Sono un grande fan del Barcellona, da anni talmente bravo da farmi dimenticare il furto del 1997 al Camp Nou, con Robbiati lanciato a rete e fermato per la fine della partita.
Perfino Valentina, di solito interessata al pallone quanto lo sono io al balletto, sa di Messi e delle vittorie catalane in Champions, questo per spiegare la dimensione del fenomeno.
Sono talmente forti che a volte ti verrebbe voglia di palleggiare con loro, magari ogni tanto esagerano e ti chiedi cosa mai aspettino a tirare in porta, a buttarla dentro quando sono in area di rigore.
E così, a furia di aspettare, succede che a volte non vincano partite come quelle di ieri sera, una gara dominata e a tratti mortificante per il Milan, che non riusciva a superare la metà campo.
70% di possesso palla, una cosa impressionante (contro il Milan!), imbarazzante per chi subisce.
Però hanno pareggiato ed è questo il sale del calcio, il suo mistero più affascinante, quello che ai miei occhi lo rende infinitamente più attarente di qualsiasi altro lo sport: non è sempre detto che i più deboli perdano.

Stacco dalla Fiorentina per raccontarvi dell’umiliazione provata da italiano di fronte ad uno Stato che non esiste più e che è ormai diventato piazzista del nostro futuro.
Per evitare un default non più purtroppo impossibile, il Governo sta ora cercando di vendere i nostri BTP alla Cina, dopo aver preso per i fondelli la BCE, che ci ha dato morfina per almeno un mese.
La cosa che più mi indigna e mi preoccupa è che siamo i primi a non credere in noi stessi, abbiamo sempre bisogno del cavaliere bianco (quello mascarato ce l’abbiamo sul groppone da quasi diciotto anni…) che ci salvi il fondo schiena.
Ok, mettiamo che la Cina ci compri i titoli, e poi?
Continuiamo a prenderci in giro con l’abolizione dei costi della politica, con il risanamento che deve partire dalla lotta all’evasione e con tutte le belle cose promesse e disattese in questa estate da incubi?
E con la Cina come la mettiamo?
Chi avrà il coraggio tra i nostri leader di discutere ancora di diritti civili in un Paese che uccide oscura tutto quello che non è allineato con il potere?
Ma non riusciamo proprio ad avere uno scatto d’orgoglio, una fase come quello post guerra, una reazione da italiani orgogliosi di essere nati qui, in questo Paese che una minoranza di scellerati si sta mangiando giorno dopo giorno?

Vittoria senza discussioni, con un grande pubblico, una curva finalmente unita e molto più saggia di tanti menagramo.
Si è visto giocare a calcio, dunque viva Mihajlovic e viva pure Cerci, impressionante per come abbia rovesciato il mondo a suo favore in pochi mesi.
Tenersi Gilardino è un grande valore aggiunto, perché, come ho ripetuto fino alla noia, a segnare non ti insegna nessuno, o ce l’hai nel sangue oppure è meglio cambiare scelta.
Una domenica davvero bella, che chiude un fine settimana da ricordare, dopo un’estate dai troppi veleni.
A piace molto Lazzari e Pasqual sembra tornato quello di sei campionati fa, forse oggi è stato il migliore in campo.
Intanto siamo in testa alla classifica e ci godiamo i prossimi giorni.

Un filotto notevole: il nuovo centro sportivo, la vittoria con la Juve, il pomeriggioper Andrea.
Tutto è andato molto bene, meglio di così era impossibile.
Andrea Della Valle si è ripreso la Fiorentina e mi è sembrato carico al punto giusto per cominciare la stagione.
Babacar ha steso la Juve e dopo il successo dell’Olimpico continua il magic-moment della Primavera.
E l’ora insieme ad Andrea, condotta insieme ad un Tenerani in gran forma, mi ha emozionato, sperando che lo stesso sia avvenuto con le oltre duecento persone intervenute.
Ora non rimane che vincere contro il Bologna per chiudere un week-end con i controfiocchi.

Tutta la storia viola di Vargas è un po’ ammantata di mistero.
Soprattutto quando parte per gli impegni della Nazionale o per casi molto dolorosi come la scomparsa del nonno, a cui era legatissimo.
In ogni caso almeno io, che pure sono dentro l’universo Fiorentina, non sono mai riuscito a capire bene i tempi dei suoi ritorni.
Una volta, mi pare, ci mise quasi tre giorni per raggiungere Firenze, neanche fossimo col piroscafo ad inizio novecento.
Il fatto è che tra Coppa America, permessi e altro qui la stagione comincia un po’ com’era finita la precedente: non si sa se su Vargas si possa contare oppure no.
Il mio non è cinismo di fronte al suo lutto, non mi permetterei mai, ma una semplice constatazione che tiene conto proprio del valore del giocatore.
Perché qui siamo tutti contenti di Lazzari, e ci mancherebbe, ma se Vargas ha una quotazione tripla un motivo ci dovrà pure essere, e allora a me piacerebbe vedere tutto quel valore impiegato costantemente con e per la Fiorentina.

