Gennaio 2013


Sono soddisfatto per come abbiamo giocato e per come abbiamo finito la partita: in crescendo, dopo i 120 minuti di mercoledì, e contro una delle squadre più ciniche e forti del campionato.
Il pareggio è giusto, c’è la prodezza di Neto su Pandev (straordinaria) e c’è il tiro alto nel recupero di Aquilani, che oggi è stata una delle più belle sorprese perché non avrebbe dovvuto giocare ed invece ha retto bene sino al termine.
Certo, resta una classifica che sta diventando “normale”, ma l’impressione è che si stia uscendo dal tunnel senza rinunciare al gioco, che sarebbe poi la cifra di questa Fiorentina chiamata a far tornare la voglia di calcio al popolo viola.
E resta i problema Jovetic, che non si può certo accusare di scarso impegno, ma che nelle ultime partite è stato meno che un calciatore normale, altro che top-player.
Forse la verità è banale: è fuori forma, non gli viene bene niente, però resta l’impressione che con quello vero e con Toni così forte atleticamente e votato al sacrificio oggi la nostra classifica sarebbe diversa.

Ho una sensazione precisa: la Fiorentina parte quasi sempre molto bene, quasi soffocando l’avversario che fatica parecchio all’inizio a capire qualcosa dell’avvolgente gioco viola.
Non ho statistiche sotto mano, mi fido dell’esperienza diretta, ma l’impressione è che si prenda subito un vantaggio sul campo e psicologico.
Il problema è che non chiudiamo mai l’azione o le azioni che costruiamo, cioè non facciamo gol e così dopo qualche minuto logicamente si deve rifiatare concedendo qualcosa o molto agli avversari.
Vedremo se domani sarà così, se il Napoli si farà sorprendere, come successe all’andata, ma soprattutto se riusciremo a capitalizzare subito il nostro predominio, non importa se con Jovetic, Toni o perfino Larrondo che magari ci sorprenderà: l’importante è metterla dentro.

Non staremo un po’ esagerando nella gestione mediatica e tecnica dei giocatori viola?
Mi riferisco alla velocità con cui i nostri eroi passano da indispensabili, da simboli del nuovo corso, a normali giocatori da mettere sul mercato.
La parabola di Emiliano Viviano è molto triste: avverto in giro un’aria di rassegnazione, come se davvero a giugno fosse arrivato un leader del tifo a difendere la porta e non uno dei più forti portieri degli ultimi campionati, sia pure fermato nella sua crescita professionale da un grave infortunio due anni fa.
C’è invidia e anche un po’ di malafede in certi giudizi.
E’ come se ci fosse una gran voglia di liberarsi di questo peso ingombrante e davvero non capisco il perché, mi sfugge qualcosa, mi sembra tutto molto strano.
E dopo Viviano, Roncaglia.
Passato nel giro di dieci giorni da eroe dei due mondi a uomo delle plusvalenze.
Offrono 7,5 milioni? E chi se ne frega.
Ce lo teniamo perché nella vita ci vuole coerenza (e pure qualche difensore forte) e vorrei anche che ci fosse una rapida rilettura dei peana del recente passato: Facundo di qua e Facundo di là, la maglia della Nazionale italiana e quella argentina, la dichiarazione d’amore a Firenze e ino deciso alla Juve.
Eravamo a fine 2012, non un secolo fa.

Momento durissimo, morale sotto i tacchi, sfortuna cosmica, ma anche giocatori che si devono dare una regolata o regalarci un segno tangibile della loro presenza.
Sto parlando prima di tutto di Cuadrado, a cui deve essere stato detto che può fare quello che vuole in fase d’attacco, mentre invece è piuttosto disciplinato nei rientri difensivi.
Se non fosse per quelli, onestamente io nelle sue ultime prestazioni non lo vedrei troppo distante da Cerci, comprese le mattane comportamentali.
E poi Jovetic: si impegna, per carità, ma si è involuto da far paura.
Tre partite in cui avrebbe dovuto tirare fuori qualcosa dal cilindro e invece niente, tiri fuori o appoggi al portiere, qualche passaggio importante e niente più.
Altro che grandi squadre, qui deve dimostrare di essere importante per la Fiorentina.
Toni è tornato ad essere quello che immaginavamo che fosse, anzi, per me, qualcosa in più: uno straordinario lottatore che però deve combattere anche con il declino atletico e ribadisco il concetto su Larrondo: dicono che sia l’alternativa a Toni, peccato che non dovesse essere Toni il titolare.
Con questa storia dell’attaccante stiamo buttando via moltissimo del lavoro fatto dalla squadra, ma davvero era così impossibile prendere qualcuno che assicurasse 12/15 gol l’anno (perché il il quasi trentaseienne Toni davvero non li assicura, mentre Ljajic fa quasi tenerezza per come non prende mai i pali)?
Neto ormai è il titolare a tutti gli effetti e ieri (non ho rivisto il gol che abbiamo preso, forse poteva uscire) ha dimostrato di meritare la fiducia.
Mi spiace tantissimo per Viviano, ma prima viene la Fiorentina e bisogna tenere duro con queste idee anche perché non ci sono alternative tecniche per cambiare.

