Maggio 2013


Grande godimento serale: la Roma non è il Milan ed il finale è stato gustosissimo.
Adesso siamo noi alla battuta e possiamo chiudere il discorso quarto posto vincendo a Siena, anche se per la matematica sarebbe lo stesso ancora presto.
Anche ieri De Rossi graziato e salvato dal cartellino giallo, ormai sta diventando un’abitudine e non mancheranno prossime occasioni per tornare sull’argomento.
Siamo un po’ in emergenza, ma neanche paragonabili a livello tecnico con la formazione di Iachini, un uomo a cui tutti vogliamo bene e che però stasera dobbiamo battere e condannare perché questo è il calcio.

Che senso ha fare un minuto di raccoglimento per ricordare Giulio Andreotti, morto beatamente nel suo letto alla veneranda età di 94 anni, lasciando dietro a se’ una maleodorante scia di processi finiti tra assoluzioni contestate e archiviazioni?
Con questo metro di giudizio ogni domenica dovremmo fermarci per ricordare qualcuno.
Perchè Andreotti sì e Rita Levi Montalcini no?
Faremo il minuto di raccoglimento anche per Napolitano e Carlo Azeglio Ciampi?
Una cosa assurda, imposta con furore sanfedista ad una Nazione che si dice e si crede laica, ma che invece, secondo qualcuno che decide per noi, ha ancora bisogno di viaggiare con i santini appiccicati al cruscotto della macchina.
Io domani sera darò la linea alla regia e manderò la pubblicità e non per mancanza di rispetto per una persona scomparsa, ma per un atto di dignità verso la mia Italia.

P.S. Mi avete fatto riflettere: mandare la pubblicità può sembrare irriguardoso, parlerò della partita.

Adesso è venuto il momento di mostrarci maturi, perché qui il rischio è che la più che legittima arrabbiatura possa diventare un peso per questi ultimi tredici giorni di passione.
La squalifica di Ljajic è la dimostrazione più evidente che bisogna tenere i nervi saldi: il ragazzo ha fatto un salto di maturità impensabile e se davvero ha dato di scarsi a Mazzoleni and company non si può che essere empaticamente dalla sua parte.
Solo che certe cose non si possono affermare, poi certo dipende dall’intelligenza di chi sta in campo.
Voglio dire: hai già fatto abbastanza danni non assegnando un rigore evidente, ma lascia perdere se ti arriva una considerazione non particolarmente offensiva.
E invece no: dagli alla Fiorentina e a Ljajic in particolare, perché mi sarebbe piaciuto vedere se lo stesso metro veniva usato per Pizarro, Toni, Totti o De Rossi.
Ho letto a questo proposito un significativo brano del libro di Pecci che racconta di un Bologna-Juve con Bulgarelli da una parte e Capello e dall’altra che ne dicevano di tutti i colori a Casarin, che rispondeva a tono e tra loro si davano tranquillamente del tu.
Poi il giovane Pecci all’esordio subisce un fallo e chiede che venga ammonito un avversario: Casarin gli sventola sotto il naso il cartellino giallo ed Eraldo capisce al volo come funziona.
Comunque sia, non è questo il momento della rabbia, qui vanno fatti i sette punti per mette al sicuro il quarto posto, che resterebbe un risultato straordinario per il niente che era la Fiorentina neanche dodici mesi fa.

Una partita rubata, in tutti i sensi, con Mazzoleni a fare da palo ad un furto che ferisce nell’anima, ma che ci rende orgogliosi per aver visto una squadra che per quasi tutto il secondo tempo ha letteralmente asfaltato la Roma.
Sono stati da applausi, Ljajic e Pizarro una spanna sopra gli altri, ed io capisco la rabbia di vedere Jovetic essere diventato un giocatore normale, ma il palo nel primo tempo l’ha preso lui con un gran numero tecnico.
Preoccupa invece Gonzalo, che sta un po’ ripetendo lo stesso percorso di Roncaglia, anche se ha più classe del connazionale e quindi ogni tanto in questo suo stentato 2013 tira fuori un acuto come a Genova.
Ma ieri sera ha sbagliato tantissimo all’inizio ed è rimasto fermo come un paracarro sul gol di Osvaldo, che se lo avessimo avuto noi oggi saremmo come minimo al posto del Napoli.
Ci lecchiamo la ferita, che brucia tantissimo, e ripartiamo per mercoledì con la certezza di avere grandi basi, ma non grandi attaccanti.

