Valentina, Camilla e Cosimo hanno cose che non mi sarei neanche immaginato di possedere e non si tratta di tecnologia avanzata, solo di possibilità economiche.
Non ero povero, stavo nella media, ma pedalavo moltissimo per guadagnarmi prima il Morini 125 e poi l’A112, pagata con 36 cambiali che firmai grazie all’immotivata fiducia del concessionario (non volle nemmeno la firma di avallo di qualcuno, oggi mi riderebbero in faccia, visto che non avevo alcun reddito sicuro).
I miei figli fanno vacanze strepitose in Italia e all’estero, io andavo in tenda a Torre del Lago e mi sembrò di entrare in paradiso quando il mio amico Maurizio Passanti grazie alla martellante pressione di sua mamma riuscì a convincere l’Hotel Turismo di Viareggio (due stelle, col bagno fuori dalla stanza dove stavamo in quattro) ad ospitarci a prezzi vergognosi.
Avevo però rispetto a Valentina, Camilla e Cosimo un vantaggio inestimabile: pensavo che tutto fosse possibile, perfino fare il giornalista, anche se tutti dicevano che non c’era niente da fare se non mi iscrivevo ad un partito e non avevo parenti ricchi, importanti e a loro volta giornalisti.
Vivevo alla giornata, ma progettavo il domani con serenità, non mi sentivo assediato dall’idea che da lì a poco sarebbe finito tutto, che non ci fosse speranza per le mie speranze.
Da un po’ di tempo ho la sgradevole impressione che i miei figli possano vivere come in un fortino, loro come milioni di giovani: ci sono quelli fortunati che posseggono cose (molte cose) e che hanno solo paura di perderle, e ci sono quelli incazzati neri che quelle cose le sognano, le invidiano e pensano alla strada più breve per strapparle.
Spero di sbagliarmi, ma mi pare sia sparita la coesione sociale e anche la possibilità di scalare onestamente e con la fatica quotidiana le posizioni perché “tanto domani sarà peggio di oggi”.
Questa privazione dell’ottimismo è per me il danno peggiore che lasceranno gli anni veramente pesanti che stiamo vivendo.

Eccoci dunque vicini nuovamente a Delio Rossi, la più grande delusione viola degli ultimi anni.
Perché su Mihajlovic eravamo più o meno tutti d’accordo sul fatto che non ci piacesse, anche se poi si è dimostrato una persona perbene e semmai un allenatore che ha fatto proprio poco, annoiandoci in modo quasi letale anche nelle poche partite vinte.
Su Corvino ormai lo sapete bene come la penso, il voto finale è 6,5 (quindi un giudizio positivo, anche se il diretto interessato vorrebbe almeno 9, ma sarebbe lo stesso un po’ scontento…) e il disastro degli ultimi due anni, le cose inenarrabili viste e vissute sono più legate ad una folle e personalistica gestione del suo smisurato potere in società che ad errori di mercato.
Gli sbagli fatti dal 2010 in poi sono stati tantissimi, è vero, ma il tesoretto lasciato (Nastasic, Behrami, lo stesso Ljajic) ha aiutato il rilancio di questa stagione, questo è bene ed onesto ricordarlo.
Ma Delio Rossi, l’invocatissimo Delio Rossi, per tutti, me compreso, l’uomo della Provvidenza, accolto come e meglio di Prandelli, cosa ha lasciato a Firenze e alla Fiorentina?
Assolutamente niente in termini di gioco, anche se capisco come fosse difficile rimettere in piedi la barca in corsa.
E ha lasciato zero a livello di empatia e rapporti con la città perché ha assurdamente vissuto da eremita la sua esperienza in viola.
Tralascio le imbarazzanti dichiarazioni di rivendicazione personale in perfetto stile corviniano sulla bella squadra di quest’anno (questo e quello li avevo suggeriti io, avevamo pensato ad una rivoluzione eccetera), perché il punto è un altro e ci riporta sempre a quanto accaduto lo scorso 2 maggio.
La violenza di Rossi non ha alcuna giustificazione: era da licenziamento immediato e stop, come si conviene a qualsiasi società seria, non solo calcistica.
Quello che però è successo dopo è stato se possibile ancora peggio, quel suo arrampicarsi sugli specchi e parlare di mancanza di furbizia “perché se lo facevo nel chiuso dello spogliatoio non se ne accorgeva nessuno, ma io sono un uomo tutto di un pezzo e non un ipocrita”.
Eh no, se tu sei un allenatore e prendi a cazzotti un tuo giocatore, al chiuso o all’aperto che sia, sei solo un violento, perché le mani a casa mia si usano per mille cose, non per picchiare.
Il resto è fuffa, compresa quell’esaltazione di Rossi fatta da una parte per fortuna minoritaria del tifo che applaudiva al folle gesto per via dell’antipatia suscitata da Ljajic.
Se avesse cazzottato Jovetic veniva giù il mondo, Ljajic invece …”in fondo se le era meritate”
A pochi giorni dalla partita con la Sampdoria io rovescerei il concetto: non deve essere Rossi ad essere incazzato con la Fiorentina, ma semmai noi con lui, per via dell’enorme figura di cacca fatta in mondovisione e anche per questo sarà bene batterlo domenica pomeriggio.

