Adesso è venuto il momento di mostrarci maturi, perché qui il rischio è che la più che legittima arrabbiatura possa diventare un peso per questi ultimi tredici giorni di passione.
La squalifica di Ljajic è la dimostrazione più evidente che bisogna tenere i nervi saldi: il ragazzo ha fatto un salto di maturità impensabile e se davvero ha dato di scarsi a Mazzoleni and company non si può che essere empaticamente dalla sua parte.
Solo che certe cose non si possono affermare, poi certo dipende dall’intelligenza di chi sta in campo.
Voglio dire: hai già fatto abbastanza danni non assegnando un rigore evidente, ma lascia perdere se ti arriva una considerazione non particolarmente offensiva.
E invece no: dagli alla Fiorentina e a Ljajic in particolare, perché mi sarebbe piaciuto vedere se lo stesso metro veniva usato per Pizarro, Toni, Totti o De Rossi.
Ho letto a questo proposito un significativo brano del libro di Pecci che racconta di un Bologna-Juve con Bulgarelli da una parte e Capello e dall’altra che ne dicevano di tutti i colori a Casarin, che rispondeva a tono e tra loro si davano tranquillamente del tu.
Poi il giovane Pecci all’esordio subisce un fallo e chiede che venga ammonito un avversario: Casarin gli sventola sotto il naso il cartellino giallo ed Eraldo capisce al volo come funziona.
Comunque sia, non è questo il momento della rabbia, qui vanno fatti i sette punti per mette al sicuro il quarto posto, che resterebbe un risultato straordinario per il niente che era la Fiorentina neanche dodici mesi fa.