Fuori Gattuso, in bilico Liverani, cacciato Lucarelli, a forte rischio Di Francesco, per tacere dello scomparso (calcisticamente) Stramaccioni: ma quanto è difficile passare a tutta velocità dal campo alla panchina.
La sindrome Guardiola aveva contagiato diversi presidenti a cui non era parso vero pagare molti meno soldi al giovane rampante che arrivava dalle giovanili lasciando perdere il gran nome.
Mi pare che il disastro sia sotto gli occhi di tutti, anche perché allenare una squadra di calcio è diventato qualcosa a metà tra l’impegno sportivo e la direzione di una multinazionale, visti gli interessi economici in gioco.
Ci vogliono idee, grinta, personalità, pubbliche relazioni, capacità di autocontrollo.
Certo, a questo sterminio di giovani speranza cadute sul campo esistono pure gloriose eccezioni, ex ragazzi che si sono preparati da tempo e che sanno farsi trovare pronti al momento giusto e nel posto giusto.
Me ne viene in mente per esempio uno che per ora da quando è passato dai ragazzini della Roma alla prima squadra non ha ancora sbagliato una mossa e che ancora deve compiere quaranta anni….

Quando ho cominciato ad andare allo stadio con una certa continuità, se a qualcuno in curva veniva in mente di gridare ad un giocatore “sei uno zingaro” le persone intorno lo avrebbero prima preso per scemo e poi lo avrebbero zittito.
Lo stesso sarebbe accaduto per ogni altra forma di discriminazione razziale o religiosa.
Eravamo all’inizio degli anni settanta e non è che fossimo proprio circondati da un ambiente bucolico: i rossi odiavano i neri e viceversa, la tensione sociale saliva a livelli sempre più insopportabili, ma allo stadio si andava per amare e soffrire la propria squadra, al limite per tifare contro l’altra.
Il progressivo detrioramento del calcio ha fatto nascere l’idea malsana che gli stadi siano porti franchi, in cui si possa dire e fare di tutto e in pratica qualche migliaio di delinquenti/facinorosi ha messo le mani sulla nostra passione.
Qualcuno ce lo abbiamo anche in casa nostra, per esempio a Bergamo durante il minuto di raccoglimento in quattro o cinque hanno cominciato ad inveire ed insultare non so contro chi o che cosa, so solo che hanno fatto fare una pessima figura a tutta la tifoseria viola.
Da anni è passato il concetto per cui qualche offesa è lecita, ormai siamo arrivati al punto che c’è chi si lamenta perché non si può neanche dire niente contro i meridionali, come dimostrato dalla squalifica della curva del Milan e tralascio ogni commento sui buu ai giocatori di colore perché almeno di quello ogni tanto si parla.
In tutto questo marciume, per me da voltastomaco, applaudo senza mezzi termini alla nuova linea dura che porta a sanzioni pesanti contro chi offende o lancia cori vergognosi.
Invece di pensare che ci stanno tendendo una trappola, che sono contro la Fiorentina e che non aspettano altro di poter chiudere la Fiesole, guardiamo di isolare i teppistelli o i teppistoni da offesa verbale e magari anche dalla manata facile per vivere tutti un po’ più tranquilli e sereni godendoci il calcio.

Una vittoria che va al di là dei tre punti perché ottenuta in condizioni non impossibili, ma obiettivamente parecchio complicate.
Benissimo anche gli squilli di Napoli, Inter e Roma, meglio viaggiare coperti adesso.
Sono andati talmente bene che diventa un dolce esercizio di critica sottilizzare sulle prestazioni “normali” di Savic e Pasqual.
La fotografia del momento è Wolski: otto minuti balbettanti e poi via con la sicurezza di chi ha sempre giocato in quella squadra.
Tralasciando Rossi e Borja, io rimango sempre più piacevolmente stupito da Aquilani, che corre molto di più dell’anno scorso e siccome ha classe non corre mai a vuoto.
E infine Neto: la invocavamo ed è finalmente arrivata, parlo della parata miracolo, quella che ci ricorderemo anche tra un anno, che bello essere smentiti.