Uno dei grandi problemi di questo mestiere è l’invidia.
C’è gente che non vale un’emerita cippa e che però blatera a vanvera sempre e continuamente di schiene dritte, oppure altri che pensano con i milioni in tasca di insegnare a noi comuni mortali cosa sia il giornalismo.
Ho molti difetti, ma non ho mai invidiato nessuno, semmai ho ammirato chi ha talento.
Per esempio Sandro Picchi per come sa descrivere le partite, per esempio Benedetto Ferrara per le pennellate che regala quando scrive un pezzo col cuore.
Ecco, l’articolo che ha scritto oggi per Repubblica gli viene da dentro, e allora siccome Mario sta un po’ meglio (ci ho parlato), oggi sono sono ancora più contento di tributargli questo omaggio con l’aiuto di una delle nostre penne migliori.
Ah, l’IBAN è IT 93 Y 08673 02805 042000420174…

Non sei un giornalista di famiglia se lui non ti ha frustato almeno una volta. E nemmeno un giocatore della Fiorentina se lui non ti ha appeso al collo una sciarpa viola con la solennità di chi nomina un vescovo o un cavaliere. D’altra parte stiamo parlando del sommo pontefice della fede viola, e forse sarebbe il caso di dire a Marcelo Larrondo di fare un salto a trovare in ospedale il pontefice Mario per andare a ritirare la sciarpa di persona. Perché se il Ciuffi non può andare alla montagna sarà bene che la montagna faccia il suo dovere, come stanno facendo tanti amici e tanti tifosi. Mario è stato male. E questo i fiorentini lo hanno scoperto giorni fa da Radio Blu e dai siti internet. «Forza Mario» è diventato lo slogan dei tifosi, poi tramutato in «Forza Ciuffi» per evitare confusioni da social network con Mario Monti, che in quei giorni annunciava di essere il nuovo paladino del Centro. Uno scompenso cardiaco e un’operazione per applicare un pacemaker, oltre a una lunga serie di complicazioni. La moglie Renza in lacrime, molta paura e adesso la degenza e una lunga riabilitazione. E in giro la gente chiede: «Come sta il Ciuffi? ».
Perché a questo omone di quasi ottant’anni si può solo volere bene. Un buono, «e pure troppo », come dice chi lo conosce bene. Già. Mario ha regalato i suoi soldi a tanti. Erano prestiti fatti col sorriso: «Vienvia, tu me li rendi». Pochi si sono rifatti vivi. E così nessuno sapeva che lui e la sua Renza vagavano da una pensione all’altra, perché rimasti senza casa. E quando si è trovata all’ospedale, la moglie non si è potuta muovere di lì, perché non aveva nemmeno una stanza dove tornare. Proprio così. Il figlio di un grande imprenditore dell’edilizia finito a girovagare per le strade di Firenze con poche valige e la sua amata moglie sottobraccio. Una coppia bellissima. Bellissima, dolcissima e senza un tetto. «L’altro giorno ho rivisto uno a cui avevo prestato trenta milioni nel ’72. Dice che ora me li rende» aveva confidato il Ciuffi a un amico. Verrebbe solo da arrabbiarsi. Come definire questo pontefice dal cuore viola sempre acceso? Forse un poeta bambino. Sì, un narratore dolce e folle della città e dei suoi sentimenti. Irruento, simpatico, appassionato e autore di un linguaggio deciso ma mai volgare.
Ciuffi ha inventato la frustata («za, za, za») siparietto senza tempo arrivato anche su Raiuno, dove in diretta nazionale urlò degli scudetti rubati dalla Juve davanti a una Antonella Clerici terrorizzata. E le sue frasette sono entrate come pallottole nel gergo comune dei tifosi, come il suo classico «Vecci, vecci, vecci» (Arrivederci, arrivederci, arrivederci). E «A te t’ho lanciato io». O quel «siamo ufficialmente in lotta per il terzo scudetto» con cui ogni anno apre la stagione. Un personaggio surreale, il guru del popolo malato di Fiorentina. La coda dei tifosi davanti alla sua stanza di ospedale è lunga e affettuosa. Antognoni è stato tra i primi a presentarsi a Careggi. Corvino lo ha chiamato appena ha saputo. Andrea Della Valle è corso subito insieme a Pradè a salutarlo. Tanti hanno chiesto come fare per dare una mano a questa coppia di innamorati della vita e della Fiorentina. Il Ciuffi, quello che quando era presidente del viola club Fantechi spesso pagava le cene e le trasferte di tasca sua, adesso ha bisogno di aiuto. Così David Guetta, insieme ad altri amici tra cui l’attore Andrea Bruno Savelli e Mario Tenerani, hanno organizzato un comitato (i dati per chi volesse contribuire sono su davidguetta.it e su violanews.com – LEGGI QUI), per raccogliere fondi il cui unico scopo è affittare un piccolo appartamento dove Mario e Renza possano andare a vivere una volta fuori dall’ospedale. Dove tra l’altro ci sono ancora un sacco di frustate da spedire in giro. Za, za, za: con vasellina o senza. Che non è la stessa cosa.