Solo chi ha figli può capirmi: per loro si fa tutto.
Sette anni fa chiesi davanti ad un attonito Rui Costa un autografo per Valentina a Schevschenko, ieri ho fatto di più: ho fatto conoscere a Camilla Francesco Totti.
Lo avevo intervistato non mi ricordo nemmeno quanti secoli fa in un dopo partita, ieri la permanenza nel ritiro della Roma mi ha permesso di farmi un’idea un po’ più approfondita.
Totti è veramente una persona squisita, e non tanto per i pochi minuti passati con la sua fan quasi quattordicenne che continua purtroppo a tifare Roma, quanto per come l’ho visto nel resto del tempo mentre prestava la sua persona e la sua immagine per un fine benefico.
E’ simpatico, all mano, se la tira zero e se penso a certa gente che ho conosciuto in tutti questi anni di calcio…
Mi ha ricordato Rui per la gentilezza verso gli altri, e i più piccoli in particolare, a conferma che si può essere grandi anche fuori dal campo.
Ho tra l’altro scoperto che Totti fa molta più beneficenza di quanto non si sappia, che davvero si presta per aiutare gli altri, quando ovviamente gli è possibile in relazione all’enormità delle richieste ricevute.
Detto tutto questo, lo ringrazio per il tempo dedicato e stasera lo battiamo senza problemi.

Al netto di tutte le antipatie maturate negli ultimi allucinanti dodici mesi, e in gran parte legate alla corte dei miracoli fiorentina che lo circondava, cambiereste il determinato Montolivo del Milan con l’Aquilani viola?
Io no, assolutamente, e non si tratta della vecchia storia della volpe e l’uva.
A me Montolivo è sempre piaciuto, l’ho difeso quando sembrava una pallida controfigura di centrocampista, ne ho apprezzato la serietà, l’educazione e l’impegno, che non è quello profuso a Milano, ma che è stato molto meglio di certa gente che solo a nominarla mi vengono le bolle.
Ma Aquilani è un’altra cosa: più fragile certamente, però con qualche etto di classe in più, che si traduce anche in gol pesanti e assist decisivi.
A volte ho l’impressione che a Milano si stiano facendo un film: credono di avere un nuovo Pirlo, mentre invece, ripeto, si tratta “solo” di un ottimo giocatore, che merita di giocare in Nazionale perché in giro il livello è molto abbassato dai tempi in cui veniva messo addirittura in discussione Antognoni, oppure, ancora peggio, di quando Bulgarelli e Juliano stavano fuori.
Aquilani intriga, Montolivo rassicura, ma non fa sognare, la differenza è tutta qui.

Sto leggendo il libro del mio amico Eraldo Pecci, dedicato allo scudetto granta del 1976, ed è una vera goduria, ve lo consiglio, anche per chi non ha vissuto quelle epiche giornate del sorpasso alla Juve.
Poichè a qualcuno della mia redazione scomoda un po’ la trasferta a Torino, ho minacciato mei suoi confronti sanzioni lavorative in caso di disgraziatissima retrocessione della squadra di Ventura, che forse dovrebbe guardarsi un po’ meno allo specchio ed essere molto più concreta.
A cominciare da domenica pomeriggio a Milano, dove non può permettersi assolutamente di perdere e dovrà fare una partita di grande attenzione tattica, sperando poi che funzioni il contropiede come è successo contro l’Inter.
Forza Toro, dunque, sempre e comunque: è questo per me il vero gemellaggio dei tifosi della Fiorentina, qualcosa di molto radicato nel tempo, anche se guardo con simpatia il Verona (molto meno la frangia di tifoseria vergognosamente razzista che ci affligge da anni).

P.S. IO NON SONO COSI’ SICURO CHE QUESTA SERA IL BAYERN NON SOFFRA ALMENO UN PO’
E’ UNA SENSAZIONE E UNA SPERANZA…
P.P.S. Senza Messi è quasi impossibile, rimane solo la speranza

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