Per prenderlo in giro gli ho detto diverse volte che il matrimonio dei principi di Inghilterra è stato in confronto meno complicato da organizzare, anche se dubito che William si sarebbe presentato a condurre il Pentasport a due giorni delle nozze, ma chi lo può sapere davvero?
Certo è che Laura non ha niente da invidiare a Kate e su Giovanni il dibattito è aperto.
Giornata storica: oggi abdica lo scapolo d’oro della nostra redazione, l’adorabile paraculo che sa sempre come dirti le cose e in che momento dirtele, inversamente proporzionale a Tommaso con cui divide le simpatie delle fanciulle di casa Guetta, visto che Leonardo ormai viene considerato generazionalmente più lontano e Matteo quasi un coetaneo.
Andò così: un tipo molto estemporaneo nei caldi giorni del passaggio di proprietà di Radio Blu pensò bene di portare in redazione il cane perché non sapeva dove metterlo, tutto questo senza avvertirmi.
Se ne andò e arrivò Sardelli, umile, silenzioso, voglioso di imparare.
Lo ha fatto benissimo, guadagnando la fiducia di tutti.
Ha volato da fiore in fiore per una quindicina di anni fino a quando ha creduto di essere più furbo di chi invece aveva capito benissimo com’era fatto e gli ha fatto pensare di essere libero, ganzo, il più forte di tutti e lo ha amorevolmente portato all’altare.
Sono una splendida coppia, hanno tutto per essere felici e oggi è davvero un giorno di grande festa a Radio Blu, in cui la tattica di Montella per qualche ora passerà davvero in secondo piano.

E anche senza troppa fatica, mi verrebbe da dire, ma prima devo delle scuse per una mia mancanza.
Non ho infatti pensato di avvertire preventivamente che le partite casalinghe della Fiorentina in Europa Leagues non possono essere ripetute via internet, questo ha causato dei disagi ai tanti (pensavo in tutta sincerità che fossero meno) che ieri hanno provato a collegarsi in mille modi con Radio Blu e si sono trovati ad ascoltare musica.
Sulla partita non c’è molto da dire: abbiamo fatto il minimo per ottenere tre punti e dopo aver applaudito Borja, Gonzalo e Rossi, c’è da registrare l’ennesima partita anonima di Mati Fernandez.
E non parliamo per favore di progressi, perché contro avversari così modesti uno come lui dovrebbe fare la differenza e invece alla fine non ha neanche mai tirato in porta.
Male anche Joaquin, anche per lui vale lo stesso discorso: possibile che non sia riuscito neanche in un’azione importante, a parte la rete annullata per fuorigioco?
Oggi si rifiata e da domani si pensa a Bergamo.

Ragazzi a Mati ho dato 5,5, mica l’ho bocciato senza appello.
Poi può darsi che abbiate ragione voi, a me non è piaciuto e non è un fatto di simpatie, io dell’attuale Fiorentina non conosco nessuno tranne Pasqual, quindi per me Mati vale come Borja Valero, nel senso che si parte sempre da zero a zero.

E’ questo il momento in cui dovrebbero venire fuori le seconde linee, che abbiamo molto magnificato durante la nostra dorata estate di sogni e che adesso devono dimostrare di valere tutta la nostra fiducia.
Il pezzo da novanta sarebbe Ilicic, giocatore elegante e magnifico nelle giornate di luna buona, assolutamente anonimo, al limite del dannoso quando non è in vena.
Sinceramente non ho capito bene quali siano i problemi fisici che lo affliggono e sembra quasi che ci sia una specie di maledizione in quel ruolo che fu così bene interpretato dal mio amico Robbiati (Sant’Anselmo da Lecco…), cioè l’uomo in più che messo al momento giusto o che antra dalla panchina ti risolve le partite.
L’anno scorso Mati Fernandez, adesso Ilicic, che neanche è stato convocato per la partita di stasera proprio quando ci sarebbe stato bisogno del suo apporto in attacco.
E’ una tendenza che va assolutamente invertita se non vogliamo pagare un prezzo troppo alto alle assenze di Gomez e Cuadrado.

HO APPENA PARLATO CON VALTER PELLEGRINI, CI SIAMO CHIARITI SU TUTTO
DAL LETAMAIO CHE ABBIAMO CREATO INSIEME PUO’ ESSERE CHE NASCA UN FIORE DI SOLIDARIETA’