Una statistica catalana ci racconta che nelle partitelle di allenamento del Barcellona la squadra che ha Messi vince nel 91% dei casi.
Eppure ci sono Iniesta, Xavi, Fabregas, Villa e tutti gli altri meravigliosi giocatori che vengono mischiati tra loro, ma se non hai la pulce d’oro con te, tutto diventa molto duro.
Ieri sera Messi era come se non ci fosse (mi ha ricordato Baggio alla finale Mondiale del 94, messo in campo malconcio a sperare nel miracolo che non arrivò) e il Barcellona è diventata una squadra piccola piccola, con l’aggravante di continuare a pensare da grande e giocare quindi senza la necessaria cattiveria.
Tifavo spudoratamente per i catalani, di cui sono un grande ammiratore, ma lo strapotere del Bayern è stato da applausi.
In qualche modo è stato un bello spot (al contrario) per il calcio: sono i campioni, i fuoriclasse che decidono le partite.
L’organizzazione conta tantissimo, ma se non hai Messi al meglio della forma, a quei livelli sono dolori per tutti, anche per il grande Barcellona.

Qualcuno prima o poi ci spiegherà perché il PD non ha minimamente considerato Stefano Rodotà: un atteggiamento inspiegabile, a meno che non si debba cominciare davvero a pensare che ci siano segreti inconfessabili legati alla vicenda MPS.
Provo una grande amarezza per queste ultime settimane, quello che è stato il mio partito ha deluso tutte le aspettative e ho trovato patetici gli applausi a Napolitano ieri a Montecitorio.
Patetici e falsi, perchè quelli lì mentre battevano le mani quasi tutti, ne sono certo, pensavano al proprio tornaconto: Napolitano li frustava, dava loro degli incapaci (e lo sono!) e loro godevano, ma non da masochisti, piuttosto da furbi perché così le camere non si sciolgono e lo stipendio (e che stipendio!) corre ancora per un po’.
Qualcuno mi ha chiesto per chi voterò adesso ed io non ho risposte, certamente non rinuncerò al mio diritto/dovere, sul PD potrei anche ripensarci, se verrà fatta piazza pulita, se respireremo un po’ d’aria pulita.
Adesso però mi sento come quel critico cinematografico dell’Unità di Palombella Rossa a cui Moretti rimproverava certi apprezzamenti su film demenziali.
Lui chiedeva perdono per le boiate scritte e il grande Nanni continuava implacabile a ricordargli le nefandezze pubblicate.
Io ho votato Rosi Bindi alle primarie di qualche anno fa, poi ho creduto in Veltroni e ho sempre avuto una gran fiducia in Bersani: come minimi merito un bischero da parte vostra.
Pur senza credere affatto alla folle idea della superiorità ideologica e culturale della sinistra mi sembrava di trovarmi nella parte giusta del campo, circondato da gente che pensava davvero che stare noi un po’ peggio potesse contribuire ad un mondo migliore.
Mi hanno letteralmente schifato e Napolitano non c’entra niente, credo davvero che si sia “sacrificato” per coprire la manifesta sciatteria di quelli che abbiamo spedito al Parlamento.
Adesso pensiamo solo a salvare il salvabile, cioè far ripartire l’economia, e poi speriamo di tornare a pensare a qualcosa che vada al di là del nostro modesto vivere quotidiano.

…e tu non ci puoi fare assolutamente niente.
Psicodramma di una domenica finita benissima, ma che ci poteva costare cara, forse addirittura farci perdere la strada per l’Europa.
Invece l’abbiamo sfangata, per merito del vituperato (da me prima di tutti) Romulo.
Partita pazza, in cui abbiamo avuto un notevole calo di concentrazione e tre giocatori importanti assolutamente non all’altezza della situazione: Viviano, Gonzalo Rodriguez e Borja Valero.
Alla fine comunque abbiamo vinto e potremmo pure prendere una bella lezione dal clamoroso recupero granata e abbiamo vinto senza Jovetic che, viste le quotazioni di mercato, sarebbe anche il nostro miglior giocatore.
E adesso ce la facciamo a tifare Juve?

