci sono voluti quasi sei anni per fare pace con me stesso.
Per dire che era la stessa cosa, almeno in certi momenti.
Il collante è stato il gol di Osvaldo contro la Juve, poi quello sempre di Osvaldo della qualificazione Champions e ancora la rete di Gilardino a Liverpool.
Lì sì che ho ritrovato i sapori di quando bambino soffrivo terribilmente perché non segnavamo (quanto odiavo lo zero a zero a Firenze! Meglio perdere, per una sorta di inspiegabile masochismo), ma quella frattura del fallimento resta almeno per me una ferita che non si rimarginerà mai.

Me li ricordo i giorni di Groningen, Praga, Lisbona.
Le paure di Prandelli, la preparazione perfetta all’impegno più importante della stagione: o dentro o fuori.
E poi la soddisfazione per avercela fatta, Russo ai sorteggi, la nuova avventura del girone, le sfide impensabili solo qualche anno prima quando vagabondavamo tra Gubbio e Avellino.
Sembrava tutto dovuto, sembrava tutto facile: eravamo la Fiorentina.
Beh, non era tutto così semplice, come possono testimoniare Roma, Palermo, Udinese, ma anche la Sampdoria lo scorso anno, e almeno una mezza dozzina di altre squadre italiane cacciate fuori prima ancora di annusare l’aria europeadal 2000 ad oggi.
Ricordiamocele queste cose con orgoglio nel giorno in cui la nostra ragazza vestita di viola compie 85 anni ed è davvero come la canzone di Spadaro: “e l’ha tant’anni eppure un la invecchia mai…”.
Auguri Fiorentina.

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