Serata certamente da ricordare: per la prestazione gagliarda della squadra, con alcune punte di eccellenza, per il freddo pazzesco e per il fatto di essere rimasti a digiuno in pratica per dodici ore.
Non che mi faccia male, per carità, ma la fame è davvero una gran brutta bestia e se con il cuore e la testa da un lato “giocavo” Dnipro-Fiorentina, dall’altro con alcuni neuroni andavo ad immaginare (vai a sapere perché) il risotto alla parmigiana: non c’era un venditore di niente, neanche di porcherie, nel raggio di due chilometri e la tribuna stampa dava solo acqua o pessimo caffé.
Città da dimenticare, sotto quasi tutti i punti di vista.
Meno male che ci ha riscaldato la Fiorentina, con il veterano ed il ragazzino a dominare.
Sedici anni di differenza tra Ambrosini e Matos (avevo torto, lo ha messo e ha fatto benissimo), ma il campo livella tutto, lì conta solo quello che fai e che sei.
Era durissima da giocare per via del campo, del nevischio e anche della forza fisica del Dnipro, che ci ha messo meno testa e alla fine pure meno cuore.
Una serata ottima pure per Neto, dopo il brivido iniziale, e per Compper, mentre Gonzalo ed il “ballerino” Borja, che danzava là dove molti faticavano a rimanere in piedi, si sono confermati tra i leader, mentre il secondo tempo di Pizarro è stato parecchio deludente.
Una bellissima vittoria che ci fa molto bene per il morale e per avere meno problemi in Europa.