Agosto 2013


Quando Bersani ebbe la bellissima pensata di lanciare Marini al Quirinale dissi e scrissi che non avrei mai più votato PD.
Marini non l’hanno eletto e alle prossime eventuali elezioni mi ritroverò col dubbio di cosa fare, ma forse alcuni geni del Partito Democratico potrebbero darmi una mano.
Se infatti decidessero di trovare qualche lacchezzo per salvare insieme al PDL il senatore Silvio Berlusconi, beh quello sarebbe davvero il punto di non ritorno.
Se cade il Governo mi preoccupo, se non decade dalla carica Berlusconi mi incazzo di brutto.
E con me credo e spero che si incazzino i milioni di italiani che hanno votato PD, perché con una certa dose di conclamata ingenuità hanno pensato che fosse ancora possibile cambiare il nostro Paese con riforme oneste, togliendo qualcosa a chi ha di più (come me, per esempio) per dare a chi ha di meno.
Voglio vedere fino a che punto arriva la decenza in Italia, e sono certo che molte persone di destra la pensano come me.

Stop, fine delle discussioni: giovedì gioca Neto e quindi forza Neto.
Come promesso, adesso cercherò di dare una mano pur nel rispetto dell’esercizio di critica.
Paradossalmente la situazione si è messa al meglio dal punto di vista psicologico, nel senso che la sfiducia nei confronti di questo enigmatico e timido ragazzone brasiliano dalle grandi potenzialità è arrivata ad un livello così basso che d’ora in poi non si può che risalire.
D’altra parte, escluso Julio Cesar, io non vedo in giro gente che ci permetta di dire “con questo sì che facciamo un passo avanti”, insomma torniamo ai tempi del Frey dei primi quattro anni.
Perché in fondo è lì che ci siamo fermati: dal 2010 aspettiamo ancora il portiere che ci porti i sei, sette punti in più che ci servirebbero per sognare.

Domani e dopodomani fanno cifra tonda due personaggi che mi sono sempre piaciuti moltissimo e capisco che la cosa farà discutere perchè de gustibus ecc.
Il primo è Gianni Rivera, che compie settanta anni: io ho sempre amato alla follia la Fiorentina fin dalla prima partita allo stadio nel 1966, ma per Rivera ho sempre avuto una passione smodata.
Mi pare di averla avuta ancora prima del famoso gol alla Germania che folgoró le mie nottate di bambino di 9 anni, ma puó anche darsi che mi sbagli, che cioé quella rete sia stata decisiva.
Fatto sta che mi arrabbiai da matti quando non giocó con il Brasile e che lo abbia sempre visto come un calciatore che aveva qualcosa in piu’ e quando lo intervistai per la prima volta nell’aprile del 1979 sembravo Fantozzi con il megadirettore galattico.
Un grande, qualunque sia la passione calcistica.
Lunedì fa 60 anni Nanni Moretti e qui sento il tempo che passa, perchè ricordo i suoi inizi ed il mio entusiasmo per un cinema che, lo capisco bene, si puó anche detestare per la sua eccessiva autoferenzialità, pur essendo molto cambiato nell’ultimo ventennio.
Gianni Rivera e Nanni Moretti sono due uomino che sanno invecchiare bene, che non hanno mai abdicato ai loro principi e che per me rappresentano il meglio nella loro area di appartenenza.

Brutta tegola questa di Pizarro, ma almeno ci imporrà di pensare ad impostare la manovra senza di lui.
In Spagna e in Portogallo ho notato una preoccupante tendenza a passargli sempre di piú il pallone, forse perche’ Borja e Aquilani ancora non sono in forma.
Il fatto è che su Pek raddoppiavano sempre e tra gol presi e quelli che abbiamo rischiato di prendere abbiamo avuto almeno quattro situazioni di crisi dovute al fatto che gli avevano portato via la sfera.
Adesso dobbiamo inventarci qualcosa di alternativo, che poi potremmo adottare come soluzione numero due con Pizarro in campo.
Anche senza il cileno io credo che il Grassophers sia un ostacolo superabile, certamente il preliminare e’ piú duro di quello che ci potevamo aspettare, ma anche con il Groningen fu difficilissima, solo che ce lo siamo scordati un po’ tutti.

Ho controllato la data: era il 4 luglio 2012, non un secolo fa.
206 commenti per l’addio di Svedkaskas, passato alla Roma: tutti o quasi convinti di aver perso il Buffon del futuro, scene di quasi disperazione, dirigenti viola etichettati come incompetenti.
A distanza di 13 mesi il diciannovenne lituano Svedkaskas scende in C1 con la Paganese e può anche darsi (glielo auguro) che lo si possa vedere ancora in serie A, intanto però mi pare che la Fiorentina sia andata avanti anche senza di lui. La Roma invece un po’ meno, ma nella girandola dei portieri giallorossi non l’hanno mai minimamente in considerazione.
Ovviammente 19 anni sono niente per un portiere, ma ripensando a quell’attacco di isteria quasi collettiva non verrebbe da essere un po’ più prudenti quando pensiamo alla Fiorentina nell’analisi delle ultime due partite?