Presupposto essenziale: non faccio niente di eccezionale, cerco solo di restituire una parte della fortuna che ho avuto godendo io e quasi tutte le persone a cui voglio bene di buona salute, questo é ciò che conta di più, il resto viene molto dopo.
Lo dico perchè non cerco conforto, ma solo conoscere il vostro parere.
Questo blog accetta solo banner di solidarietà, ho devoluto la metà dei soldi de “La mia voce in viola” all’ Istituto degli Innocenti e promosso diverse iniziative per la Fondazione Borgonovo partecipando in prima persona.
Scrivo questo per farvi capire la profonda amarezza che provo.
Un signore che da tempo mi attacca mi mette a conoscenza di una situazione chiedendomi di intervenire con la Fiorentina.
Lo scrive sul blog e non mi dice assolutamente che deve rimanere una cosa privata, come invece è accaduto altre volte con altri casi e alcuni di voi lo sanno.
Ovviamente pubblico e penso a come muovermi con telefonate e contatti.
Qualche ora dopo sempre il signore in questione mi vomita di tutto e minaccia di querelarmi perchè avrei cercato facile pubblicità su quanto da lui scritto.
Ho lo stomaco in subbuglio, cosa che farà felice l’estensore delle minacce, ma davvero non ce la faccio a stare zitto: si può arrivare a questi punti?

Dunque Braschi si è rifiutato di instaurare un dialogo civile con Montella, incontrato casualmente al Tardini per Parma-Roma.
Può anche darsi che l’approccio di Vincenzo non sia stato dei più diplomatici, gli avrebbe detto “proprio te cercavo” con un incedere polemico ma senza esagerazioni, ma questo è un dettaglio insignificante, perché Stefano Braschi, che mi era sempre sembrata persona di grande intelligenza, ha il dovere di ascoltare chi chiede di interloquire con lui, soprattutto se il richiedente è l’allenatore di una delle venti squadre che mandano avanti l’industria da cui mi risulta che lo stesso Braschi percepisca percepisce un lauto stipendio.
Quello dato dal designatore è un segnale pericoloso, di gratuita arroganza come emerge dalle sue parole di risposta a Montella: “stendiamo un velo pietoso sul tuo atteggiamento di domenica”.
Il velo pietoso stavolta caro Braschi lo stendiamo noi: siete semplici arbitri o ex arbitri, non i governatori del destino dell’umanità e prima o poi scenderete anche voi dal piedistallo.
In quel momento vi accorgerete che forse era meglio avere un atteggiamento da persone normali, piuttosto che da montati.
Si attendono scuse, che non arriveranno mai.

Capisco che in questo momento sia molto poco popolare, ma siccome il “nostro” blog è pieno di gente intelligente, con esaltati e malati di mente tenuti doverosamente ai margini, ecco qui una notizia che potrebbe far riflettere.

Kaka ha reagito all’infortunio con una decisione rara nel mondo del calcio: si è autosospeso l’ingaggio per il periodo che dovrà trascorrere lontano dal campo. Al Milan, tredici anni fa, lo aveva già fatto Redondo a lungo fermo per un grave infortunio al ginocchio. Aveva seguito una strada simile Damiano Tommasi alla Roma: l’attuale presidente dell’Aic, vittima della rottura dei legamenti del ginocchio, aveva scelto di guadagnare solo il minimo sindacale, riducendosi lo stipendio di centinaia di migliaia di euro.

da repubblica.it

P.S. A proposito di esaltati e malati di mente, vi devo informare che ce n’è uno particolarmente insistente.
Il demente continua a postare su ogni argomento con riferiementi deliranti al sottoscritto.
Lo scrivo perché essendo appunto una persona malata, ma evidentemente bisognosa di affetto e considerazione, adesso gode nel riconoscersi ed avere il suo quarto d’ora di celebrità
In fondo anche questo è un modo per aiutare il prossimo, no?

Me lo sono chiesto a lungo nel dopo partita e non ho trovato risposta.
Il rigore c’era, vedendo l’azione da dietro non ne ho avuto l’esatta percezione in diretta, ma il l’arbitro d’area e il guardalinee avevano una posizione diversa rispetto alla mia e a quella di De Marco, che pur non osservando l’azione dall’alto aveva le mi stesse difficoltà: loro dovevano segnalare il fallo.
Ma le proteste si possono organizzare dopo (e io, ripeto, non so come, perché mail e cose del genere mi sembrano del tutto inutili), non in quel modo in campo come ha fatto Pizarro, che ha penalizzato e non poco la Fiorentina.
Mi girano vorticosamente, sono due punti pesanti che volano via, però è onesto dire che il Cagliari il pareggio non lo ha rubato se vediamo solo il gioco e non l’episodio di Rossi.
Abbiamo faticato parecchio, in una giornata da sfiga piena per via di Cuadrado e soprattutto Gomez (che però era stato quasi inesistente prima dell’errore/infortunio) e proprio per questo il godimento per la vittoria sarebbe stato doppio.
Fine settimana da dimenticare, tra il Toro e soprattutto il pareggio di oggi.

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