Benedetto Ferrara – La Repubblica

Quello del portiere rischia di diventare uno stillicidio, non si può andare avanti così.
Ci vuole una scelta precisa: o Viviano o Neto, dicendolo senza problemi, magari facendo partire l’escluso.
Non mi pare possibile pensare a Lupatelli, soprattutto mercoledì, una serata decisiva per la stagione viola.
Personalmente punterei su Viviano, lo sapete, ma se anche scelgono Neto e tengono Emiliano in panchina, o lo fanno ripartire, non è un problema.
Però bisogna che questa storia arrivi velocemente ad una conclusione, la tensione penalizza entrambi e non si può cambiare idea dopo un errore, fosse anche grossolano come quello di Neto a Udine o di Viviano (doppio) a Roma.
Mi piacerebbe che domani Montella sciogliesse il nodo perché questa fragilità difensiva non deve durare, e siccome i tre davanti al portiere sono affidabili e sicuri del fatto proprio, non è difficile individuare l’anello debole della catena: proviamo ad aiutarci da soli nel risolvere il problema.

Bis della partita col Pescara, con due aggravanti: l’arbitro, che stavolta è entrato nelle azioni decisive, e il portiere, che diventa un problema.
Se può consolare, ma non credo, in sala stampa ad Udine parlavano della Fiorentina come della migliore squadra vista in Friuli.
Bella sì, ma senza attaccante vero, con Ljajic che è un trottolino ammirevole che non riesce mai a trovare la porta.
Con Jovetic che non incide, Seferovic che non è da Fiorentina e Toni che sta tornando normale.
In questo deserto offensivo noi prendiamo Larrondo, perché è la riserva naturale di Toni, viene detto, dimenticando che il grande Luca doveva essere un’alternativa e non la certezza.
Però abbiamo giocato meglio dell’Udinese, a tratti molto meglio, e anche senza Pizarro.
Sul portiere è dura decidere: la bischerata di Neto è stata colossale e vale almeno la seconda incertezza di Viviano a Roma.
Bisogna decidere soppesando tutto e stando attenti a non perderli entrambi in una sbervante corsa a due, io continuo a pensare che Viviano sia in assoluto superiore, ma per fortuna decide Montella.
Saremmo stati a quattro punti dallo scudetto e dalla Juve, però rimaniamo quinti e bisogna tenere duro.

Vi fornisco anche il codice BIC per il bonifico dall’estero relativo al Comitato Amici di Mario Ciuffi: ICRAITRRIP0 (è uno zero), grazie a tutti.

