Come mi è venuta, chi lo sa?
Le mie radiocronache nascono da sole, vengono fuori già con le parole…
Via, mi sono montato la testa, deve essere la Fiorentina che mi fa male e mi porta al paragone con Vasco Rossi.
Però davvero non so perché ieri sera al novantunesimo mi è venuto di dire “lancio sbilenco” su quel magnifico assist di Aquilani per Jovetic.
Se provo ad andare in profondità, ma si tratta di psicologia da quattro soldi, mi viene in mente che da un po’ stavo provando una certa frustrazione per via del possibilissimo pareggio che invece doveva essere una vittoria.
E allora incosciamente tutto in quel momento aveva una valenza negativa, così un passaggio al bacio è diventato un lancio sbilenco.
Però ieri mi è sembrato di essere già col ritmo campionato, al contrario degli ultimi due anni in cui all’inizio faticavo (e si sentiva), forse perché sfasato dal niente che vedevo o usurato dalle assurde polemiche con diesse.
La rivoluzione viola ha fatto bene pure a me e non vedo l’ora di essere a Napoli!

Visto cosa sappiamo fare se remiamo tutti dalla stessa parte, se non ci facciamo prendere dagli isterismi?
Grande Fiorentina, ma grandissimo pubblico, che non l’ha lasciata sola nel momento del bisogno, quando stavamo perdendo immeritatamente.
E anche il pareggio l’avremmo digerito male, perché si sarebbe parlato molto del gioco, ma abbastanza pure del risultato che ci faceva iniziare con un mezzo passo falso.
Nel secondo tempo sono stati entusiasmanti, hanno soffocato l’Udinese, dando l’impressione di poter passare da un momento all’altro, ma se non hai Jovetic pareggi la partita, perché alla fine determinano solo i grandi giocatori.
Eh sì, cinquanta sfumature di viola, perché ognuno la vede a modo suo, ma il cuore batte sempre dalla stessa parte e i novanta minuti di questo pomeriggio mi sono sembrati molto più eccitanti delle evoluzioni sado-maso del Dott Grey.

Troppo facile adesso dire che la clausola (eventuale, ufficiale o ufficiosa, fate voi) non si doveva fare.
No, su questo devo dare ragione a Corvino perché bisogna contestualizzare la cosa e allora qualcuno mi deve spiegare come diavolo avrebbero fatto a convincere Jovetic a firmare fino al 2016 in quella Fiorentina che sembrava allo sbando se davvero non avessero proposto qualcosa a favore del giocatore.
Ci sarebbe stato il bis di Montolivo e avremmo passato tutta questa stagione a logorarci ed arrabbiarci per il fatto che poi se ne sarebbe andato via a parametro zero.
E quanti soldi avrebbe preso Jovetic nel luglio 2013 se una big non avesse dovuto tirare fuori trenta milioni per il suo cartellino?
Io credo che la clausola ci sia, magari non è depositata in Lega, ma se davvero arriva l’offerta (e io ancora dubito che qualcuno paghi trenta milioni, ma non si sa mai) ci saranno i fuochi di artificio.
Semmai il discorso, tornando all’anno scorso, è un altro: era proprio il caso di non dirla questa cosa per raccontare di quanto siano stati straordinari dodici mesi fa i dirigenti viola?

Ok, c’è la crisi, ma non è quella, o almeno c’entra in minima parte.
Trovo molto curiosa la discrepanza esistente tra l’entusiasmo che si respira in giro, e di cui ho avuto un’ampia dimostrazione diretta ieri sera nel Pentasport, e la miseria degli abbonamenti fino ad oggi sottoscritti.
Siamo più o meno alla quota dello scorso anno, quando a tutti giravano fortissimamente le scatole perché ci avevano imposto un’altra volta Mihajlovic.
Sinceramente non so davvero cosa avrebbe dovuto fare in più la Fiorentina più che cambiare tutto, abbassare considerevolmente i prezzi per almeno tre settimane, urlare al mondo che Jovetic rimane e far vedere di aver ritrovato un proprietario appassionato.
Speriamo che chi è scettico oggi venga allo stadio sabato e nelle prossime partite perché giocare con il Franchi semi-deserto a me dà un forte senso di tristezza.