Un’altra donna ammazzata a Pinzolo e qui non siamo nel degrado sociale, ma ci muoviamo nella buona borghesia e su un alto livello culturale.
Io sono sgomento davanti a questa incapacità degli uomini, dei maschi, nel non accettare la fine di un rapporto, la sconfitta, il pensiero che la “tua” donna possa avere un’altra vita.
Provo un po’ di vergogna come rappresentante della categoria e molta paura per le mie due figlie a cui potrebbe capitare in qualsiasi momento un ex fidanzato compulsivo che comincia a perseguitarle, oppure qualcuno che si invaghisce e non viene accettato.
Quello che dico a loro e che vorrei urlare in questo post è che certi uomini, certi maschi non cambiano e non cambieranno mai.
Non fatevi irretire da atti di dolore e giuramenti sul loro comportamento futuro: non accadrà, e torneranno ad essere molesti e poi, se non fate quello che vi chiedono, violenti.
L’avvocato assassino di Pinzolo era stata denunciato dalla vittima per stalking, eppure erano andati a cena insieme ed è lì che non riesco a capire: non esiste nessuna forma efficace di convincimento, non tentate salvataggi che si potrebbero trasformare in tragedie.
Bastardi sono e bastardi rimarranno.

Il risultato è bugiardo, doveva finire 3 a 2, ma alla fine cambia poco, salvo sottolineare come il secondo tempo della Fiorentina sia stato confortante, con almeno cinque occasioni da gol non sfruttate.
La squadra fatica, su questo non ci sono dubbi e a dieci giorni da Zurigo può essere un dato preoccupante.
Se hanno deciso di allentare la presa, di non giocare amichevoli in questo periodo, vuol dire che hanno capito come sia un problema di testa più che di gambe.
Può darsi dunque che in Svizzera le gambe girino di più, io ho l’impressione che la prima Fiorentina ufficiale avrà pochi esperimenti e parecchie conferme.
Il problema maggiore è quello del portiere: Munua non è certo superiore a Neto, anzi mi pare meno reattivo e non più sicuro, a dispetto dei suoi 35 anni.
A fine partita Pradè ha detto a Radio Blu che di Julio Cesar proprio non si parla, e va bene, però le difficoltà restano e coinvolgono tutto il reparto difensivo che gioca come impaurito.
Gomez è ancora imballato, com’era da aspettarsi, e la poca brillantezza del gioco non lo aiuta, anche se ha sbagliato un gol incredibile, però se adesso ci mettiamo a discutere lui (qualcuno azzarda raffronti con Larrondo…) si può chiudere qui.
L’ultima considerazione è per Vargas: dope tre minuti (e un buon pallone messo in mezzo) era già stanco.
E’ possibile che non si possa intervenire sullo stipendio ed evitare di essere presi tutti per il bavero da uno psuedo-atleta che da più di due anni ci sta prendendo in giro?

Come per Mario, sapevo da giorni che non c’erano possibilità di salvezza però fa male lo stesso.
Valter era il padre nobile del tifo viola, una specie di Ciuffi senza essere Ciuffi nella battuta e nella popolarità devastante, ma rispettato come Mario da tutti.
Nei grandi casini degli ultimi anni, in campo e in curva, chiunque parlasse con lui si apriva perché era al di sopra delle parti e aveva davvero solo il bene della Fiorentina come fine ultimo.
Io stesso in certi momenti gli ho chiesto un consiglio sapendo i potermi fidare, e avevo ragione perché non ha mai tradito la mia fiducia.
Piangerlo adesso è giusto, incazzarsi anche, perché adesso sono troppi quelli che da lassù soffrono per la Fiorentina: Cesare, Manuela, Mario, adesso lui, più tutti gli amici del blog che non ci sono più.
E’ la vita, d’accordo, ma questa sera, mentre sto aspettando di entrare in diretta per raccontare insieme a Tommaso Loreto e Giovanni Sardelli , è una vita che mi piace poco.

Quando penso a Cesare Prandelli ho un riflesso condizionato, lo immagino sempre come uno di casa anche se è ormai diventato istituzionale, dialoga con Napolitano e presto lo farà con Papa Francesco.
Sono stato per due anni un’illuminata “vedova di Prandelli”, nel senso che la sua assenza è stata per me un danno gravissimo per la Fiorentina, soprattutto alla luce di chi è venuto al suo posto e dello strapotere assurdamente concesso dai Della Valle a Corvino, che poi ne ha fatto un uso personale e deleterio per la società.
Stimo moltissimo Manuel Pasqual, uno dei pochi che ho conosciuto un po’ fuori dal campo, perché ormai è anche una questione generazionale, visto che potrebbero essere tutti miei figli e quindi non so nienete o quasi dei calciatori.
Al di là di questo, credo che l’ultima stagione del capitano viola sia stata da incorniciare e che meritasse ampiamente la convocazione in Nazionale, così come penso che avrebbe dovuto essere chiamato per l’amichevole contro l’Argentina di mercoledì.
Invece vengono convocati tutti, compreso il buon De Silvestri, e lui no e pagherei di tasca mia per capire cosa diavolo sia successo tra Manuel e Cesare (che lo aveva lanciato nel 2005) per determinare questa chiusura tecnicamente inspiegabile.
E comunque, qualsiasi cosa sia, forse non sarebbe male un definitivo chiarimento tra due persone perbene.

Se fossimo a settembre, sarei seriamente preoccupato.
Così no, così è stata davvero troppo brutta per essere vera.
In pratica non si è salvato nessuno, salve quelli che sono entrati a metà secondo tempo, ma ci sono varie giustificazioni: l’escursione termica da Moena alla Spagna, il viaggiare e giocare nella stessa giornata, una decina di giorni di ritardo nella preparazione.
Certo, l’impressione è stata da brividi perchè alla fine non abbiamo neanche fatto un tiro nello specchio della porta ed eravamo proprio balbettanti ogni volta che avevamo il pallone.
Su Neto il discorso è sempre quello: non dà sicurezza, ma se non arriva Julio Cesar tanto vale rischiare con lui piuttosto che prendere uno qualsiasi che ha più o meno lo stesso peso tecnico.
Ma per il niente o quasi che si è visto ieri, il portiere era uno degli ultimi problemi.

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