Per me non è mai una trasferta banale, lì ho fatto la prima radiocronaca il 30 gennaio di trent’anni fa.
Dieci anni dopo c’è stata l’ultima con il mio vecchio stato familiare, sempre a gennaio, quella del 4 a 0 con la tripletta del simpatico Branca.
In mezzo ci fu anche quello che rischiò nel 1990 di fare Ciuffi, perché arrivai in Friuli con 40 di febbre: eravamo solo io e lui e quindi uno davanti al microfono ci sarebbe dovuto andare.
Ovviamente la feci io, ma lui me lo ricorda spesso e sotto sotto gli è pure dispiaciuto non averci provato: ve la immaginate una radiocronaca di Mario?
Sarebbe stata uno spettacolo, intanto aspettiamolo tra non molto (spero) nello spazio autogestito e poi nel Sullivan Show.
Sarà molto dura, ma sono fiducioso e poi è un gran test per vedere la reazione di questa squadra dopo la più brutta botta della stagione.

Ci siamo, ce l’abbiamo fatta.
Quello che avete letto nel titolo è l’iban per fare donazioni a Ciuffi e signora intestato al “Comitato Amici di Mario Ciuffi”, viale Matteotti 127, Firenze, la banca è Chianti Banca, Filiale di Viale Belfiore 45, molto meglio se viene effettuato un bonifico e non soldi in contanti, così si evitano lungaggini burocratiche.
Questo è un blog di persone straordinarie, grazie a Mario Tintori, Maurizio Nencini e Antonello Vannucci, che insieme con il grande Matteo Lucherini (testedialkol.it) compongono il comitato che sarà guidato dall’ex portiere della Rondinella e dottore commercialista Marco Galletti, l’uomo decisivo, in tutti i sensi.
Grazie al notaio Federico Silvani, che ha fatto l’atto gratis rimettendoci in bolli e altro, grazie all’immenso Paolo Piazzini che insieme a Chianti Banca ha tolto uno dopo l’altro tutti gli ostacoli che si sono presentati e non sono stati pochi.
E’ stata una settimana febbrile, di grande lavoro, con telefonate continue con Mario Tenerani (grazie Mario!), che ha cercato e sta cercando la migliore soluzione abitativa da prendere in affitto per Mario e Renza, perché a questo serviranno i soldi che verranno raccolti grazie alle vostre donazioni, a trovare un tetto stabile per i loro prossimi anni.
E come dimenticare il lavoro sotto traccia di Andrea Bruno Savelli, Saverio Pestuggia (domani compie gli anni, auguri!), Alessandro Rialti e Moreno Roggi?
O l’interessamento continuo, il lavoro quotidiano sul pezzo di Lucia, che anche stasera era là, all’ospedale?
Grazie davvero a tutti, ho un mal di testa che mi porta via (saranno stati i fegatelli con patate consumati con il gruppo?), ma che bello sapere che nel mondo non esiste solo il proprio tornaconto personale.

L’arrivo di Pepito ha ormai scatenato le fantasie più sfrenate: chi vuole Bale, chi farnetica di Tevez, chi non si arrende all’idea di Villa, ormai mancano solo Messi e Ronaldo (magari per Romulo e Seferovic) e siamo a posto.
Quando invece si torna sulla Terra, ecco riaffacciarsi puntuale il tormentone Di Natale.
Tre anni fa (estate 2009) venne considerato vecchio e andammo su Castillo, una bischerata colossale dalla quale non ci siamo mai ripresi completamente.
Non si spiegherebbe in altro modo l’accanimento con cui pensiamo, crediamo, siamo convinti che questo straordinario vecchietto (calcisticamente parlando, of course) possa vestire la maglia viola.
Non viene e non verrà mai, è chiaro il concetto?
Sta benissimo a Udine, non è divorato dal demone del denaro e comunque guadagna lo stesso molto bene, anche se tanto meno di chi neanche lo avvicina qualitativamente, la moglie è di Empoli, ma non ha problemi a vivere in Friuli, nel 2014 ha un posto in una delle società italiane più serie, ma perché dovrebbe rivoluzionare la sua vita e quelle delle persone che ama?
Facciamocene una ragione e aspettiamo con un sospiro Larrondo, magari ascoltando e riascoltando due o tre volte al giorno i giudizi di Baiano e Brovarone…

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