Ottobre 2011


A me piace sempre dare un seguito alle cose che dico e che faccio e ancora adesso, nonostante le centinaia di delusioni sull’argomento, non riesco a non indignarmi/arrabbiarmi quando qualcuno viene meno alla parola data, all’impegno preso.
Abbiamo fissato di fare quella tal cosa in quel dato giorno?
Stai tranquillo che io ci sarò, puntuale, che manterrò fede a quanto promesso, anche a costo di fare sacrifici.
La premessa personale è il prologo all’idea che Cesena potrebbe essere la trasferta giusta per provare ad attuare quello che aveva detto Sandro Mencucci a Radio Blu: “stiamo cercando una strada per portare anche i non tesserati in trasferta. Non sarà facile, ci vogliono le giuste garanzie, però voglio tentare”.
Ecco, in un momento particolarmente felice della nostra tifoseria, dopo aver accantonato i personalismi di qualcuno che si sentiva più uguale degli altri, penso che si potrebbe iniziare un percorso che aiuti in tutti i sensi la Fiorentina.
Perché avere più tifosi in trasferta è uno stimolo importante, ma lo è ancora di più il dialogo tra una parte minoritaria ma fondamentale del popolo viola e la società.
E allora perché non provarci?

Io sono di una generazione che per mia fortuna non ha mai conosciuto lo schifoso e intollerabile predominio maschile.
Uno dei miei primi ricordi civici è legato alla legge sull’aborto del 1975, quindi ad una vittoria femminile, e non è mai esistito che mi sentissi superiore ad una ragazza/donna per diritto divino o perché ho più muscoli.
Anzi, semmai mi interrogavo e mi interrogo sul loro affascinante mondo, forse un po’ meno misterioso da quando vedo crescere le mie ragazze.
Il rispetto per me viene prima di qualsiasi altra cosa ed è per questo che mi chiedo cosa pensino e dicano le donne che hanno votato Berlusconi davanti alle penose esibizioni di un machismo che non credo di aver avuto neanche a quindici anni.
Ad una certa età (diciamo verso i 40?) si dovrebbero lasciare da parte la goliardia tipica e stupida da chiacchierata sotto la doccia dopo il tennis o il calcetto.
Non si sentono offese le donne di destra di fronte alle rappresentazioni di un universo femminile che è solo uno schiavismo sessuale o ad affermazioni tipo il “partito della gnocca”, che fra l’altro non strappano neanche un mezzo sorriso, se non di pietà?
Questo mi chiedo senza alcuna retorica, perché davvero mi piacerebbe sapere se le femmine di questo Paese si sentono rappresentate da uno così.

Non si sta poi così male a Firenze, come invece farebbe intendere la ritrosia del sor Montolivo a continuare a stare con noi.
In questa settimana è infatti scattata la corsa al rinnovo: dopo le manifestazioni (reciproche) di affetto con Natali, giungono a pioggia le dichiarazioni di chi ha il contratto in scadenza o dei loro procuratori.
Parlo di Pasqual e di Kroldrup, gente molto seria, con valori diversi sul mercato, ma di cui ci si può fidare.
Mi sembrano pure sufficientemente motivati, anche se per quanto riguarda Kroldrup, uno che incontri in giro per Firenze a visitare musei, io non ho ancora ben capito che cosa abbia avuto e perché in pratica non abbia mai cominciato la stagione.
In questi giorni senza impegni pressanti mi sono anche chiesto che fine abbia fatto Felipe/Del Bello, come passi le sue giornate da estromesso milionario, se non si senta, al pari del compare Marchionni, almeno un po’ in imbarazzo quando il 10 del mese vede sul proprio corrente il grasso bonifico che parte dall’ACF Fiorentina.

Ieri sera ci hanno assestato un triplo cazzotto che fa male, anche se il declassamento dell’Italia era fortemente annunciato, ma non in questi termini.
La risposta da Palazzo Chigi è stata quasi di ostentata indifferenza, mentre Tremonti, su cui avevo riposto pare inutilmente speranze per il futuro di questa maggioranza, sembrava mio figlio Cosimo quando dice qualcosa che non deve dire e trenta secondi dopo un po’ contrito afferma: ma scherzavo!
“Non siamo preoccupati e stiamo lavorando per uscire da questa situazione”, ha fatto sapere il nostro Presidente del Consiglio, dopo un’estate di smentite di crisi e almeno cinque manovre fatte, stracciate e rifatte.
Ecco, io sono angosciato proprio da questo: stanno lavorando per noi…

Calmiamoci ragazzi con le critiche al Tanque.
Non è così scarso come si vorrebbe far credere e in un impeto di ironico ottimismo si può pensare che rispetto al passato abbaimo fatto un bel passo in avanti.
Perché mica vorremmo paragonare El Tanque agli improponibili vice Gilardino che ci hanno propinato negli ultimi due anni e mezzo: Bonazzoli, l’inarrivabile Castillo, Keirrison, direi pure Babacar, soprattutto se continua a buttarsi via così.
Ci vorrebbe una scintilla, un gol a sbloccarlo di testa: l’impressione infatti è che senta addosso una pressione perfino eccessiva, perché nessuno qui gli chiede la luna e anche la storia che avrebbe già fallito altre volte in Europa regge fino ad un certo punto.
Sa come si segna, è abbastanza cattivo per non farsi impressionare dai difensori italiani e comunque è l’unica alternativa che abbiamo in attacco e a Cesena e contro il Catania deve giocare lui.

Il pareggio sarebbe stato senz’altro il risultato più giusto, ciò non toglie che alcune considerazioni siano amare.
Eravamo più stanchi della Lazio che aveva giocato giovedì sera, così come era accaduto ad Udine nella stessa situazione di vantaggio atletico.
Sbagliato, a posteriori, rinunciare a Cassani per puntare sull’orgoglio del disastroso De Silvestri.
Inconcepibile, e questo lo avevo detto e scritto più volte, rinunciare al centravanti, pensando che Jovetic possa funzionare da punta centrale.
Io, al contrario di quasi tutti, la grande prestazione di Stevan a Napoli proprio non l’avevo vista e comunque abbiamo giocato in pratica senza attaccanti puri fino a quando non è entrato El Tanque, che ancora fatica ad adattarsi.
Poi c’è il problema Vargas: è atleticamente impresentabile e qui la Fiorentina dovrebbe farsi sentire, specialmente ora che se ne riparte per il perù.
Resta una prestazione non così brutta come potrebbe far pensare la sconfitta, perché il cuore è stato messo e Cerci è davvero un valore aggiunto.
Non eravamo (ahimé) dei fenomeni dopo Napoli, non siamo da buttare adesso.

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