VOGLIO CHIARIRE UN ASPETTO IMPORTANTE: QUALCUNO HA DEFINITO RIDICOLI I MOTIVI ECONOMICI CHE SONO ALLA BASE DEL MANCATO ABBONAMENTO.ùPER SPIRITO DEMOCRATICO HO PASSATO IL POST, MA AL TEMPO STESSO MI DISSOCIO TOTLMENTE DA QUESTO PENSIERO CHE CONSIDERO DEL TUTTO FUORI LUOGO.
HO INVECE IL MASSIMO RISPETTO PER CHI IN QUESTO MOMENTO FATICA AD ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE E SOPRATTUTTO PER CHI E’ ALLA RICERCA DI UN LAVORO: FINO A QUANDO SI PARLA DI CALCIO SI PUO’ ANCHE FARE DELL’IRONIA, MA SU CERTE COSE NON SI SCHERZA

Per quanto possa rimanere antipatica la Roma non si può non ammirare il comportamento di Daniele De Rossi.
E non tanto per l’ennesimo no detto ieri al Manchester City, quanto per quello che è accaduto nella scorsa primavera: bastava che dicesse di no al rinnovo del contratto in scadenza, che passasse tre mesi un po’ agitati nella Capitale e si sarebbe ritrovato a guadagnare quanto Ibrahimovic.
Si dirà che i 6 milioni netti che prende di stipendio basteranno per le prossime venti generazioni dei De Rossi, ma quanti ne avete visti di giocatori che lasciano sul piatto una quindicina di milioni di euro netti?
Tutto questo per non danneggiare la società che l’ha cresciuto, per evitarle un bagno economico se fosse andato via a parametro a zero, direi per riconoscenza e amore: una vera e propria scelta di vita.
Per questo non mi ha sorpreso il suo ennesimo no agli inglesi ad una cessione che invece avrebbe fatto comodo alla Roma per incassare una somma incredibile che resterà solo nel libro dei sogni.

Ma se avessimo fatto giocare Yepes e Costant titolari cosa avremmo detto?
Chissà cosa pensa Montolivo del centrocampo del Milan in cui ieri arrancava più o meno come succedeva a Firenze (e contro la Juve non è stato certo tra i peggiori) e quello tutto qualità della Fiorentina?
Con questo, alla fine i rossoneri quasi certamente arriveranno prima di noi, ma intanto mi sembrano una squadra assolutamente non all’altezza del proprio splendido passato.
Via ragazzi, che quest’anno ci divertiamo davvero.

Ogni tanto mi diverto a leggere quello che circola via internet sul mio conto.
Secondo alcuni sarei un dittatore, uno che pretende di far dire agli altri quello che io voglio, secondo altri un leccapiedi, per qualcuno un fomentatore di folle.
La verità è che sono “solo” un direttore di radio, da venti mesi di due radio, ed il mio compito specifico è fare di queste emittenti il massimo che sia possibile per il loro ascolto.
Quando nel settembre del 1979 ho iniziato con Marco Brunetti alla regia il primo numero del Pentasport ero da solo, così è stato fino al 1984, poi sono stato insieme a Saverio fino al 1990 e infine ho costruito una redazione sempre più numerosa e con un numero crescente di opinionisti.
Ho sempre detto e fatto quello che mi è parso giusto, sbagliando diverse volte, ma nessuno mi ha mai condizionato: ho ascoltato tutti decidendo alla fine di testa mia e i risultati siete voi a giudicarli.
Da quando Radio Blu ha cambiato proprietà, e stiamo parlando del gennaio 2007, tutto è diventato più interessante ed importante, sono stati abbattuti steccati ed è aumentato a dismisura l’impegno.
La mia grande ambizione da quasi sei anni ad oggi è stata quella di fare della mia emittente un quotidiano radiofonico aperto a tutte le voci che ritenevo interessanti, senza che contasse minimamente se quelle voci erano o meno d’accordo col mio pensiero, qualcosa che assomigliasse per la Fiorentina a ciò che apprezzo in quotidiani come il Corriere della Sera o La Stampa: nessun partito preso, ma grande varietà di pensiero.
Perché io sono il direttore e do la linea editoriale a Blu, ma ogni opinionista ragiona con la propria testa ed è liberissimo di esprimere il proprio parere senza il minimo condizionamento.
In tutti questi lunghi anni ho mandato via dalla redazione pochissime persone e non perché non fossi d’accordo su ciò che dicevano, perché per quello sarebbe bastato aggiungere o anticipare che si stava parlando a titolo personale.
Ho invece mandato via in alcuni casi gente per motivi disciplinari o per uso improprio del microfono, mentre se ho cambiato degli opinionisti è stato solo perché ritenevo che ormai ci fosse poco da offrire.
Da domani nella Nazionale di Radio Blu entra Bernardo Brovarone, personaggio scomodo a 360 gradi, che sarà presente con le sue informazioni tecniche e di mercato anche su Sportiva.
In tanti lo adorano, altri lo detestano, certamente fa e farà discutere ed è proprio questo il motivo per cui quattro anni fa lo avrei voluto con noi.
A quella trattativa andata male seguirono impuntature e scazzi come spesso accade nel nostro mondo ed io non sono proprio il tipo che porge l’altra guancia, anche se credo di saper riconoscere quando sbaglio.
Per tutti i suoi fan penso sia un bel momento, per gli altri che resisteranno sarà interessante vederlo confrontarsi con dei pesi massimi del giornalismo fiorentino e nazionale, oltre che con ex campioni del calcio.
Lo sentirete in una versione diversa da come qualcuno di voi si era abituato, perché a Blu non ci sono primedonne e tutti giocano per la stessa squadra: io credo che ne guadagnerà lui per primo ad essere più stretto nei tempi.
Ovviamente non so assolutamente niente sul contenuto dei suoi interventi, per me potrà dire tutto e il contrario di tutto, sapendo di poterlo fare con 200mila persone all’ascolto e senza alcuna censura.

