Vale in tutti i campi della vita e quindi anche nel calcio.
Passiamo stagioni a lamentarci sulla poca attenzione di Prandelli verso i calciatori viola (“è gobbo”, “la vuol fare pagare a Della Valle”, ecc) e adesso molti sono preoccupati/arrabbiati per via del fatto che qualcuno si potrebbe far male prima della Juve.
Io continuo ad essere molto nazionalista quando vedo la maglia azzurra e davvero non riesco a pensare ad Abete o Carraro, ma a Riva, Mazzoila, Rivera, De Sisti, Antognoni, Mexico 70 e Spagna 82, più il rigore di Grosso.
Per questo sento di più la partita della Nazionale se in campo ci vanno Aquilani, Pasqual e soprattutto Rossi: mi piace aggiornare la classifica delle presenze e quella dei gol viola in azzurro.
Vedo e sento che molti la pensano diversamente e non so più se sono nella maggioranza o meno, ma non me ne preoccupo troppo.

Eravamo poco solidi, ma poco brillanti e la brillantezza a questa squadra l’avrebbero dovuta dare Rossi, Aquilani e soprattutto Cuadrado, tutti al di sotto della sufficienza.
Mi preoccupa sorattutto il colombiano, che ha avuto un problema alla spalla e che dovrebbe essere non troppo condizionato, in fondo è rimasto fuori poco eppure ha perso quella magnifica imprevedibilità che era uno dei nostri segreti.
Hanno invece retto molto bene i difensori, con Neto assoluto protagonista, quasi sempre più convinto ad ogni parata.
Un discorso a parte va fatto su Pizarro, che da uomo squadra sembra sia diventato uno di quelli che porta il pallone ai campini e che non lo vuole passare a nessuno perché, appunto, il pallone è suo: mi pare che sia la prima volta in cui viene cambiato per pura scelta tecnica.
Eviterei accuratamente di guardare la classifica, ora non ha senso e ci facciamo solo del male.
Il campionato è davvero molto lungo e non manca moltissimo al rientro di Mario Gomez, che ieri c’è terribilmente mancato.

Dopo la prima trasferta in aereo con i giornalisti a Lecce nel 2005, Cesare Prandelli decise che poteva bastare così, che lo scambio di battute tra calciatori e cronisti non andava bene e che quindi da quel momento ognuno sarebbe andato per la propria strada, intesa come viaggio per raggiungere le varie città.
E così è stato più o meno fino a questa trasferta in Ucraina, dove i più fortunati tra noi hanno avuto la possibilità di trasferirsi insieme alla squadra.
Essendo ormai un veterano di certe situazioni mi posso permettere paragoni col passato, un raffronto da cui il gruppo Montella esce alla grande perché davvero il clima che si respirava era di quelli buoni.
Tutta gente, almeno all’apparenza, con la testa sulle spalle, molto educati, consapevoli che per fare bene il calciatore è giusto tenere un comportamento normale.
Ricordo cazzeggi di vario genere, battute pesanti con il personale femminile a bordo, in qualche caso pure atteggiamenti da primadonna che venivano tollerati solo in nome della popolarità del personaggio.
Ovviamente i contatti con i giornalisti si sono limitati alla formalità del saluto, perché questo è il calcio di oggi e d’altra parte, tranne Pasqual, io non conosco personalmente nessuno degli attuali componenti della rosa.

Serata certamente da ricordare: per la prestazione gagliarda della squadra, con alcune punte di eccellenza, per il freddo pazzesco e per il fatto di essere rimasti a digiuno in pratica per dodici ore.
Non che mi faccia male, per carità, ma la fame è davvero una gran brutta bestia e se con il cuore e la testa da un lato “giocavo” Dnipro-Fiorentina, dall’altro con alcuni neuroni andavo ad immaginare (vai a sapere perché) il risotto alla parmigiana: non c’era un venditore di niente, neanche di porcherie, nel raggio di due chilometri e la tribuna stampa dava solo acqua o pessimo caffé.
Città da dimenticare, sotto quasi tutti i punti di vista.
Meno male che ci ha riscaldato la Fiorentina, con il veterano ed il ragazzino a dominare.
Sedici anni di differenza tra Ambrosini e Matos (avevo torto, lo ha messo e ha fatto benissimo), ma il campo livella tutto, lì conta solo quello che fai e che sei.
Era durissima da giocare per via del campo, del nevischio e anche della forza fisica del Dnipro, che ci ha messo meno testa e alla fine pure meno cuore.
Una serata ottima pure per Neto, dopo il brivido iniziale, e per Compper, mentre Gonzalo ed il “ballerino” Borja, che danzava là dove molti faticavano a rimanere in piedi, si sono confermati tra i leader, mentre il secondo tempo di Pizarro è stato parecchio deludente.
Una bellissima vittoria che ci fa molto bene per il morale e per avere meno problemi in Europa.