Mi ha fatto ridere un commento di ieri al post precedente: alle 13.50 mi sembrava di essere in un universo parallelo, c’eri te che parlavi a Lady Radio.
Con una battuta potrei dire che visto che non sono riuscito a portare nel Pentasport l’unico in giro che giudico all’altezza di Radio Blu, alla fine sono andato io da lui, per fare un po’ di radio insieme…
La verità è che, al di là della stima professionale per Mario Tenerani, il motivo che ci ha unito via etere si chiama Andrea Pazzagli, di cui entrambi siamo stati amici.
La famiglia Pazzagli abita qualche chilometro sopra Grassina ed il sabato mattina mi capitava spesso di incrociare Andrea davanti al fornaio o al fruttivendolo, ognuno a leggere gli ordini impartiti dalle mogli.
Ed era impossibile pensare che quel signore così alto e cortese fosse stato un Campione del Mondo.
Era talmente semplice che disarmava, ti metteva sempre a suo agio con una simpatia spontanea.
Poco più di un anno fa facemmo un’intervista sul “personaggio” in un piccolo bar del nostro paese e convinsi Valentina a venire con me per vedere come si costruisce un articolo.
Anche lei rimase conquistata da Andrea, il tempo trascorse velocissimo, più di un’ora a parlare di tutto, entrando in profondità, senza mai nascondersi.
I primi giorni dopo la sua morte sono stati un piccolo choc anche per me, che ho la sua età, tre figli come lui, una vita serena e senza troppi problemi.
Era nel piano di servizio di Radio Blu della settimana successiva, c’erano tante piccole cose da fare insieme, con le sue canzoni e la sua arguzia.
Io spero che veniate in tanti sabato alle 16 al Teatrino Lorenese all’interno di Calcio Expo (chi vuole prendere un biglietto omaggio per quel giorno può chiamare Radio Blu durante Anteprima Pentasport e Pentasport 0574 571721) perché Andrea merita un abbraccio.
Non sarà una cosa triste, con Mario almeno ci proveremo, ci aiuterà pensare di avere su di noi quello sguardo ironico e un po’ malinconico che ci ammonisce: “ragazzi non esagerate…”.

Confessione: non ho capito bene cosa sia cambiato nell’ultimo mese nei rapporti tra la Fiorentina e Montolivo e, soprattutto, nella volontà del giocatore di prolungare il suo rapporto con Firenze.
Eppure è tutto un fiorire da parte dei dirigenti viola di dichiarazioni molto positive sulla continuazione del rapporto.
Leggo stamani su Stadio che la nuova offerta sarebbe 5 anni a 2 milioni netti a stagione, più il ruolo di uomo immagine (se firma gli ridanno la fascia di capitano? Magari togliendola a Gamberini?).
Se non sono completamente andato via di cervello, mi pare la stessa offerta che da un anno giace abbandonata a se stessa sul tavolo dei procuratori del giocatore, perché ora dovrebbe dire di sì?
Si è poi parlato di un prolungamento breve per permettere alla Fiorentina di ricavare una cifra adeguata da una sua cessione nella prossima estate e qui mi sembra di leggere una favola.
Scusate, ma quello che guadagnerebbe la Fiorentina lo perderebbe Montolivo, perché tanto più di quello una società qualsiasi (diciamo il Milan?) non tira fuori.
Ed io in trentadue anni non ho mai visto un calciatore rinunciare ai soldi per far felice il proprio presidente.
Per quale motivo dunque Montolivo dovrebbe cedere adesso dopo un pressing infinito?
Naturalmente spero di sbagliarmi, cioè che Montolivo firmi e si viva tutti più felici e contenti, ma la mia impressione è che di fronte ad un più che probabile no si vada allo scontro finale e forse anche alla tribuna fissa.

Questo è un invito rivolto ai signori Cognigni, Mencucci, Gilardino e Bozzo: fermatevi per favore, è inutile continuare a dire chi e cosa avrebbe fatto o cosa è successo durante la campagna acquisti.
Uno esterna, l’altro si arrabbia, il primo controbatte, l’ultimo chiude al veleno.
Siccome si tratta ormai (per fortuna) di questioni accademiche, diamoci un taglio e pensiamo invece a come sfruttare al meglio le grandi potenzialità di Gilardino, uno dei migliori attaccanti europei in circolazione.
Se si riparte con dei conti in sospeso, finiamo in rissa alla quinta giornata di campionato.
Garantito.