Non so quanto si vincerà, ma certamente non moriremo di noia e di rabbia come l’anno scorso.
Certo, bisogna che quei cinque che fanno girare il pallone (Piazarro, Borja Valero, Aquilani, Matias e Jovetic) non si facciano mai troppo male o che comunque almeno tre di loro si esprimano ai propri livelli, ma se questa condizione viene rispettata ci sarà davvero da divertirsi.
Un ottimo inizio di stagione, una squadra ordinata che ha voglia di farsi voler bene dopo le nefandezze passate e un pubblico che non vedeva l’ora di riabbracciare quello che era suo e che si era perso.
Manca ancora il centravanti, e non è poco, però a tratti la manovra è stata incantevole, nonostante la poca preparazione di alcuni ed il caldo atroce che rendeva difficile anche la visione della partita, figuriamoci giocarla.
Forse abbiamo recuperato Ljajic, anche se sarei molto prudente sull’argomento viste le ultime pesanti delusioni.
Però la Fiorentina c’è, il turno è stato superato e la gente è ripartita dal Franchi sudata fradicia, ma soddisfatta: pensare tutto questo appena un mese fa era pura utopia.

O almeno un ringraziamento, che chiuda due anni abbondanti di atroci delusioni, promesse spesso disattese e responsabilità massime dei proprietari viola che hanno permesso l’annientamento tecnico e ambientale delle ultime stagioni.
E però domani pomeriggio, anche se saremo quattro gatti o poco più, non sarebbe sbagliato sancire mediaticamente un nuovo patto tra chi ama la Fiorentina (cioè i tifosi tutti, senza distinzioni) e chi ha tirato fuori molti soldi per provare a ricostruire una squadra che torni a regalare soddisfazioni.
Per carità, io parto dal presupposto che uno va allo stadio e fa quello che gli pare, però vorrei richiamare l’attenzione su quello che è stato il peccato originale della nostra convivenza con la famiglia Della Valle, l’equivoco di fondo di cui non ci siamo mai liberati.
E cioè questo: noi siamo convinti di aver fatto loro un piacere nel permettere di “usare” la Fiorentina nella loro affermazione planetaria, loro invece pensano che l’aver tirato fuori quasi duecento milioni di euro in dieci anni costituisca un valido motivo per avere fiducia e pretendere un minimo di riconoscenza, se non addirittura di affetto.
Io, dico la verità, da uomo che ogni giorno si muove nel magmatico mondo commerciale in cui bisogna girare con le mutande di ferro e da piccolo manager-direttore che cerca di aggiustare le cose per andare aventi dignitosamente, sono più orientato dalla parte dei Della Valle, salvo poi avere improvvisi sussulti passionali e rivendicare urlando che “noi siamno la Fiorentina e abbiamo la nostra storia da difendere”.
Comunque sia, forse dopo dieci anni questa contrapposizione potremmo anche metterla in soffitta e provare a scrivere con Andrea, ma credo che Diego sia sempre dietro l’angolo, un nuovo capitolo della storia.

Emozione di padre, un po’ in là negli anni: punzione di Ljajic e gol.
Cosimo segue tutto ed esulta, per la prima volta riesce a percepire un gol della Fiorentina, per di più dal vivo.
Poi si entusiasma per la rete di testa di Seferovic (“babbo, mi insegni a colpire di testa?”) e alla fine l’esperimento va meglio del previsto, perché pensavo che dopo dieci minuti si scocciasse.
Si spazientisce solo quando gli descrivo un po’ di azioni e mi ammonisce: “dai babbo smettila, non sei alla radio”.
Ineccepibile.
Pomeriggio per me da ricordare, ma anche pomeriggio in cui ho rivisto le facce “da tifosi” del popolo viola, famiglie che hanno affollato la pineta di Viareggio senza quella rabbia che era diventata una triste compagna degli ultimi tempi.
E poi ho ammirato un grande giocatore: David Pizarro, peccato che non sia più giovane e che ogni tanto si fermi, ma questo signore ci darà grandi soddisfazioni.

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