Bello stare lì sul palco in mezzo alla Fiorentina e cinquemila persone.
Confesso di aver sottovalutato la portata dell’evento, nel senso che non credevo che venisse così tanta gente ed è stato un bene perché serve a sentire meno le preoccupazioni sul fatto che tutto vada bene.
Dice: ma che vuoi che sia per te che hai fatto decine di presentazioni, allo stadio con quarantamila spettatori prima di una partita o in un teatro?
Si vede che non vi siete mai trovati un minuto prima che tutto inizi: le farfalle nello stomaco ci sono sempre, poi un po’ d’esperienza ti aiuta a gestire la tensione, ma ogni volta è una prima volta.
E sono sicuro che basterebbero un paio di grandi bischerate a cancellare decine di anni di onorata carriera, questo vale anche per la radio.
Ma torniamo ai viola: li ho visti belli concentrati, si avverte a pelle un senso della disciplina, una misura nei gesti e nella goliardia (inevitabile e direi indispensabile per ragazzi di vent’anni) che ci saremmo sognati da quando è andato via Prandelli.
Insomma un bel gruppo, che deve diventare vincente e che per farlo deve vincere le gare possibili, come quella di domani contro il “mio” Torino.

Ma l’ avra’ capito il sor Bersani che qui siamo tutti incazzati neri per il nome, per il metodo, per l’appiattimento a Berlusconi, per essersene fregato di chi gli ha dato per decenni fiducia?
Grandi franchi tiratori, al primo giro e’ andata bene, adesso vediamo che succede.
Vuole continuare il suicidio portando Marini alla maggioranza assoluta, cioe’ al quarto scrutinio?
E’ così difficile anda su Rodota’ ora o al limite su Prodi domani pomeriggio?
Sono molto curioso di vedere fino a che punto arriva l’autolesionismo di un uomo che stimavo.

Si chiude questa sera una lunga storia elettorale, la mia.
Basta, non voterò mai più questo PD, non darò in futuro la preferenza ad un partito che ci prende tutti per i fondelli candidando come Presidente dell Repubblica Franco Marini, trombato dagli elettori in Abruzzo, rappresentante della vecchia partitocrazia e senza un minimo prestigio internazionale.
Ho sempre tifato Renzi, ma avevo un gran rispetto per Bersani: da stasera invece non mi rappresenta nel modo più assoluto, ha fatto una giochessa degna della peggiore Democrazia Cristiana, una cosa penosa al solo scopo di salvaguardare il proprio potere personale.
A parte la prima infatuazione radicale ho votato PCI, PDS, DS e adesso Partito Democratico perché ho sempre creduto in un mondo migliore e pensavo che lo si potesse raggiungere attraverso la socialdemocrazia che per me in Italia era rappresentata da quel partito.
Ho votato tappandomi il naso e criticando spesso il partito a cui davo la mia preferenza, a volte l’ho votato solo perché dall’altra parte c’era Berlusconi e ho sperato in una forza liberale libera da padroni per sganciarmi, ma alla fine sono sempre ricascato lì.
Ora è finita, non so neanche se essere più deluso o più arrabbiato, so solo che Rodotà sarebbe stato un candidato mille volte più presentabile e che questa Italia tartufesca mi fa sempre più paura.
L’ultima speranza che mi rimane si chiama franco…tiratore.

E’ dura, lo so, ma come si fa a rimanere indifferenti?
Per chi, anzi contro chi tifate domenica sera tra Juventus e Milan.
Su come la penso mi sono espresso sul Corriere Fiorentino di domani e semmai nel pomeriggio riporterò il mio articolo.
Ora tocca a voi, ogni opzione è valida, ogni scelta ha il proprio lato B: come si diceva negli anni settanta (mitici perché eravamo giovani): il dibattito è aperto..

Bisogna anche sapersele godere le cose, soprattutto se uno si gira indietro e pensa al niente degli ultimi due anni e a come aprile dal 2010 ad oggi sia stato il mese delle grandi delusioni.
Nell’ultimo anno di Prandelli, dopo l’eliminazione in Coppa Italia, entrammo in un tunnel di sconfitte e prestazioni sconcertanti che fecero da sfondo ad un addio amaro dopo quattro anni grandiosi.
Poi la Fiorentina ha rischiato davvero di disintegrarsi, molto al di là delle tristezze vissute in campo e in società, dove abbiamo assistito a spettacoli avvilenti.
Il vero rischio, peraltro non ancora del tutto superato, era quello della disaffezione, dell’abbandono della squadra, qualcosa di impensabile se solo guardiamo a come nel corso della storia il popolo viola non abbia mai avuto incertezze nel seguire la “sua” Fiorentina.
A giugno c’erano solo macerie e non parlo di valori economici, perché Nastasic e Behrami sono stati grandi affari, ma di emozioni, sentimenti, voglia di soffrire, tutto ciò che rende affascinante seguire i viola.
Adesso aprile è un mese decisivo, ma non per pensare a come cambiare o rivoluzionare la squadra: finalmente torniamo a giocarci qualcosa di importante, finalmente torniamo a divertirci col calcio.

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