Sarò a lungo legato a questa vittoria di Supercoppa Primavera per via di Cosimo, che a quattro anni e mezzo si è reso conto per la prima volta di cosa significhi vincere con la Fiorentina.
Non ha seguito la partita, nonostante i miei tentativi di radiocronaca personalizzata, ma è corso al richiamo dei miei urli sulle reti del 2 a 2 e del vantaggio definitivo divertendosi poi moltissimo al momento della consegna della Coppa.
Devo dunque un grazie particolare a tutti gli uomini delle giovanili viola, a cominciare da Corvino, che in poco più di cinque mesi hanno stabilito un record immagino imbattibile: far riecheggiate nel non proprio amichevole Olimpico due volte l’inno di Narciso Parigi.
Una partita giocata con la testa e con un’insospettabile personalità, se si considera che questa è una formazione quasi rifondata e può darsi che questo bagno di umiltà faccia bene a Babacar, che ha dimostrato di avere mezzi speciali.
Un pezzetto di Supercoppa è anche di Buso, ma Semplici è partito benissimo, e anche la Fiorentina in generale direi, visto che ha vinto le prime due gare ufficiali della stagione.
Intanto in 26 mesi l’accoppiata Sardelli-Zoccolini (bravissimi) ha quasi eguagliato (3 tituli contro 4, c’è anche il Viareggio del 1992) il duo Guetta-Pestuggia che ha più del doppio dei loro anni e 27 stagioni di radiocronache in più, mannaggia che rabbia…

Il contributo di solidarietà? Sì, no, solo per qualcuno.
La patrimoniale secca? Sarebbe una bella soluzione, sì ma poi perdiamo i nostri elettori e ci accusano di aver messo le mani in tasca degli italiani.
Perché non tassare le case, quelle non possono andare in Svizzera? Buona idea, peccato che sia il bene primario degli italiani e poi non eravamo stati noi a glorificare l’abolizione dell’ICI?
Le province? Le dimezziamo, accorpiamo quelle sotto un certo numero di abitanti, le aboliamo tutte, no meglio lasciarle così.
Via i Comuni con meno di mille abitanti? Mica facile, ci sono le realtà locali da salvaguardare e poi guardali lì Pisapia e Alemanno che flirtano alla riunione plenaria dei sindaci che protestano contro i tagli.
Basta, bisogna lavorare di più: chi se ne frega della Liberazione, della Repubblica e dei lavoratori! Si produce per il PIL anche il 25 aprile, il primo maggio ed il 2 giugno. Ma davvero? No, via non si può. Chi glielo dice poi agli italiani? Come non detto, si sta a casa, anzi si guarda se vengono di giovedì così si fa un bel ponte.
Le pensioni di anzianità? Basta con i privilegi, giusto, non valgono gli anni di laurea riscattati e neanche il militare (come se non fosse di responsabilità dello Stato lo stop di un anno della tua vita), ma no via, non ne facciamo di niente, che poi la Lega si incazza e fa saltare il governo.
Meglio con la lotta all’evasione, caspita che novità, non si era mai sentita prima una cosa del genere.
Fantastico, incredibile non averci pensato subito.
E allora perché non mettere on line tutti i redditi?
Mi sembrava di averla già sentita una cosa del genere, l’aveva proposta Dracula-Visco, quello che nel 2008 voleva succhiare il sangue agli italiani.
Siamo un Paese da operetta, facciamo finta di diventare seri solo solo quando ce la facciamo addosso per via dello spread (che il 70% degli italiani sono certo non sa neanche cosa sia), della paura di non rifinanziare un debito pauroso (1900 miliardi di euro) fatto da quelli della mia generazione e anche da quelli prima “perché tanto pagava lo Stato”.
Diciamo di sì ossequiosi a Trichet e Draghi, ma poi passata la strizza e dopo che la BCE ha comprato decine di miliardi di BTP per salvarci il fondo schiena ricominciamo con la solita presa per i fondelli perché ci crediamo più furbi di tutti.
Oggi che lo spread è tornato a oltre 324 punti e la BCE sta riducendo l’anestetico, che facciamo?
Io sarei per un altro bel vertice ad Arcore con Bossi che dà di stronzo a Brunetta, mostra il dito medio ai giornalisti, minacciando di farli picchiare, mentre il nostro Presidente del Consiglio con rara capacità di sintesi dimostra il proprio ruolo di statista dichiarando di volersene “andare via da questo Paese di merda”.
Strano che in Europa e nel mondo non ci prendano proprio sul serio…

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