Non mi sembra cambiata molto la vita in questa città-paesone rispetto a dodici anni fa.
Buffa la vita e il calcio: sono venuto tre volte in Ucraina e appena una in più negli Stati Uniti.
Se uno si impegna parecchio potrebbe anche trovare qualcosa di interessante nelle chiese, nel fiume, nel mix tra vecchio regime sovietico e tentativo di modernità che ha lasciato le cose a metà, cosa “molto pittoresca” per chi viene da fuori, ma non proprio comodissima per chi ci deve convivere ogni giorno.
Ad inizio ottobre ci sono già i segni dell’inverno italiano, l’illuminazione è un optionale, le strade sono buie e già deserte verso le undici e su tutto quello che anima le rapaci fantasie maschili mi pare che si sia fatto un bel salto in avanti e che la dignità abbia preso il posto della disperazione che costringeva una gioventù molto attraente a vendersi per quattro soldi. Meno male.
Poi c’è la partita, spigolosa e piena di curve, da affrontare con una rabbia ed una concentrazione che non sarà facile trovare dopo le botte di Milano e di lunedì sera.
Sono l’unico tra i colleghi ad avere parecchi dubbi sul fatto che Matos giochi titolare fin dall’inizio, è solo una sensazione a pelle, ma mi pare che sia un po’ troppo: il Dnipro, specialmente in casa, non è il Pacos Ferreira.

Dubito che i tifosi dell’Ajax siano razzisti, non fosse altro che per la loro forte affinità con la comunità ebraica olandese, e infatti ogni tanto si vedono bandiere israeliane in mezzo alle loro bianche e rosse.
Dunque i soliti fischi a Balotelli non hanno certamente (almeno stavolta) matrici che vanno al di là del calcio.
A me pare che si sia imboccata una china molto pericolosa: il ragazzo è sinceramente insopportabile e fatico a scrivere queste cose perché non più tardi di quindici mesi fa vedevo in Balotelli non solo un ottimo potenziale attaccante, al contrario del mio amico Piero Ceccatelli, ma speravo che fosse uno stimolo per promuovere valori etici importanti.
Invece è incontrollabile, convinto di essere il depositario del giusto, incurante delle conseguenze dei suoi gesti, vedi il dito al naso che fa spesso e che uno come Batistuta si è permesso una volta sola nella vita, ma a ragione (lo avevano sbeffeggiato in Spagna e lui al Camp Nou fece un gol da favola, altro che il solito rigore).
E comunque, quando viene a Firenze, va eventualmente solo fischiato: chi si rimette a fare i buu vuol dire che non ha proprio capito niente.

Tre indizi fanno una prova e Grasshopper, Inter e Parma ci raccontano che purtroppo le perplessità di tanti, compreso chi scrive, avevano robuste ragioni.
Se solo Viviano avesse sbagliato tre partite su nove, oggi saremmo in mezzo a processi sommari ed esecuzioni sulla pubblica piazza, ma Neto ha la faccia da bravo ragazzo, non ha amici (e nemici) in curva e fa simpatia e tenerezza a tutti.
E, soprattutto, non abbiamo alternative: siamo prigionieri di una scommessa temeraria, troppo secondo me, e quindi avanti con Neto.
Ma non è solo lui la causa dei due punti ieri, perché resta da spiegare un primo tempo inspiegabile.
Abbiamo regalato metà partita al Parma, con il centrocampo al completo e con Rossi in campo per 36 minuti.
Difficile pensare alla stanchezza fisica, visto il secondo tempo, dura da raccontare la storia della squadra giovane e immatura, vista l’età media di chi ha giocato.
In un certo senso è meglio andare in campo ogni tre giorni, così non ci stiamo troppo a rimuginare sopra, ma mentre penso al freddo ucraino mi chiedo chi giocherà davanti giovedì sera, visto che Wolski e Rebic non sono nella lista Uefa.
Infine Vargas: va benissimo la parabola del fgliol prodigo, ottima la sua prestazione ieri sera, ma deve essere solo il primo passo.
Io non mi accontento, ci deve rendere due anni di vuoto, di niente tecnico senza un perché, ne deve passare di tempo prima che paghi tutte le cambiali che ha in scadenza col popolo viola.

Non credevo che Nanni Moretti avesse capacità divinatorie.
Prima il Papa che non ce la fa a reggere la fatica e la responsabilità del suo ruolo, adesso Berlusconi che sta per andarsene cercando di bruciare tutto quello che gli sta intorno, Italia compresa.
Questo Governo non è mai piaciuto a nessuno, neanche a Letta immagino, ma era anche l’unico possibile per come eravamo messi dopo le elezioni frutto di una legge folle che vergognosamente è ancora lì a terrorizzare la prospettiva per molti versi corretta di un nuovo ricorso alle urne.
Era chiaro che sarebbe finita così, altro che colombe e falchi, adesso dobbiamo fare il tifo per quei senatori del defunto PDL, sperando che ragionino con la propria testa e agiscano secondo la propria coscienza.
Na forse prima ho sbagliato: se ne va davvero Berlusconi?
Lo spero, lo desidero assolutamente, ma purtroppo non ne sono affatto sicuro.
Siamo sfiniti da questo ventennio e naturalmente non solo per colpa del nefasto protagonista di stagioni penose sotto ogni punto di vista.
Che bello sarebbe se i 5 stelle coniugassero la loro voglia di nuovo con un linguaggio e una grammatica istituzionale consona ad un grande Paese come l’Italia.
Insieme alle forze migliori dell’una e dell’altra parte potrebbero spazzare via il berlusconismo e anche tutti quelli che contro il berlusconismo ci hanno campato per vent’anni, negando davanti e inciuciando dietro.
Ma domani riaprono i mercati e dopodomani scatta l’aumento dell’Iva, molta gente si indebita per pagare le tasse, altri invece le tasse non sanno nemmeno cosa siano e vivono e prosperano nell’evasione e l’Italia è ormai diventata un grande contenitore che ogni giorno frulla di tutto, ma ho l’impressione che quello che ci faranno bere ci piacerà pochissimo.

Ci mancheranno, e parecchio, questi punti lasciati a Milano, eppure dobbiamo fare tutti un grosso sforzo mentale e guardare la partita da una prospettiva diversa da questo senso di frustrazione che accompagna il post gara.
Senza gli errori di Neto (ahi!), di Mati Fernandez (ahi, bis), a cui aggiungerei la prova per certi versi desolante e illuminata solo dal cross del rigore di Alonso, la partita l’avremmo anche potuta vincere, pur considerando alla fine il pareggio come il risultato più giusto.
Tralascio Ilicic perché qui il discorso mi pare più di testa che di sostanza tecnica: da quando è arrivato è tutto un borbottio e un infortunio, ieri sembrava molle come un esordiente ed invece alle spalle parecchi campionati: quel rigore in movimento ciabattato grida ancora vendetta.
Ma in quelle condizioni, con quelle assenze, la Fiorentina ha dimostrato di giocare meglio dell’Inter e con Borja Valero e Aquilani al minimo sindacale per le loro potenzialità.
Le conseguenze di questo discorso sono chiare: questa squadra ha un’anima, un gioco, una personalità che prescindono fin quando è possibile dagli interpreti.
Sarebbe veramente imperdonabile se adesso ci facessimo prendere solo dallo sconforto o dalla rabbia.

GRAZIE MILLE A TUTTI PER GLI AUGURI, SONO 53, MA NON LI SENTO…

E’ bello tornare un po’ più giovani, in fondo erano due anni che sullo strapotere della Juve non c’erano discussioni.
Troppo forti, feroci, allenati benissimo e capaci di asfissiare sul piano del ritmo tutti gli avversari.
Volevi attaccarti al gol di Muntari contro il Milan nel 2011?
Siamo onesti (almeno noi…), quel campionato la Juve l’ha meritato anche perché il Milan si è suicidato contro Fiorentina e Bologna.
E l’anno scorso? Non c’era gara, e non è un caso che in due partite allo Juventus Stadium non si sia in pratica mai vista.
Ma ecco che, appena loro tornano normali, arrivano come i re Magi i regali, come ai vecchi tempi.
Finalmente mi sono arrabbiato di nuovo a vedere Chievo-Juve ed è un po’ come ritrovare un amico che non vedevi da tempo: vai che si riparte con la rumba…

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